Cursed: recensione della serie Netflix con Katherine Langford

L'attrice di Tredici torna su Netflix ed interpreta Nimue, personaggio del ciclo arturiano raccontato in questa sede come una grande eroina fantasy.

Cursed recensione serie tv
Cr. ROBERT VIGLASKY/Netflix © 2020

In epoca di empowerment femminile, arriva su Netflix la serie che prende una delle leggende più maschili di sempre, il ciclo arturiano, e lo declina al femminile, mettendo al centro del racconto uno dei suoi personaggi secondari e reinventandone la storia. Cursed, serie Netflix originale basata sul romanzo scritto da Tom Wheeler e disegnato da Frank Miller (che producono anche lo show), arriva sulla piattaforma digitale il 17 luglio, pronta a mandare all’aria tutto ciò che sapevamo della leggenda, per raccontare una storia che porta avanti valori, temi e motivazioni differenti.

 

Cursed è ispirata al libro di Tom Wheeler e Frank Miller

A parte nomi e personaggi, il più importante punto di contatto tra Cursed e la leggenda di Re Artù è che entrambi i racconti sono, in qualche misura, storie di formazione in cui due giovani trovano il loro posto nel mondo. Mentre, nell’originale, Artù estrae la spada dalla roccia e diventa re, in questa storia Nimue è una fanciulla Fey, una specie che vive in boschi e caverne, prevalentemente pacifica e versata nelle arti magiche. I Fey sono però perseguitati dai Paladini Rossi, il braccio armato della chiesa cattolica, un gruppo di monaci che vestono tonache rosse e trucidano queste creature, responsabili di praticare la magia, assimilata a pratiche demoniache. Quando anche sua madre viene uccisa dai Paladini, Nimue riceve da lei un compito: portare a Merlino una spada misteriosa e prodigiosa. Da questa missione parte l’avventura di Nimue, che oltre ad appartenere al popolo Fey, è anche considerata “maledetta”, da un antico spirito che le ha conferito, suo malgrado, poteri sconosciuti e temuti dalla stessa ragazza.

Cursed
Cr. ROBERT VIGLASKY/Netflix © 2020

Cursed presenta tutti i personaggi della leggenda, da Artù, a Merlino, passando per Re Uther e il Cavaliere Verde, fino alla vera protagonista di questa storia, Nimue. Nella leggenda, il personaggio si identifica spesso con La dama del Lago, custode di Excalibur, ma qualche volta è anche la nemica di Merlino stesso, oppure la sua innamorata. Nella miniserie tv del 1998, Merlin, con Sam Neill nei panni del grande mago consigliere di Re Artù, Nimue, interpretata da Isabella Rossellini, è l’amore della sua vita, che viene sfregiata e si rifugia a vivere in un convento, per non mostrare al mondo il suo volto sfigurato.

In Cursed, Nimue, interpretata dalla Katherine Langford di Tredici, è un’adolescente alla ricerca di sé, una giovane donna che appartiene ad una minoranza perseguitata e che, nella sua stessa minoranza, è una reietta. La sua ricerca di identità e di appartenenza, il suo coming of age è quindi reso più complesso da questa sua peculiarità, oltretutto trattandosi di un’eroina che non sempre agisce nel giusto e che fatica un po’ a trovare la sua dimensione, porta con sé un grado di complessità che diventa un valore aggiunto.

L’immortalità del ciclo arturiano

L’ambientazione puramente fantasy colloca il prodotto nel cono d’interesse di quella fetta di spettatori appassionati del genere e, parallelamente, la storia del cinema e della tv ci insegna che la leggenda arturiana trova sempre una via per essere raccontata in maniera originale, dal classico dei classici firmato Disney, con l’amato Merlino con il cappello a punta blu, fino alla muscolare lettura di Guy Ritchie con Charlie Hunnam.

A tutti questi elementi accattivanti, Cursed unisce anche il fatto che si pone il problema di essere inclusivo, e così la protagonista è donna, Artù è di colore, i cattivi sono esponenti ottusi della chiesa cattolica, i perseguitati sono una piccola minoranza di un popolo che vive in maniera semplice. Sulla carta Cursed era la serie perfetta per l’estate 2020. Purtroppo dalla scrittura alla messa in scena, passando per la direzione degli attori, la serie Netflix si dimostra sciatta e approssimativa, proponendo un racconto molto semplice e facendo leva con enfasi e retorica sui suoi elementi di punta (la protagonista donna che diventa una leader) senza una vera e propria cura nel racconto e nella realizzazione.

Sapore di amatorialità per il prodotto indirizzato agli adolescenti

Cursed non è la prima serie targata Netflix nella quale si riscontra una produzione che sembra accontentarsi di un risultato finale che ha il sapore di amatorialità. Nonostante la piattaforma offra ancora prodotti del calibro di Dark, le tendenze in tutte le divisioni nazionali si stanno allineando verso una diffusa mediocrità che purtroppo coincide troppo spesso con la volontà di realizzare un prodotto dedicato ai teenager, come se il target teen potesse accettare anche serie tv scadenti. Si tratta chiaramente di una tendenza, ci sono ancora esempi virtuosi nella produzione della piattaforma, ma sono lontani gli inizi e i tempi in cui fare una serie su Netflix permetteva sperimentazione, libertà che coincidevano poi con una grande qualità del prodotto finito.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
cursed-recensione-netflix-katherine-langfordNonostante gli innumerevoli spunti e le componenti di potenziale successo, Cursed si inserisce nella schiera di serie Netflix indirizzate ad un pubblico teen che non brilla per qualità.