Gomorra – Stagione Finale, l’addio dei protagonisti al fenomeno mondiale

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È stato un incontro emozionato ed emozionante quello che ha presentato alla stampa di settore Gomorra – Stagione Finale. Presenti produttori, protagonisti, sceneggiatori, ma le vere star dell’incontro sono state Marco D’Amore e Salvatore Esposito, Ciro e Genny, i due protagonisti che dall’inizio di questa saga shakespeariana disgraziata hanno tenuto in gioco, più o meno consapevolmente le sorti di Scampia e della malavita organizzata in Campania (senza fermarsi troppo ai confini geografici). 

 

La cornice che ha ospitato l’incontro, il Teatro Brancaccio di Roma, ha offerto a Marco D’Amore un gancio molto efficace per il suo intervento d’apertura: “Siamo in un teatro, e mi è venuto in mente Goethe che, parlando proprio del teatro, dice che vorrebbe che fosse pericoloso come lo è il filo di un funambolo affinché nessuno vi si arrischiasse. Allo stesso modo, per me, la pericolosità del racconto di Gomorra – La Serie è stata costante, ma per fortuna non ero solo a camminare sul quel filo. Devo dire che, nel tempo, chi non ha sentito la responsabilità di quel racconto è caduto. Questa è una serie che non ha nulla a che vedere con la semplicità e la facilità. È stato difficile tutto, girare, stare nelle location, convivere con questo materiale che ci siamo portati dentro e che ci ha cambiato la vita. Soltanto a bilancio di una carriera potrò dire cosa è stato per me professionalmente Gomorra – La Serie, ma come uomo posso dire di esserne uscito migliorato, mi ha reso più comprensivo nel confronti di chi ha fatto scelte differenti dalla mia.”

Salvatore Esposito, che interpreta Genny Savastano, l’altra faccia di Gomorra – La Serie, l’altro grande perno intorno al quale ruota tutta la storia, dal 2014 a oggi, ha esordito con una battuta, facendo eco ai famosi video di The Jackal che raccontano in maniera comica “gli effetti di Gomorra sulla gente”. “Alla fine di questa avventura, bisogna valutare gli effetti di Gomorra su di noi. Come il mio incontro con Maradona, in cui è stato lui a dire a me che era un onore incontrarmi, che era fan della serie. Una cosa assurda.” Commenta ridendo, per poi continuare “È stato un viaggio incredibile, sono cresciuto come uomo e come artista, ho incontrato dei grandi professionisti, e tutto quello che ho ricevuto è stato frutto del lavoro non solo nostro ma di tutti quelli che hanno collaborato con noi. Tutti quelli che hanno fatto sì che Gomorra fosse quello che è oggi. Ho definito la fine di questa serie come la fine di una relazione d’amore, all’inizio sei euforico ma arriva il momento in cui guardi indietro, c’è tristezza e malinconia, ma c’è la consapevolezza di aver dato più del tuo massimo.”

Dalla seconda stagione, Ivana Lotito è al fianco di Esposito, nei panni di Azzurra, donna che vive un profondo conflitto tra il suo desiderio di liberarsi della condizione di essere “moglie di” e l’amore che, nonostante tutto, prova per questo ragazzo con cui condivide tante cose. Per Lotito: “Gomorra è un’esperienza totalizzante, da tutti i punti di vista, il piano professionale si intreccia con quello personale. Tutti abbiamo speso ogni risorsa che avevamo. Io conoscevo già il successo della serie ed ero terrorizzata di non essere all’altezza, ma mi sentivo privilegiata a far parte di questo progetto. Ho cercato di apprendere il più possibile e il più in fretta possibile e poi mi sono affidata a dei professionisti. Loro mi hanno dato degli strumenti che mi hanno accompagnata in tutto il mio percorso. Ho avuto colleghi e registi che si sono spesi con grande cura e amore. Hanno trovato nel tempo parole e modalità comunicative che mi hanno fatto imparare molto, mi hanno fatta diventare adulta. Insieme a loro abbiamo dato vita ad un personaggio per il quale si rinuncia all’idea che la fragilità sia una debolezza. Non c’è mai il rischio di superficialità e io non mi sono mai sentita sola, anche quando mi si chiedeva di ricercare il dolore più profondo dentro di me. Azzurra vive una specie di asfissia, ora, da una parte causata dalla guerra in corso, dall’altra dalla sua esperienza personale. Lei odia il nome che ha acquisito ma non riesce ad affrancarsi dall’amore che vibra per quella persona che hai scelto e che ti assomiglia, come si somigliano Genny e Azzurra.”

A coronare il piccolo gruppo di attori che traghetteranno lo spettatore dalla quarta alla quinta e ultima stagione di Gomorra – La Serie c’era anche Arturo Muselli, interprete di Enzo Sangueblù e a bordo del progetto dalla terza stagione. “Alla conferenza stampa di presentazione della mia prima stagione ero così agitato di dire troppo sulla trama che ho cominciato a parlare del trono di spade. Ora credo di essere diventato molto più bravo a gestire i segreti. Il mio è un personaggio che ha bisogno di credere in qualcosa, ha dei valori e un credo, vuole riportare quei valori nel mondo in cui vive e andrà avanti per ottenere quello che vuole. In lui c’è una contrapposizione tra passato e futuro, lui viene dal passato, ma è destinato alla violenza che spinge dal futuro. Lo ritroviamo anestetizzato, mentre mette in dubbio il suo ritorno all’azione, o la possibilità di lasciarsi morire. Ma è un personaggio che vive nell’azione.”

Ospite d’onore della conferenza stampa, Roberto Saviano, ideatore della serie e mente dalla quale è partito come ben sappiamo tutto il fenomeno di Gomorra, con l’omonimo libro del 2006, che ha inquadrato l’esperienza di Gomorra – La Serie nella sua interezza.

“È difficilissimo trovare le parole per sintetizzare come è iniziato tutto. La necessità era quella di raccontare una storia dandosi spazio, non esaurire il racconto in poco tempo. Avere la possibilità, nel tempo, di poter raccontare il più complesso dei poteri, spesso schiacciato da una sintesi superficiale. La serialità per questo progetto nasce dall’esigenza di darsi questo spazio e raccontare il potere. Gomorra è il racconto della famiglia, del potere, ciò che ha reso la serie così di successo è il fatto che Scampia diventa la periferia di tutte le metropoli, che tutte le periferie del mondo si riconoscono in questo racconto, e questo vuol dire che nonostante siamo in un posto specifico, raccontiamo una dinamica universale. Le immagini, le persone, le vicende diventano internazionali. Solo la serialità poteva permettere una cosa del genere, con la scelta del dialetto, per dare autenticità, permetterle di esistere. Il coraggio iniziale di riconoscere nella possibilità di costruzione di questo mondo, una sua vocazione universale. Nel nostro racconto però non c’è l’eroe positivo in cui rifugiarsi, si racconta il punto di vista del potere.

Non avere l’eroe positivo è determinante per il suo successo. I protagonisti di cui parliamo sono già sconfitti, ma la loro potenza è il loro sapere e conoscere il mondo in cui agiscono. Gli attori si sono dovuti trasformare in qualcuno che non pensa mai di farcela, in nessun momento, aspetta solo di morire, quando, come, per mano di chi non lo sa. È un mondo che ha già perso.”

Il team di registi di questa quinta e ultima stagione della serie si assottiglia, sono solo Marco D’Amore e Claudio Cupellini a sedersi dietro al macchina da presa, ed entrambi, in diverse vesti, sono nel progetto dall’inizio. Per Cupellini “non è quantificabile quanto mi ha dato Gomorra, e nemmeno lo è quello che ho vissuto come esperienza nello stare a Napoli per 5 stagioni, in cui sono entrato in punta di piedi. Era un mondo che non conoscevo, né la realtà in cui andavo ad inserirmi né il mondo della serialità. Mi sono trovato a dover maneggiare un lavoro impostato in maniera eccellente da Sollima e dagli sceneggiatori. La materia era bollente, difficile e complicata, ma anche dolorosa. Arrivando da fuori cominciavo a toccare con mano un mondo che non corrispondeva a quello che sapevo, che era diverso. I sentimenti che ho provato durante questo percorso sono stati duri, ho avuto la fortuna di potermene affrancare nel momento in cui tornavo a casa, però è stato uno dei colpi di fortuna della mia carriera.”

Gomorra – Stagione Finale, l’atto conclusivo del cult Sky Original prodotto da Cattleya in collaborazione con Beta Film, è in prima TV mondiale il 19 novembre in Italia su Sky e in streaming su NOW.

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