Buongiorno, notte: la storia vera dietro il film di Marco Bellocchio

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Buongiorno, notte, del 2003, diretto da Marco Bellocchio, è uno dei film più intensi e personali del regista, nonché una delle sue opere più discusse. Il film affronta un capitolo cruciale della storia italiana: il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse nel 1978. Tuttavia, lo fa da una prospettiva inedita e intimista, scegliendo come punto di vista quello di una giovane terrorista, Chiara, figura fittizia ispirata a membri reali del commando. Con questo film, Bellocchio non cerca tanto la ricostruzione storica quanto l’indagine psicologica e simbolica di un’epoca lacerata da contraddizioni ideologiche e morali.

Rispetto ad altri film politici del regista, come Vincere o Il traditore, Buongiorno, notte si distingue per un tono più sospeso e introspettivo, quasi onirico. Il conflitto tra ideologia e coscienza è centrale, e la prigione dove Moro è rinchiuso diventa anche una metafora dell’intrappolamento mentale dei suoi carcerieri. Il film si costruisce sul contrasto tra l’azione brutale e la riflessione individuale, tra la storia collettiva e il dubbio privato. Proprio questo approccio verrà poi rielaborato e ampliato nella serie Esterno Notte (2022), in cui Bellocchio torna sul caso Moro con una struttura corale e più ampia, esplorando il punto di vista di vari protagonisti politici e religiosi.

Nel prosieguo dell’articolo analizzeremo allora quanto Buongiorno, notte sia fedele alla vicenda storica del caso Moro, e quali siano invece le scelte narrative e simboliche operate da Bellocchio per costruire una lettura più intima e metaforica dell’evento. Il film, pur basandosi su fatti reali e su documentazione storica, compie alcune deviazioni volute e significative che aprono a una riflessione più ampia sulla memoria, sulla responsabilità e sulla possibilità (o illusione) del riscatto morale.

Maya Sansa in Buongiorno notte
Maya Sansa in Buongiorno notte

La trama di Buongiorno, notte

Negli anni Settanta, Chiara è una giovane brigatista coinvolta nel sequestro di Aldo Moro. Divisa tra la vita pubblica, fatta di lavoro e relazioni, e la clandestinità nella “prigione del popolo”, Chiara vive un conflitto interiore sempre più profondo. Mentre assiste al dramma del leader della Democrazia Cristiana, comincia a mettere in discussione le certezze ideologiche che l’hanno guidata. Attraverso il suo sguardo si rivive il clima cupo degli anni di piombo, fatto di tensione, fanatismo e dubbi morali che minano la fede nella rivoluzione armata.

Le principali differenze tra il film e la storia vera

Il film Buongiorno, notte, dunque, si ispira a uno degli eventi più traumatici della storia repubblicana italiana: il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse nel 1978. Il presidente della Democrazia Cristiana fu sequestrato la mattina del 16 marzo a Roma in via Fani, mentre si recava in Parlamento per votare la fiducia al governo sostenuto da DC e PCI. L’agguato costò la vita ai cinque uomini della sua scorta. Moro venne tenuto prigioniero per 55 giorni in un appartamento usato come “prigione del popolo”, fino al tragico epilogo del 9 maggio, quando il suo corpo fu ritrovato nel bagagliaio di una Renault 4 in via Caetani.

Buongiorno, notte ricostruisce fedelmente molti aspetti del sequestro: la collocazione dell’appartamento, l’isolamento di Moro, i comunicati delle Brigate Rosse, le fotografie del prigioniero, e l’immobilismo dello Stato nel trattare con i terroristi. Tuttavia, Bellocchio sceglie una via narrativa diversa: il film è raccontato quasi interamente dal punto di vista della giovane brigatista Chiara, personaggio fittizio ma ispirato ad Anna Laura Braghetti, una delle reali componenti del commando. La dimensione soggettiva consente al regista di esplorare il tormento interiore, il dubbio ideologico e l’incrinarsi della fede rivoluzionaria.

Roberto Herlitzka in Buongiorno notte
Roberto Herlitzka in Buongiorno notte

Una delle principali differenze rispetto alla storia vera è proprio nella figura di Chiara: nel film, lei si interroga sul senso dell’azione armata e arriva persino a immaginare di liberare Moro, in un potente finale alternativo onirico che mostra il presidente uscire vivo dall’appartamento. Nella realtà, questo non accadde. Braghetti, insieme agli altri membri del commando, partecipò fino alla fine alla gestione del sequestro e fu arrestata poco dopo l’assassinio di Moro. Il sogno di Chiara rappresenta quindi una licenza narrativa e simbolica, che Bellocchio usa per interrogarsi sul peso della coscienza individuale.

Altra differenza importante è l’assenza della dimensione esterna: Buongiorno, notte resta chiuso quasi interamente all’interno dell’appartamento, evitando di rappresentare direttamente il dibattito politico, la famiglia di Moro o le istituzioni. Questo elemento sarà invece al centro della successiva serie Esterno Notte. La scelta di Bellocchio nel film del 2003 è chiara: raccontare il sequestro non come fatto collettivo, ma come vicenda esistenziale, dove il confine tra colpa e redenzione è sottile e tormentato. Moro, interpretato da Roberto Herlitzka, è una figura dignitosa e composta, che non cerca eroismo ma comprensione, e diventa un “martire laico” in un contesto che ha smarrito l’etica.

Buongiorno, notte è dunque fedele nello spirito e nelle coordinate fondamentali della vicenda storica, ma introduce elementi narrativi e simbolici che non mirano alla cronaca, bensì a una riflessione più ampia sul fallimento dell’utopia rivoluzionaria e sul bisogno umano di redenzione. Bellocchio non giustifica né condanna, ma osserva, suggerisce, pone domande profonde sulla possibilità del pentimento e sull’inutilità del sacrificio di Moro. La verità storica resta come sfondo, ma il centro è la coscienza.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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