Contagion (qui la recensione), il film del 2011 diretto da Steven Soderbergh e sceneggiato da Scott Z. Burns, è diventato un punto di riferimento per chi cerca un racconto realistico su una pandemia. Invece delle esplosioni hollywoodiane, la narrazione si basa su dati scientifici raccolti da esperti reali: epidemiologi, virologi e membri del CDC hanno contribuito a creare il virus fittizio MEV‑1, rendendo la trama spaventosamente vicina alla realtà. Non sorprende dunque che il finale, seppure rassicurante, risuoni ancora oggi, offrendo allo stesso tempo conforto e un forte messaggio morale.
Nel corso degli anni ce ne sono stati alcuni di film su questo tema di buona qualità, come il film catastrofico degli anni ’90 Virus letale e l’intelligente rivisitazione del genere zombie 28 giorni dopo (ora seguita da 28 anni dopo), ma pochi catturano ancora oggi l’attenzione del pubblico quanto il thriller corale di Soderbergh. Per molti, l’attrazione per Contagion come film di riferimento sul tema delle epidemie virali ha probabilmente molto a che fare con il realismo che il film si propone di raggiungere.
Si è infatti attinto da esperienze di persone reali che hanno affrontato pandemie, con Burns che ha intervistato epidemiologi, virologi e altri esperti nel tentativo di creare una piaga immaginaria che sembrasse reale. Data la vicinanza alla realtà che spesso si percepisce in Contagion, c’è molto interesse anche su come questa epidemia mondiale immaginaria giunga al termine. Diamo quindi un’occhiata a come si conclude il film di Soderbergh, analizzando il suo finale e fornendone una spiegazione.
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L’inizio dell’epidemia in Contagion
Contagion inizia il secondo giorno di una pandemia globale causata da un’infezione virale immaginaria, denominata MEV-1. Gli eventi del film prendono il via quando Beth Emhoff (Gwyneth Paltrow), dirigente d’azienda con sede a Minneapolis, si reca a Hong Kong e Macao per lavoro e viene infettata dal nuovo virus prima di tornare negli Stati Uniti. Dopo la morte di Beth per la malattia e quella del figlio adolescente pochi giorni dopo, ci sono già dozzine di altri casi di MEV-1 in tutto il mondo. Quando gli scienziati capiscono cosa sta succedendo, l’epidemia è già fuori controllo.
Il film corale si concentra principalmente sui medici e gli scienziati che lavorano per comprendere e contenere l’epidemia virale. I dottori Ellis Cheever (Laurence Fishburne) e Ally Hextall (Jennifer Ehle) dei Centri per il controllo delle malattie cercano di ridurre la diffusione del MEV-1 negli Stati Uniti e lavorano allo sviluppo di un vaccino, mentre la dottoressa Leonora Orantes (Marion Cotillard) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità si reca a Hong Kong nel tentativo di rintracciare le origini del virus e capire come sia riuscito a diffondersi dal sud-est asiatico e a infettare il resto del mondo.
Lo sviluppo di un vaccino
Dopo aver seguito i movimenti di Beth Emhoff durante il suo viaggio in Asia, la dottoressa Orantes è in grado di determinare, al 14° giorno della pandemia, che Beth non solo è stata il caso indice (o paziente zero) dell’epidemia negli Stati Uniti, ma anche del virus stesso. Tuttavia, al CDC, la natura innovativa del virus ha reso difficile lo studio. Al 21° giorno, la dottoressa Hextall vede le prove che il virus sta mutando e diventando ancora più letale. Le rivolte per i farmaci, i negozi di alimentari saccheggiati e le strade vuote e piene di spazzatura sono diventate la norma.
La dottoressa Hextall corre quindi contro il tempo per svelare il codice di un vaccino che fermi efficacemente il virus senza prima uccidere l’ospite. Finalmente, al ventinovesimo giorno, ci riesce e sviluppa un antidoto funzionante. Per accelerare la disponibilità del suo nuovo vaccino, la dottoressa Hextall conduce il primo test sull’uomo su se stessa, iniettandolo nella propria gamba prima di andare a trovare suo padre, infettato dal MEV-1, in ospedale per testarne l’efficacia.
La rivelazione nei momenti finali di Contagion
Con lo sviluppo del vaccino, l’epidemia di MEV-1 inizia a diminuire solo al 135° giorno. Il dottor Cheever dichiara la dottoressa Hextall un’eroina, ma lei rifiuta l’etichetta e i riflettori che ne deriverebbero. Vediamo invece la dottoressa Hextall riporre un campione del suo vaccino in una cella frigorifera insieme ai vaccini per la SARS (sindrome respiratoria acuta grave causata da un ceppo di coronavirus) e l’H1N1 (un sottotipo del virus dell’influenza A noto anche come “influenza suina”). Guarda indietro al suo lavoro con un sorriso soddisfatto e la consapevolezza che ha contribuito a salvare la vita di milioni di persone.
Nella scena finale di Contagion, abbiamo poi un flashback che risolve il mistero dell’origine del virus. All’inizio del film, la dottoressa Hextall nota che il virus MEV-1 contiene ceppi di DNA sia di pipistrello che di maiale, e nel flashback vediamo una colonia di pipistrelli disturbata da un albero che viene abbattuto da un camion della stessa azienda per cui lavorava Beth Emhoff. Durante il volo, uno dei pipistrelli lascia cadere un pezzo di banana, che è entrato in contatto con il virus, in un allevamento di maiali nelle vicinanze. Un maiale mangia il pezzo di banana e viene poi venduto e macellato.
Più tardi vediamo il maiale che viene preparato nella cucina di un lussuoso casinò di Macao. Dopo aver maneggiato l’animale infetto, lo chef viene chiamato lontano dal suo lavoro. Esce dalla cucina senza lavarsi le mani e posa per una foto, con tanto di stretta di mano, con Beth. Questo, apprendiamo, era il primo giorno e così ha avuto inizio la diffusione del virus. Il finale di Contagion offre due chiavi di lettura fondamentali. Da una parte, rassicura: mostra che, grazie al sacrificio e alla dedizione della scienza, un vaccino può fermare anche una pandemia devastante.
Dall’altra, il flashback in chiusura rappresenta una lezione: la manipolazione dell’ambiente, il nostro rapporto con la natura e l’assenza di responsabilità possono innescare tragedie globali che ci si ritorcono contro. Il contatto tra pipistrello, maiale e uomo è un monito su come andrebbe gestito il rapporto con l’ecosistema. Contagion non è quindi solo un thriller pandemico, ma una favola morale che mette in guardia sull’importanza della prevenzione, della fiducia nella scienza e dell’informazione responsabile. Il finale ci lascia con una sensazione rassicurante – l’epidemia è contenuta – ma anche un richiamo forte a non compromettere la natura.