Disobedience: la storia vera dietro il film

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Il regista Sebastián Lelio, vincitore dell’Oscar per Una donna fantastica, nel 2017 ha realizzato Disobedience (qui la recensione), film che approfondisce ancora una volta tematiche LGBTQ+. In esso si racconta la potente storia di Ronit (Rachel Weisz), una donna ebrea ortodossa che torna nella comunità che l’ha emarginata dopo la morte del padre. Questo le dà l’opportunità di ricongiungersi con Esti (Rachel McAdams), un’amica d’infanzia di cui era innamorata. Dopo aver scoperto che Esti ha però accettato un matrimonio eterosessuale per rimanere nella comunità, Ronit la incoraggia a riaccendere la loro storia d’amore e ad essere fedele a se stessa, nonostante le conseguenze che ne derivano.

La storia vera dietro il film

La rappresentazione di ciò che devono affrontare le persone queer ebraiche ortodosse può sembrare molto realistica, ma partiamo subito con il dire che Disobedience non è basato su una storia vera, ma più di qualcosa di reale c’è. Il film è infatti un adattamento dell’omonimo romanzo d’esordio di Naomi Alderman e si ispira alle esperienze personali dell’autrice, cresciuta in una comunità ebraica ortodossa inglese. In un profilo pubblicato dal Guardian, Alderman ha spiegato che trasferirsi poi a New York le ha permesso di incontrare persone gay e lesbiche ortodosse, offrendole una nuova prospettiva. Ha osservato che condividevano “storie terribili: rabbini che dicevano che se non ti sposavi e non avevi figli stavi completando l’opera di Hitler”.

Alderman ha poi approfondito le sue ispirazioni per Disobedience in un’intervista al quotidiano Haaretz, dove ha affermato che il romanzo non è basato sulle sue esperienze personali, ma presenta un aspetto molto straziante della vita delle persone LGBTQ all’interno della comunità ebraica ortodossa. “Certamente il libro parla di luoghi in cui sono stata nella mia vita, quindi ho vissuto nella comunità ortodossa di Hendon, ho lavorato a Manhattan. Ma gli eventi del libro non hanno avuto luogo nella mia vita, i miei genitori sono ancora vivi, mio padre non è un rabbino e temo di non aver mai avuto una relazione con una donna sposata”, ha detto Alderman.

Disobedience
Rachel Weisz, Alessandro Nivola e Rachel McAdams in Disobedience

L’autrice ha anche sottolineato che nella comunità ortodossa può essere molto più difficile per le coppie gay che per quelle lesbiche. “L’ortodossia non ha molto da dire sulle relazioni femminili. In un certo senso questo rende le cose più facili, perché il lesbismo non è considerato una trasgressione grave come l’omosessualità maschile. Penso che sarebbe stato un libro diverso se avessi scritto di due uomini invece che di due donne”, ha detto Alderman a Haaretz. Alderman ha poi spiegato che ha trovato la popolazione ebraica ortodossa di New York City molto più schietta rispetto alla sua controparte britannica.

Gli ebrei ortodossi di New York non la pensano allo stesso modo degli ebrei ortodossi britannici riguardo alla necessità di mantenere il silenzio assoluto. Non hanno paura di interagire con il resto del mondo”, ha affermato in un’intervista con The Bookseller. La differenza nelle ideologie delle comunità di New York e Hendon ha dunque costituito lo spunto per la trama del romanzo. Nel libro, questi diversi processi mentali sono rappresentati attraverso le difficoltà di Ronit, che condivide alcune somiglianze con l’autrice.

Un dettaglio morto particolare presente nel film e che ribadisce la sua autenticità è quello dell’atto di Esti di togliersi la parrucca. Nella comunità ebraica ortodossa, le donne sposate indossano tradizionalmente la parrucca. Questa pratica non ha però origine biblica. «[La Mishnah in Ketuboth (7:6)] discute i comportamenti che costituiscono motivo di divorzio, come “apparire in pubblico con i capelli sciolti, tessere al mercato e parlare con qualsiasi uomo” e definisce queste violazioni Dat Yehudit, che significa regola ebraica, in contrapposizione a Dat Moshe, regola mosaica», si legge.

Quando Esti si toglie la parrucca, lo fa dunque in modo radicale per rifiutare il suo matrimonio. Se la toglie mentre bacia Ronit in privato, simboleggiando una ribellione contro la tradizione. Tuttavia, la indossa sempre quando è in pubblico con suo marito, mantenendo segreto quell’altro lato di sé. Questo diventa parte di una discussione più ampia su come alle persone queer non siano concesse le stesse opportunità di matrimonio e rispetto all’interno di certe comunità, costringendole a scegliere tra rivelare chi sono veramente e perdere tutto, o nascondere parti di sé per mantenere il proprio posto all’interno delle famiglie e delle comunità.

Alessandro Nivola e Rachel McAdams in Disobedience
Alessandro Nivola e Rachel McAdams in Disobedience

 

Nonostante Disobedience sia una storia di finzione, Alderman ha dunque attinto in ogni caso dalle sue esperienze personali per creare almeno la premessa di base e l’arco tematico del romanzo. Ha così dato voce alla comunità LGBTQ+ e alle sue esperienze con la religione e la società. Parlando del suo romanzo, Alderman ha detto che Disobediencesvela i segreti della comunità ortodossa di Londra e rivela il mondo affascinante di una cultura minoritaria che, sebbene secolare, è rimasta intatta e nascosta fino ad ora”. Ha aggiunto: “Temo che le persone della mia comunità possano rimanere sconvolte. Allo stesso tempo, penso che sia un velo che deve essere sollevato“.

In un’intervista, il regista Sebastián Lelio ha poi rivelato di essere stato contattato dall’attrice premio Oscar Rachel Weisz, che nel film interpreta Ronit, che aveva acquistato i diritti del romanzo di Naomi Alderman dopo averlo letto ed esserne rimasta folgorata. Dopo aver appreso della storia scritta dalla Alderman, Lelio si è dimostrato subito attratto dall’idea di realizzare un adattamento cinematografico su questi tre personaggi principali, perennemente confusi, che si ritrovano a lottare contro le verità fisse ed eterne di una società ortodossa. Il risultato è uno dei film più belli del 2017.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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