Emile Hirsch: tra normalità e desiderio d’avventura

Emile Hirsch

Emile Hirsch – Faccia pulita, sguardo limpido, occhi verdi, il classico bravo ragazzo. Nel cinema e nella vita mostra però anche un lato indomito, che gli consente di affrontare sfide con sé stesso, la natura, la  velocità. La sua carriera sul grande schermo è cominciata dieci anni fa, sebbene sia giovanissimo, ed oggi è uno dei talenti più promettenti su cui sta puntando il cinema americano.

 

Fin da piccolo ammirava Marlon Brando e amava Fronte del porto e Un tram che si chiama Desiderio, anche se come suo primo trampolino di lancio ha scelto la tv, cui in verità non è più tornato da quando è approdato al grande schermo. Si è fatto notare con commedie come La ragazza della porta accanto, confermando il suo talento con altre dalle atmosfere Seventies,  ma ha saputo dare spessore anche a giovani problematici, difficili, perfino delinquenti, in pellicole drammatiche come Richiesta d’amore e Alpha Dog.

Molti di noi, però, hanno imparato a conoscerlo grazie alla sua splendida interpretazione da protagonista nel potente Into the Wild di Sean Penn, che lo ha portato davvero sotto i riflettori di critica e pubblico, facendogli sfiorare una nomination all’Oscar. Pur essendo molto giovane, ha già lavorato con registi internazionali di primo piano: oltre a Penn, Gus Van Sant, Ang Lee, Oliver Stone. Ha frequentato anche i territori dell’azione e del thriller – quest’ultimo non con esiti entusiasmanti. Questo sembra essere per lui un momento di grande fervore: è attualmente nelle nostre sale con due film, mentre un terzo è atteso a novembre.

Emile Hirsch, biografia

Stiamo parlando del californiano Emile Hirsch, nato il 13 marzo del 1985 a Topanga, luogo rifugio di artisti: attori  come Humphrey Bogart, Dennis Hopper, Robin Williams e una miriade di musicisti (Woodie Guthrie, Jim Morrison, Neil Young, Joni Mitchell tra gli altri).

Alla categoria possiamo dire appartengano anche entrambi i genitori di Emile: la disegnatrice Margaret Davenport e il produttore e manager David Hirsch. Una terra quella di Topanga, soggetta a forti e contrastanti fenomeni naturali, che forse lo ha aiutato a familiarizzare con quell’elemento-natura fondamentale, ad esempio, in Into the Wild. Abbandona però la California dopo il divorzio dei suoi genitori, in favore del Nuovo Messico. Poi è la volta di Los Angeles, dove frequenta la Hamilton Academy  of Music and The Performing Arts, dimostrando di avere già le idee chiare sul suo futuro.

Emile Hirsch, filmografia

Gli esordi, nella seconda metà degli anni ’90, lo vedono destreggiarsi sul piccolo schermo in diverse serie tv molto seguite. Ricordiamo in particolare le sue apparizioni del 1999 in: Due gemelle e una tata e Sabrina, vita da strega, che preludono alle due più rilevanti in N.Y.P.D. e E.R. . Insomma, Emile Hirsch fa di tutto per farsi notare e, agli inizi del nuovo millennio, è pronto per il salto verso il cinema.

Il 2002 è infatti l’anno dell’esordio con il drammatico The dangerous lives of altar boys, diretto da Peter Care, che vede l’attore nei panni del giovane Francis, irrequieto e desideroso di nuove esperienze da fare al fianco del suo amico Tim/Kieran Culkin. I due però devono fare i conti con la ferrea disciplina  del college che frequentano e la severità di Suor Assunta/Jodie Foster, alla quale daranno filo da torcere. Il tutto, incorniciato in un ambientazione anni ’70. Dà poi buona prova del suo talento nel più leggero Il club degli imperatori, commedia nella quale veste i panni di un ragazzo supponente e viziato, figlio di un politico, che al college si scontra stavolta col professore di storia William Hundert/Kevin Kline, che tenta inutilmente di farlo ravvedere.

Dopo aver messo a segno queste prime partecipazioni accanto ad attori di spessore, Emile Hirsch è pronto per un ruolo più complesso in una pellicola drammatica: quello dell’adolescente problematico Duncan Mudge, alle prese con un difficile rapporto con il padre e disperatamente bisognoso d’amore. In italiano infatti il titolo è Richiesta d’amore (2003). L’attore colpisce per la grande aderenza nel rendere il carattere chiuso del ragazzo, il suo disagio e la difficoltà nella relazione col genitore, l’emarginazione.

La pellicola purtroppo non è di grosso richiamo e non saranno in molti a poterla apprezzare. L’anno successivo, Emile cambia di nuovo genere e si dà ad una commedia indirizzata agli adolescenti: La ragazza della porta accanto di Luke Greenfield, in cui veste i panni di un ragazzo, Matthew Kidman, che si imbatte in una vicina di casa molto particolare, Danielle/Elisha Cuthbert: dietro alle sue apparenze da ragazza acqua e sapone si nasconde infatti una pornostar. Il film ha una maggiore risonanza rispetto ai precedenti, riscuote un buon successo al botteghino e dà all’attore la prima notorietà.

Sul tema del disagio e dei difficili rapporti familiari, con segreti e verità nascoste, è la pellicola di Dan Harris del 2005:  Imaginary Heroes, cui Emile prende parte nel ruolo di Tim, figlio dei coniugi Travis (Sigourney Weaver e Jeff Daniels). Ma lo troviamo anche in Lords of Dogtown, incentrato sul gruppo di californiani appassionati del surf che negli anni Settanta inventarono lo skateboarding. Il nostro interpreta uno di loro: Jay Adams.

Emile Hirsch, arrivano Into The Wild e Venuto al mondo

Il 2007 è l’anno della svolta nella carriera di Emile Hirsch: non solo entra da protagonista nel cast di Alpha Dog di Nick Cassavetes,  in cui veste i panni di un giovane spacciatore, Johnny Truelove, a capo di una banda di criminali – film duro e crudo che riflette senza sconti sulla deriva violenta delle periferie americane – ma soprattutto, a poco più di vent’anni, viene chiamato da Sean Penn a interpretare il ruolo del protagonista in Into the Wild – Nelle terre selvagge.

Possiamo ben credergli quando Emile racconta del suo stupore alla telefonata ricevuta da Penn, nella quale il regista gli comunicava di aver scritto la sceneggiatura – tratta dal libro di Jon Krakauer sulla figura di Chris McCandless –  proprio pensando a lui per quel ruolo e gli chiedeva se fosse disposto ad interpretarlo – a tal proposito Penn ha dichiarato: “Non riesco ad immaginare il film senza Emile Hirsch”, mentre Hirsch definisce il lavoro con Penn “una grande pietra miliare per me”, aggiungendo che Penn come regista “E’ meglio degli altri registi perché è un attore da così tanto tempo. Capisce tutto ciò che succede con gli attori. Mi ha dato molta fiducia.” Un’occasione come questa, dunque, non poteva non essere colta al volo.

Emile Hirsch è pronto all’immedesimazione totale,  a girare in Alaska in condizioni non facili, a perdere peso e a compiere un vero e proprio viaggio interiore, un’esperienza totale che cambierà la sua vita, non “solo un film”. Sulla preparazione del ruolo l’attore racconta: “Ho letto il libro su McCandless, ho guardato alcuni video di lui al college, (…) ho conosciuto la sua famiglia”. Tutto questo, ma soprattutto il libro, “penso mi abbia aiutato a entrare nella mente di Chris, a capire cosa ha potuto, almeno parzialmente, motivarlo”. Attraverso il viaggio “nelle terre selvagge” compiuto da McCandless/Hirsch, si affrontano molti temi: primo tra tutti la libertà e cosa si è pronti a fare per conquistarla, il rifiuto della società, dei suoi meccanismi e costrizioni, ma anche il bisogno di amore e affetto che contraddistinguono la figura di Chris, incapace però di stringere veri legami con le persone che incontra sul suo cammino – rivelatore di questo aspetto in particolare, secondo Emile Hirsch, l’incontro di Chris con l’anziano Ron, “ viene fuori la sua incapacità di avere un qualche tipo di intimità con le persone”.

Un’incapacità  che lo porta a un progressivo isolamento. C’è la sfida con la natura e con sé stessi, il desiderio di superare i propri limiti, di spingersi fino all’estremo (l’attore dice di comprendere molto bene questa “sete di avventura”). Ci sono momenti di felicità e di disperazione, c’è la ricerca di sé e del senso della vita. Hirsch porta egregiamente sulle spalle il film, la recitazione è intensa e coinvolgente, si  adatta perfettamente ad esprimere un ampio ventaglio di emozioni, coadiuvata dalle trasformazioni anche fisiche che il protagonista subisce nel corso del suo viaggio. Per questa interpretazione l’attore sfiora la candidatura all’Oscar e si aggiudica svariati premi, tra cui il National Board of Review Award.

Il tutto è orchestrato dalla mano sapiente di Penn, che incornicia la vicenda umana di Chris con scenari naturali mozzafiato e la accompagna con brani di struggente delicatezza, scritti e interpretati da Eddie Vedder – nelle parole dello stesso regista, quella di Vedder è stata fin dall’inizio “la voce che rappresentava l’anima musicale del personaggio di Chris. Il suo contributo al film è stato enorme”. Il brano Guaranteed viene premiato con il Golden Globe come miglior canzone originale.

Quest’esperienza permette a Emile Hirsch di aprire un altro capitolo  della propria vita: quello che riguarda l’impegno in cause umanitarie. Dopo l’uscita del film, infatti, Oxfam America gli propone di fargli da “ambasciatore” (termine non molto amato dall’attore, che lo trova imbarazzante), visitando il Congo e verificando l’impegno dell’organizzazione nel paese, per poi diffonderlo: “Fanno molto, con tecnologie molto semplici”, come ad esempio il sistema per potabilizzare l’acqua. Quest’esperienza lo ha fatto riflettere: “Mi ha reso davvero grato per la vita che ho. Penso sia molto facile per tutti dimenticare le libertà che abbiamo, i lussi. Tutto  ciò che hai lo dai per scontato”, mentre, dopo essere stato in Congo, lo ha potuto apprezzare molto di più. Con Oxfam è stato anche in Zimbabwe. Inoltre, ha partecipato ad un’iniziativa di sensibilizzazione riguardo al problema dell’accesso all’acqua potabile, scalando il Kilimangiaro. E dice di voler continuare: “voglio impegnarmi, fare ciò che posso”.

Tornando al suo lavoro di attore, nel 2008 Emile Hirsch è protagonista nell’action movie a base di motori e velocità Speed Racer, di Andy e (allora) Larry Wachowski, che gli permette di dare sfogo a quella che è anche una sua passione: “Occasionalmente mi piace fare cose estreme. Qualche volta corro un po’ quando guido”, ma normalmente, assicura, “sono il guidatore più sicuro che c’è”.

Incontra poi di nuovo Penn, qui protagonista e premiato con l’Oscar, in Milk (2008) di Gus Van Sant, che ricostruisce la parabola politica e umana del consigliere comunale di San Francisco Harvey Milk, primo uomo dichiaratamente omosessuale a ricoprire una carica pubblica negli Usa. Emile Hirsch interpreta il ruolo di Cleve Jones, giovane attivista impegnato al fianco di Milk per i diritti dei gay. Il film è un doveroso omaggio alla figura di Harvey Milk, idealista e sognatore, ma anche coraggioso paladino di tante battaglie civili, che svelò il volto ipocrita dell’America degli anni Settanta, provinciale e solo formalmente libertaria.

Quest’anno, vede la luce Killer Joe di William Friedkin, fortunato già a partire dalla sua presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia 2011 dove è stato accolto in maniera entusiastica. Il film vede protagonista un Matthew McConaughey in gran forma (era considerato tra i favoriti per la coppa Volpi, andata poi a Michael Fassbender), mentre dà l’occasione a Emile Hirsch di lavorare con il regista de L’Esorcista, il film che lo ha spaventato di più in assoluto – “Mi sono subito reso conto che ero nelle mani di un maestro e che sarebbe stata un’opportunità incredibile” – e  di calarsi nel ruolo di un vero cattivo, Chris Smith, uno spacciatore che architetta l’omicidio della madre, ma per portarlo a termine è costretto a servirsi proprio di “killer Joe”. Per farlo, ed in particolare per rendere la sua ambiguità, dice di aver attinto ad Amleto: “in Amleto c’è molto di quest’ambiguità morale, è sempre in conflitto con sé stesso riguardo a ciò che deve fare”. Inoltre, per interpretare colui che vuole uccidere la propria madre, dice, l’unico modo è “far finta che non sia tua madre, ma il tuo nemico”. Il film è ora nelle sale nel nostro paese.

Assieme a questo film, nei cinema italiani c’è anche un’altra pellicola targata 2012, che ha permesso a Emile Hirsch di mettere a segno un altro bel colpo: lavorare niente meno che con Oliver Stone. È stato infatti scelto per entrare a far parte del cast de Le belve: storia di droga e malavita che ha come teatro la frontiera tra America e Messico. L’attore veste i panni di Spin, che ripulisce i soldi fatti con la marijuana dai californiani Ben e Chon. Tutto fila liscio finché un cartello messicano non si mette di traverso al loro business. Occasione questa per Emile di condividere il set con molti illustri colleghi come Benicio Del Toro, John Travolta e Salma Hayek.

Infine, a dimostrazione di quanto il talento e il lavoro di Emile Hirsch siano apprezzati anche qui in Italia, Sergio Castellitto ha scelto proprio il suo sguardo limpido per affiancare quello forte e sensuale di Penélope Cruz e renderli protagonisti del suo prossimo atteso lavoro, Venuto al mondo, che sarà nelle sale dal prossimo 8 novembre. I due attori daranno vita a una tormentata storia d’amore nel difficile contesto di una guerra.

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