HomeTutto FilmApprofondimentiJohnny Depp, 60 anni di personaggi stravaganti e storie iconiche

Johnny Depp, 60 anni di personaggi stravaganti e storie iconiche

Per il suo sessantesimo compleanno, ripercorriamo i personaggi più iconici dell'attore, quelli che hanno segnato, più degli altri, il suo percorso

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Una bussola che punta verso ciò che più si desidera. Due forbici al posto delle mani, che potano alberi e acconciano capelli. Un cappello a cilindro, chiave di una follia palese. Una fabbrica di cioccolato. Prima ancora di pensare ai personaggi iconici appartenenti a film diventati cult, quando sentiamo i loro nomi, pensiamo all’attore che li ha interpretati: Johnny Depp. Poliedrico, enigmatico, ribelle e con una forza centripeta che fa convergere sempre tutto verso di lui prima ancora che sulla storia, l’attore di Owensboro, che in tre decenni ci ha regalato personaggi memorabili, spegne oggi sessanta candeline.

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Fra i divi di Hollywood più magnetici ma anche problematici, Johnny Depp si porta in spalla una carriera costellata di grandi successi (tralasciando qualche battuta d’arresto negli ultimi anni), guadagnandosi un posto in prima fila fra le stelle maggiormente volute dalle produzioni cinematografiche. Il merito del suo successo, però, non va ricondotto solamente al suo carattere indecifrabile e al suo essere un sex symbol, che ha suscitato (ovviamente!) l’interesse in tutti, ma alla sua capacità di entrare dentro i panni di personaggi molto diversi fra loro con estrema facilità non risultando mai stonato o fuori posto.

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A questi Johnny Depp ha dato parte di sé, costruendo come un puzzle dei caratteri che quasi sembrano rappresentarlo. E allora, per i suoi sessant’anni, gli rendiamo omaggio tracciando una linea dei suoi personaggi più emblematici, quelli che ne portano le sue diverse sfumature e a cui l’attore si è sentito maggiormente legato e, in alcuni casi, riflesso.

Johnny Depp… una vita accanto a Tim Burton

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Innanzitutto, se pensiamo a Johnny Depp e ai suoi personaggi, il collegamento con Tim Burton è inevitabile. Un attore e un regista eccentrici, alternativi potremmo dire, che forse proprio per la loro natura da outsider sono riusciti a fortificare un sodalizio che oramai dura dal 1990, anno in cui Burton scelse il giovane Depp per vestire i panni di Edward in Edward mani di forbice. La loro, però, non è mai stata solo un’intesa artistica confinata nei margini del cinema. Quell’amicizia nata al bar del Bel Age Hotel a Los Angeles ha fatto sì che i due artisti diventassero l’uno il pilastro della vita dell’altro nella quotidianità lontana dai riflettori. Se dunque dobbiamo parlare di maschere indossate da Johnny Depp e personaggi in cui l’attore si è calato sentendosi a suo agio, non possiamo che iniziare proprio da Tim Burton e dal loro rapporto.

Oltre ad averlo lanciato nel firmamento delle stelle hollywoodiane, il regista ha messo a punto dei personaggi diventati icone cinematografiche dopo che Depp ha dato loro pelle e carisma per portarle in vita: Edward, Willy Wonka, il Cappellaio Matto, fino a Victor Van Dot, a cui Depp ha prestato la voce, rimanendo comunque memorabile. Ogni protagonista è una storia piena di fascino, raccontata e messa in moto dall’espressività di Depp e dalla fantastia dark gotica di Burton. L’attore è sempre stato in grado di plasmare sullo schermo le visioni surreali dell’amico, e questo in qualche modo ha esaltato anche l’intesa fra i due. Ma per spiegare la chimica e la scintilla fra i due alfieri dell’estrosità, dobbiamo obbligatoriamente affidarci alle parole dell’attore in merito alla loro conoscenza: “Noi due ci eravamo capiti. Eravamo d’accordo sulla bellezza perversa del bricco del latte a forma di mucca, sull’attrazione estetica per l’uva di plastica e sulle raffinatezze e l’impatto visivo delle immagini di Elvis disegnate sul velluto. (…) Avevamo provato il reciproco rispetto che si prova per una persona che senti non essere estranea.”

Quelle quattro tazze di caffè che lui e Tim Burton hanno bevuto mentre si confrontavano sullo script di Edward mani di forbice, a cui sono seguiti poi altri sette film insieme, hanno fatto diventare Johnny Depp l’attore feticcio del regista, iniziandolo a una carriera stellare e riconoscibile. Oltre a scrivere un pezzo davvero incredibile della storia del cinema, se si considera che molti film che li vede lavorare insieme sono definiti dei classici. Perciò, se ad oggi Johnny Depp è uno dei divi più acclamati e desiderati, volto di alcuni dei personaggi più belli che ci portiamo nel cuore, è merito – soprattutto – del suo grande amico Tim Burton.

Edward mani di forbice, il suo primo vero personaggio

Prima di diventare Edward mani di forbice, Johnny Depp lavorava ad una serie televisiva in Canada, per la quale non provava particolare entusiasmo. Per contratto era obbligato a fare sempre le stesse cose, ma l’alternativa a quell’impiego era rimanere al verde e beccarsi una denuncia per aver strappato il contratto con la produzione. Il periodo precedente il film con Tim Burton era uno di quelli critici per Depp, tanto che quando gli si presentò il copione del film e lesse la storia, scoppiò a piangere. Edward era il primo, vero, personaggio che l’attore sentiva suo senza neppure averlo ancora messo in scena. E alla fine si è rivelato essere una parte di lui, uno specchio in cui riflettersi.

Nel racconto di Burton, Edward è l’opera rimasta incompleta di uno scienziato. Una creazione alla mostro di Frankestain, il cui risultato è un uomo al cui posto delle mani si ritrova forbici gigantesche. Quando entra in contatto con la società americana, qui dal regista stereotipata all’ennesima potenza, Edward deve guadagnarsi la fiducia degli altri, farsi valere, dare modo al suo prossimo di non avere timore, per quanto poi sia respinto. Edward è un incompreso, ma anche un fuoriclasse. Uno di quelli che non si può capire fino in fondo e che è vittima di pregiudizi, incarcerato nell’etichetta. Questa descrizione racconta un po’, ad oggi, quello che Johnny Depp ha passato di recente con il “sistema-Hollywood” che non ci ha pensato due volte a condannarlo a una damnation memoriae preventiva, all’indomani delle accuse dell’ex moglie Amber Heard: fuori dalla saga di Animali fantastici (Warner Bros) e da quella di Pirati dei Caraibi (Disney), senza nemmeno aspettare la conclusione del processo che ha visto gli ex coniugi coinvolti.

Ma tornando a quel tempo, Depp si sentiva come Edward. Era Edward. Non era soddisfatto, cercava di farsi conoscere, era – e tutt’ora è – enigmatico, stravagante, un po’ chiuso. E si sentiva perso. Ma soprattutto, Edward gli ricordava la sua infanzia, come dice lo stesso attore: “Anch’io mi ero sentito strano e ottuso mentre diventavo grande. Rimasi colpito da quella storia che divenne per me un’ossessione. Come avrei potuto convincerlo che Edward ero io?”, e quando Depp ottenne il ruolo, quello che pensò fu: “quel ruolo non era soltanto una svolta nella mia carriera, era un pezzo di libertà. Libertà di crescere, sperimentare, imparare ed esorcizzare quello che avevo dentro.”

Willy Wonka e il Cappellaio Matto

Nel curriculum di Johnny Depp, sempre associati al regista Tim Burton, ci sono poi altri due personaggi iconici – Willy Wonka e il Cappellaio Matto – che, seppur siano diametralmente opposti, hanno un comune denominatore che li rende, per quella sfumatura, simili: la stravaganza con un pizzico di follia. Sicuramente fra i due quello davvero matto da legare è il Cappellaio Matto, ma anche Willy Wonka ha quella sana dose di stranezza fascinosa da poterlo accostare al personaggio de Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie. Parliamo di questi due personaggi non solo perché nascono da penne brillanti, il primo citato da quella di Roal Dahl, il secondo da quella di Lewis Carroll, ma perché Johnny Depp attraverso il suo eclettismo è riuscito a dare a entrambi un tono e una verve tali da potenziare al massimo la loro natura già di per sé magnetica e curiosa.

L’attore è riuscito a far diventare concreti due character che già nelle pagine dei loro autori erano riusciti a prorompere nella storia, e nel “materializzarli” sullo schermo Depp ha dato loro una parte di sé che potesse caratterizzarli al meglio rendendoli unici: la sua intrigante ambivalenza. Willy Wonka soprattutto e il Cappellaio Matto sono già di per sé personaggi ambigui, misteriosi, indecifrabili. Proprio come Johnny Depp, da sempre uomo di difficile comprensione. La sua firma è incisa e indelebile nell’interpretazione che dà di loro, e se ci pensiamo bene, tolti gli strati di trucco sia da uno che dall’altro, quello che potrebbe rimanere è proprio Depp, senza filtri. Nel caso del Cappellaio Matto la somiglianza è ancor più evidente nel carattere generale, ed è stato lo stesso attore a innescare questa riflessione dicendo questo di lui: “Ho scelto di guardare il Cappellaio da questa prospettiva e di vederlo come una persona danneggiata, fisicamente ed emotivamente. Al contrario della follia con cui viene solitamente identificato ho scelto di esplorare tutti i lati della sua personalità: egli è in grado di passare da una totale leggerezza ad una rabbia molto pericolosa che poi si trasforma in tragedia e depressione.”

Se si analizzano queste parole, è evidente che il Cappellaio Matto condivida con Johnny Depp una vita fatta di altalene emotive, e forse Depp non ha dovuto poi così tanto sforzarsi per interpretarlo proprio perché lo rispecchiava. Era quell’amico da abbracciare e aiutare, perché attraversava le sue stesse difficoltà. Non sono sconosciuti i momenti di sofferenza e degrado in cui è caduto l’attore negli anni, basti pensare alla condizione infelice in cui si trovava prima degli anni Novanta. O quando sfogò tutta la sua rabbia mettendo a soqquadro la suite in cui era con l’ex fidanzata Kate Moss e poi fu arrestato. O ancora, la suddetta terribile vicenda legale con l’ex moglie Heard. Tutti momenti bui personali che si sono alternati a momenti di grande successo professionale, trai film con Tim Burton, il successo planetario di Pirati dei Caraibi che lo ha reso una vera star internazionale, e una serie di film che ne hanno fatto apprezzare le doti di interprete sensibile ed elegante, anche lontano dalle maschere. Un’esistenza turbolenta, che ha reso Johnny Depp molto criptico e per certi versi un uomo discreto che cerca di trovare la gioia in piccole cose, come la sua Hollywood Vampires, la band con la quale suona in giro per il mondo. O come Alice per il Cappellaio. Qualcosa che cerca di farti stare in equilibrio… per quanto possibile.

Figliolo, sono capitan Jack Sparrow, comprendi?

Una bussola che punta in direzione dei propri desideri. Una nave piratesca chiamata “La Perla Nera”. Un tricorno in pelle sbiadito dal sole battente dei Caraibi. Frasi apparentemente senza senso. Un Capitano comico. Parliamo di Jack Sparrow, il personaggio più divertente e iconico che Johnny Depp abbia interpretato nella sua carriera. Quello più amato e remunerativo. Quasi idolatrato. Quello da cui l’attore non si è mai realmente separato, ma anzi continua ad essergli attaccato in maniera viscerale. Johnny Depp è Jack Sparrow, e l’uno non può esistere senza l’altro. Concludiamo questo viaggio nei personaggi maggiormente rappresentativi dell’attore proprio con lui, il pirata dal grande cuore.

Per interpretare il protagonista della saga piratesca più amata di sempre, Pirati dei Caraibi per l’appunto, Depp non ha avuto margini di manovra o limiti, ed è stato libero di modellarlo in base alla visione che aveva di lui, del tutto strana ma simpatica. Seppur ad un certo punto abbia dovuto appendere cappello e bussola e lasciare il ruolo per cause di forza maggiore (ricordiamo che è stato allontanato dalla Disney che non voleva essere associata a un molestatore quando fu accusato dall’ex moglie di abusi domestici), Jack Sparrow non ha mai smesso di esistere grazie soprattutto al fatto che l’attore ci ha messo molto del suo nello strambo pirata. Non dovendo sottostare alle “linee guida” di un romanzo, ma semplicemente alla volontà di fare un film per famiglie che avesse, quindi, personaggi divertenti, Depp ha potuto dare al Capitano della Perla Nera alcune sue caratteristiche.

Jack Sparrow è infatti solo apparentemente burbero, facilmente giudicabile per la sua sfrontatezza e la sua ubriachezza, che parla a vanvera e a volte non si capisce quello che dice. Ma in realtà, guardando oltre, questo personaggio è buono, leale ai suoi compagni, in fondo generoso e molto spassoso. È, soprattutto, davvero intelligente e non si fa abbindolare, seppur sembri uno sciocco che farfuglia. Se il suo pirata è così, è perché Johnny Depp gli ha dato un taglio caratteriale che gli appartiene, nel quale si riconosce e può riflettersi. È lui, in versione piratesca. E soprattutto, proprio come Jack Sparrow, Johnny Depp nel suo tortuoso percorso che lo ha visto barcamenarsi fra una Hollywood che chiedeva la sua testa e un’instabilità – mentale – palese, non ha mai smesso di camminare a testa alta, cercando sempre di non perdere la sua preziosa dignità. E così Johnny ha dato a Jack tutto quello che aveva: sarcasmo, ribellione, bontà, enigma.

L’attore però non ha conferito al pirata solo parte del suo carattere, bensì si è curato anche della sua estetica a seconda dei suoi gusti personali, ispirandosi a uno dei suoi cantanti preferiti, Keith Richard, che in Pirati dei Caraibi: Ai confini del mondo ha vestito proprio i panni del padre di Sparrow. Venendo ripagato, per tutto questo, con amore e fedeltà. Johnny Depp, perciò, arriva ai suoi sessant’anni portandosi dietro un bagaglio importante di maschere e personaggi che hanno contribuito a renderlo la persona che è ora. In essi si è ritrovato, con essi si è capito meglio, ha stabilito un ponte fra lui e loro, e fra loro e il pubblico. Johnny Depp deve ringraziare i suoi personaggi per averlo arricchito. E i suoi personaggi devono ringraziare Johnny Depp per averli fatti brillare.

 
Valeria Maiolino
Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano, inizia a muovere i primi passi nel mondo della critica cinematografica collaborando per il webzine DassCinemag, dopo aver seguito un laboratorio inerente. Successivamente comincia a collaborare con Edipress Srl, occupandosi della stesura di articoli e news per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda poi su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro con la Casa Editrice Albatros Il Filo intitolato “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”. Il cinema è la sua unica via di fuga quando ha bisogno di evadere dalla realtà. Scriverne è una terapia, oltre che un’immensa passione. Se potesse essere un film? Direbbe Sin City di Frank Miller e Robert Rodriguez.

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