Road to Oscar 2018: Chiamami con il tuo nome

Chiamami col tuo nome

L’orgoglio italiano di quest’annata di Oscar, ma anche di premi in generale, è Chiamami col tuo nome, ultimo film di Luca Guadagnino, regista prima di videoclip (Paola & Chiara, Elisa, Irene Grandi), di film evento come Melissa P, tratto da Cento colpi di spazzola, libro esplicito antesignano della trilogia di 50 sfumature, amico di Tilda Swinton, che figura nei suoi film Io sono l’amore e il non ben accolto A bigger splash.

 

A scrivere la sceneggiatura è James Ivory, regista di Quel che resta del giorno, Camera con vista e molti altri film romantici in costume, che adatta la storia narrata nel romanzo di Andrè Aciman,

Armie Hammer è il ricercatore oggetto della fascinazione del giovane Elio, ha esordito con alcune serie televisive, per poi essere utilizzato in molti film di produzione Disney, il più conosciuto dei quali, nonché vincitore ai temibili Razzie Awards, i premi per i film peggiori, Lone Ranger, al fianco di Johnny Depp.

Negli ultimi anni Hammer ha lavorato in film indipendenti come Free Fire e in un altro interessante film italiano, Mine. Timothée Chalamet è invece la novità di questo film, candidato come miglior attore protagonista, in gara con mostri sacri come Daniel Day Lewis, Gary Oldman, Denzel Washington e l’altra rivelazione, Daniel Kaaluya.

Chiamami col tuo nome, recensione del film di Luca Guadagnino

Chiamami col tuo nomeLa storia del film, un’educazione sentimentale ambientata in una calda estate italiana degli anni ’80, è molto nelle corde del cinema di Guadagnino, che è solito girare storia collettive e familiari. La tematica, ordinaria ma originale allo stesso tempo è riuscita a conquistare il pubblico e la critica.

Chiamami col tuo nome ha iniziato il suo percorso al Sundance dello scorso anno, per poi approdare al Festival di Berlino. Evitata l’uscita in Italia, forse tatticamente, ha raccolto critiche entusiaste più o meno ovunque, creando interesse.

Tutto questo interesse si è concretizzato pochi giorni fa con la conquista di 4 nomination agli Oscar: Miglior Film, Miglior attore protagonista, Miglior sceneggiatura non originale e Miglior canzone, “Mistery of love” di Sufjan Stevens. Si tratta della prima volta che un film di un regista italiano viene candidato alla categoria più alta degli Oscar dai tempi de La vita è bella di Roberto Benigni, nel 1998.

Il film è uscito nelle nostre sale il 25 gennaio, e gli incassi sembrano riconoscere un certo interesse da parte del pubblico, per quanto riguarda i premi il film dovrà affrontare le due corazzate 3 manifesti a Ebbing e Shape of water, anche se la candidatura di McDonagh come miglior sceneggiatura originale potrebbe lasciare campo libero al lavoro di James Ivory tra le sceneggiature non originali. Per quanto Chalamet possa essere stato bravo, risulta difficile pensare che possa avere la meglio tra un Gary Oldman irriconoscibile nei panni di Churchill e Daniel Day-Lewis alla sua ultima prova cinematografica. Non ci dovrebbero essere dubbi sulla canzone, a meno che l’Academy non decida di premiare il film Pixar o riconoscere finalmente un premio a Carter Burwell, o premiare nuovamente Alexandre Desplat.

L’appuntamento è quindi al 4 marzo.

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