Dopo la presentazione di Bones and All del 12 Novembre al The Space in Piazza Duomo, Luca Guadagnino è tornato a Milano per incontrare il pubblico al Cinema Anteo. Dopo la proiezione del film, il regista ha raccontato i dettagli della realizzazione del lungometraggio, rispondendo alle domande dell’audience.
Cinque anni dopo Chiamami col tuo nome, la combo Luca Guadagnino – Timothée Chalamet torna al cinema per un nuovo film. Bones and All è di nuovo la storia di un amore giovanile tra due outsider, ma ha poco a che vedere con il film del 2017. Dall’Italia ci spostiamo negli Stati Uniti: i protagonisti non sono più due giovani omosessuali ma due cannibali solitari, dal mondo borghese si passa ai margini della società. Ciò che resta dal film precedente è invece il potere immaginifico della storia e la spettacolarità delle inquadrature di Guadagnino.
L’idea dietro Bones and All
A differenza di Chiamami col tuo nome, questo film non è stato scritto da Luca Guadagnino. Il regista ammette di non essersi interessato in prima persona al progetto di Bones and All, ma confessa anche di essersi presto appassionato al romanzo Fino all’osso di Camille DeAngelis (da cui è tratto il film). ”Non ho partecipato al film nelle sue fasi di sviluppo. Non avevo letto il romanzo, non avevo preso i diritti né partecipato alla scrittura della sceneggiatura, che era stata affidata a David Kajganich. Bones and All era stato sviluppato per un regista che io stimo, Antonio Campos.”
Fortunatamente per Guadagnino, Campos ha scelto di non fare il film. ”A quel punto, quando perse il suo regista, David mi propose di fare il film.‘‘ Guadagnino confessa poi di aver avuto qualche resistenza: ”In parte perché avevo molte cose da fare, in parte perché non avevo un particolare slancio verso una storia di cannibali, stesso slancio che non avevo per l’ennesima storia di signori in piscina dopo A bigger splash per Chiamami col tuo nome.” Tuttavia, non appena ha letto la sceneggiatura di David Kajganich , che già aveva collaborato con Guadagnino per A Bigger Splash e Suspiria, il regista è stato catturato dalla storia e ha iniziato ad immaginarsi come metterla in scena.
Il primo pensiero va a Timothee Chalamet
A progetto concluso, Guadagnino mostra il suo entusiasmo verso ambientazioni – gli Stati Uniti della Route 66 – e protagonisti diversi dal suo mondo. In particolare i protagonisti, si è legato molto a Maren (Taylor Russell) e Lee (Timothée Chalamet). Dice di loro: ”Sono personaggi così dolenti, soli e abbandonati, sono i figli negletti di un’idea di realizzazione di sé molto americana.” Guadagnino ha colto in questi aspetti la potenzialità del film, ”Mi sembrava molto bella l’idea che i personaggi avessero un forte rapporto con il paesaggio, si stagliassero contro un paese contraddittorio, gigantesco, potente ma anche fragile come gli Stati Uniti”.
Per quanto riguarda i personaggi, il regista di Bones and All dice chiaramente di aver pensato subito a Timothée non appena ha ”scoperto” il personaggio di Lee nella sceneggiatura. ”Mi aveva commosso leggere di lui. Ho subito pensato, in maniera istintiva, al mio Timothée. Ho detto: se Timothée accetta, allora questo potrebbe essere davvero il primo film che girerei in America. E così tutto è partito.”
Un film on the road tra le back valleys americane
Con Bones
and All, Guadagnino attraversa
l’oceano e porta la sua troupe in America. La dimensione spaziale è
assolutamente rilevante nel film. Il paesaggio e la cura degli
ambienti sono elementi cardine di Bones and
All. Dalle praterie americane invase dal colore, alle
cittadine rurali fatte di piccole botteghe e supermercati
sgarrupati, tutti gli spazi sono curati ed esaltati dalla macchina
da presa. Una grande rilevanza viene data anche alle abitazioni:
gli interni domestici in cui Marion, Lee e gli altri
personaggi si trovano a vivere sono molto comunicativi: case mobili
squallide e spoglie, piccoli nidi d’amore, case di anziani, ogni
spazio racconta qualcosa di rilevante per il film.
Lo scoglio dell’epica della frontiera
Altro elemento essenziale
del film è il viaggio. Il viaggio da un lato
dà linearità alla storia – in Bones and All
mancano completamente i flashback, dall’altro è emblematico del
ricco percorso compiuto
da Lee e Marion, un percorso
di crescita che è anche lo sviluppo di un amore e un’iniziazione.
Il viaggio per le vallate americane non è cosa nuova. La novità,
questa volta, è che un regista intimista e italiano come
Guadagnino decide di affrontare questo percorso.
Parlando di viaggio, il confronto con i registi americani
sull’epica della frontiera appare inevitabile.
Nonostante ciò, Guadagnino non sembra cercare, e tantomeno temere, questa comparazione. ”Cerco di evitare di lavorare con una cifra che parte dal lavoro di altro regista. Preferisco lasciarmi guidare dall’inconscio di spettatore più che concentrarmi con le sinapsi sui registi che stimo.” E aggiunge: ”Ho avuto invece un’azione diretta nel guardare al lavoro dell’artista americano William Eggleston, che prende a soggetto l’America delle cosiddette back valleys, il retro delle strade principali.” Per Guadagnino, il lavoro di Eggleston sui paesaggi, sulla luce e con le inquadrature è stato fondamentale per la creazione della fotografia di Bones and All.
Perché Taylor Russell come protagonista?
Se con Timothee Chalamet il sodalizio era già avviato, per la protagonista di Bones and All Guadagnino ha scelto la giovane attrice Taylor Russell. ”L’avevo già vista recitare nel film Waves. Nel film, Taylor interpreta la parte della sorella del protagonista, poi ad un certo punto il fratello finisce in galera e nell’ultima parte lei prende in mano il film come protagonista. Quando ho iniziato a lavorare al Bones and All, ho ripensato a Waves. Ho fatto con Taylor una chiamata via Zoom e ho parlato con questa donna. Taylor è una donna ma sembra una bambina: ho trovato in lei i tratti giusti per farle interpretare il personaggio di Maren.” E la cosa ha funzionato: Russell e Chalamet sono un ottimo match, coinvolgente perché in primo luogo coinvolto.
Ancora una volta, in Bones and All l’armonia domina un film di Guadagnino, e questo aspetto si percepisce nonostante la stranezza dei personaggi, l’assurdità della storia d’amore e la desolazione della storia.