John Carney, l’intervista al regista di Flora and Son

Flora and Son

Sono ormai più di quindici anni che l’irlandese John Carney continua a conquistare il pubblico desideroso di storie di tutti i giorni e soprattutto buona, buonissima musica. Once (Oscar per la miglior canzone), Begin Again, Sing Street rappresentano un percorso artistico personale ed emozionante, completato a suo modo anche dalla dolcezza umana della serie Modern Love per Prime Video. Proprio con Carney abbiamo discusso del suo ultimo, taccante Flora and Son disponibile in streaming su Apple TV+, film ancora una volta capace di arrivare dritto al cuore grazie anche alle interpretazioni di Eve Hewson, Joseph Gordon-Levitt e Jack Reynor. Ecco cosa Carney ci ha raccontato del suo ultimo, riuscito lavoro.

 

Partiamo dal concepimento di Flora and Son: cosa l’ha spinta a mettere in scena il rapporto complesso tra una madre e suo figlio?

A un certo punto ho iniziato a sentire il bisogno di raccontare una storia diversa, qualcosa che non fosse semplicemente la descrizione di un rapporto romantico. Ho appena avuto un bambino e questo mi ha portato a pensare più spesso al ruolo di padre e ai miei genitori, quindi ho deciso di esplorare una relazione diversa ma ugualmente potente. In qualche modo ho tentato di fare i conti con una figura per me complessa ma fondamentale come mia madre, colei che a suo modo mi ha portato ad amare la musica. È stata lei a regalarmi la mia prima chitarra quando proprio non poteva permettersi di comprarla.

Come nei suoi film precedenti anche questo trova un equilibrio notevole tra dramma umano e toni più leggeri. Qual è il segreto per ottenerlo?

Ci sono delle persone che affrontano il dramma vero colpendolo con l’ironia. È un bisogno connaturato in un certo tipo di psicologie in cui mi riconosco, a cui più o meno appartengo. È una qualità specifica di noi irlandesi, puoi trovare questo atteggiamento nei pub quando le persone sono leggermente ubriache. È un modo di vedere la vita, non si può essere sempre, costantemente seri! Non siamo in politica, produciamo intrattenimento!

Le canzoni del film sono state scritte in fase di sceneggiatura o in seguito? magari durante le riprese?

Per questo film avevamo ben  chiaro dove volevamo piazzare le canzoni nel corso della storia in modo che la supportasse, per questo le abbiamo scritte prima di iniziare le riprese. Poi magari la notte prima di girare una scena apportavamo qualche piccolo aggiustamento, ma il grosso è stato fatto prima di girare. Abbiamo fatto qualche ripresa aggiuntiva e sistemato alcuni momenti musicali.

A proposito di canzoni che supportano la storia, quanto è importante per lei adoperare la musica non semplicemente come strumento di raccordo?

Per me è fondamentale, non riuscirei a concepire il suo uso in altro modo. In questo film i personaggi tentano di trovare loro stessi, capire cosa manca e su cosa invece possono contare, anche attraverso le canzoni che compongono. Era un rischio a livello di costruzione del film, dovevamo rendere ogni momento coerente.Ma non sono il solo a farlo, altri colleghi abbracciano questa idea. Io ad esempio sono un grande fan di School of Rock di Richard Linklater: la scena in cui Jack Black canta Back in Black dei Deep Purple ai giovani studenti ha regalato un nuovo senso a una canzone già potente. Mi piace questo modo di adoperare la musica in maniera creativa, non soltanto per un montaggio ad effetto. Un altro film che secondo me possiede questa qualità narrativa è A proposito di Davis dei fratelli Coen. la scena in cui Oscar Isaac canta quella bella canzone per tre minuti e alla fine F. Murray Abraham gli dice: “Non ci vedo soldi…” spiega perfettamente come mi piace usare le canzoni all’interno di un film.

Può parlare del casting di Flora and Son? Eve Hewson, Joseph Gordon-Levitt e Jack Reynor sono perfetti nei loro ruoli…

Oggi l’entertainment è fatto di azione, effetti speciali e grandi spettacoli, mentre io cerco sempre di raccontare esperienze umani reali, nella loro semplicità. Abbiamo cercato attori che pensavamo sarebbero stati capaci di veicolare al pubblico. Ewe, Joseph e Jack rispondono perfettamente a questo tipo di artista, mettono sempre un po’ di anima nei personaggi che interpretano. La prima volta che ho notato Ewe è stato in un film di Nicole Holofcener intitolato Enough Said, dove interpretava la figlia di James Gandolfini. Si poteva già capire che sapeva fondere il lato divertente del personaggio con quello piû intimo, piû vero. È incredibile il modo in cui riesce a padroneggiare il suo personaggio in Flora and Son, sa rendere credibile ogni aspetto di questa donna dalle molte contraddizioni.

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