Black Adam: la recensione del film con Dwayne Johnson

A diversi anni dall'annuncio, dopo rimandi e posticipazioni dell'uscita, finalmente l'anti-eroe dei fumetti DC arriva al cinema e ha il volto e il fisico prestante di Dwayne Johnson.

Black Adam recensione DCEU

Dopo un avvio disastroso, nell’estate 2021 il DCEU aveva visto riaccendersi un briciolo di speranza nella forma di The Suicide Squad di James Gunn, speranza che avrebbe dovuto essere alimentata da Black Adam, prossimo capitolo dell’universo condiviso Warner Bros, in sala dal 21 ottobre 2022. È triste ammettere che il film con Dwayne Johnson, invece di raccogliere il testimone dei Gunn, sprofonda invece verso un abisso di disinteresse e sciatteria. 

 

Black Adam, la trama

Proprio come il film con Margot Robbie e Idris Elba, anche la storia diretta da Jaume Collet-Serra vede protagonista un anti-eroe, un personaggio che abbraccia malvolentieri la sua vocazione al bene e che fa le cose a modo suo, perché, come recita la tag-line del film, “il suo potere è nato dalla rabbia”. Siamo a Kahndaq, una città molto antica la cui popolazione è stata messa in schiavitù da un tiranno che sfrutta i suoi abitanti come mano d’opera per la ricerca di un minerale prezioso, che gli permetterà la forgiatura di una corona che conferisce poteri illimitati a chi la indossa. Quando però gli dei lo sceglieranno come loro campione, Teth-Adam affronterà il sovrano malvagio e lo trascinerà nell’oblio con sé. Ai nostri giorni, in una Kahndaq afflitta dall’occupazione mercenaria, un manipolo di “nuovi” eroi cercherà la corona perduta per metterla al sicuro dalle milizie. Così facendo risveglia Teth-Adam, creatura dotata di poteri sconfinati che dovrà scegliere da che parte stare e, così facendo, adottare un altro nome: Black Adam.

Un figlio di un franchise morto

Figlio di un desiderio di riscatto e di una personalità accentratrice come quella di Dwayne Johnson, Black Adam si conferma parte di un franchise morto, che non riesce a tracciare una propria strada in autonomia, e che sembra non rendersi conto che di fronte ha spettatori esigenti. Scritto da Sohrab NoshirvaniAdam Sztykiel, Rory Haines e diretto da Jaume Collet-Serra tradisce sin dai credits la sua anima ibrida: il regista di Jungle Cruise incontra gli sceneggiatori di The Mauritanian per la produzione di Johnson in persona, mentre nessuno al vertice Warner dà una direzione.

Il risultato è un film che vuole dire tante cose, senza però approfondirne nessuna: in Black Adam c’è l’antieroe in cerca di redenzione, che mentre elabora la sofferenza per la perdita del figlio inventa catchphrase ad effetto, c’è un popolo che vuole liberarsi dagli oppressori,  c’è una sottomarca della Justice League di cui non importa nulla a nessuno, c’è un wannabe Flash che non riesce neanche per un secondo a far ridere, c’è un’eroina madre e combattente che bacchetta i supereroi come fossero adolescenti imbizzarriti, c’è il colpo di scena che dovrebbe ribaltare le prospettive, c’è Amanda Waller che è a capo anche della Justice Society of America (la sottomarca della Justice League di cui sopra) oltre che alla Suicide Squad (?!). Insomma, scegliete un tema, un archetipo di personaggio, una motivazione, in Black Adam c’è ed è usata male. 

Ritmo serrato senz’anima

Il ritmo del film è costantemente sopra le righe, con combattimenti continui, come fosse un racconto tutto scritto in caps-lock, il tono è contraddittorio, stridente tra la tragicità della back-story del personaggio e la necessità di frasette poste lì, ad effetto, per catturare il pubblico più giovane. Non c’è equilibrio, non c’è passione per il racconto, e lo stesso Dwayne Johnson, nella sua incredibile prestanza fisica perfetta per dar vita al personaggio, si prende straordinariamente sul serio, cosa che non va affatto d’accordo con l’ambizione del film tutto.

Dove Black Adam eccelle è nel reparto degli effetti visivi che offrono gli unici scampoli di meraviglia del film. Dalla messa in scena dei poteri a specchio di Dottor Fate, alle resa dei vento nei movimenti di Cyclone, ci sono momenti del film che sono davvero una gioia per gli occhi, brevi e fugaci, pochi attimi in un continuo trascinarsi di personaggi bidimensionali e eroi senza passione. 

Purtroppo Black Adam non riesce neanche a intrattenere, trascinandosi tra uno scontro e l’altro, inserendo nella trama ogni possibile spunto, da quello politico a quello razziale, passando per le sempreverdi morti eroiche assolutamente non necessarie ma doverose, come sacrificio sull’altare dell’archetipo narrativo da inserire in una storia.

Se il DCEU doveva ripartire da Black Adam, come era nelle intenzioni, l’atto pratico ha ben altro esito. Con buona pace di Dwayne Johnson che sembra credere fermamente nel suo personaggio e nel suo film.

Black Adam DWAYNE JOHNSON set
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Photo Credit: Frank Masi
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