Con Bliss, Mike Cahill torna a dirigere un film di fantascienza. Per raccontare la sua intrigata storia si serve di due protagonisti eccezionali: Owen Wilson e Salma Hayek. Il film è un viaggio mentale, fatto di realtà distopiche e personaggi non giovanissimi che si muovono tra due mondi. A vederlo, viene subito da pensare al nuovo Matrix Resurrections che sta riempiendo le sale proprio in questi giorni. Riuscirà il film Amazon Original a reggere il confronto o rimarrà nell’ombra?
Bliss: la trama ingarbugliata
Greg Wittle (Owen Wilson) è un impiegato totalmente perso nei suoi pensieri. Ha da poco divorziato con la moglie, momento non semplice della suo vita che l’ha portato ad assumere psicofarmaci. Greg vive in uno stato di torpore e di distacco dal mondo: si è allontanato dai due figli, Emily e Arthur, e passa le giornate al lavoro a disegnare la casa dei suoi sogni. Quando viene convocato dal suo capo per essere licenziato, ha uno scatto d’ira: spinge il direttore che, cadendo, rimane ucciso.
In preda al panico, Greg nasconde il corpo e si rifugia nel bar sotto l’ufficio. Qui conosce Isabel (Salma Hayek), una zingara che, da testimone oculare dell’assassino, si offre di aiutarlo. Il loro incontro apre a Greg un nuovo mondo: Isabel mette in discussione la veridicità di tutto ciò che li circonda, portando Wittle in uno stato di confusione totale. Cosa è vero e cosa no?
Dramma, fantascienza e sentimentalismi
In apertura, Bliss si presenta come un film drammatico: i toni grigi del setting, l’aspetto dimesso di Wilson esprimono bene la tristezza della condizione in cui vive il personaggio. A poco a poco, quello che inizialmente sembra solo un uomo di mezza età sconsolato, si rivela un depresso patologico, dipendente dai suoi psicofarmaci. Lo spettatore è portato ad adottare il punto di vista di Greg, intorpidito dai medicinali: anche per chi osserva, gli spazi iniziano ad apparire offuscati e i suoni risultano amplificati. Siamo solo ai primi minuti e già la confusione comincia ad invadere la scena. Poi, improvvisamente, Wittle diventa un assassino: il primo colpo di scena spiazzante.
L’omicidio in realtà è solo l’inizio delle peripezie in cui sia il protagonista che il pubblico vengono catapultati. Greg – perfettamente impersonato da Wilson – è confuso, in balia delle azioni, spettatore della sua stessa vita. E noi con lui. Dopo l’incontro con Isabel, dal dramma iniziale si passa in un universo fantascientifico fatto di pietre preziose, poteri magici e ologrammi, in cui la donna fa da guida demiurgica. Tutti questi cambiamenti rendono complicato l’inquadramento del film.
Bliss vuole lasciarci
confusi
Bliss è una continua ricerca di chiarezza e di ordine che sembrano irraggiungibili. Il senso del film sfugge costantemente, tanto che ci si chiede se il regista voglia disorientarci più che farci capire. Ciò che si percepisce è il desiderio da parte di Mike Cahill di giocare con i tratti tipici della fantascienza. Un esercizio di stile in cui ci sono tutti gli elementi del genere: futuro utopico, gadget tecnologici all’avanguardia, pillole magiche, cervelli surrogati, laboratori scientifici.
Per chi ama il genere, anche nella sua forma più stereotipata, Bliss è una goduria. Se però si analizza il film in maniera più approfondita, si scorgono tanti copia e incolla e poca originalità.
Pillola rossa o pillola blu? Cristalli gialli.
Se Bliss fosse un collage, sarebbe formato da pezzi di Avatar e di Matrix. Siamo nuovamente a cavallo tra due mondi, uno migliore e l’altro peggiore. Il mondo edenico di Avatar qui diventa un paradisiaco luogo costiero dai tratti mediterranei, sorprendentemente simile alla Costiera Amalfitana. Entrare nel mondo di Bliss, della beatitudine, non dà l’idea di fare un salto nel futuro: sembra piuttosto di andare in ferie. La scelta stilistica – in cui la CGI è davvero troppo evidente e grossolana – fa sorridere. E non è l’unica nota divertente: il collegamento tra le due realtà non avviene tramite caschi e elettrodi, ma con un curioso attrezzo che va inserito nel naso. Non si tratta di un tampone, ma di questi tempi il riferimento balza alla mente e stride con il contesto del racconto.
Come se non bastasse, le pillole magiche di Matrix qui diventano cristalli luminosi, gialli e blu che vanno ingeriti per controllare quanto più possibile le realtà di Bliss. Per gli effetti che hanno sui personaggi, i cristalli magici potrebbero benissimo essere pillole, droghe sintetiche o psicofarmaci. Non si comprende bene il loro funzionamento, mentre appare chiara la poca originalità nella scelta della sostanza magica. In conclusione, i cristalli sono un po’ come l’intero Bliss: una nuova forma di un materiale fantascientifico già sfruttatissimo.