Bugonia: recensione del film di Yorgos Lanthimos – Venezia 82

Tra mito antico e paranoia moderna, Bugonia segna un ritorno potente e sorprendente per Lanthimos al concorso veneziano.

-

Cosa ci si può aspettare ancora da un sodalizio artistico che ci ha già regalato l’usurpatrice più infida della Gran Bretagna del XVIII secolo (La Favorita), un rigoglioso femminile alla scoperta del mondo (Povere Creature!), e un triplice studio di personalità enigmatiche che elargiscono o richiedono diversi gradi di crudele gentilezza (Kinds of Kindness)?

Se si risponde ai nomi di Yorgos Lanthimos ed Emma Stone, ebbene, è lecito aspettarsi ancora di più. Dopo la travolgente vittoria del Leone d’oro a Venezia 2023 con l’adattamento del romanzo di Alasdair Grey, il duo cinematografico più prolifico degli ultimi anni torna in concorso alla Mostra del Cinema con Bugonia, ennesimo – ma non meno interessante – esperimento tra il mitologico e il surreale firmato dal regista greco, mai stato così “contemporaneo”.

La cospirazione dell’ape regina

Il punto di partenza di Bugonia è una produzione sudcoreana del 2003 a cura di Joon-Hwan Jang, dal titolo Save the Green Planet! In questa commedia sci-fi alquanto bizzarra, un giovane uomo rapisce il presidente di una grossa azienda credendo che si tratti di un alieno sotto mentite spoglie, con in programma un’invasione del Pianeta Terra da parte della specie. Le premesse del film di Lanthimos rimangono circa le stesse: un isolato apicoltore (Jesse Plemons), assieme all’aiuto del cugino con cui vive, decide di rapire la CEO di una multinazionale di successo, con la radicata convinzione che da lei non solo dipendano i mali di tutto il mondo ma anche l’idea che abbia distrutto tragicamente la sua famiglia.

Le tinte da thriller cospirazionale, già parzialmente esplorate nel secondo segmento di Kinds of Kindness, diventano spunto di indagine emotiva: dietro a ogni complotto intravisto, a ogni manipolazione effettuata, si nasconde in realtà un’enorme sofferenza, almeno da parte di chi inizialmente avremmo solo disprezzato. Jesse Plemons, forte della Palma d’oro al miglior attore protagonista proprio con l’ultimo film di Lanthimos, si conferma un talento ancora forse troppo nascosto, che riesce a regalare complessità e sfumature a una figura.

Ari Aster e Yorgos Lanthimos: il binomio satirico-surreale

Di particolare rilevanza è il fatto che la sceneggiatura di Bugonia sia stata sviluppata da Ari Aster e Will Tracy. Effettivamente, è impossibile non leggere l’ultima fatica di Lanthimos in continuità con almeno qualche aspetto di Eddington, con la satira cupa del regista di Hereditary e, parallelamente, con il lavoro dello sceneggiatore di The Menu nonchè sodale collaboratore di Mark Myllod (Succession).

Proprio dall’ossessione di Aster per il rapporto con i genitori nasce forse quella che è l’immagine più struggente di Bugonia, che ha per soggetto la figura materna e fa perno sull’idea del rimanere agganciati a chi ci ha partorito, all’origine. Lanthimos, che ha scandagliato le relazioni sociali in molteplici forme, si apre qui a un confronto serrato e quantomai “contenuto”, in cui si discute della fine del mondo tra le mura di una casa, perchè in fondo, non importa il dove ma il chi, quando si tratta di potere.

La danza della morte

Emma Stone è stata chiunque per Lanthimos, e non soprende dunque che sia arrivata ad incarnare l’ipotesi di una vita aliena, enigmatica possibilità di una fonte di controllo totalizzante. Se Bella Baxter doveva ancora scoprire tutto, Michelle potrebbe già sapere tutto. Non fatichiamo a crederci, perchè nelle mani del regista greco Stone diventa semplicemente eccezionale.

La bugonia è un episodio narrato nelle Georgiche di Virgilio, che riflette un’antica credenza diffusa fino al XVII secolo: quella della generazione spontanea della vita. In particolare, nel quarto libro del poema viene descritto come, dal corpo senza vita di un animale, possa originarsi uno sciame di api. Vita e morte, indagate nei modi più surreali e bizzarri possibili dal regista greco, in Bugonia ci vengono forse per la prima volta rappresentate da uno sguardo ancora più ravvicinato al nostro. Non c’è nessuna sequenza di danze inquietanti a cui ci ha abituato Lanthimos, ma solo una cruda e spiazzante verità: probabilmente, stiamo già ballando da morti.

Bugonia
3.5

Summary

Bugonia conferma l’intesa creativa tra Yorgos Lanthimos ed Emma Stone: un film surreale e audace, capace di fondere mitologia e satira con originalità (e un pizzico di Ari Aster).

Agnese Albertini
Agnese Albertini
Nata nel 1999, Agnese Albertini è giornalista e critica cinematografica per i siti Cinefilos.it, Best Movie e CinemaSerieTv.it. Nel 2022 ha conseguito la laurea triennale in Lingue e Letterature straniere presso l'Università di Bologna e, parallelamente, ha iniziato il suo percorso nell'ambito del giornalismo web, dedicandosi sia alla stesura di articoli di vario tipo e news che alla creazione di contenuti per i social e ad interviste in lingua inglese.

ALTRE STORIE