Diabolik, recensione del film dei Manetti Bros

Dal fumetto allo schermo, arriva il nuovo film con protagonista il criminale di Clerville: Diabolik. Ecco la recensione.

Diabolik

Dal 16 Dicembre, Diabolik esce in tutte le sale italiane. Luca Marinelli e Miriam Leone sono i protagonisti del nuovo film dei fratelli Manetti. Il criminale dei fumetti di Angela e Luciana Giussani passa al grande schermo in un’affascinante trasposizione cinematografica: una storia di furti e passione nel lussuoso mondo degli anni Sessanta.

 

L’arresto di Diabolik

Il film si ispira ad un episodio specifico della raccolta di fumetti Diabolik: L’arresto di Diabolik, terzo albo della prima serie del fumetto. Il centro delle vicende è l’incontro tra il più temuto criminale di Clareville ed Eva Kant.

Un misterioso rapinatore dall’identità segreta fa tremare l’alta società americana. Eva Kant, in visita dal Sud Africa, viene subito messa in allerta: possiede il Diamante Rosa, gioiello che potrebbe fare gola al ladro. Bella, ricca, vedova ed esotica, la donna cade nella trappola instaurata da Diabolik, ma da vittima diventa presto complice, non solo delle trame criminali, ma anche in amore. I piani dei due vengono però subito ostacolati: l’ispettore Ginko trova il covo di Diabolik e riesce ad arrestare l’uomo che si nasconde sotto la tuta nera. Che cosa ne sarà dell’oscuro ladro?

Diabolik, dalla carta allo schermo

Non è la prima volta che viene fatta una trasposizione cinematografica del fumetto: nel 1968 Mario Bava porta sullo schermo il suo Diabolik. Un film stimatissimo negli anni Sessanta e a seguire, visto come simbolo della cultura pop. I Manetti ritentano l’impresa, dopo più di cinquant’anni e in un contesto del tutto diverso.

Il fumetto di Angela e Luciana Giussani è ancora conosciutissimo in Italia: la tuta nera di Diabolik, gli occhi verdi di Eva Kant, la Citroen DS bianca di Ginko sono immagini impresse nella mente di grandi e piccoli appassionati dei fumetti sui criminali e sugli eroi tenebrosi.

L’abilità con cui Marco e Antonio Manetti ricreano l’universo del fumetto è indiscutibile. La precisione nella ricostruzione dei disegni originari e dei mitici anni Sessanta in cui la storia è ambientata affascinano ogni lettore, anche occasionale, di Diabolik. L’attenzione ai dettagli è essenziale quando si ha a che fare con un personaggio già iconico e apprezzato da fan incalliti. I Manetti mettono la loro impronta ma non ambiscono a stravolgere o a modernizzare Clareville e i suoi abitanti. E, a dirla tutta, va bene così.

Una recitazione trattenuta

I Manetti Bros. scelgono un’impronta ben definita per la recitazione. I dialoghi risultano molto costruiti, del tutto privi di spontaneità. Ad arricchire la teatralità, si aggiungono i sospiri, gli sguardi nel vuoto, i volti estremamente impostati. Una recitazione ”molto italiana”, direbbe Stanis La Rochelle di Boris. Una scelta sicuramente legata al mondo della fiction e della televisione pubblica caro ai registi.

Va aggiunto però che questo tipo di recitazione è a suo modo fumettistica. In Diabolik c’è una fedele ripresa dei dialoghi del fumetto: bidimensionali, fatti di frasi veloci ed enfatiche, senza troppi giri di parole o approfondimenti psicologici. Vista in questi termini, la scelta di una sceneggiatura quasi da soap opera o da film hollywoodiano anni Cinquanta, acquisisce senso.

Il cast di Diabolik

I nomi che ritroviamo nel cast di Diabolik sono rappresentativi del cinema italiano del nostro tempo. Accanto a loro però, tutti gli altri personaggi sono figure abbastanza anonime.

Valerio Mastrandrea (Fai bei sogni) è l’ispettore Ginko: un uomo logorato dalla caccia al criminale, potente ma mai abbastanza. Serena Rossi veste i panni di Elisabeth. La compagna di Walter Dorian, è lo stereotipo della donna anni Sessanta, ricca, diveggiante e un po’ svampita. Stereotipati – e divertenti nei loro tratti forzati – sono anche i personaggi di Claudia Gerini, ricca ereditiera e Alessandro Roja nei panni di Caron.

Il protagonista (Diabolik alias Walter Dorian) è interpretato da Luca Marinelli (La solitudine dei numeri primi, Lo chiamavano Jeeg Robot, Martin Eden). Figura spettrale, entità tenebrosa e affascinante, il Diabolik di Marinelli funziona per sottrazione: il personaggio si esprime al massimo grado quando è nell’ombra o quando è nei panni (e nella pelle) di qualcun altro. A Marinelli, in fin dei conti, sono riservate poche battute, ma l’attore dà molta forza al suo personaggio lavorando con il suo sguardo potente e con il corpo.

Eva Kant è la vera protagonista?

La vera protagonista del film è Lady Eva Kant. Il fascino del personaggio dei fumetti è reso in modo incredibile da Miriam Leone (Marilyn ha gli occhi neri). La figura sinuosa negli abiti aderenti, il collo lunghissimo enfatizzato dai biondi capelli raccolti, gli occhi smeraldo luminosi come i diamanti di cui Eva si ricopre: tutta l’essenza della femme fatale che ha fatto sognare  gli amanti di Diabolik viene conservata e amplificata dalle immagini a colori sullo schermo.

Nel mondo patinato dei ricchi, Eva spicca: non solo per la sua bellezza. È una donna sola e indipendente, non ha nessuna ambizione a fare la brava mogliettina di un uomo importante. Vuole il brivido. Per questo, è affascinata da Diabolik prima ancora di conoscerlo. Eva è il personaggio che più viene indagato nel film. Vediamo il suo cambiamento, il suo passaggio al lato oscuro, le varie sfaccettature della sua identità.

In Diabolik quindi, i veri protagonisti sono Eva Kant e la travolgente storia d’amore tra lei e il criminale. La passione è sicuramente arricchita da una buona dose di inseguimenti e colpi di scena polizieschi, che però restano in secondo piano rispetto alle vicende sentimentali.

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