Freud – L’Ultima Analisi, recensione del film con Anthony Hopkins

Due imponenti punti di vista si scontrano sulla sofferenza, fede ed esistenza umana nella pellicola firmata da Matt Brown.

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Freud – L’Ultima Analisi, nelle sale italiane dal 28 novembre, è un dramma filosofico ed emotivo che immagina un possibile incontro tra due illustri personaggi: Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, e C.S. Lewis, l’apologeta cristiano universalmente noto come autore della saga Le cronache di Narnia. Basato sull’opera teatrale di Mark St. Germain (a sua volta ispirata al libro La questione di Dio di Armand Nicholi), il film diretto da Matt Brown esplora questo probabile incontro, intrecciando i dilemmi esistenziali di entrambi i personaggi con frammenti della loro vita personale. Con un cast guidato da Anthony Hopkins nel ruolo di Freud e Matthew Goode in quello di Lewis, la pellicola prende in esame tematiche come fede, sofferenza e natura umana in un momento critico: poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

 

Il padre della psicoanalisi da una nuova prospettiva

Sigmund Freud è stato oggetto di molteplici rappresentazioni cinematografiche e televisive, da drammi biografici a interpretazioni romanzate. In Freud (1962), diretto da John Huston, il giovane medico (interpretato da Montgomery Clift) lotta per affermare le sue rivoluzionarie idee psicoanalitiche in una società che lo rifiuta. Al contrario, Il diario segreto di Sigmund Freud (1984) è una satira irriverente sui biopic e sulla psicoanalisi con Bud Cort; infine A Dangerous Method (2011) di David Cronenberg esplora i conflitti teorici ed emotivi tra Freud (Viggo Mortensen) e Carl Jung (Michael Fassbender), mostrando Freud come una figura rigida, intrappolata dal peso della sua stessa creazione.

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In Freud – L’Ultima Analisi, troviamo il padre della psicoanalisi negli ultimi mesi della sua vita, esiliato a Londra nel 1939, nel bel mezzo della guerra imminente e malato terminale di cancro. Anthony Hopkins ci mostra un Freud fisicamente indebolito ma intellettualmente feroce: dipendente dalle sigarette, nonostante la malattia, e dalla morfina per alleviare il dolore, affronta una profonda crisi esistenziale, esacerbata dalla brutalità della guerra e dalla sua disillusione nei confronti dell’umanità dopo gli orrori della Prima Guerra Mondiale (che lo portarono alla stesura di Al di là del principio di piacere e a sviluppare la teoria di Eros e Thanatos).

Il rapporto con la figlia Anna (Liv Lisa Fries) aggiunge una dimensione emotiva fondamentale alla storia: proprio questa è stata una figura di grande importanza nella sua vita, sia personale che professionale. Il film affronta in modo sottile il lesbismo di Anna e la sua dipendenza emotiva da Freud, che l’ha protetta ma anche controllata in molti modi. Fries cattura infatti abilmente la tensione tra la devozione filiale e il desiderio di indipendenza, dando vita a un’Anna che, sebbene secondaria nella storia, ha un profondo impatto sul Freud più anziano.

Le performance sono il punto di forza di Freud – l’ultima analisi

Così come il film e il romanzo La soluzione dei sette per cento (1976) si concentravano sull’incontro e lo scambio intellettuale tra Sigmund Freud (Alan Arkin) e il detective immaginario Sherlock Holmes (Nicol Williamson), il cuore de L’ultima seduta di Freud è il duello filosofico e teologico tra Freud e C.S. Lewis. L’autore de Le Cronache di Narnia, noto per la sua fervente difesa del cristianesimo, entra in scena come un uomo introspettivo ma sicuro della sua fede, contrapposto a un Freud ateo, sarcastico e amaro. Ciò che affascina di questo film è proprio il modo in cui i due personaggi si scontrano coi loro punti di vista sulla sofferenza, sulla fede e sull’esistenza umana.

Il ritratto di Hopkins di Freud non è solo quello di un uomo negli ultimi giorni della sua vita, ma di una mente brillante che lotta con la fragilità fisica e la disperazione. L’interprete coglie ogni sfumatura del dolore fisico ed emotivo di Freud, facendo sentire al pubblico la tragedia di un uomo che ha visto e analizzato tutto, ma che ancora non riesce a trovare risposte soddisfacenti alla sofferenza umana. D’altra parte Matthew Goode, nel ruolo di Lewis, offre un perfetto contrasto con l’intensità di Hopkins, bilanciando l’intelligenza emotiva del suo personaggio con una calma che contrasta efficacemente con il sarcasmo pungente di Freud. Dal canto suo, Liv Lisa Fries nel ruolo di Anna Freud riflette la tensione di una figlia che si prende cura del padre e allo stesso tempo affronta le proprie lotte interne.

Anthony Hopkins in una scena di Freud - L'ultima analisi
Anthony Hopkins in una scena di Freud – L’ultima analisi – Courtesy of Sony Pictures Classics / Sabrina Lantos

Un dialogo impenetrabile?

Oscuro, criptico e complesso: questo è Freud – L’Ultima Analisi, che vuole avviare una profonda riflessione sul nostro rapporto con la realtà, sull’esistenza di Dio e sul bisogno umano di comprendere ciò che ci accade. La forma che assume è quella di un confronto tra due visioni del mondo antagoniste: un susseguirsi di insiemi dialettici in uno scontro di idee che rivela le contraddizioni di entrambi i punti di vista, i loro punti di forza e di debolezza in un appassionato tango di manifestazioni incrociate. Tuttavia, il duello dialettico non riesce mai ad assorbirci del tutto, e la premessa risuona come più brillante del risultato finale.

In linea con la tesi centrale discussa dai due personaggi (la giustificazione dell’esistenza di Dio attraverso l’esistenza di Satana) troviamo la fotografia molto cupa di Ben Smithard (The Father), che ci porta a “intuire” l’imminenza della prossima grande guerra che avrebbe devastato l’Europa. Tutto sembra confermare che il male si sarebbe scatenato di nuovo, indipendentemente dalla natura che gli viene attribuita: divina o puramente umana, dunque, non sorprende che venga ritratto come una minaccia inquietante sullo sfondo (anche se, forse, un po’ troppo insistentemente). Il film passa così dall’intimo al globale, sottolineando che tutto è collegato e che non esiste un solo modo giusto di capire le cose: siamo esseri intricati in un mondo intricato che abbiamo creato a nostra immagine e somiglianza.

Freud – L’Ultima Analisi
2.5

Sommario

Pur contando su interpretazioni notevoli e un soggetto intrigante, Freud – L’ultima analisi si perde nell’intreccio di troppe trame parallele.

Agnese Albertini
Agnese Albertini
Nata nel 1999, Agnese Albertini è redattrice e critica cinematografica per i siti CinemaSerieTv.it, ScreenWorld.it e Cinefilos.it. Nel 2022 ha conseguito la laurea triennale in Lingue e Letterature straniere presso l'Università di Bologna e, parallelamente, ha iniziato il suo percorso nell'ambito del giornalismo web, dedicandosi sia alla stesura di articoli di vario tipo e news che alla creazione di contenuti per i social e ad interviste in lingua inglese. Collaboratrice del canale youtube Antonio Cianci Il RaccattaFilm, con cui conduce varie rubriche e live streaming, è ospite ricorrente della rubrica Settima Arte di RTL 102.5 News.

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