La nave sepolta, la recensione del film con Ralph Fiennes

Conservazione e distruzione, cultura e barbarie. Il valore dell'arte e della memoria nel dramma storico di Simon Stone.

La nave sepolta film 2021

Simon Stone, acclamato regista teatrale australiano –  nonostante la sua giovane età ha già portato in scena opere tratte da Ibsen e Brecht, Strindberg e Garcia Lorca – al suo secondo lavoro cinematografico dopo il debutto con The Daughter, anch’esso adattamento da Ibsen, con Geoffrey Rush e Sam Neill, presentato alle Giornate degli Autori a Venezia 72 nel 2015, arriva ora su Netfilx con il suo La nave sepolta – titolo originale The dig, lo scavo. 

 

La storia vera alla base de La nave sepolta

Il film, tratto da una storia vera e basato sul romanzo omonimo di John Preston, ricostruisce le vicende che ruotano attorno alla storica scoperta archeologica degli scavi di Sutton Hoo, ovvero il rinvenimento di una serie di monumenti funerari risalenti ad epoca anglosassone, dunque databili VI- VII secolo d. C., nella contea del Suffolk, il principale dei quali costituito da un’intera nave e destinato ad ospitare la sepoltura di un re, con relativo pregiatissimo corredo funerario.  

La trama de La nave sepolta

Suffolk, Inghilterra, 1939. L’archeologo autodidatta Basil Brown, Ralph Fiennes, viene contattato dalla giovane vedova Edith Pretty, Carey Mulligan, per condurre uno scavo archeologico nelle sue terre. È infatti convinta che nel sottosuolo vi siano dei reperti di epoca vichinga, di cui però il museo della piccola cittadina di Sutton Hoo non intende occuparsi, visto che l’Inghilterra potrebbe presto prendere parte alla Seconda Guerra Mondiale e ciò bloccherebbe qualsiasi tipo di lavoro. Brown accetta e dopo un primo ritrovamento che conferma la presenza di reperti, prosegue lo scavo, arrivando ad una scoperta sensazionale: un monumento funebre costituito da una nave di epoca anglosassone con annesso corredo funerario. A questo punto però, la scoperta ha già attirato l’attenzione del British Museum, che si è precipitato sul posto con una squadra per assumere la direzione dei lavori, non accettando che questa sia affidata a un seppur esperto autodidatta come Brown.  Man mano che lo scavo procede, dunque, diventa sempre più un’opera collettiva e dall’alto valore simbolico. Il sito si anima di uomini e donne impegnati in una corsa contro il tempo per preservare bellezza, cultura, arte e memoria in un mondo dove la furia cieca della guerra sta per portare distruzione. 

la nave sepolta recensioneUn cast stellare made in UK per il racconto corale de La nave sepolta

Per portare sullo schermo la storia di uno degli scavi più prestigiosi dell’archeologia britannica, Stone non può non affidarsi a un cast di attori in massima parte provenienti dal Regno Unito, che ben si accordano con la dettagliata ricostruzione d’epoca – i costumi sono di Alice Babidge e con gli splendidi panorami della campagna inglese, qui ben resi dalla fotografia di  Mike Eley. È così che mette insieme stelle del calibro di Ralph Fiennes – della cui lunga e fruttuosa carriera si possono citare Schindler’s List, Il paziente inglese, Grand Budapest Hotel, ma anche Harry Potter e il calice di fuoco, Harry Pottere e l’ordine della Fenice – e Carey Mulligan  Shame, il grande Gatsby, Suffragette. I due interpreti sanno dar vita ai protagonisti lavorando con cura e misura sulle sfumature del rapporto di vicinanza tra due spiriti profondamente inquieti, segnati da malattia e morte, ma anche animati da una grande passione comune per l’archeologia, l’arte e la cultura.

Stone sceglie però abilmente anche i comprimari nelle loro varie caratterizzazioni e ciò gli consente di rendere il racconto davvero corale e ricco di temi e filoni narrativi che si fondono e lo fanno apprezzare a più livelli. Tra gli esperti del British Museum spiccano il direttore dei lavori Charles Phillips, interpretato da Ken Stott (Lo Hobbit, Casanova, ma anche La guerra di Charlie Wilson, Le cronache di Narnia – Il principe Caspian) e i coniugi Piggott, interpretati da Lily James (Downtown Abbey, Cenerentola di Kenneth Branagh, L’ora più buia) e Ben Chaplin (Quel che resta del giorno, La sottile linea rossa, Dorian Gray, Snowden). La loro relazione è travagliata e introduce l’elemento dell’omosessualità trattandolo in modo non stereotipato e assai moderno. L’arrivo di Rory Lomax, Jhonny Flynn (Sils Maria, Emma, Stardust), cugino della signora Pretty, fotografo che si offre di raccontare per immagini i lavori di scavo in attesa di arruolarsi nell’aeronautica, metterà definitivamente in crisi il rapporto. A completare un cast affiatato e di spessore, che sostiene il film, Monica Dolan, che interpreta la moglie di Brown, James Dryden e Robert Wilfort.

La nave sepolta, dramma poetico ma non stucchevole, tra impegno e sentimenti

Stone fonde i due elementi che ritiene fondamentali in una storia. Sceglie un contenuto “politico”, il tema della guerra, della distruzione che essa porta con sé, contrapposta al valore fondamentale della cultura, dell’arte e della storia per il futuro sviluppo dell’umanità e dunque al valore della conservazione. Riesce però a coinvolgervi il pubblico con scene d’impatto dall’alto valore simbolico, come quella assai suggestiva in cui Brown resta sepolto sotto il suo stesso scavo e ne viene estratto scavando a mani nude. È quanto di più efficace per veicolare l’idea dell’abnegazione di un uomo che è tutt’uno col suo lavoro, di un uomo che fin dall’infanzia vive per l’archeologia e di un paesino di anime che, sia pur incolte, non si tirano indietro e collaborano con lui. Ciò introduce poi all’altro tema politico, quello della rivalità e dello snobismo di una grande istituzione museale come il British Museum, che stenta ad accettare di collaborare con Brown e ancor più a riconoscere il valore del suo lavoro e delle sue conoscenze, solo perché questi non fa parte dell’ambiente accademico.

Il regista australiano, però, non perde di vista la necessità di coinvolgere anche il pubblico più distante dalle tematiche fin qui descritte. Perciò introduce altri filoni nell’assetto narrativo, grazie al solido contributo della sceneggiatrice Moira Buffini, anche drammaturga, regista e attrice teatrale – già sceneggiatrice di Tamara Drew, come del Jane Eyre diretto da Cary Fukunaga. Non tralascia sfumature romantiche e più in generale si dedica a quella che è l’altra sua passione: l’esplorazione dell’interiorità e delle relazioni umane. È così che si inquadrano il rapporto fra Brown e il giovane Robert Pretty, Archie Barnes, orfano di padre, o quello fra il protagonista e la sua committente, signora Pretty, o ancora quello con la moglie May, oltre al filone più propriamente romantico, che coinvolge la giovane archeologa Peggy Piggott e il fotografo Rory. Il regista ama i toni pacati e realistici, dialoghi che rivelano uno spirito disincantato e concreto, riuscendo per lo più a tenersi lontano da stereotipi e retorica. Vira invece verso un approccio poetico e forse pecca di virtuosismo, quando sceglie di proporre dialoghi asincroni rispetto all’azione dei personaggi, mentre si concentra sulle loro espressioni o sugli sguardi che si scambiano.  

La nave sepolta è senz’altro un film che merita la visione – e meriterebbe anche il grande schermo – mostrando le qualità di un regista giovane ma di talento, accurato, che riesce a unire poesia e realismo, impegno e interiorità e ricorda a chi guarda che la cultura è memoria, è storia e allo stesso tempo, lavoro e fatica. Da lì si riparte per costruire il futuro dopo i momenti più bui.

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Scilla Santoro
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Scilla Santoro
Giornalista pubblicista e insegnate, collabora con Cinefilos.it dal 2010. E' appassionata di cinema, soprattutto italiano ed europeo. Ha scritto anche di cronaca, ambiente, sport, musica. Tra le sue altre passioni, la musica (rock e pop), la pittura e l'arte in genere.
la-nave-sepolta-la-recensione-del-film-con-ralph-fiennesLa nave sepolta è senz'altro un film che merita la visione – e meriterebbe anche il grande schermo – mostrando le qualità di un regista giovane ma di talento, accurato, che riesce a unire poesia e realismo, impegno e interiorità e ricorda a chi guarda che la cultura è memoria, è storia e allo stesso tempo, lavoro e fatica. Da lì si riparte per costruire il futuro dopo i momenti più bui.