Maraviglioso Boccaccio: recensione del film di Paolo e Vittorio Taviani

Maraviglioso Boccaccio

Dopo Cesare deve morire, straordinario successo di pubblico e critica, che tre anni fa fece incetta di premi i fratelli Paolo e Vittorio Taviani tornano nelle sale cinematografiche con Maraviglioso Boccaccio.

 

Maraviglioso Boccaccio, la trama

Liberamente ispirato al Decameron, il film riprende la struttura dell’opera bocaccesca, selezionando cinque novelle che hanno in comune il tema dell’amore. In realtà i fratelli Taviani hanno intelligentemente alternato novelle amorose e dal finale anche drammatico, come raccontato nella triste vicenda di Ghismunda (Kasia Smutniak) e Guiscardo (Michele Riondino), con altre molto divertenti e leggere che hanno il merito di bilanciare una narrazione che altrimenti rischiava di cadere in un eccessivo cupismo e melanconismo.

Ci si commuove e si ride, anche di gusto, come nel caso del povero Calandrino, interpretato da un’ottimo Kim Rossi Stuart, sbeffeggiato e ingannato dai terribili guasconi Bruno e Buffalmacco (Simone Ciampi e Lino Guanciale), oppure come nella novella che ha come protagonista la terribile badessa Usimbalda (Paola Cortellesi), severa e “integerrima” madre superiora di un convento di clausura un po’ troppo aperto. Chiude la cinquina di novelle la più triste, romantica ed intensa delle storie scelte, quella in cui passa il messaggio più forte e diretto: l’amore ha una forza tale, se vero e sincero, che nulla o nessuno può interoporsi tra lui ed il suo naturale compimento, così come dimostrerà il povero falconiere Federico degli Alberighi pronto a tutto, ma proprio a tutto, pur di conquistare la sua bella Giovanna (Jasmine Trinca).

Maraviglioso Boccaccio recensione

Tra ironia e commozione

In Maraviglioso Boccaccio Firenze, metà Trecento. La peste sta decimando da settimane la popolazione senza risparmiare nessuno. Tra i cadaveri ammassati su macabri carretti si aggira terrotizzato un gruppo di giovani amici che decide di lasciare Firenze per rifugiarsi tra i colli. Costumi impeccabili, ricostruzioni sceniche curate nel dettaglio e meravigliosi contesti scenografici che ci permettono di ammirare le meraviglie del nostro centro Italia dove ci si sposta tra Toscana e Lazio, tra le colline di Scandicci ed i castelli del Montalcino o Bassano Romano.

Il cast artistico è indubbiamente importante, molti i nomi noti del cinema italiano contemporaneo tra cui citiamo la sempre affascinante Jasmine Trinca, la bellissima Kasia Smutniak o la simpaticissima Paola Cortellesi così come un redivivo e sorprendente Lello Arena, nei panni del terribile Tancredi, padre geloso e possessivo, Riccardo Scamarcio e soprattutto Kim Rossi Stuart a cui va la nostra personalissima palma del migliore per la sua interpretazione di Calandrino. Un’interpretazione carica di auto-ironia mista ad una cupa e sinistra demenza che sarà solo il preannuncio dell’inquietante finale; la riprova di quanto questo attore, qui spogliatosi dai panni del bello e tenebroso per indossare quelli del tardo e rozzo aiutante di bottega, abbia raggiunto una straordinaria maturità artistica.

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