Reading Lolita in Tehran: recensione del film con Golshifteh Farahani – #RoFF19

Il film, adattamento dell'omonimo romanzo di Azar Nafisi, ci parla di eventi passati il cui impatto è però quantomai evidente anche sul nostro presente.

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Nel 1979, a seguito di una violenta rivoluzione, l’Iran cessa di essere una monarchia per diventare una Repubblica. Nel 2003, la scrittrice e docente di letteratura inglese Azar Nafisi dà alle stampe il romanzo autobiografico Leggere Lolita a Tehran, nel quale ripercorre quei primi delicati anni della nuova forma di governo del suo Paese, che per un momento sembrò davvero essere sul punto di grandi cambiamenti in meglio. Di questo suo scritto, tradotto in 32 lingue e affermatosi come un bestseller dal grande impatto, si ha oggi il film Reading Lolita in Tehran, diretto da Eran Riklis.

 

Il regista israeliano di film come Finale di coppa (1991), La sposa siriana (2004) e Il responsabile delle risorse umane (2010), adatta dunque per il grande schermo un’opera particolarmente brillante nel modo in cui accosta classici della letteratura ad un contesto sociale particolarmente agitato come quello dell’Iran degli anni Ottanta, ritrovando in esso quegli stessi temi che animano i romanzi di cui si parla. Il film ha però anche il pregio di ribadire la continua attualità di quei discorsi già presenti oltre quarant’anni fa e che anzi oggi più che mai sembrano ripresentarsi con forza alla nostra attenzione.

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La trama di Reading Lolita in Tehran

Azar Nafisi (Golshifteh Farahani), ex professoressa dell’Università di Teheran, riunisce segretamente sette delle sue studentesse più impegnate per leggere dei classici occidentali. Mentre i fondamentalisti prendono il controllo, le donne tolgono il velo, parlano delle loro intime speranze, amori e delusioni, della loro femminilità e delle delusioni, della loro femminilità e della loro ricerca di un posto in una società società sempre più oppressiva. Leggendo Lolita a Teheran, celebrano il potere liberatorio della letteratura celebrano il potere liberatorio della letteratura nell’Iran rivoluzionario e formano il loro futuro.

Golshifteh Farahani in Reading Lolita in Tehran
Golshifteh Farahani in Reading Lolita in Tehran. Foto di Marie Gioanni.

Quattro romanzi per raccontare Tehran

Quattro parti compongono il film, proprio come quelle che dividono il romanzo di Nafisi: Il grande Gatsby, Lolita, Daisy Miller e Orgoglio e pregiudizio. Ognuna di essere rappresenta lo stato della figura femminile all’interno della Repubblica Islamica dell’Iran. Quello che sembrava dovesse essere il principio di grandi speranze, per cui molti espatriatri decisero di tornare nella loro terra di origine, si rivela ben presto come un sogno infranto, proprio come quello di Gatsby di poter amare ed essere amato da Daisy. È però in particolare la fine della speranza per le donne iraniane di poter godere di quelle libertà fino a quel momento negate e che continueranno dunque ad esserlo.

A partire da qui si assiste dunque alla dolorosa presa di consapevolezza che le cose non cambieranno, ma anzi potrebbero anche peggiorare. Ma Azar Nafisi – interpretata da Golshifteh Farahani, attrice vista in Paterson e Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar – ha ormai conosciuto l’Occidente, i suoi costumi e soprattutto la sua letteratura. Non è dunque disposta a sottostare a quelle rigide imposizioni che di fatto le negano ogni personalità e diritto di espressione. Prima che sia troppo tardi, attraverso quei romanzi proibiti riesce anche a toccare la mente di sette studentesse, aprendo così loro una strada verso la ricerca di un’indipendenza altrimenti negata.

Azar diventa dunque una mentore per loro, richiamando alla memoria figure emblematiche come il John Keating di Robin Williams in L’attimo fuggente o la Katherine Ann Watson di Julia Roberts in Mona Lisa Smile. Insegnanti che riescono davvero a fare la differenza, con la particolarità che tra queste la vicenda relativa a Nafisi è realmente avvenuta ed ha dunque un peso che va oltre il film, specialmente per via del fatto che – come già accennato – costringe a confrontarsi con una serie di dinamiche che con gli attuali conflitti sono tornate sulla bocca di tutti, specialmente per quanto riguarda i diritti delle donne e il loro incerto futuro.

Mina Kavani in Reading Lolita in Tehran
Mina Kavani in Reading Lolita in Tehran. Foto di Eitan Riklis.

Golshifteh Farahani sorregge il film sulle sue spalle

Nel film vediamo dunque alternarsi gli incontri di questo gruppo di donne e le situazioni con cui quotidianamente devono scontrarsi. È in realtà proprio qui che si ritrova il principale limite del film, che non bilancia adeguatamente questi personaggi finendo per il favorirne alcuni anziché altri. Di alcune delle donne che partecipano agli incontri segreti organizzati da Azar sappiamo solo quello che viene detto durante di essi, mentre di altre riusciamo ad avere anche qualche scorcio della loro vita al di fuori di tale contesto. Se da una parte ciò può spiegarsi con la volontà di non spezzare il racconto attraverso troppi punti di vista, dall’altro non permette di entrare davvero in sintonia con queste donne.

In generale, infatti, il film affronta forse con un po’ troppo timore questa materia narrativa, rendendo sì chiara l’orribile situazione a cui le donne iraniane sono costrette, ma senza farcela provare per davvero, se non in alcuni precisi momenti. Lo stesso rapporto tra Azar e le sue sette allieve avrebbe probabilmente meritato un maggior approfondimento, che permettesse di ricevere dalle loro interazioni ciò che occorre sapere di ciò che avviene nel mondo esterno. Pur al netto di questi limiti, però, Reading Lolita in Tehran risulta un film in grado di arrivare a propri obiettivi, che seppur smorzati da quanto poc’anzi riportato, trova nei toni scelti e soprattutto nel volto di Golshifteh Farahani la sua forza.

Reading Lolita in Tehran
2.5

Sommario

Adattamento dell’omonimo romanzo, Reading Lolita in Tehran propone un racconto che pur svolgendosi nel passato ci consegna temi e scenari che purtroppo sono sopravvissuti fino ai nostri giorni. Nel ricostruire le drammatiche dinamiche di un Iran che sopprime la libertà delle sue donne, il film manca di approfondire le relazioni tra le principali protagoniste, limitando così il coinvolgimento emotivo. I toni scelti dal regista e l’interpretazione di Golshifteh Farahani sorreggono però un film che riesco così a raggiungere i propri obiettivi, invitandoci a riflettere su quanto proposto.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.

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