I centri di detenzione nascondono in tutto il mondo delle realtà parallele, in cui sembrano vigere regole diverse, in cui spesso è la forza ad avere la meglio. Questo è un tema che merita certamente l’attenzione del pubblico e viene presentato con tutta la sua crudezza in Sons (titolo originale Vogter). La pellicola, presentata e candidata per l’orso d’oro al Festival del cinema di Berlino, porta alla luce la quotidianità di una prigione danese, tra conflitti di potere tra detenuti e polizia penitenziaria.
Sons, diretto da Gustav Möller (il colpevole-The guilty, da cui il remake di Netflix The guilty), presenta nel cast alcune figure già note nel panorama cinematografico internazionale. Tutto il film ruota intorno a Eva, guardia interpretata da Sidse Babett Knudsen (Westworld, Inferno), e Mikkel, uno dei detenuti interpretato da Sebastian Bull. Sons, presentato ai Firebirds awards nel Hong Kong film festival, è uscito vincitore nella categoria Cinema Giovani (mondo).
Sons: la vendetta del carceriere
Eva svolge una vita tranquilla e abitudinaria: svolge i suoi turni presso il penitenziario in cui lavora, in un padiglione in cui si trovano detenuti con reati minori, cerca di rendere la vita dei carcerati più normale possibile, favorendone la riabilitazione. Poco sa lo spettatore della sua vita al di fuori del carcere, finché dei nuovi detenuti vengono trasferiti nel penitenziario dove lavora. Uno nello specifico colpisce l’attenzione di Eva: si tratta di Mikkel, il responsabile della morte del figlio, Simon. Mikkel aveva brutalmente assassinato il ragazzo mentre si trovavano entrambi detenuti in un altro carcere.
La rabbia e la sete di vendetta guidano Eva a chiedere il trasferimento nel padiglione in cui si trova Mikkel, quello dedicato ai detenuti di massima sicurezza. Qui inizia un gioco di giustizia perversa da parte di Eva contro il detenuto. Ogni azione però non sembra soddisfare Eva, la quale non trova nella sofferenza di Mikkel nessun vero sollievo dalla sua perdita. Dopo un culmine a questo climax di violenza, Eva sembra credere, sperare in una possibile riabilitazione di Mikkel, finendo però con lo sbagliarsi.
Sons: poliziotto o criminale?
“Quando avevo la tua età, i preti ci dicevano che potevamo diventare poliziotti o criminali. Oggi quello che ti dico io è questo: quando hai davanti una pistola carica, qual è la differenza?”
Questa celebre citazione del film The departed: il bene e il male permette di riflettere sulla contrapposizione, talvolta troppo marcata, tra la polizia, rappresentante nobili valori di giustizia e ordine, e i detenuti, simbolo di criminalità e violenza. Pian piano che si procede con la narrazione, però, in Sons questa differenza tende ad affievolirsi sempre di più.
Mikkel, da pericoloso assassino quale è, diventa quasi una vittima nelle mani di Eva, la quale pur di vendicare la morte del figlio porta avanti una strategia di veri e propri “dispetti” nei confronti del detenuti, passando dal sputargli nel cibo, a non garantirgli l’uso del bagno, per culminare nella brutale violenza.
Eva si lascia pervadere totalmente dalla rabbia nei confronti di Mikkel, dimostrando una ferocia e un disprezzo non indifferenti. Ma proprio le prime scene mostrano come la donna non sia di per se una persona violenta e spregevole. Proprio per questo motivo, dopo un culmine di violenza, Eva sembra cambiare totalmente il proprio atteggiamento nei confronti di Mikkel, sia per le minacce di sporgere denuncia ma forse anche per un sentimento di vergogna. In fin dei conti, anche Mikkel è un giovane come lo era suo figlio, e può essere meritevole di una nuova possibilità dalla vita.
La prigione: da punizione a riabilitazione
Fin dal Panopticon dell’utilitarista inglese Jeremy Bentham nel XVIII secolo, la prigione è stata ipotizzata dai filosofi e realizzata negli stati democratici come un luogo di riabilitazione, non solo di detenzione. I paesi del nord Europa sono notoriamente conosciuti per l’alto livello di risocializzazione e servizi che vengono garantiti nelle carceri, e ciò viene facilmente dedotto anche in Sons, nella prima parte del film in cui Eva si trova in un settore con detenuti condannati per reati meno gravi. Si vede come tutti vengano trattati quasi alla pari, come gli venga garantito di girare liberamente fuori dalle loro celle durante il giorno, e come questi possano svolgere lavori o corsi vari, come quello di yoga tenuto da Eva. Quest’ultima infatti sembra credere molto nel reindirizzare e rieducare i detenuti, creando un rapporto molto stretto con i ragazzi della sua sezione e cercando anche a seguire di salvare Mikkel.
Diverso è certamente il caso della sezione con i detenuti più gravi: qui la polizia stessa si comporta in maniera più dura e severa, ricorrendo a brutali costrizioni come l’uso cinghie e costrizioni fisiche. Sons si afferma come una pellicola molto efficace nel presentare una realtà non sempre ben nota, e lo fa in maniera talvolta cruda e diretta.
Sons
Sommario
Sons si afferma come una pellicola molto efficace nel presentare una realtà non sempre ben nota, e lo fa in maniera talvolta cruda e diretta.