The Greatest Showman: recensione del film con Hugh Jackman

The Greatest Showman recensione film

Dopo una lunga lavorazione – otto anni – arriva al cinema il musical ispirato alla vita di P. T. Barnum, fondatore dell’omonimo circo statunitense, imprenditore e intrattenitore che per primo concepì lo show-business in senso moderno. The Greatest Showman, distribuito dalla 20th Century Fox, è stato fortemente voluto dall’attore australiano Hugh Jackman, interprete nel ruolo di Barnum, che ha proposto lo script di Jenny Bicks e Bill Condon al regista Michael Gracey, suo conterraneo.

 

Poco, però, lega questo musical all’estro visionario di un altro australiano, Baz Lhurman, e al suo Moulin Rouge. Il film è infatti un’operazione molto più mainstream e patinata. Viaggia sull’onda del successo di La La Land, offrendo tutto ciò che ci si aspetta da una favola natalizia pop, prevedibile e rassicurante.

Phineas T. Barnum (Hugh Jackman) è figlio di un umile sarto nell’America dell’Ottocento. Sogna un mondo pieno di colori, dove avere successo e pubblico ai suoi piedi, e poter sposare Charity (Michelle Williams), facendosi accettare dall’aristocratica famiglia di lei, che lo bistratta. L’amore spinge Charity a seguirlo e incoraggiarlo nella strada verso il successo. Dopo un primo tentativo, Phineas sa che non bastano le sue doti d’intrattenitore ad attrarre il pubblico. Chiama così ad esibirsi nei suoi show quelli che definisce “diversi” con le loro “stranezze” e che altri chiamerebbero “fenomeni da baraccone” (freaks): la donna barbuta, l’uomo altissimo, il nano, l’uomo tatuato, una coppia di trapezisti di colore. Emarginati e disprezzati dai più, che lui tratta invece con umanità e dignità. Nasce così il Barnum Circus, che attira un pubblico sempre crescente, nonostante i detrattori e le pessime critiche sui giornali. Quando, con l’aiuto del giovane Phillip Carlyle (Zac Efron) e della cantante svedese Jenny Lind (Rebecca Ferguson), Barnum intercetta anche il pubblico più snob, è travolto da un successo senza precedenti.

The Greatest Showman

Siamo nel territorio del musical più classico: ben orchestrato, pieno di colori saturi e acrobazie, proprio come il circo. Lo show di Barnum è messo in scena in tutta la sua grandiosità e magniloquenza. Coreografie accattivanti e spesso complesse, brani ben costruiti da Benj Pasek e Justin Paul – autori dei testi di La La Landin pieno stile pop, pronti a diventare hit, come This is me nell’energica interpretazione di Keala Settle (Lettie, la donna barbuta), con musiche di John Debney. Hugh Jackman in prima fila mostra buone doti non solo attoriali, ma di cantante, ballerino e showman. Anche Zac Efron, Zendaya (la trapezista Anne) e gli altri “strani amici” si destreggiano bene nella parte musicale.

C’è poi il lato romantico, la favola: il sogno di un’altra vita e di un amore che sembra impossibile. Entrambi si realizzano con fatica, abnegazione e ottimismo, grazie a degli emarginati come e più di Barnum, e ad una donna fedele e paziente (Michelle Williams però non brilla). Così il film diventa un inno alla diversità, la loro rivincita, la celebrazione dei buoni sentimenti e di Barnum stesso, uomo che insegue la fama, ma per cui la famiglia è ciò che più conta. Il protagonista diventa il simbolo dell’etica americana del duro lavoro, che porta al successo e consente la scalata sociale, precorre e incarna il motto disneyano: “Se puoi sognarlo, puoi farlo”. Questo trionfo di buoni sentimenti è però eccessivamente retorico e di maniera.

The Greatest Showman è dunque una bella confezione natalizia, un regalo per bambini e famiglie che tiene insieme intrattenimento e morale, ma finisce per trascurare l’autenticità che fa vibrare il pubblico. Le interpretazioni del cast lo rivelano, eccezion fatta per Jackman e Ferguson, abili nel dare calore e umanità ai loro personaggi, capaci di non farsi “raffreddare” dalla costruzione magniloquente e patinata che si muove loro attorno.

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Scilla Santoro
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Scilla Santoro
Giornalista pubblicista e insegnate, collabora con Cinefilos.it dal 2010. E' appassionata di cinema, soprattutto italiano ed europeo. Ha scritto anche di cronaca, ambiente, sport, musica. Tra le sue altre passioni, la musica (rock e pop), la pittura e l'arte in genere.
the-greatest-showmanThe Greatest Showman è dunque una bella confezione natalizia, un regalo per bambini e famiglie che tiene insieme intrattenimento e morale, ma finisce per trascurare l'autenticità che fa vibrare il pubblico. Le interpretazioni del cast lo rivelano, eccezion fatta per Jackman e Ferguson, abili nel dare calore e umanità ai loro personaggi, capaci di non farsi “raffreddare” dalla costruzione magniloquente e patinata che si muove loro attorno.