Wonka: recensione del film con Timothée Chalamet

Paul King propone la sua versione di un classico, con Timothée Chalamet.

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Jaap Buittendijk - © 2023 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

Come ogni Natale, è tempo di storie per i più piccoli. Quest’anno arriva l’atteso Wonka di Paul King, il prequel di una favola messa su carta nel 1964 da Roald Dahl, che divenne un famosissimo romanzo, e diede vita poi a due film: Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato di Mel Stewart, che usciva nel 1971, protagonista Gene Wilder nei panni del fabbricante di cioccolato, e La fabbrica di cioccolato di Tim Burton, targata 2005, con Johnny Depp a interpretare il protagonista. Oggi, nei panni del cioccolataio più amato dai bambini c’è Timothée Chalamet, in una versione spiccatamente musical, in cui trionfano i buoni sentimenti, incentrata sulle prime avventure del giovane Willy.

 

Gli inizi di Willy Wonka

Willy, Timothée Chalamet, è un ragazzo che ha perso la madre, Sally Hawkins, ammalatasi quando lui era bambino. Da lei ha imparato l’amore per il cioccolato e le tecniche per lavorarlo. Arriva in una nuova città con l’idea di aprire la sua cioccolateria, ma la cosa non è così semplice. Ha con sé solo qualche spicciolo e rimane vittima di un raggiro che lo porta a lavorare per la malvagia e avida signora Scrubbit, Olivia Colman, per ripagare un debito. Assieme a lui altri malcapitati, tra cui la piccola Noodle, Calah Lane, come lui imprigionati e costretti a lavorare senza sosta. Come fare allora ad uscire di lì e far conoscere in città le sue creazioni di cioccolato? Come farsi strada, se la concorrenza è spietata e anche senza regole? Prodnose, Matt Lucas, Fickelgruber, Matthew Baynton, e Slugworth, Paterson Joseph, vere star del cioccolato, infatti, gli sbarreranno la strada e ci vorrà tutta la sua determinazione, oltre all’aiuto dei suoi nuovi amici, per cercare di mantenere la promessa fatta un giorno alla madre e realizzare il proprio sogno.

Wonka film Sally Hawkins
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Wonka, un prequel per bambini

Paul King sceglie la strada del prequel. Si concentra sulla giovinezza di Willy Wonka e si rivolge prettamente al pubblico dei bambini, non preoccupandosi di coinvolgere anche gli adulti che li accompagnano al cinema. Un’operazione diversa, dunque, dai due film precedenti, dettata certo dalla volontà di non ripetersi, visto che gli antecedenti erano stati entrambi efficaci e di successo. Una scelta, però, portata avanti con scarsa convinzione e scarsa inventiva.

Una versione retorica, edificante e manichea

È così che il film rinuncia a tutta quella parte meno edificante che era propria sia del personaggio di Wonka, cinico e misantropo, soprattutto nella versione di Burton, che dei ragazzi che visitavano la fabbrica, ritratti con sguardo assai poco indulgente in entrambe le versioni e resi umani e realistici proprio attraverso i loro vizi e difetti, come anche i genitori. Era in questi aspetti, così concreti e vividi, che lo spettatore di ogni età poteva riconoscersi facilmente, appassionandosi alla vicenda. C’era, nello spirito del romanzo di Dahl e poi a seguire nelle due versioni cinematografiche citate all’inizio, la volontà di comunicare qualcosa che andasse oltre la bella fiaba. Si può anzi dire che il successo di questa storia, per come la abbiamo finora conosciuta, sia stato determinato proprio dal suo non essere convenzionale o manichea. Nelle mani di Paul King, tutto questo svanisce, in favore di una retorica piuttosto trita sul povero ragazzo che ha perduto la mamma e sogna di rincontrarla, sulla necessità di perseguire i propri sogni finche non si riesce a realizzarli e sull’eterna lotta tra buoni e cattivi.

Wonka film recensione
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Chalamet e Lane non bastano

Volendo cambiare prospettiva e in parte target, occorreva trovare una chiave più interessante e coinvolgente. Il regista, invece, punta tutto su Chalamet, pur espressivo nel volto, sull’aspetto magico dei suoi cioccolatini, dai colori sgargianti e dagli ingredienti surreali, e sulla coprotagonista, Chala Lane: una bambina orfana e disgraziata, una sorta di piccola Cenerentola che, il pubblico ne può star certo, troverà il suo riscatto. Il personaggio di Willy non brilla a livello di scrittura. La sceneggiatura, dello stesso Paul King con Simon Farnaby, è il tallone d’Achille per il film. Non vi sono colpi di scena che stupiscano, la trama è molto prevedibile e poco avvincente.

Wonka è un musical che non si apprezza a pieno

Wonka è poi un musical a tutti gli effetti, dunque vi sono canzoni, scritte da Neil Hannon, interpretate dal protagonista e dal resto del cast, che però, occorre dirlo, non si apprezzano a pieno in versione doppiata – così Wonka è stato proposto alla stampa. La colonna sonora è di Joby Talbot. Entrambi gli elementi, però, accompagnano la narrazione in maniera piatta e stanca, salvo la canzone degli Oompa Loompa, che obiettivamente, rimane in testa dopo la visione. Le scenografie sono ben fatte: la ricostruzione della città, come anche la fotografia, assieme agli effetti visivi. Si veda il contrasto tra i suoi colori spenti e quelli accesi e sgargianti che contraddistinguono le caramelle o il negozio di Wonka.

Wonka Olivia Colman
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Il cast di Wonka

Una menzione va fatta, in questo cast corale, per Hugh Grant nei panni dell’Oompa Loompa che è davvero simpatico, anche perché non perde l’ironia che lo contraddistingue e si eleva un po’ sopra la media della prevedibilità. Anche Rowan Atkinson nei panni di Padre Julius, con le sue facce buffe e Olivia Colman, nei panni della cattivissima signora Scrubbit, arricchiscono il cast. Wonka è un lavoro di intrattenimento molto leggero per i più piccini. È natalizio, sì, ma ci si aspettava di più. Per restare nella metafora del cioccolato, il film di Paul King è un cioccolatino con un bell’incarto, colorato, ma che all’assaggio delude per il suo scarso sapore.

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Scilla Santoro
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Scilla Santoro
Giornalista pubblicista e insegnate, collabora con Cinefilos.it dal 2010. E' appassionata di cinema, soprattutto italiano ed europeo. Ha scritto anche di cronaca, ambiente, sport, musica. Tra le sue altre passioni, la musica (rock e pop), la pittura e l'arte in genere.
wonka-timothee-chalametWonka è un lavoro di intrattenimento molto leggero per i più piccini. È natalizio, sì, ma ci si aspettava di più. Per restare nella metafora del cioccolato, Wonka è un cioccolatino con un bell'incarto, colorato, ma che all'assaggio delude per il suo scarso sapore.