Fuori in 60 secondi: la spiegazione del finale

-

Uscito nel 2000, Fuori in 60 secondi è il remake dell’omonimo cult del 1974 diretto da H.B. “Toby” Halicki, considerato un’opera di riferimento per gli amanti dei film di inseguimenti automobilistici. Diretto da Dominic Sena e prodotto da Jerry Bruckheimer, il nuovo film reinterpreta in chiave spettacolare e adrenalinica la trama originale, arricchendola di star hollywoodiane e di uno stile visivo tipico delle produzioni d’azione di fine anni ’90. Al centro della storia c’è Memphis Raines, interpretato da Nicolas Cage, un ex ladro di auto costretto a tornare in azione per salvare il fratello, con una sfida apparentemente impossibile: rubare 50 automobili in sole 72 ore.

Per Cage, Fuori in 60 secondi ha rappresentato uno dei titoli simbolo della sua fase action, collocandosi accanto a pellicole di grande successo come The Rock (1996) e Con Air (1997), anch’esse prodotte da Bruckheimer. Il ruolo di Memphis gli ha permesso di combinare il fascino del protagonista scapestrato con l’energia fisica richiesta dalle sequenze d’azione, consolidando la sua immagine di star capace di muoversi con disinvoltura tra cinema di genere e interpretazioni più drammatiche. Accanto a lui, un cast di grande richiamo che comprende Angelina Jolie, Robert Duvall, Giovanni Ribisi e Christopher Eccleston.

Il film si inserisce nel filone dei car heist movie, opere che ruotano attorno a colpi spettacolari e inseguimenti mozzafiato, eredi di classici come Bullitt o The Italian Job. Rispetto al film originale, questo remake punta su un ritmo più serrato, una fotografia patinata e una colonna sonora dal taglio moderno, elementi che lo avvicinano ad altri blockbuster di inizio millennio e a saghe come Fast & Furious. Nel resto dell’articolo, analizzeremo nel dettaglio il finale del film, spiegando come si risolve la missione di Memphis, quale destino attende i personaggi principali e quale messaggio emerge al termine della storia.

Fuori in 60 secondi cast
Nicolas Cage in Fuori in 60 secondi © 2000 – Touchstone Pictures

La trama di Fuori in 60 secondi

Protagonista del film è Randall “Memphis” Raines, leggendario ladro di automobili, noto per impiegare solamente 60 secondi per disattivare l’antifurto di qualsiasi vettura. Ormai ritiratosi però dal mercato delle auto rubate, egli cerca ora di condurre una vita tranquilla e lontana da guai. A ritrascinarlo in quella vita frenetica, però, ci pensa il fratello Kip Raines, il quale è a sua volta un aspirante ladro d’auto, privo però del talento del fratello. Questi ha commesso l’errore di aver promesso al gangster Raymond Calitri di rubare per lui ben cinquante auto di lusso. Quando però fallisce nel suo obiettivo, Kip viene fatto rapire dal criminale.

Sarà a questo punto che Randall si vedrà costretto ad entrare nella faccenda, nel tentativo di salvare il fratello. Per far sì che Raymond liberi Kip e consideri annullato il suo debito, Randall deve ora rubare le cinquanta automobili in una sola notte. L’impresa è quantomai complessa, ma il celebre ladro può contare sull’aiuto del suo vecchio mentore Otto Halliwell, sull’istruttore di guida Donny Astricky, sul becchino muto Sphynx e, in particolare, su Sara “Sway” Wayland, l’ex fidanzata di Randall, di professione meccanico. Con la polizia alle calcagna, ha per Randall l’ultima missione, la più importante di sempre, che lo porterà anche a confrontarsi con l’unica auto che non è mai riuscito a rubare.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto di Fuori in 60 secondi, la squadra di Memphis mette in atto il piano per rubare e consegnare le 50 auto richieste a Calitri, iniziando a depositarle al porto. Tuttavia, quando tentano di sottrarre un gruppo di Mercedes, Memphis si accorge che gli agenti Castlebeck e Drycoff li stanno osservando da un furgone di sorveglianza. Abbandonano quindi l’obiettivo e decidono di recuperare le stesse Mercedes già rubate in precedenza dalla banda di Kip, custodite nel deposito giudiziario. Durante l’operazione, un imprevisto comico rallenta i tempi: il cane di Otto ingoia le chiavi elettroniche e devono attendere che le “restituisca”.

Intanto Memphis e Sway riaccendono la loro vecchia attrazione mentre sottraggono una Lamborghini Diablo. I detective, scoprendo la lista dei 50 veicoli scritta con inchiostro UV, concentrano l’attenzione sulla Shelby GT500 “Eleanor”, convinti che sarà l’ultima a essere rubata. Quando il giovane Toby viene ferito durante un inseguimento, la tensione aumenta. Memphis ruba finalmente Eleanor, scatenando un inseguimento spettacolare che culmina in un salto impossibile con l’auto da un carro attrezzi per superare un blocco stradale. Nonostante l’impresa, Memphis arriva da Calitri con dodici minuti di ritardo e con l’auto leggermente danneggiata. Il criminale rifiuta la consegna e ordina di distruggere la Shelby e uccidere Memphis.

Fuori in 60 secondi auto
Nicolas Cage e Angelina Jolie in Fuori in 60 secondi © 2000 – Touchstone Pictures

L’intervento di Kip e Atley con una gru neutralizza gli scagnozzi, permettendo a Memphis di affrontare direttamente Calitri nel suo magazzino. Proprio mentre Castlebeck entra sulla scena, Calitri tenta di sparargli, ma Memphis lo salva spingendolo oltre una ringhiera, uccidendolo. Riconoscente per avergli salvato la vita, Castlebeck decide di lasciarlo libero, ricevendo in cambio l’informazione sul luogo in cui si trovano le auto rubate. La vicenda si chiude con la banda che festeggia con un barbecue: Kip regala a Memphis una vecchia Shelby GT500 da restaurare, soprannominata anch’essa “Eleanor”. Memphis invita Sway a fare un giro, ma la macchina si guasta subito, strappando un sorriso finale allo spettatore.

Il finale di Fuori in 60 secondi rappresenta la perfetta sintesi del tono del film: un mix di adrenalina, ironia e sentimento fraterno. La missione impossibile si conclude non solo con il salvataggio di Kip, ma anche con il riscatto morale di Memphis, che dimostra di non essere semplicemente un ladro esperto, ma un uomo disposto a rischiare tutto per la sua famiglia. La scelta di Castlebeck di lasciarlo andare non è un semplice atto di gratitudine, ma un riconoscimento del fatto che Memphis, pur muovendosi in un contesto criminale, ha agito con un codice d’onore. In questo senso, il finale recupera uno dei temi classici del genere heist: il ladro come antieroe dal cuore buono.

Inoltre, la conclusione mette in evidenza un messaggio centrale del film: la possibilità di un nuovo inizio. Memphis, libero e con una nuova Eleanor da rimettere in sesto, appare pronto a lasciarsi alle spalle il passato criminale, pur mantenendo viva la passione per le auto che lo definisce. Allo stesso tempo, l’ultima scena ironica con l’auto in panne sottolinea che il vero “traguardo” non è la fuga perfetta o il colpo riuscito, ma la ritrovata connessione con le persone che contano. In un’epoca di blockbuster spesso concentrati solo sull’azione, Fuori in 60 secondi ricorda che anche nei motori e nelle corse sfrenate può nascondersi una storia di legami, lealtà e redenzione.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
- Pubblicità -
 

ALTRE STORIE

- Pubblicità -