Woody Allen sul voltafaccia di Timothée Chalamet: “È stata una strategia”

In una lunga intervista concessa al Daily Mail, Woody Allen è tornato a parlare del successo di Un GIorno di Pioggia a New York e del voltafaccia di Timothée Chalamet.

Un Giorno di Pioggia a New York

Nonostante tutti i problemi che ha dovuto affrontare in fase di produzione (inclusa una battaglia legale con Amazon), alla fine Un Giorno di Pioggia a New York, l’ultimo film di Woody Allen, è uscito in diversi paesi europei (Italia inclusa), riscuotendo un ottimo successo e incassando oltre 20 milioni di dollari. Adesso il film si prepara ad essere lanciato sulle piattaforme on demand britanniche, e proprio per tale occasione Allen ha rilasciato una nuova intervista al Daily Mail.

 

Parlando del successo commerciale del film, nonostante tutte le polemiche (legate anche alla vita privata del regista) che lo hanno accompagnato prima e dopo l’uscita, Woody Allen ha spiegato: “Non sento di essere stato ‘vendicato’ perché significherebbe che in qualche modo mi sentivo preoccupato. Non vorrei passare come una persona insensibile, ma non lo ero. Ovviamente so bene di essere oggetto di gossip e di essere al centro di scandali, ma non posso lasciarmi disturbare o anche solo distrarre da queste cose. Continuo a vivere la mia vita. Lavoro. Suono il jazz. Seguo lo sport. Vedo i miei amici. Non ho mai letto nulla di ciò che mi riguarda. Anche perché si tratta di accuse false che sono servite ad inscenare un vero dramma da tabloid.”

In seguito agli ultimi avvenimenti personali che hanno caratterizzato la vita di Allen, numerose star di Hollywood hanno pubblicamente difeso il regista, tra cui Scarlett Johansson, Kate Winslet e anche la sua ex partner ed ex musa Diane Keaton. Altre, come Timothée Chalamet (protagonista – tra l’altro – di Un Giorno di Pioggia a New York), lo hanno invece condannato, specificando di non voler più lavorare con lui.

Woody Allen sul successo di Un Giorno di Pioggia a New York e sul voltafaccia di Timothée Chalamet

A proposito del voltafaccia di Chalamet – che vedremo prossimamente in Dune di Denis Villeneuve – Woody Allen ha ribadito quanto già raccontato nella sua autobiografia “A proposito di niente” (edita in Italia da La nave di Teseo): “Timothée disse a mia sorella che era importante per lui dissociarsi da me perché concorreva all’Oscar con Chiamami Col Tuo Nome. È stata una mossa strategica. Che cosa posso mai fare? Anche se Dylan dicesse di essersi inventata tutto e chiedesse scusa, ci sarebbe comunque qualcuno che continuerebbe a credere alla sua versione. Posso soltanto ignorare tutto e continuare a lavorare ed andare avanti. Sono circondato da persone che conosco da tantissimo tempo. Loro sanno la verità.”

Infine, parlando della sua personalità e del fatto che gran parte del mondo lo “etichetti” come un intellettuale, Allen ha spiegato: “Credo di essere una persona normalissima. Le persone mi hanno sempre visto come un intellettuale, cosa che non sono. Leggo solo fumetti da quando avevo 18 anni. Però ho sempre portato gli occhiali e quando i direttori di casting guardando qualcuno come me, che non sono propriamente un Sylvester Stallone, allora finiscono sempre per affidargli il ruolo del professore. Di conseguenza, tutti pensano che io sia un intellettuale. Funziona così.”

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Ricordiamo che il prossimo film di Woody Allen sarà Rifkin’s Festival, girato in Spagna e realizzato grazie al sostegno della Tripictures. Il film avrà come protagonisti Elena Anaya, Louis Garrel e Gina Gershon, e racconterà la storia di una coppia americana sposata che si reca al San Sebastián Film Festival. La coppia resta folgorata dalla magia del festival e dei film in concorso, oltre che dalla bellezza e dal fascino della Spagna. La donna avrà una relazione con un brillante regista francese, mentre l’uomo si innamorerà di una bellissima donna spagnola del luogo.

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