Lily Gladstone critica i Kansas City Chiefs, “promemoria di ciò che Hollywood ha fatto ai nativi americani”

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La star di Killers of the Flower Moon, Lily Gladstone, ha comprensibilmente deciso di utilizzare la notorietà ottenuta grazie al film per difendere la comunità indigena nella speranza di aprire la strada ad altri attori come lei. Durante una conversazione in occasione dei Virtuosos Awards del Santa Barbara International Film Festival, Gladstone – di origini Siksikaitsitapi e Niimiipuu – ha affrontato il tema delle rappresentazioni e dei riferimenti dannosi agli indiani nei media, citando in particolare i Kansas City Chiefs il giorno prima della loro vittoria al Super Bowl. “Onestamente, si potrebbero ritenere responsabili entrambe le squadre“, dice Gladstone a Variety.

I 49ers si basano sulla corsa all’oro della California, che fu un periodo incredibilmente brutale per gli indiani della California. E poi i Chiefs. Ci sono molti modi in cui si può interpretare il nome ‘chief’. Non è il nome a darmi fastidio. È sentire quel maledetto Tomahawk Chop. Ogni volta, è un forte richiamo a ciò che Hollywood ci ha fatto, perché il Tomahawk Chop si ricollega direttamente ai suoni dei vecchi film western in cui non recitavamo noi stessi, o se lo facevamo, eravamo solo attori di sfondo. È questo “rivendicare” quel suono e dire che è in “onore” e la mercificazione di ciò che siamo come persone. È bello amare il gioco e i propri giocatori, ma fa comunque male”.

Lily Gladstone in Killers of the Flower Moon

Basato sul libro di David Grann del 2017 “Killers of the Flower Moon: The Osage Murders and the Birth of the FBI“, il film diretto da Martin Scorsese racconta la tragica storia vera dei membri della tribù Osage assassinati in circostanze sospette negli anni Venti. Il film stesso ha ricevuto 10 nomination agli Oscar, tra cui miglior film, regia, attrice (Gladstone), attore non protagonista (Robert De Niro), design della produzione (Jack Fisk, Adam Willis), fotografia (Rodrigo Prieto), design dei costumi (Jacqueline West), montaggio (Thelma Schoonmaker), colonna sonora originale (Robbie Robertson postumo) e canzone originale (“Wahzhazhe [A Song for My People]” di Scott George).

La Gladstone è la prima donna nativa americana a ricevere una nomination come miglior attrice agli Academy Awards per il suo ruolo significativo della donna Osage e figura storica Mollie Burkhart nell’epopea di Scorsese. Oltre ad aver vinto il maggior numero di premi della critica in questa stagione, la Gladstone ha vinto anche il Golden Globe come miglior attrice (drammatica) ed è stata nominata per lo Screen Actors Guild Award.

Redazione
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