David Fincher racconta il suo The Killer, “revenge thriller”

David Fincher alla conferenza stampa di The Killer

Il nuovo film di David Fincher, The Killer, è tra i titoli più attesi della Mostra del Cinema di Venezia 2023. Il regista di Fight Club e Zodiac ha raccontato quest’oggi in conferenza stampa il suo nuovo progetto, dalla scelta di Michael Fassbender come “protagonista perfetto”, alla sinergia tra ogni reparto per creare il ritratto perfetto di un killer metodico, apparentemente ineccepibile, che non lascia spazio all’empatia ma di cui, paradossalmente attraverso pochissime parole, scopriremo tanto.

 

The Killer è un film d’azione psicologico neo noir americano diretto da David Fincher da una sceneggiatura di Andrew Kevin Walker, basato sull’omonima serie di graphic novel francese scritta da Alexis “Matz” Nolent e illustrata da Luc Jacamon. Il film è interpretato da Michael Fassbender nel ruolo dell’assassino protagonista, che viene coinvolto in una caccia all’uomo internazionale dopo un colpo andato male. Arliss Howard, Charles Parnell, Kerry O’Malley, Sala Baker, Sophie Charlotte e Tilda Swinton appaiono in ruoli secondari. Sarà distribuito in sale limitate il 27 ottobre 2023, prima di approdare su Netflix il 10 novembre 2023.

The Killer: il codice dell’assassino

David Fincher ha svelato cosa lo ha spinto a creare una versione tanto peculiare di un serial killer: “Ho usato tante altre volte il voice over nei film: mi piace come strumento narrativo ma, in questo caso, ho aggiunto un tassello ulteriore. Mi sono chiesto se quello che ci racconta il personaggio è effettivamente vero. Tramite il voiceover, il killer crea in un qualche modo un suo codice, si impone di non allontanarsene mai, eppure sarà costretto a improvvisare nel corso del film. Quando c’è il voice over, le scene sono molto più rigorose, quando questo manca, cambia lo stile e la fotografia. C’è una scissione tra il suo mantra e il comportamento che deve aggiustare in corso d’opera“.

Michael Fassbender, tra imperturbabilità ed eleganza

Michael Fassbender, interprete duttile, capace di straordinarie azioni fisiche mantenedo sempre compostezza ed eleganza, torna con un ruolo da protagonista in The Killer: “Michael ha un set di skills incredibili, il nostro interprete doveva essere in grado di muoversi dentro uno spazio piccolissimo ma raccontandoci tanto, e Michael è il tipo di attore che riesce a tirare fuori tutte le sfumature necessarie in ogni sequenza“. “Non avevo bisogno di qualcuno che facesse paura anche a livello estetico, ma che sembrasse rigoroso. Non capiamo che quello che ripete ogni giorno è un mantra finchè non arriviamo al secondo omicidio. Pian piano, il mantra viene modificato, interrotto da qualcuno che arriva nella stanza ad esempio. Michael è riuscito a inglobare la totalità dei significati che il killer rappresenta“.

Il sound editing di The Killer

La musica occupa una parte fondamentale nella routine del killer e nella diegesi: “Il mio approccio è stato molto diverso rispetto a Fight Club, soprattutto per quanto riguarda la colonna sonora, il sound editing. Questa volta volevamo sfruttare la lente dell’intimità per entrare nel mondo del killer. Non volevo nemmeno che si sentissero i suoi vocalizzi“. “Gli Smiths sono stati un’aggiunta della post-produzione. Adoravo l’idea che potessimo usare la musica per incanalare le sue ansie o aiutarlo a meditare. La musica è la nostra finestra sulla sua personalità“. Fincher ha inoltre sottolineato come il lavoro di sound design di The Killer sia stato completamente innovativo rispetto alle sue altre produzioni: “Volevo dare un’idea quasi documentartista. In un montaggio normale, non si avvertono quasi i tagli, le immagini sono fluide. Qui, abbiamo voluto sfidare questa estetica rendendo molto più netto l’editing, in modo da aumentare il senso di ansia e disagio“.

Alla domanda se il codice del killer e quello del regista coincidano, Fincher ha risposto: “In un certo senso sì. Hai in entrambi i casi una posta in gioco molto alta, tecnologie avanzate. Così come il killer è maniacale, volevo concepire qualcosa che, nella sua semplicità, fosse mentalmente estenuante per lo spettatore. Tutto dipende da come scegli di raccontare un punto di vista e fare immergere lo spettatore nella vicenda“.

- Pubblicità -