Il Giocatore:
Rounders è il film del 1998 diretto da
John Dahl e con protagonisti nel
cast Matt
Damon,
Edward Norton, Martin Landau, John Turturro, Famke
Janssen e John Malkovich.
Anno: 1998
Regia: John
Dahl
Cast: Matt Damon,
Edward Norton, Martin Landau, John Turturro, Gretchen Mol, John
Malkovich, Famke Janssen
La trama del film Il Giocatore: Rounders
Trama: Michael
(Matt
Damon, protagonista “acqua e sapone” perfettamente a
suo agio nella parte) è uno studente newyorkese di
giurisprudenza che ha una passione (o forse un’ossessione
compulsiva) per il poker. È abile, ha fiuto, si sa muovere in mezzo
agli “squali” e sa come spennare per bene i “polli” più
ingenui.
Una sera crede di compiere il colpo
della sua vita vincendo contro il russo Teddy Kgb (John
Malkovich), affiliato della mala, battendolo direttamente
sul suo campo di gioco (il club di sua proprietà); ma il ragazzo
sbaglia i calcoli, forse pecca di Hybris e si abbandona
alla propria arroganza… fatto sta che perde la partita.
30.000$ dollari, i risparmi di una vita, la retta universitaria, e
perfino il suo rapporto con la fidanzata Jo (Gretchen
Mo) ne risente.
L’amico, giocatore e mentore Joey
Knish (John Turturro) gli offre un lavoro serio,
pulito. Per sei mesi Mike esce dal giro, smette di giocare. Ma il
richiamo del tavolo verde è troppo forte, e le mille luci di Las
Vegas semplicemente irresistibili… la situazione si complica
ulteriormente quando esce di prigione l’amico di sempre, il
“fratello” Lester Murphy detto “verme”- nomen omen, come dicevano i
latini- (Edward
Norton), il quale non faticherà troppo a riportarlo
sulla “retta via” del vizio e del gioco…
Analisi: Nel 1998
il regista John Dahl regala alla storia del cinema
un film senza grandi pretese ma con un cast all-stars assolutamente
d’eccezione che riesce a diventare in breve tempo un oggetto di
culto non solo per gli appassionati del genere.
Il Giocatore, il mondo del poker
attraverso gli occhi di un giovane Matt Damon
Il
Giocatore è un film sullo sport? Probabile,
se mescolare un mazzo di carte e calare una mano vincente è uno
sport nazionale. Perché Il Giocatore Rounders
analizza nel profondo il mondo del poker filtrandolo attraverso gli
occhi di un giovane, ma esperto, giocatore (un rounder,
appunto) che sa bene come giocare le carte che il destino gli ha
servito, non senza incontrare numerosi ostacoli sul proprio
cammino.
A suo modo, forse, può anche
raccontare una storia esistenziale, perché Michael ha sempre
respirato e vissuto in quel mondo, lui le regole del gioco non le
ricorda nemmeno più: ormai fanno parte del suo dna, del suo tessuto
umano e personale. E negando la sua vera natura- o “vocazione”, se
preferite- per amore della fidanzatina Jo non raggiungerà la
felicità personale né la piena realizzazione di sé.
Snodandosi tra citazioni dei più
famosi giocatori della storia del poker e partite giocate fino
all’ultimo respiro, il film Il Giocatore risulta,
in definitiva, un pregevole prodotto pronto a soddisfare qualunque
tipo di palato, dall’appassionato pokerista al cinefilo più
incallito fino allo spettatore casuale.
La regia asciutta, mai prolissa, la
trama scarna ed essenziale come i dialoghi ricreano con sapiente
maestria il sottobosco newyorkese popolato da volti pallidi e
stanchi, barbe sfatte dopo sessantaquattro ore di partita, mafiosi
russi, creditori sadici, club fumosi, night-club infimi e bari da
quattro soldi; sembra quasi di ritrovare, in quei vicoli malfamati
illuminati dalle luci artificiali le atmosfere del miglior
Martin Scorsese “nudo e crudo”, e la voce narrante
di Michael che fa da “colonna sonora” alle prime immagini ci
riporta dalle parti del cinema noir, come nei grandi classici della
letteratura hard-boiled.
Nonostante sia una pellicola lenta
e riflessiva, proprio come una partita di poker, dove fino alla
fine si attende il colpo di scena che sovvertirà la partita e
decreterà il vincitore, forse ci regala alcune tra le più belle
interpretazioni degli attori protagonisti: un taciturno
John Malkovich impone la propria presenza sullo
schermo pur pronunciando soltanto una manciata di parole, ma il suo
modo di masticare i biscotti Oreo non lascia spazio
all’immaginazione… Edward Norton è perfetto nel ruolo di verme,
un viscido codardo che risulta, però, agli occhi dello spettatore
come un’irresistibile canaglia; Matt Damon mette in scena in modo credibile e
intenso il dilemma morale e personale che affligge il suo
personaggio: mollare tutto e mettere la testa apposto, oppure
assecondare la propria vera natura?
Come insegna il professor Abe
Petrovsky (interpretato da un convincente Martin
Landau), è difficile non seguire la propria vocazione.
Anche se il gioco potrebbe rivelarsi più pericolo del previsto e si
potrebbe correre il rischio di… restare bruciati.
Sono bastati tre film all’attore
James Dean per entrare
nella storia del cinema come uno dei più importanti interpreti di
sempre. Un talento unico il suo, tragicamente spezzato all’età di
24 anni in seguito ad un incidente d’auto. Tra il 1955 e il 1956
egli si è infatti distinto con le pellicole La valle dell’Eden,
Gioventù bruciata e, in ultimo, Il
gigante. Sono queste le sue uniche volte da
protagonista, dove ha potuto dar prova di tutta la sua intensità e
del suo valore. Il suo ultimo film, diretto da George
Stevens e basato sull’omonimo romanzo di Edna
Ferber, è ancora oggi considerato uno dei più belli della
storia.
Il film è un ritratto epico di una
potente famiglia di allevatori del Texas (il gigante del titolo)
sfidata dai tempi che cambiano e dall’arrivo del grande petrolio.
Allo stesso tempo, è un’opera che riflette sulla società
statunitense, sul razzismo e sull’importanza dei diritti umani. Al
momento della sua uscita in sala fu accolto da pareri critici
estremamente entusiasti, che ne evidenziavano la profondità delle
tematiche e della sua ricca messa in scena. Si rivelò anche un
grande successo di pubblico, arrivando a guadagnare oltre 39
milioni di dollari a fronte di un budget di appena 5.
Candidato a ben nove premi Oscar, ma
vincitore soltanto di quello per la miglior regia, il film è dunque
un’opera imprescindibile per i cinefili e gli appassionati
spettatori. La grandezza de Il gigante è infatti anche
quella di saper apertamente parlare anche al pubblico di oggi.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e
al cast di attori. Infine, si elencheranno anche
le principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Il gigante: la trama del film
La vicenda si svolge nel Texas degli
anni Venti, un’epoca di transizione e di pieno sviluppo per gli
Stati Uniti, sempre più indirizzati verso la modernità. In questo
contesto il barone Bick Benedict sposa la
bellissima Leslie Lynnton e la relega al ruolo di
moglie. La donna deve infatti da subito misurarsi con una serie di
difficoltà all’interno della sua nuova casa, tra cui l’ostilità
della cognata Luz Benedict, ma anche il modo
di pensare locale, estremamente chiuso e patriarcale. Allo stesso
tempo, anche Bick ha i suoi problemi, notando i mutamenti del suo
mondo ma incapace ad adattarvisi per via dei suoi valori ormai
all’antica. Ciò è ben presto causa di crisi economica per la
famiglia.
Tra i braccianti di Bick spica
Jett Rink, il quale si innamora perduta di Leslie,
pur consapevole dell’impossibilità di dare un futuro a quell’amore.
Inaspettatamente, egli si ritrova però ad ereditare un piccolo
terreno che cambierà per sempre le sue sorti. Quel pezzo di terra,
infatti, rivela giacimenti di petrolio che conferiranno al giovane
ricchezza e prestigio inimmaginabili. Ora egli ha la possibilità di
conquistare Leslie e condurla verso una vita felice. Prima, però,
dovrà fare i conti con Bick, il quale non è disposto a vedersi
privato anche della sua donna. La rivalità tra i due avrà così
inizio, destinata a durare per anni.
Il gigante: il cast del film
Ad interpretare il ruolo del
bracciante Jett Rink vi è l’attore James Dean, il
quale desiderava così tanto recitare in questo film da accettare di
lavorare per il minimo salariale. Per interpretare al meglio il suo
ruolo, egli fece in modo che i cowboy locali gli insegnassero come
maneggiare un lazo e il cappello affinché potesse risultare più
realistico nel maneggiarli. Egli decise infatti di calarsi quanto
più possibile nel ruolo, assumendo una serie di atteggiamenti e
movenze tipiche di un uomo di quel periodo. Tale metodo lo portò ad
avere diversi scontri con il regista, il quale però non riuscì a
fargli cambiare atteggiamento. Per la sua intensa interpretazione,
Dean venne candidato ai premi Oscar come miglior attore
protagonista e fu il primo a ricevere tale onore postumo.
Nei panni di Bick Benedict vi è
invece il noto attore Rock Hudson. Questi venne
scelto principalmente per la sua possibilità di risultare
realistico sia come uomo di trent’anni che come sessantenne, come
appare il suo personaggio alla fine del film. Durante le riprese,
però, Hudson non ebbe un buon rapporto con Dean, criticando
anch’egli il suo metodo lavorativo. L’astio tra i due li aiutò a
risultare ancor più realistici nel dar vita a quello dei loro
personaggi. Per il ruolo di Leslie Lynnton, fu infine Hudson a
scegliere l’attrice Elizabeth Taylor. Nel film
sono poi presenti Dennis Hopper nel ruolo di
Jordan Benedict III e Carroll Baker per Luz
Benedict II. L’attrice Mercedes McCambridge è
invece Luz Benedict, sorella di Bick.
Il gigante: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Il
gigante è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 6
aprile alle ore 21:00 sul canale
Warner TV.
Proprio oggi abbiamo riportato la
notizia del ritorno nei cinema Usa del film Il gigante
di ferro in versione rimasterizzata, in
vista di una edizione digital video che verrà presentata al Comic
Con 2015.
Ora Vin Diesel,
attore che doppiava il personaggio, potrebbe aver rivelato una
notizia ancora più interessante: WB starebbe preparando un sequel.
Ecco cosa ha scritto l’attore:
Il gigante di
ferro racconta la storia dell’amicizia che nasce fra
Hogarth, un bambino di 9 anni orfano del padre e un enorme robot di
metallo, piovuto dal cielo in una notte di pioggia. Ciò che era
stato creato per essere un’arma mortale diventa, grazie a questo
profondo legame, umano ed intensamente sensibile, fino a compiere
l’estremo sacrificio per le persone che ama ed in cui crede.
Il gigante di
ferro torna al cinema in versione rimasterizzata. Il
30 settembre e il 4 ottobre l’esordio alla regia di Brad
Bird ritorna nei cinema Usa, in vista di una edizione
digital video che verrà presentata al Comic Con 2015 in corso.
La storia dell’amicizia che nasce
fra Hogarth, un bambino di 9 anni orfano del padre e un enorme
robot di metallo, piovuto dal cielo in una notte di pioggia. Ciò
che era stato creato per essere un’arma mortale diventa, grazie a
questo profondo legame, umano ed intensamente sensibile, fino a
compiere l’estremo sacrificio per le persone che ama ed in cui
crede.
Nella versione originale del 1999,
il gigante robot protagonista era doppiato da Vin
Diesel.
Il gigante di
ferro torna al cinema in versione rimasterizzata. Il
30 settembre e il 4 ottobre l’esordio alla regia di Brad
Bird ritorna nei cinema Usa, in vista di una edizione
digital video che verrà presentata al Comic Con 2015.
La storia dell’amicizia che nasce
fra Hogarth, un bambino di 9 anni orfano del padre e un enorme
robot di metallo, piovuto dal cielo in una notte di pioggia. Ciò
che era stato creato per essere un’arma mortale diventa, grazie a
questo profondo legame, umano ed intensamente sensibile, fino a
compiere l’estremo sacrificio per le persone che ama ed in cui
crede.
Nella versione originale del 1999,
il gigante robot protagonista era doppiato da Vin
Diesel.
Brad Bird sta
promuovendo la versione rimasterizzata del suo esordio alla regia
nonchè uno dei suoi migliori film e trai migliori film d’animazione
della storia del mezzo espressivo, Il Gigante di
Ferro. Ecco le foto della presentazione al Tiff
2015.
Il giardino delle vergini
suicide è uno dei film che ha segnato il cinema di fine
anni ’90, raccontando sentimenti ed emozioni della fascia d’età
adolescenziale, rimanendo un film autoriale, preciso e
rispettoso.
Sofia Coppola,
dopo alcuni corti, ha debuttato alla regia proprio con questo
lungometraggio che ha da subito avuto pareri e critiche positive,
sia per quanto riguardano le tematiche narrate (in quanto la
regista è stata anche sceneggiatrice) sia per le sue innate qualità
registiche.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Il giardino delle vergini suicide.
Il giardino delle vergini suicide
film
1. A Sofia Coppola era
stato consigliato il libro. Sembra che Thurston
Moore della band Sonic Youth abbia suggerito di leggere
Il giardino delle vergini suicide a
Sofia Coppola, prestandole una copia. Dopo averlo
letto, la regista decise di adattarlo in un film.
2. La Coppola non era
l’unica interessata all’adattamento. Dopo aver scritto la
sceneggiatura, Sofia Coppola ci rimase male nel sapere che già
un’altra compagnia stava lavorando ad un adattamento del libro.
Tuttavia, essi non erano contenti del loro lavoro, così lei mostrò
loro il suo lavoro che alla fine venne usato per la realizzazione
del film.
3. Un film per teenager (e
non solo) di qualità. Stando alle dichiarazioni della
regista, sembra che lei abbia voluto realizzare Il giardino
delle vergini suicide perché connessa con i temi affrontati
nell’omonimo romanzo e anche per la volontà di dare vita ad un film
sui teenagers che fosse di qualità, con una buona fotografia e
trattando gli argomenti con il dovuto rispetto.
Il giardino delle vergini suicide
streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere questo
film, è possibile farlo grazie alla sua presenza sulle piattaforme
di streaming digitale legale come Rakuten Tv, Google Play e
iTunes.
Il giardino delle vergini suicide
cast
5. Scarlett Johansson era stata considerata
per un ruolo. Dopo averla vista nel film Manny &
Lo (1996), Sofia Coppola trovò che Scarlett Johansson sarebbe stata perfetta nel
suo film e le offrì un ruolo. Tuttavia, l’attrice considerò la
sceneggiatura troppo intensa e preferì rifiutare l’offerta.
6. Una prova d’attrice per
Kirsten Dunst. Secondo
Kirsten Dust, interpretare il ruolo di Lux Lisbon è
stata una prova attoriale non di poco conto. È proprio grazie al
suo personaggio che la giovane attrice ha potuto dimostrare di
avere tutte le capacità per interpretare un ruolo complesso.
Il giardino delle vergini suicide
libro
7. Il film è l’adattamento
di un romanzo del 1993. In quell’anno venne pubblicato il
romanzo Le vergini suicide, scritto da Jeffrey
Eugenides. Con questo libro, l’autore cerca di raccontare
la vita dei teenager e, attraverso un narratore che si fa portavoce
di un gruppo di ragazzi, viene raccontatala storia delle cinque
sorelle Lisbon a distanza di vent’anni dallo svolgimento degli
eventi.
8. Il romanzo è anche una
fotografia sui legami famigliari. Oltre che analizzare
l’adolescenza vissuta dai protagonisti, il libro di Eugenides prova
a fare una fotografia circa le dinamiche che uniscono una famiglia,
l’evoluzione che può avvenire e le conseguenze dettate da certe
azioni, proponendo un parallelismo con la malattia che colpisce gli
alberi della città.
9. Cinque copie della
stessa ragazza. Se si legge attentamente il romanzo, ci si
può rendere conto come le cinque ragazze non siano altro che punti
di vista e osservazioni di una stessa ragazza, mentre altre volte
ognuna sembra essere completamente diverse dall’altra.
Il giardino delle vergini suicide
frasi
10. Frasi che rimangono
nella memoria. Non sono molti i film che riescono a
rimanere nella memoria collettiva grazie a delle frasi incisive:
tuttavia, questo è stato il caso de Il giardino delle vergini
suicide. Ecco, allora, qualche esempio:
Evidentemente lei, dottore, non è
mai stato una ragazzina di tredici anni… (Cecilia
Lisbon)
Scoprimmo che le ragazze sapevano
tutto di noi e che noi non potevamo capirle affatto.
Quello che abbiamo qui è un
sognatore. Qualcuno completamente fuori dalla realtà (Tim
Weiner)
Nel corso degli anni sono state
dette tante cose sulle ragazze, ma non abbiamo mai trovato una
risposta. In fondo non importava la loro età, né che fossero
ragazze… La sola cosa che contava è che le avevamo amate… e che non
ci hanno sentito chiamarle… e ancora non ci sentono che le
chiamiamo perché escano dalle loro stanze… dove sono entrate per
restare sole per sempre… e dove non troveremo mai i pezzi per
rimetterle insieme.
Il giardino delle
parole, è un film d’animazione giapponese del 2013
prodotto da Comix Wave Films e diretto da Makoto
Shinkai. Il film, ambientato a Tokyo durante la stagione
delle piogge, è incredibilmente fedele alla rappresentazione della
città, che appare verde e luccicante sotto lo scorrere dell’acqua.
Ecco alcune immagini del film in confronto con le rispettive vedute
“dal vero” della città raccolte dal sito Nijipoi. Il risultato è incredibile:
Domenica 7 giugno 1925 un treno
carico di turisti proveniente da Monaco giunge alla stazione di
Genova. A bordo, fra i numerosi passeggeri recalcitanti vi sono
l’attore Miles Mander, il cameraman e barone
Giovanni Ventimiglia, un’anonima attrice di
origine orientale e un giovanissimo regista di cui nessuno conosce
ancora il nome. Il corpulento ragazzetto che guida il gruppo è
nientemeno che il ventiseienne Alfred Hitchcock,
giunto in Italia per dare il primo giro di manovella al film
d’esordio della sua carriera, un dramma amoroso dal titolo
The pleasure garden (edito in italiano
come Il giardino delle delizie ma anche
Il labirinto delle passioni).
Il giovanissimo autore nato a
Leytonstone nel 1899 da una famiglia di fruttivendoli dell’Est End
di Londra, dopo un brevissimo quanto fulminante apprendistato come
grafico e disegnatore dei cartelli per i film muti nel
distaccamento inglese della Famous Player-Lasky (la futura
Paramount), aveva avuto la possibilità di esordire nel suo primo
esperimento di regia, purtroppo naufragato e perduto, con il
cortometraggio Number 13 del 1922, per
poi farsi le ossa con ben due esperienze di co-regia nel 1923 in
altri due cortometraggi, Dillo sempre a tua
moglie e Donna contro
donno, grazie alle quali ebbe modo di incontrare la
montatrice, collaboratrice e futura moglie Alma Reville. Dopo aver
stretto un forte sodalizio con il produttore inglese
Michael Balcon, assieme al regista e mentore
Graham Cutts Hitchcock si era trasferito in
Germania per collaborare alla regia di Il
furfante, realizzato negli studi della UFA, all’epoca
il complesso di teatri di posa più all’avanguardia in Europa.
In seguito ad alcuni screzi con
Cutts sorti durante la collaborazione de Il peccato
della puritana, Balcon, avendo riconosciuto le grandi
e promettenti capacità del giovane Hitchcock decise di affidarlo
agli studi tedeschi della Emelka, dandogli la possibilità di
imparare direttamente dallo stile dei grandi registi tedeschi
dell’espressionismo, primo fra tutti F.W. Muranu, e fu proprio
Balcon che, grazie ad una co-produzione con la Decla Bioschop di
Erich Pommer, diede al giovane regista la possibilità di realizzare
il primo vero film della sua carriera. Scritturando alcune star di
prima grandezza come gli attori Virginia Valli,
Miles Mander e Ferdinad Martini,
grazie alla collaborazione di un cast tecnico di scafati
professionisti e un ottimo soggetto tratto dal romanzo di Oliver
Sandys, Balcon mise in mano ad un esordiente (ma non inesperto)
Hitchcock la possibilità di realizzare un pellicola innovativa
dallo stile tipicamente americano e dunque esportabilissima.
Il film narra la vicenda di Patsy,
una giovane ballerina di cabaret che sposa il soldato di fortuna
Levett, il quale è costretto subito dopo il matrimonio a partire in
missione per le colonie inglesi dei tropici. Passati alcuni anni
durante i quali si viene a sapere che Levett versa in gravi
problemi di salute, Patsy decide di andare a trovarlo e scopre che
il marito è diventato un alcolizzato e si è risposato con
un’indigena del luogo. Durante il tragico finale la giovane amante
tropicale muore suicida affogata e Levett finisce ammazzato da un
colpo di fucile sparato dal dottor Jill, medico della colonia che
ben presto consolerà la povera ed affranta Patsy.
Dopo aver girato molte delle scene
in interni negli stabilimenti dell’Emelka di Monaco,
Hitchcock decise di trasferirsi con una piccola
troupe in Italia, in particolare a Genova dove vennero girate le
inquadrature del varo della nave di Levett, a San Remo dove ebbe
luogo la scena del suicidio in acqua dell’amante indigena e
nientemeno che sulle splendide rive del lago di Como, dove nel
suggestivo paesino di Contesa sul Lario vennero girate le sequenze
della luna di miele dei giovani sposi.
Ma a cominciare da quel fatidico
giorno di novant’anni fa Hitchcock visse un vero e proprio
“battesimo del fuoco” poiché la lavorazione del film in
territorio italiano fu minata da numerose peripezie: il sequestro
della macchina da presa (non dichiarata alla dogana) e dei 3000
metri di pellicola al confine con l’Austria; il furto di oltre
10.000 lire che costrinsero Hitchcock a chiedere un prestito alla
troupe per poter alloggiare in albergo e l’improvvisa ed inattesa
visita sul set delle attrici (non invitate!) Virginia Valli e
Carmelita Geraghty, abituate a vivere lussuosamente e che
rischiarono di prosciugare in un solo giorno l’intero budget del
film in toilette e alloggi a cinque stelle. Malgrado questi
inconvenienti il film venne portato a termine e piacque così tanto
a Balcon da convincerlo ad affidare all’ormai battezzato Hitch la
regia di una nuova produzione dal titolo L’aquila della
montagna (1926), film oggi considerato perduto di cui
rimangono solo alcuni fotogrammi. The pleasure garden pur
essendo un film d’esordio contiene già una serie di temi e
soluzioni artistiche che anticipano di fatto la produzione matura
del maestro del brivido, come ad esempio la presenza del tema del
voyeurismo e i riferimenti metalinguistici all’atto di visione
teatrale nella sequenza di apertura, così come l’ormai famoso
humor che vena l’intera opera del regista, senza
dimenticare un uso sperimentale ed innovativo dei virtuosistici
movimenti di macchina.
Dopo una fugace prima uscita in
Germania il 3 novembre 1925 e un congelamento di oltre due anni
dovuto alla non completa soddisfazione dei distributori, finalmente
il 14 gennaio 1927 la pellicola uscì in Inghilterra, suscitando
giudizi entusiasti da parte del pubblico e dei critici, i quali
elogiavano lo stile innovativo e la bravura del giovane regista e
notavano influssi derivati da Fritz Lang e
D.W.Griffith, tutto questo mentre veniva
proiettato il suo terzo lungometraggio, il primo veramente inglese,
Il pensionate, ultimo atto della così
detta “trilogia d’esordio” che permise in soli tre anni di
far apparire il nome di Hitchcock sulla bocca di tutti i pubblici
del mondo. Dopo oltre tre anni di restauro compito dal British Film
Institute, una nuova versione completa di 90’ minuti è stata
presentata nel 2012 al Festival Lumière, e noi quest’anno
festeggiamo una decade importante che avvicina quest’opera
d’esordio al suo primo secolo di vita, il primo fulgido (e forse
ormai per molti sconosciuto) mattone della carriera di uno dei più
grandi autori della storia del cinema.
Come sarebbe la transizione per
qualcuno con un quoziente emotivo pari a zero se un giorno si
svegliasse e provasse tutte le emozioni contemporaneamente? Beh, è
più o meno la storia di Il giardiniere(The Gardener) di Netflix.
Dopo un incidente d’auto e una grave ferita alla testa, Elmer ha
smesso di provare emozioni. Sua madre, China Jurado, che aveva
perso una gamba nell’incidente, ha imparato ad affrontare il
cambiamento inaspettato e ha insegnato a Elmer a pensare sempre di
essere speciale.
Dall’insegnargli a fingere le
espressioni al ricordargli costantemente che non c’era niente di
sbagliato in lui, China credeva di aver fatto del suo meglio per
offrire a suo figlio una vita di qualità. Ma c’era un tranello:
China usava le condizioni di Elmer per commettere omicidi su
richiesta. Voleva disperatamente comprare la casa in cui era
cresciuta in Messico e per realizzare il suo sogno aveva chiesto
una grossa somma ai suoi clienti. Le cose cambiarono drasticamente
quando Elmer capì gradualmente che poteva provare di nuovo delle
emozioni e si chiese se non fosse più speciale.
Perché China voleva che Elmer
si sottoponesse all’operazione?
Nel corso di Il
giardiniere scoprimmo che Elmer aveva sviluppato
un tumore benigno, che gli aveva fatto provare emozioni per la
prima volta da adulto. Il medico consigliò di operarlo prima che
diventasse cancerogeno, ma Elmer non era sicuro che fosse quello
che voleva. Essendo una persona che non aveva mai provato nulla,
l’amore gli aveva fatto cambiare idea. Pensò che avrebbe preferito
morire giovane e provare cosa significasse essere innamorati
piuttosto che vivere qualche decennio in più da uomo senza cuore.
Ma China non era contenta della decisione di suo figlio,
soprattutto perché la donna di cui si era innamorato era il loro
obiettivo. Il loro cliente aveva offerto loro una grossa somma di
denaro e, dopo questo incarico, China credeva che non avrebbero più
avuto bisogno di uccidere. Ma Elmer si rifiutò di fare del male
alla donna di cui era follemente innamorato. Tentò di prendere le
distanze da Violeta, poiché sua madre aveva detto che era l’unica
condizione alla quale avrebbe preso in considerazione il rifiuto
dell’offerta, ma non riuscì a portarlo a termine. Violeta aveva
trasformato il suo mondo monocromatico in un dipinto di Monet e non
riusciva più a immaginare di vivere senza di lei. Elmer dedicava la
maggior parte del suo tempo al giardinaggio e il resto a girare per
la città con Violeta.
China era invidiosa; Elmer non
aveva mai avuto un amico da piccolo e naturalmente dipendeva
completamente dalla madre, senza mai mettere in discussione le sue
decisioni. Ma nel momento in cui iniziò a provare emozioni e si
rese conto che sua madre avrebbe preferito realizzare il suo sogno
di comprare una casa in Messico piuttosto che lasciare che suo
figlio vivesse la vita alle sue condizioni, prese le distanze da
China. Uccidere Violeta era diventato un problema estremamente
personale per China, così decise di farlo lei stessa. Ma presto si
rese conto che stava lasciando che le sue emozioni prendessero il
sopravvento invece di pensare logicamente alle conseguenze. China
capì che l’amore non è mai privo di costi e che un giorno Violeta
avrebbe sicuramente spezzato il cuore di suo figlio; dopotutto, lui
era un assassino e il loro giardino era essenzialmente un’isola in
decomposizione. Fu sollevata quando notò che Elmer non trascorreva
la maggior parte delle sue giornate con Violeta. La giovane
insegnante aveva un passato oscuro, che spesso si intrometteva
nella sua relazione con Elmer.
Violeta fu accusata di aver ucciso
il suo ex fidanzato, e fu sua madre, Sabela, a pagare la Cina per
eliminarla. Anche se sembrava che Violeta fosse innocente e che
fosse tutto solo un grande malinteso, alla fine scoprimmo che aveva
davvero ucciso il suo ex violento che si rifiutava di lasciarla
vivere in pace. Ma per fortuna la sua migliore amica aveva
garantito per lei e aveva detto alla polizia che Violeta era con
lei al momento dell’omicidio e, poiché non c’erano testimoni, era
stata ritenuta innocente. Ma ogni tanto Sabela le ricordava che
doveva pagare il prezzo della morte di suo figlio e in quei giorni
Violeta preferiva stare con le sue amiche che sapevano tutta la
verità piuttosto che con Elmer. Le sue amiche non pensavano che
Elmer fosse l’uomo giusto per lei. Pensavano che fosse troppo
appiccicoso e che potesse essere possessivo proprio come il suo ex,
e le consigliarono di lasciarlo. Lei prese in considerazione il
loro consiglio e lo lasciò, solo per rendersi conto che era ancora
innamorata di Elmer.
Perché la Cina ha attaccato
Elmer?
Proprio quando la Cina pensava che
Elmer fosse rinsavito e che avrebbe potuto usare la sua angoscia
per costringerlo a uccidere Violeta, le emozioni di Elmer si
intromisero. Era pronto a uccidere Violeta quando si incontrarono
la prima volta dopo la loro rottura. Ma quando lei espresse il suo
amore per lui, Elmer non riuscì più a seguire il piano. Elmer pensò
che l’unico modo per risolvere il loro problema fosse uccidere
Sabela e rubarle i gioielli, in modo che sua madre potesse usarli
per comprare la casa. Elmer era guidato dalle emozioni e, di
conseguenza, l’omicidio non andò come avrebbe preferito. Invece di
far “scomparire” Sabela seppellendo il suo corpo in giardino, finì
per pugnalarla e non ebbe altra scelta che far sembrare che si
trattasse di una rapina. Consegnò i gioielli rubati a sua madre e
la pregò di lasciarlo in pace.
Nel frattempo, la mattina dopo,
quando Violeta rimase sola, capì che Elmer era stato lui ad
uccidere Sabela. Aveva trovato l’orecchino di Sabela infilato nel
suo pullover e la sua amica le aveva detto di aver visto Elmer
fuori dalla casa di Sabela la sera prima. Violeta fece le valigie e
decise di andarsene, quando all’improvviso un uomo la stordì. La
portò in un bosco vicino e tentò di spararle, ma per fortuna riuscì
a scappare. Per difendersi, Violeta lo colpì con una pietra,
pentendosi immediatamente delle sue azioni. Anche se quella mattina
aveva deciso di porre fine alla sua relazione con Elmer, lui era
l’unico che conosceva che poteva aiutarla con il suo problema.
Elmer accettò prontamente di incontrarla e mise l’uomo, il corpo di
Orson, in macchina e la spinse giù da un pendio, e alla fine l’auto
si schiantò. Aveva lasciato i gioielli che aveva rubato in macchina
per far sembrare che Orson fosse il rapinatore che aveva ucciso
Sabela e aveva tentato di scappare con la refurtiva, ma aveva avuto
un incidente lungo la strada.
Elmer rimase deluso e affranto
quando venne a sapere che sua madre aveva mandato Orson ad uccidere
Violeta. Quando tornò a casa, chiese a sua madre di bruciare tutti
i soldi che aveva guadagnato uccidendo delle persone per dimostrare
che le importava più di lui che dei soldi che le portava. Elmer
sapeva che sua madre voleva che tornasse alla sua vecchia forma
perché era più facile da manipolare. A lei importava solo dei suoi
sogni e non di quello che stava passando suo figlio. Si rese conto
che non aveva altra scelta che abbandonarla e vivere la sua vita
alle sue condizioni. Ma China non era pronta a lasciarglielo fare,
così lo mise KO.
Perché Violeta aveva deciso di
lasciare la città?
Violeta non aveva idea di
frequentare un killer professionista. Aveva cercato di scappare da
lui, ma il destino ha voluto che finisse per chiedere aiuto a Elmer
dopo essersi cacciata in un bel guaio. Non solo ha ammesso di aver
ucciso Sabela, ma anche di aver svolto tutti gli undici lavori che
aveva accettato. Ha spiegato che anche Violeta era stata un
bersaglio, ma non aveva potuto ucciderla perché si era innamorato
di lei. Elmer voleva che lei sapesse che quando l’aveva baciata
aveva cambiato completamente il suo mondo. Elmer lasciò Violeta nel
punto in cui aveva lasciato la sua auto. Sapeva che quella era la
fine della loro relazione; dopotutto, non c’era modo che lei
volesse passare il resto della sua vita con un assassino. Violeta
forse si maledisse per aver sempre scelto gli uomini sbagliati di
cui innamorarsi. Le sue amiche le avevano sempre fatto notare che
attirava sempre uomini problematici e che doveva stare molto
attenta quando si innamorava. Ma ancora una volta aveva commesso un
errore su cui non aveva alcun controllo. Amava la semplicità di
Elmer e la sua dedizione nei suoi confronti.
Il pensiero che anche lui fosse un
uomo ossessivo le era passato per la mente, ma quando aveva preso
le distanze da lui, aveva pensato che forse era tutto ciò che aveva
sempre desiderato e che doveva dargli un’altra possibilità. Chiese
ai suoi amici di non dire alla polizia che avevano visto Elmer a
casa di Sabela la notte dell’omicidio. Aveva dichiarato che non
poteva essere coinvolto in alcun modo, perché se il suo segreto
fosse venuto fuori, anche lei sarebbe affondata con lui. Alla fine
de Il giardiniere, Violeta decise di lasciare la città e
stabilirsi altrove. I ricordi ossessionanti legati alla città la
stavano indebolendo un po’ ogni giorno e sentiva di aver bisogno di
un cambiamento per superare tutto quello che aveva passato. Le sue
amiche appoggiarono la sua decisione e, con il cuore pesante, le
dissero addio.
Elmer proverà mai più
emozioni?
Dopo che China lo aveva messo fuori
combattimento, Elmer fu ricoverato in ospedale e, di conseguenza, i
medici operarono anche il suo tumore. Questo era esattamente ciò
che China desiderava; aveva cercato di ottenere il risultato
desiderato con il consenso di suo figlio, ma quando lui aveva
deciso di “tradirla”, si era resa conto di non avere altra scelta
che prendere in mano la situazione.
Quando Elmer era tornato in sé,
China si era resa conto che suo figlio ricordava ciò che era
accaduto la notte in cui era stato portato in ospedale. La
disprezzava e si rifiutava di interagire con lei. China credeva
che, poiché l’odio era l’ultima emozione che suo figlio aveva
provato, fosse tutto ciò a cui si aggrappava. A volte aveva la
sensazione che fingesse di essere arrabbiato con lei, perché finiva
per restare con lei e dedicarsi a abbellire il suo giardino. Anche
se il sogno di China di trasferirsi in Messico doveva ancora
realizzarsi, era felice di riavere il figlio privo di emozioni.
Forse Elmer avrebbe accettato la
vita che era stato costretto a vivere se non avesse incontrato
Violeta alla
fine della prima stagione di Il
giardiniere. Se la ricordava, ma riusciva a
ricordare come si sentiva quando era con lei? Elmer stava solo
fingendo di non provare una pletora di emozioni nella speranza di
ingannare sua madre e alla fine vivere la vita che aveva
desiderato?
Lo show tornerà con una seconda
stagione?
Durante la prima stagione di Il
giardiniere, i detective Torres e Carrera erano impegnati a
svelare il mistero. Avevano il compito di indagare su casi di
persone scomparse e, anche quando si resero conto che si trattava
forse di un omicidio, scelsero di indagare ulteriormente invece di
passare il caso alla omicidi. Carrera voleva lasciare un segno
prima di andare in pensione e credeva che il caso che aveva tra le
mani avrebbe dimostrato quanto fossero efficienti ed efficaci le
sue capacità investigative. Torres era semplicemente felice di
seguirla e le due ebbero anche una breve relazione. Tutto iniziò
con la scomparsa di un nuotatore. Carrera non riusciva a scrollarsi
di dosso la sensazione che ci fosse qualcosa di più grande in
gioco.
Il modo in cui il nuotatore aveva
lasciato i suoi effetti personali (in modo estremamente ordinato)
sulla riva, anche se nella vita reale non era una persona molto
organizzata, e il fatto che il suo corpo non fosse stato trovato,
fecero supporre a Carrera che non fosse morto annegato. Quando
emerse un altro caso di scomparsa in cui trovò un attrezzo da
giardinaggio sulla scena, iniziò a collegare i punti. La vittima
era Mon, e l’ultima volta che era stato visto aveva avuto un acceso
diverbio con Violeta. È interessante notare che Violeta era
accompagnata da Elmer, che si dichiarava innocente, ma ovviamente
c’era qualcosa in lui che insospettiva Carrera. Aveva anche notato
la moglie del nuotatore in visita al vivaio di Elmer, ed è stato
allora che ha pensato che forse era tutto collegato. Il modo più
semplice per un giardiniere di sbarazzarsi dei corpi era quello di
utilizzarli come concime per le proprie piante. Sospettava che
avessero creato un’isola di decomposizione, che si traduceva in
piante di buona qualità e uniche.
Carrera era ansiosa di catturare i
criminali, così decise di sconfinare nella proprietà cinese e
scattare foto delle piante nel vivaio sotto la luce UV. Se sulle
foglie fossero comparse delle macchie, ciò avrebbe suggerito che
sotto c’era un cadavere sepolto che era stato un fumatore, e ciò
avrebbe sostanzialmente dimostrato la sua teoria. Il giudice
concesse il permesso di perquisire la proprietà dopo che Carrera
presentò le fotografie e il parere di un esperto in materia. Ma con
sua sorpresa, quando raggiunse la proprietà, il giardino era
sparito. Carrera e Torres furono umiliate dal capo del distretto
per non aver passato il caso al dipartimento omicidi e per essersi
rese ridicole. A quanto pare, quando Carrera stava scattando foto
al giardino di China, quest’ultima l’aveva vista e aveva capito che
la polizia stava indagando su di loro. Con l’aiuto di Orson, aveva
rimosso tutti i cadaveri e li aveva gettati in mare. Proprio quando
Carrera e Torres avevano perso le speranze, la natura li spinse a
non arrendersi.
Nella scena dei titoli di coda de
Il giardiniere, vediamo come il mare riporti i cadaveri a
riva, il che significa che riapriranno il caso e avranno abbastanza
prove per sospettare della madre e del figlio. Si spera che Carrera
e Torres possano lavorare al caso e chissà, forse riusciranno a
catturare la coppia di assassini in azione! Nella scena finale,
Violeta era tornata nella sua vecchia città e aveva incontrato
Elmer. Voleva il suo aiuto per uccidere un uomo; forse si era di
nuovo invischiata in qualche problema, o forse qualcuno del passato
continuava a infastidirla. Indica anche che la morte non era
qualcosa di cui Violeta aveva paura. Proprio come Elmer, anche lei
a volte pensava che fosse meglio uccidere chi causava problemi.
Elmer accetterà il lavoro e questo farà riaffiorare i suoi
sentimenti per lei? Sarà questo il motivo per cui Elmer finirà in
prigione? Dovremo aspettare la seconda stagione di Il
giardiniere per scoprire le risposte alle nostre
domande.
Il finale de Il
giardiniere parlava di China che riprendeva il
controllo su suo figlio Elmer e della rottura di Elmer con l’amore
della sua vita, Violeta. Così, dopo essere scappata da suo marito
Tony, China ed Elmer avevano avuto un incidente. China perse una
gamba ed Elmer perse i sentimenti. Quando Tony rientrò nelle loro
vite, Elmer lo uccise, perché non poteva tollerare di vederlo
torturare sua madre (anche se non aveva sentimenti). Per qualche
ragione, questo spinse la coppia madre-figlio ad avviare
un’attività incentrata sull’uccisione di persone, seppellendole nel
loro giardino e lasciando che i corpi in decomposizione
fertilizzassero le piante. Un giorno, Sabela Costeira li assunse
per uccidere Violeta perché lei aveva presumibilmente ucciso suo
figlio, Xoan.
Tuttavia, Elmer si innamorò di
Violeta (i sentimenti di Elmer erano in qualche modo ripristinati a
causa di un tumore alla testa), e iniziarono a frequentarsi. Le
cose si fecero tese e mentre Elmer uccise Sabela, in modo da
annullare il loro contratto, China assoldò Orson per uccidere
Violeta, sperando che con lei fuori dai giochi potesse convincere
Elmer a farsi rimuovere il tumore e tornare ad essere quello di
prima. Oh, e gli investigatori della squadra persone scomparse
Carrera e Torres si sono dati un po’ da fare senza successo e hanno
persino avuto una relazione extraconiugale mentre tutto questo
accadeva. Allora qual era il punto di tutto questo? Ci sarà una
seconda stagione anche se Il giardiniere è
stata etichettata come serie limitata? Scopriamolo.
China ha fatto togliere il
tumore a Elmer in Il Giardiniere
Quando Violeta scoprì che Elmer
aveva ucciso Sabela, cercò di scappare, ma Orson la prese e la
portò in un luogo appartato nella foresta per piantarle un
proiettile in testa. Non so perché Orson non abbia ucciso Violeta
proprio dove si trovava. Era un punto qualsiasi dell’autostrada.
Non c’era molta gente in giro. E se non aveva paura che qualcuno lo
vedesse rapire una ragazza, perché aveva paura di essere visto
ucciderne una? Voglio dire, quello era il modo più artificioso per
dare a Violeta il tempo di riprendersi in modo che potesse far
fuori Orson.
Comunque, dopo aver ucciso Orson,
ovviamente, chiamò Elmer per farsi aiutare perché sapeva che era un
serial killer. Elmer accettò perché, beh, era perdutamente
innamorato della ragazza. Dopo essersi sbarazzata del corpo di
Orson, Violeta andò a casa, mentre Elmer andò ad affrontare China
per aver cercato di far uccidere la sua ragazza. Quando vide che
sua madre era fuori di senno, le diede i soldi che voleva per
ricomprare la sua casa in Messico e cercò di andarsene. Tuttavia,
Violeta mise al tappeto Elmer, lo portò in sala operatoria e gli
asportò il tumore contro la sua volontà.
Elmer perse le sue emozioni e tornò
ad essere il giardiniere titolare. Anche se non era chiaramente
spiegato nella “serie limitata Netflix”,
era evidente che, invece di partire per il Messico, China ed Elmer
rimasero in Spagna. Avevano interrotto tutta la loro attività di
uccisione, suppongo, perché erano sotto pressione. E i soldi che
Elmer e China avevano guadagnato furono reinvestiti nella loro
attività di giardinaggio, come dimostra il numero di dipendenti
extra che lavoravano nella loro serra.
Così, China riebbe la versione di
suo figlio che voleva, ma aveva la fastidiosa sensazione che Elmer
non fosse completamente privo di emozioni e che provasse una sorta
di risentimento nei suoi confronti. La dinamica tra China ed Elmer
può essere vista come una lezione di vita sull’essere genitori.
Vediamo storie di persone che vogliono essere genitori e poi
rovinano quel rapporto familiare controllando ossessivamente ogni
aspetto della vita dei loro figli. Non sono sicuro che China abbia
mai voluto essere genitore o che se lo meritasse a causa delle sue
tendenze tossiche. Era consapevole del fatto che le sue emozioni
erano la ragione per cui si era allontanata così tanto dalla luce.
Quindi era contenta che Elmer non ne avesse. Tuttavia, si
rammaricava del fatto che non fosse una parte naturale della sua
psiche, ma il risultato della sua guida spericolata. Pertanto, ha
corretto eccessivamente e ha essenzialmente manipolato il bambino.
Non ho capito bene perché sia ricorsa all’omicidio seriale, però.
Uccidere Tony aveva senso, ma perché è diventata una vigilante per
le persone della sua città? Non è che si preoccupasse di qualcun
altro oltre a se stessa. Inoltre, il “fare soldi per comprare una
casa da sogno in Messico” era un ragionamento così debole. Abbiamo
visto qualcosa, oltre a China che pregava davanti al suo altare,
per giustificare che questa fosse la forza trainante dietro le sue
azioni? Non lo so. Comunque, alla fine China tecnicamente vinse
perché Elmer era di nuovo sotto il suo controllo. O no?
Violeta assunse Elmer
Dopo essersi separata da Elmer,
subito dopo che lui l’aveva aiutata a disfarsi del corpo di Orson,
Violeta tornò a casa per farsi coccolare dalle sue amiche, Catuxa e
Lua. Sì, stava lasciando la città. Aveva fatto le valigie e tutto
il resto. Ma scelse di tornare a casa perché non voleva lasciare i
suoi amici in sospeso, dato che erano così preoccupati per Violeta
che avevano quasi denunciato la sua scomparsa alla polizia. Poi si
rese conto che il peso di avere tre morti sulla coscienza – Xoan,
Mon e Orson – ed essere innamorata di un serial killer era troppo
per lei. Così, fece di nuovo le valigie e se ne andò.
Tuttavia, nel finale di
Il giardiniere, è tornata nella vita di
Elmer perché voleva assumere i suoi servizi per uccidere qualcuno.
Violeta è un personaggio frustrante perché non ha profondità. È
etichettata come una “calamita per uomini” dai suoi amici. Lei
stessa ammette di essere attratta da ragazzi che sono violenti nei
suoi confronti. E come se questi stereotipi non spingessero al
massimo il misuratore di tossicità, gli sceneggiatori la rendono
anche un’assassina. Quindi, il fatto che fosse perfetta per un
assassino privo di emozioni come Elmer sarebbe stato perfetto se
fossimo alla fine degli anni 2000 o all’inizio degli anni 2010 (sì,
sto parlando di Dexter). Ma che senso ha riutilizzare ora quel
tropo datato e spigoloso? Anche in questo modo insipido e
superficiale? È questo che viene considerato storytelling radicale
al giorno d’oggi? Non lo so e non voglio saperlo.
Detto questo, scommetto che tutti
voi vorreste sapere a chi si riferiva Violeta quando ha detto che
voleva che Elmer uccidesse qualcuno, giusto? Beh, non c’è una
risposta ovvia, perché la “serie limitata” è finita prima che
potessimo avere un’indicazione concreta della persona che era nel
mirino di Violeta. Posso solo fare delle ipotesi. Ma prima di
arrivare alle mie ipotesi, devo ribadire che Il
giardiniere è una serie limitata, secondo
Netflix. Ho anche uno screenshot, nel caso la cambino
per farmi sembrare un pazzo. Pertanto, non vedo il motivo di
indovinare cosa accadrà in una potenziale seconda stagione. Sì, ci
sono parecchi casi di serie limitate che sono diventate serie di
ritorno a causa della loro popolarità, ad esempio Loki,
Shogun,
The White
Lotus, Good Omens, 13 Reasons Why e The Flight
Attendant. Forse gli showrunner sanno qualcosa che io non so;
forse hanno tutte le intenzioni di fare una seconda stagione di
questa “serie limitata”. Al momento in cui scrivo questo articolo,
non ho informazioni al riguardo. Quindi è meglio se mi limito a
fare delle ipotesi.
Ok, quindi la mia prima ipotesi è
che Violeta voglia che Elmer uccida China. Avrebbe senso e
creerebbe un interessante enigma. China ha già provato a uccidere
Violeta una volta. Cosa le impedisce di usare la sua rete di
assassini, che riusciamo a vedere a malapena, per cercare di
uccidere di nuovo Violeta? E la richiesta di Violeta metterà Elmer
in una situazione difficile. Permetterà al risentimento che “sente”
verso sua madre di governare le sue azioni, o rimarrà fedele a
China e ucciderà invece Violeta (perché tecnicamente non la ama
più)?
La mia seconda ipotesi è che
Violeta voglia che Elmer uccida Carrera o Torres. Forse hanno delle
prove che possono dimostrare il coinvolgimento di Violeta nella
morte di Xoan o Orson. Quindi, probabilmente vuole che Elmer si
sbarazzi di quelle prove e degli agenti investigativi prima che
loro si sbarazzino di lei. E la mia terza ipotesi è che Violeta
abbia assunto Elmer per uccidersi. Voglio dire, lui ha cercato di
ucciderla. Anche sua madre ha cercato di colpirla. Ha senso che
Violeta sfrutti una sorta di scappatoia psicologica nella testa di
Elmer per liberare il mondo dall’assassino, permettendole così di
vendicarsi della Cina nel modo più subdolo possibile.
Carrera e Torres trovano una
borsa
Se siete stanchi di sentirmi
blaterare sul perché una serie limitata non può o non dovrebbe
avere una seconda stagione, tenetevi forte, perché ora mi metterò a
blaterare sull’abitudine di Netflix di non far vedere i titoli di
coda. Certo, potete andare sul vostro profilo, poi andare alla
pagina delle impostazioni e poi cercare il pulsante che vi permette
di guardare i titoli di coda invece di essere spinti nel prossimo
pezzo di “contenuto”. Ma direi che non essere spinti al prossimo
contenuto dovrebbe essere l’impostazione predefinita, non una cosa
che bisogna capire guardando roba su una piattaforma di streaming
con un tasso di abbonamento follemente alto.
Ora, Netflix di solito non passa al
trailer del prossimo contenuto quando ci sono alcune scene a metà o
alla fine di uno spettacolo o di un film. In quel caso lasciano che
l’intera scena venga mostrata. Tuttavia, per qualche inspiegabile
motivo, hanno sbagliato nel caso di Il Giardiniere. Non ti
biasimerò se ti sei disconnesso o hai cliccato sul prossimo
“contenuto” che ti è stato sbattuto in faccia proprio quando il
lettore video principale è stato ridotto a icona. Se l’hai fatto,
penso che dovresti rivedere i titoli di coda perché c’è una scena
prolungata a metà titoli di coda in cui Carrera e Torres trovano
una borsa piena di ossa che galleggia nell’oceano. Non è chiaro di
chi sia il corpo, ma dato che ci sono ossa nella borsa, si tratta
di una vecchia vittima di China e Elmer. Quindi, sì, Carrera aveva
capito che c’erano dei corpi nel cortile di China.
Detto questo, prima che potesse
scoprirli, China e Orson dissotterrarono i cadaveri e li
spostarono. Non abbiamo visto cosa ne abbia fatto Orson, ma dato
che non era meticoloso come Elmer, forse ha casualmente gettato
tutte quelle prove in mare, sperando che le maree le portassero
lontano dalla Spagna. Invece, le maree le portarono a Carrera.
Carrera e Torres sono stati rimproverati dal loro capo per non aver
trasferito tutti i loro casi al dipartimento omicidi. Ora hanno la
possibilità di riacquistare un po’ della gloria perduta se riescono
a dimostrare che tutte le persone scomparse nel loro elenco sono
collegate a quei sacchi per cadaveri, che a loro volta provengono
dal Giardino della Cina.
Tuttavia, c’è il problema di una
serie limitata che ottiene di nuovo una seconda stagione. Sì, se
gli showrunner e Netflix daranno il via libera a Il
Giardiniere per una seconda stagione, vedremo Carrera e Torres
andare alla ricerca di China e cercare di dimostrare che è la madre
di un serial killer. In caso contrario, potremmo vedere Carrera e
Torres ottenere una sorta di lieto fine dopo aver raggiunto vicoli
ciechi, aver romanticizzato l’adulterio, essere stati ostacolati da
China ed Elmer e poi chiedersi perché sono stati ingannati così
facilmente. Voglio dire, per miracolo, se Carrera e Torres
riusciranno a risolvere il caso, non sarà grazie alle loro abilità
da detective esperti, ma perché le prove sono tornate a galla.
Comunque, questi sono i miei pensieri su questo orribile show. Qual
è la tua opinione in merito? Per favore, fammelo sapere nella
sezione commenti qui sotto.
Guarda il teaser trailer
di Il GGG, il nuovo fantasy diretto
da Steven Spielberg e basato
su classico romanzo per ragazzi di Roald
Dahl.
https://www.youtube.com/watch?v=VG5MtenlP-A
Il GGG è
prodotto dalla Amblin Entertainment per la Walt Disney Pictures. Ne
cast del film Mark Rylance (il Grande Gigante
Gentile), la piccola Ruby Barnhill (Sophie),
Penelope Wilton (la regina), Rebecca
Hall (Mary) e Bill Hader,Jemaine Clement,
Michael David Adamthwaite, Daniel Bacon, Chris
Gibbs, Adam Godley,Jonathan Holmes, Paul Moniz
de Sa e Olafur Olaffson nei panni dei
giganti.
Il GGG
(The BFG) è un libro per ragazzi scritto
da Roald Dahl e pubblicato da Salani nella collana
Gl’istrici con il numero 1. Nel 1989 ne è stato tratto un film
d’animazione. Nel settembre 2011, la DreamWorks ha annunciato
di aver acquisito i diritti cinematografici del libro; i produttori
saranno Kathleen Kennedy e Frank
Marshall, mentre sarà la sceneggiatrice Melissa
Mathison ad adattare la storia.
Presentato nella giornata di ieri
al Festival
di Cannes, la nuova pellicola diretta
da Steven Spielberg, basata sul
romanzo per bambini Il GGG – Il Grande Gigante
Gentile di Roald Dahl, torna a
mostrarsi in un nuovo e meraviglio poster.
Leggi la recensione di
Il GGG – Il Grande Gigante Gentile
Il GGG è
prodotto dalla Amblin Entertainment per la Walt Disney Pictures. Ne
cast del film Mark Rylance (il Grande Gigante
Gentile), la piccola Ruby Barnhill
(Sophie),Penelope Wilton (la regina),
Rebecca Hall (Mary) e Bill Hader,Jemaine
Clement,Michael David Adamthwaite, Daniel Bacon,
Chris Gibbs, Adam Godley, Jonathan Holmes,
Paul Moniz de Sa e Olafur Olaffson nei panni dei
giganti.
Il GGG
(The BFG) è un libro per ragazzi scritto
da Roald Dahl e pubblicato da Salani nella collana
Gl’istrici con il numero 1. Nel 1989 ne è stato tratto un film
d’animazione. Nel settembre 2011, la DreamWorks ha annunciato
di aver acquisito i diritti cinematografici del libro; i produttori
saranno Kathleen Kennedy e Frank
Marshall, mentre sarà la sceneggiatrice Melissa
Mathison ad adattare la storia.
Arriva dal canale Yotube di
Medusa Film
Official un nuovo contenuto speciale per Il GGG – Il Grande Gigante Gentile. Si tratta di
un’intervista al regista Steven Spielberg e a Mark
Rylance, interprete del gigante protagonista e già premio
Oscar per Il Ponte delle SPie, in cui è stato diretto proprio da
Spielberg.
IL GGG – Il Grande Gigante Gentilearriverà in Italia il 30 dicembregrazie a Medusa Film in collaborazione con
Leone Film Group.
L’intervista a Spielberg
e Rylance su Il GGG – Il Grande Gigante Gentile
Il
GGG – Il Grande Gigante Gentile, diretto dal tre volte
premio Oscar Steven Spielberg, (Il
Ponte delle Spie, Schindler’s List, Salvate il Soldato
Ryan), da una sceneggiatura di MelissaMathison
(E.T.: L’Extra-Terrestre, Black Stallion) e basato sul best-seller
di Roald Dahl “The BFG”, ha come protagonisti il premio
Oscar Mark Rylance – vincitore di tre Tony Award, due
Olivier Award e Oscar 2016 per “Il
Ponte delle Spie” – la piccola Ruby Barnhill al
suo esordio sul grande schermo, Penelope Wilton (Marigold
Hotel, Downton Abbey), Jemaine Clement (Rio 2” The Flight of
the Conchords), Rebecca Hall (The Gift, Iron
Man 3), Rafe Spall (La
grande scommessa,
Prometheus) e Bill Hader (Inside
Out, “Un disastro di ragazza”).
SINOSSI
Il GGG
(Mark Rylance) è un gigante, un Grande Gigante Gentile,
molto diverso dagli altri abitanti del Paese dei Giganti che come
San-Guinario e Inghiotticicciaviva si nutrono di esseri
umani, preferibilmente bambini. E così una notte il GGG – che è
vegetariano e si ciba soltanto di Cetrionzoli e Sciroppio – rapisce
Sophie (Ruby Barnhill), una bambina che vive a Londra e la
porta nella sua caverna. Inizialmente spaventata dal misterioso
gigante, Sophie ben presto si rende conto che il GGG è in realtà
dolce, amichevole e può insegnarle cose meravigliose. Il GGG porta
infatti Sophie nel Paese dei Sogni, dove cattura i sogni che manda
di notte ai bambini e le spiega tutto sulla magia e il mistero dei
sogni. L’affetto e la complicità tra i due cresce rapidamente, e
quando gli altri giganti sono pronti a una nuova strage, il GGG e
Sophie decidono di avvisare nientemeno che la Regina d’Inghilterra
dell’imminente minaccia, e tutti insieme concepiranno un piano per
sbarazzarsi dei giganti una volta per tutte.
Medusa Film ha diffuso il
primo poster ufficiale e la prima
featurette di Il GGG – Il Grande Gigante Gentile, il
film nato dalla collaborazione di tre dei più grandi narratori del
mondo – Roald Dahl, Walt Disney e Steven Spielberg – che porta sul grande
schermo uno dei più amati classici di Dahl.
IL
GGG – Il Grande Gigante Gentilearriverà in Italia il 30 dicembregrazie a Medusa Film in collaborazione con Leone
Film Group.
Il
GGG – Il Grande Gigante Gentile, diretto dal tre volte
premio Oscar Steven Spielberg, (Il
Ponte delle Spie, Schindler’s List, Salvate il Soldato
Ryan), da una sceneggiatura di MelissaMathison
(E.T.: L’Extra-Terrestre, Black Stallion) e basato sul best-seller
di Roald Dahl “The BFG”, ha come protagonisti il premio
Oscar Mark Rylance – vincitore di tre Tony Award, due
Olivier Award e Oscar 2016 per “Il
Ponte delle Spie” – la piccola Ruby Barnhill al
suo esordio sul grande schermo, Penelope Wilton (Marigold
Hotel, Downton Abbey), Jemaine Clement (Rio 2” The Flight of
the Conchords), Rebecca Hall (The Gift, Iron
Man 3), Rafe Spall (La
grande scommessa,
Prometheus) e Bill Hader (Inside
Out, “Un disastro di ragazza”).
SINOSSI
Il GGG (Mark
Rylance) è un gigante, un Grande Gigante Gentile, molto diverso
dagli altri abitanti del Paese dei Giganti che come San-Guinario e
Inghiotticicciaviva si nutrono di esseri umani,
preferibilmente bambini. E così una notte il GGG – che è
vegetariano e si ciba soltanto di Cetrionzoli e Sciroppio – rapisce
Sophie (Ruby Barnhill), una bambina che vive a Londra e la
porta nella sua caverna. Inizialmente spaventata dal misterioso
gigante, Sophie ben presto si rende conto che il GGG è in realtà
dolce, amichevole e può insegnarle cose meravigliose. Il GGG porta
infatti Sophie nel Paese dei Sogni, dove cattura i sogni che manda
di notte ai bambini e le spiega tutto sulla magia e il mistero dei
sogni. L’affetto e la complicità tra i due cresce rapidamente, e
quando gli altri giganti sono pronti a una nuova strage, il GGG e
Sophie decidono di avvisare nientemeno che la Regina d’Inghilterra
dell’imminente minaccia, e tutti insieme concepiranno un piano per
sbarazzarsi dei giganti una volta per tutte.
Arriva questo 30
dicembre al cinema Il GGG – il Grande Gigante
Gentile. Trasformare la diversità in rara bellezza e
accoglierla come ricchezza. Il cinema di Steven Spielberg ci ha
insegnato, da sempre, anche questo.
Il GGG – il Grande Gigante
Gentile, la magia di Dahl
Uscito nel Regno
Unito nel luglio del 2016, per il pubblico italiano, il
film sarà un regalo di chiusura d’anno che aiuterà anche i più
grande a sentire la magia di dicembre perché, non importa quanto
siamo cresciuti, se pensiamo a quanti degli adulti di oggi siano
diventati tali insieme ai film di Spielberg e a quanti siano
affezionati alla letteratura di Roald Dahl.
Un’accoppiata, quella del regista e lo scrittore che è stata attesa
perché è da sempre sembrata naturale: Spielberg
era già entrato nel mondo dello scrittore quando, nel 1984 era
stato produttore esecutivo de I Gremlins diretto
da Joe Dante. Oggi, il connubio si fa più vivo
nella veste di Spielberg che conosciamo meglio, quella del regista
delle storie di infanzia e scoperta, crescita e consapevolezza. Il
testo originale, datato 1982, narra dell’amicizia
tra Sophie, una bambina rimasta orfana e un gigante creatore di
sogni, nata in una notte in cui, mentre tutti dormono, la nostra
protagonista si attarda a leggere sotto le coperte… di nascosto
perché leggere a quell’ora è proibito. E il proibito, si sa, dà
l’opportunità di conoscere, a chi osa sfidarlo, le più grandi
avventure.
Cosa Il GGG ha in comune
con E.T. – L’extraterrestre?
Alla notizia che Spielberg
avrebbe dato una sua interpretazione de Il GGG – il Grande
Gigante Gentile, è impossibile non pensare a un indiretto
revival del successo e della poesia che ha portato sul grande
schermo con E.T. – L’extraterrestre (con il
quale il GGG condivide tra l’altro la
sceneggiatrice, Melissa Mathisson) ed è
altrettanto impossibile non avere altissime aspettative sul nuovo
viaggio verso terre e popoli sconosciuti che ci propone. In uscita
domani, venerdì 30 dicembre 2016, il film è il secondo
lungometraggio ispirato al racconto dello scrittore anglo-norvegese
che quest’anno avrebbe compiuto 100 anni: lo ha infatti preceduto
il film d’animazione britannico Il mio amico gigante (1989).
Il trailer ci promette effetti
visuali fantastici – basti pensare al fatto che, prima ancora di
essere realizzato, è stato previsualizzato in digitale -, ma anche
uno snodo narrativo tradizionale e lineare che fa della semplicità
il suo reale punto di forza.
Il GGG: un progetto lungo
25 anni
Lo stesso
Spielberg ha dichiarato che realizzare un film sul
racconto di Roald Dahl è un
sogno che ha da ben 25 anni, poiché, come nella
maggior parte dei suoi film, parla di una storia tra la paura e la
più forte curiosità, tra il profondo, tenebroso mistero e la
meraviglia nello svelarlo… ma anche tanto humor: l’estratto della
scena della colazione del Gigante a casa della
regina ne è un valido esempio.
Il GGG segna anche
il debutto sul grande schermo di Ruby Barnhill,
scelta tra numerosissimi aspiranti piccoli attori. Se
Spielberg può essere infatti semplicisticamente
considerato un regista per bambini (grandi e piccoli), non è da
sottovalutare il suo talento di regista di bambini, un talento che
sembra gli sia connaturato perché è proprio lui a non aver mai
perso lo spirito di un bambino che gli permette di lasciare libera
l’immaginazione e di creare, come il protagonista del suo ultimo
film, incantevoli sogni, in cui la tecnologia è una materia che si
mette al servizio delle più “antiquate” emozioni.
Il GGG,
film tratto dal libro per ragazzi Il Grande Gigante
Gentile, diretto da Steven Spielberg ha una data
d’uscita. Il film verrà distribuito a partire dal 22 luglio 2016
nel Regno Unito, data in cui dovrà vedersela con il
King Arthur di Guy
Ritchie.
In una dichiarazione ufficiale,
Steven Spielberg ha dichiarato di essere contento che la prima data
internazionale ad essere stata ufficializzata sia quella in UK e
che spera di rendere onore con il suo film all’eredità
straordinaria lasciataci da Roald Dahl, autore
della storia.
Il GGG
(The BFG) è un libro per ragazzi scritto
da Roald Dahl e pubblicato da Salani nella collana
Gl’istrici con il numero 1. Nel 1989 ne è stato tratto un film
d’animazione. Nel settembre 2011, la DreamWorks ha annunciato
di aver acquisito i diritti cinematografici del libro; i produttori
saranno Kathleen Kennedy e Frank
Marshall, mentre sarà la sceneggiatrice Melissa
Mathison ad adattare la storia.
Nel corso della sua lunga e
gloriosa carriera, Steven
Spielberg ha dato vita a lungometraggi di ogni tipo,
sempre pronto a stupire il suo pubblico. Particolarmente amati sono
ad esempio i suoi film pensati tanto per gli adulti quanto per i
più piccoli. Opere come
E.T – L’extraterrestreo il più
recente Ready Player
Onesono un esempio lampante di ciò. Un altro titolo
di questo filone è Il GGG – Il Grande Gigante
Gentile (qui la recensione), uscito in
sala nel 2016.
Si tratta del primo film diretto da
Spielberg ad essere prodotto e distribuito dalla Walt Disney, ed
inoltre l’adattamento dell’omonimo romanzo per ragazzi scritto nel
1982 da Roald Dalh. Spielberg, affascinato dalla dolcezza e dalla
magia insite nel racconto, desiderava da tempo farne un
lungometraggio in live-action, ricorrendo però alla tecnica della
motion capture per dar vita ai giganti presenti nel film.
Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Il GGG – Il Grande Gigante
Gentile: la trama del film
Il GGG è un
gigante, un Grande Gigante Gentile, molto diverso dagli altri
abitanti del Paese dei Giganti che come
San-Guinario e
Inghiotticicciaviva si nutrono di esseri umani,
preferibilmente bambini. E così una notte il GGG – che è
vegetariano e si ciba soltanto di Cetrionzoli e Sciroppio – rapisce
Sophie, una bambina che vive a Londra e la porta
nella sua caverna. Inizialmente spaventata dal misterioso gigante,
Sophie ben presto si rende conto che il GGG è in realtà dolce,
amichevole e può insegnarle cose meravigliose.
Il GGG porta infatti Sophie nel
Paese dei Sogni, dove cattura i sogni che manda di notte ai bambini
e le spiega tutto sulla magia e il mistero dei sogni. L’affetto e
la complicità tra i due cresce rapidamente, e quando gli altri
giganti sono pronti a nuova strage, il GGG e Sophie decidono di
avvisare nientemeno che la Regina d’Inghilterra dell’imminente
minaccia, e tutti insieme realizzeranno un piano per sbarazzarsi
dei giganti una volta per tutte.
Il GGG – Il Grande Gigante Gentile: il cast del
film
Ad interpretare il GGG vi è
l’attore Mark Rylance, che aveva già
collaborato con Spielberg per Il ponte delle spie. È
stato durante il primo giorno delle riprese di quel film, un
drammatico thriller sulla Guerra Fredda, che Spielberg si è reso
conto di aver trovato il suo gigante. Il famoso attore teatrale
interpretava lì la spia sovietica condannata Rudolf Abel, un
personaggio molto lontano da quello del dolce, ma semplice gigante
raffigurato in questo film. Eppure il regista vide
nell’interpretazione di Rylance qualcosa che gli fece pensare alla
natura del protagonista del GGG. Per interpretarlo, Rylance si è
poi dunque cimentato nella tecnica della motion capture, trovando
l’esperienza entusiasmante.
Accanto a lui, nel ruolo della
piccola Sophie, vi è invece l’attrice Ruby
Barnhill, qui al suo film di debutto. Per ottenere la
parte, la giovane interprete imparò a memoria numerose pagine del
copione e quando si presentò al provino Spielberg rimase
impressionato dalle sue capacità, affidandole la parte. Nel film
sono poi presenti gli attori Penelope Wilton nei
panni della Regina Elisabetta II, mentre Jemaine
Clement è il gigante Inghiotti-Ciccia. Rebecca
Hall interpreta Mary, mente Rafe
Spall è Mr. Tibbs. Il noto attore Bill
Hader, invece, dà vita al gigante Sangue-Succhia.
Il GGG – Il Grande Gigante
Gentile: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di
Il GGG – Il Grande Gigante Gentile grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple
iTunes, Now, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di mercoledì 30 novembre alle ore
21:10 sul canale TwentySeven.
Ecco il teaser trailer ufficiale
italiano di film Il GGG – Il Grande Gigante Gentile
(The BFG), il nuovo fantasy diretto da
Steven Spielberg e basato
su classico romanzo per ragazzi di Roald
Dahl. Protagonista, nei panni del gigante del titolo,
Mark Rylance, premio Oscar per Il Ponte
delle Spie, in cui è stato diretto sempre da
Spielberg.
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Il GGG è
prodotto dalla Amblin Entertainment per la Walt Disney Pictures. Ne
cast del film Mark Rylance (il Grande Gigante
Gentile), la piccola Ruby Barnhill (Sophie),
Penelope Wilton (la regina), Rebecca
Hall (Mary) e Bill Hader,Jemaine Clement,
Michael David Adamthwaite, Daniel Bacon, Chris
Gibbs, Adam Godley, Jonathan Holmes, Paul
Moniz de Sa e Olafur Olaffson nei panni dei
giganti.
Il GGG
(The BFG) è un libro per ragazzi scritto
da Roald Dahl e pubblicato da Salani nella collana
Gl’istrici con il numero 1. Nel 1989 ne è stato tratto un film
d’animazione. Nel settembre 2011, la DreamWorks ha annunciato
di aver acquisito i diritti cinematografici del libro; i produttori
saranno Kathleen Kennedy e Frank
Marshall, mentre sarà la sceneggiatrice Melissa
Mathison ad adattare la storia.
Nella featurette vediamo il regista
del film che parla del lavoro svolto per raccontare la magica
storia del Gigante protagonista.
https://www.youtube.com/watch?v=9q1zIO3B5Lo
Di seguito due clip dal film:
https://www.youtube.com/watch?v=4eRKbhvNbjg
https://www.youtube.com/watch?v=JPJEqXU0LDs
Leggi la recensione di
Il GGG – Il Grande Gigante Gentile
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Il GGG è
prodotto dalla Amblin Entertainment per la Walt Disney Pictures. Ne
cast del film Mark Rylance (il Grande Gigante
Gentile), la piccola Ruby Barnhill (Sophie),
Penelope Wilton (la regina), Rebecca
Hall (Mary) e Bill Hader,Jemaine Clement,
Michael David Adamthwaite, Daniel Bacon, Chris
Gibbs, Adam Godley, Jonathan Holmes, Paul
Moniz de Sa e Olafur Olaffson nei panni dei
giganti.
Il GGG
(The BFG) è un libro per ragazzi scritto
da Roald Dahl e pubblicato da Salani nella collana
Gl’istrici con il numero 1. Nel 1989 ne è stato tratto un film
d’animazione. Nel settembre 2011, la DreamWorks ha annunciato
di aver acquisito i diritti cinematografici del libro; i produttori
saranno Kathleen Kennedy e Frank
Marshall, mentre sarà la sceneggiatrice Melissa
Mathison ad adattare la storia.
Sin dal suo primo bazzicare sulla
Terra, l’uomo ha sempre avuto paura di qualcosa: del buio, del
fuoco, dei fulmini. Quando ha iniziato a organizzarsi in comunità,
di qualsiasi grandezza, ha cominciato ad aver timore anche del
diverso, di ciò che nominalmente non segue – per un motivo o per un
altro – le regole del branco. Un peccato capitale, per chi ha gli
orizzonti mentali occlusi da muri troppo spessi, che porta
inevitabilmente alla ghettizzazione, all’isolamento, al bullismo
più becero. È ciò che accade a Il GGG – Il Grande
Gigante Gentile dello scrittore britannico Roald
Dahl, un essere tanto enorme quanto buono nel profondo,
rifiutato dagli altri abitanti della Terra dei Giganti poiché per
nulla incline a nutrirsi degli uomini, solo di spropositati e
genuini cetrioli, e a vivere in una casa con tanto di laboratorio
annesso. Un affronto troppo grande, per chi invece è solito vivere
nel fango, a dettare legge e violenza, a calpestare le libertà
altrui senza ragione, per spasso e cieca insolenza.
Steven Spielberg fa sua la sceneggiatura della
compianta Melissa Mathison, l’autrice di E.T. scomparsa lo scorso novembre,
per realizzare un film fantasy per ragazzi formalmente perfetto,
che ha ogni elemento essenziale al suo posto. Aiutato da una
talentuosa Ruby Barnhill, alla sua prima
esperienza cinematografica, e da Mark Rylance, che regala in maniera
superlativa volto e voce al gigante buono, il regista de Lo Squalo e di Schindler’s List prende per mano lo
spettatore e lo accompagna in un mondo surreale, incantato, dove
sott’acqua esiste un altro universo sottosopra e i sogni si possono
catturare come farfalle.
Quando non è intento a cucinare
deliziosi manicaretti vegetariani, il GGG infatti custodisce e
crea bei sogni da consegnare ai bambini bisognosi, andati magari a
letto con l’umore a terra e la tristezza sulle labbra. Sulla sua
spalla si annida sempre la piccola Sophie, un’orfanella intenta a
smuovere l’animo del gigante, a cercare una soluzione per non
vederlo soffrire sotto le grinfie dei suoi ottusi simili. Quale
modo migliore dunque se non spintonarlo sin sotto la finestra della
Regina d’Inghilterra, l’unica persona in grado di mobilitare un
intero esercito per la causa?
Girato quasi interamente in
CGI, in un modo che appena qualche anno fa sarebbe stato
impensabile, Il GGG – Il Grande Gigante
Gentile fa tornare bambini – con fantasia e ironia – tutti
gli adulti cresciuti con il libro di Dahl, mentre i più piccoli
sono catapultati in una storia di fiducia e amicizia senza tempo.
Dal 1982, anno di uscita dell’opera letteraria, le società hanno
ovviamente subito profondi cambiamenti a 360 gradi, accettare la
diversità è però un tema tristemente attuale, soprattutto se
guardiamo al nostro Paese, che riempie tutt’oggi le pagine di
cronaca dei giornali con bimbi autistici isolati dalle loro classi
o feroci proteste per le unioni civili omosessuali.
Il GGG – Il Grande
Gigante Gentile è dunque ancora una figura
dell’immaginario collettivo fondamentale, utile a insegnare ai più
piccoli che nel diverso non c’è nulla di sbagliato, al contrario è
molto probabile trovarvi qualcosa che possa addirittura arricchirci
nell’anima; agli adulti invece ricorda quanto è stupido emarginare
o discriminare un essere umano per motivi soggettivi, che possono
essere uno stile di vita ben preciso, un orientamento sessuale o
religioso. Dispensare odio inoltre non porta mai a nulla di
buono, almeno secondo la penna “giustiziera” di Dahl:
è bene pensare che in un attimo il fato potrebbe
ripagarci con la stessa moneta spesa per offendere. Chi
mal semina…
Dopo l’impegnativo e magnifico
Il ponte delle spie, a distanza di circa un
anno Steven Spielberg torna al cinema, con una
fiaba per bambini che fa breccia anche nel cuore dei più grandi,
Il GGG – il Grande Gigante Gentile.
C’era una volta Roal
Dahl, scrittore di libri per l’infanzia amato da grandi e
piccini, e conosciuto in tutto il mondo. Nella storia del cinema
più volte Hollywood gli ha reso omaggio: da Chi ha paura
delle Streghe? con Anjelica Huston, a
Matilda 6 mitica di e con Danny
DeVito, passando per il visionario La fabbrica di
Cioccolato, il cui remake era stato opera di Tim
Burton. Questa volta alla regia troviamo Steven Spielberg che dà corpo e
forma a un progetto in gestazione da 25 anni.
La storia è una fiaba fantastica,
incentrata sull’incontro tra una bambina orfana e un gigante buono,
unico nella sua specie fatta di mostri mangia-bambini. Tra i due
nascerà una profonda amicizia e un sodalizio che li vedrà lottare
assieme alla Regina d’Inghilterra contro i giganti cattivi.
La colonna sonora è affidata al
maestro John Williams, e il main theme partecipa
per grazia e intensità alla figura dinoccolata ma allo stesso tempo
aggraziata del Gigante Gentile su cui la pellicola è volta a
focalizzarsi. Creatura fantastica che di lavoro “acchiappa” i sogni
per poi “soffiarli” sui bambini che dormono. Il Gigante è
interpretato magistralmente da Mark Rylance, col
quale Spielberg aveva già lavorato ne Il
ponte delle spie e che il regista ha voluto personalmente,
ritenendolo perfetto per la parte. Visivamente magnifico, Il GGG si
avvale di una CGI ottima grazie al contributo della WETA
DIGITAL.
Il GGG – Il grande gigante gentile
non centra il cuore del pubblico
Purtroppo però Il
GGG non è un film che centra il cuore del pubblico. Adulto
o bambino che esso sia, lo spettatore non è mai davvero coinvolto
dalle vicende che si susseguono sullo schermo. Nulla è memorabile,
sicuramente non come lo furono le canzoni degli Humpa-Lumpa o la
Strega Suprema di AnjelicaHuston.
Spielberg si
limita a girare con la maestria che ormai gli è consona, esibendosi
in riprese magistrali e permeando tutto di una luce irreale che ben
si addice al clima fantasy. Ma nulla convince davvero: nei momenti
di (presunto) humor non si ha mai davvero voglia di
ridere, e in quelli più toccanti non ci si sente davvero
coinvolti.
Il GGG è una
favola “all’antica”, che forse i bambini di oggi (come pure gli
adulti) faticheranno ad apprezzare anche a causa del cambiamento
dei tempi: abituati come siamo alla frenesia dei videogames e al
colorato caos dei cartoni Pixar, nulla ci risulta
più difficile che abituarci al ritmo lento e pacato delle fiabe da
“C’era una volta”. Dove il lieto fine porta con sé la morale
buonista di un mondo da fiaba che gli anni 2000, forse, hanno
spazzato via per sempre.
È stato presentato ieri al Festival
di Cannes 2016, al momento in svolgimento, Il GGG –
Il Grande Gigante Gentile, nuovo film di
Steven Spielberg, basato
su classico romanzo per ragazzi di Roald
Dahl. Protagonista, nei panni del gigante del titolo,
Mark Rylance, premio Oscar per Il Ponte
delle Spie, in cui è stato diretto sempre da
Spielberg.
Leggi la recensione di
Il GGG – Il Grande Gigante Gentile
https://www.youtube.com/watch?v=y1fZg0hhBX8
[nggallery id=2679]
Il GGG è
prodotto dalla Amblin Entertainment per la Walt Disney Pictures. Ne
cast del film Mark Rylance (il Grande Gigante
Gentile), la piccola Ruby Barnhill (Sophie),
Penelope Wilton (la regina), Rebecca
Hall (Mary) e Bill Hader,Jemaine Clement,
Michael David Adamthwaite, Daniel Bacon, Chris
Gibbs, Adam Godley, Jonathan Holmes, Paul
Moniz de Sa e Olafur Olaffson nei panni dei
giganti.
Il GGG
(The BFG) è un libro per ragazzi scritto
da Roald Dahl e pubblicato da Salani nella collana
Gl’istrici con il numero 1. Nel 1989 ne è stato tratto un film
d’animazione. Nel settembre 2011, la DreamWorks ha annunciato
di aver acquisito i diritti cinematografici del libro; i produttori
saranno Kathleen Kennedy e Frank
Marshall, mentre sarà la sceneggiatrice Melissa
Mathison ad adattare la storia.
Ecco una bella featurette dal dietro
le quinte di Il GGG – Il Grande Gigante
Gentile, il nuovo film di Steven Spielberg che è stato
presentato all’ultimo Festival
di Cannes.
Nel video possiamo vedere la
performance in mo-cap di Mark Rylance, premio
Oscar per Il Ponte
delle Spie, che ha dato vita al
giganteprotagonista.
https://www.youtube.com/watch?v=DJ9m9byHXik
Leggi la recensione di
Il GGG – Il Grande Gigante Gentile
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Il GGG è
prodotto dalla Amblin Entertainment per la Walt Disney Pictures. Ne
cast del film Mark Rylance (il Grande Gigante
Gentile), la piccola Ruby Barnhill (Sophie),
Penelope Wilton (la regina), Rebecca
Hall (Mary) e Bill Hader,Jemaine Clement,
Michael David Adamthwaite, Daniel Bacon, Chris
Gibbs, Adam Godley, Jonathan Holmes, Paul
Moniz de Sa e Olafur Olaffson nei panni dei
giganti.
Il GGG
(The BFG) è un libro per ragazzi scritto
da Roald Dahl e pubblicato da Salani nella collana
Gl’istrici con il numero 1. Nel 1989 ne è stato tratto un film
d’animazione. Nel settembre 2011, la DreamWorks ha annunciato
di aver acquisito i diritti cinematografici del libro; i produttori
saranno Kathleen Kennedy e Frank
Marshall, mentre sarà la sceneggiatrice Melissa
Mathison ad adattare la storia.
È disponibile a partire dal 19
aprile in home video con Eagle Pictures Animation la favola magica
e visionaria di Spielberg che trasporta lo spettatore in un
universo estraneo agli esseri umani, popolato di giganti crudeli,
aggressivi e affamati di essere umani. Il GGG (Mark Rylance) è
un Grande Gigante Gentile, molto diverso dagli altri abitanti del
Paese dei Giganti poiché è vegetariano e si ciba soltanto di
Cetrionzoli e Sciroppio, e una sera rapisce Sophie (Ruby Barnhill),
una bambina che vive a Londra e la porta nella sua caverna.
Inizialmente spaventata dal misterioso gigante, Sophie ben presto
si rende conto che il GGG è in realtà dolce, amichevole e può
insegnarle cose meravigliose. Il GGG porta infatti Sophie nel Paese
dei Sogni, dove cattura i sogni che manda di notte ai bambini e le
spiega tutto sulla magia e il mistero dei sogni. L’affetto e la
complicità tra i due cresce rapidamente, e quando gli altri giganti
sono pronti a nuova strage, il GGG e Sophie decidono di avvisare
nientemeno che la Regina d’Inghilterra dell’imminente minaccia, e
tutti insieme concepiranno un piano per sbarazzarsi dei giganti una
volta per tutte.
L’adattamento cinematografico
del bestseller di Roald Dahl sarà disponibile in dvd, blu-ray e
blu-ray 3D a partire dal 19 aprile e conterrà il trailer e il
B-roll del film.
Il GGG – Il
Grande Gigante Gentile è un prodotto Eagle Pictures Entertainment e
partecipa all’iniziativa GIVE ME FIVE!: acquistando 1 DVD o Blu
Ray della categoria Eagle Pictures Animation, evidenziato
dall’adesivo GIVE ME FIVE! troverai all’interno 1 leaflet
promozionale che riporterà le indicazioni per ottenere uno
sconto di 5€ valido per l’acquisto di un biglietto intero di
MIRABILANDIA.
Acquistando 2 DVD o
Blu Ray con le stesse caratteristiche sarà possibile cumulare il
vantaggio per ottenere fino a 10€ di sconto su 1 biglietto di
ingresso al Parco.
Leggi la recensione di
Il GGG – Il Grande Gigante Gentile
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Il GGG è
prodotto dalla Amblin Entertainment per la Walt Disney Pictures. Ne
cast del film Mark Rylance (il Grande Gigante
Gentile), la piccola Ruby Barnhill (Sophie),
Penelope Wilton (la regina), Rebecca
Hall (Mary) e Bill Hader,Jemaine Clement,
Michael David Adamthwaite, Daniel Bacon, Chris
Gibbs, Adam Godley, Jonathan Holmes, Paul
Moniz de Sa e Olafur Olaffson nei panni dei
giganti.
Il GGG
(The BFG) è un libro per ragazzi scritto
da Roald Dahl e pubblicato da Salani nella collana
Gl’istrici con il numero 1. Nel 1989 ne è stato tratto un film
d’animazione. Nel settembre 2011, la DreamWorks ha annunciato
di aver acquisito i diritti cinematografici del libro; i produttori
saranno Kathleen Kennedy e Frank
Marshall, mentre sarà la sceneggiatrice Melissa
Mathison ad adattare la storia.
Steven Spielberg è uno dei nomi più famosi
dell’industria cinematografica. Grazie alla sua lunga e storica
carriera, è diventato un’istituzione di per sé. Visionario a pieno
titolo, Spielberg ha cambiato il modo in cui percepiamo i limiti
del cinema. Lavorando su celluloide e digitale, ha definito un
nuovo linguaggio cinematografico attraverso la sua opera che spazia
da “Schindler’s List” all’epocale “Jurassic
Park”. I film di Spielberg hanno un tocco emotivo che raramente
è stato ricreato sul grande schermo. La sua regia di Il GGG
– Il Grande Gigante Gentile non fa eccezione. Basato
sull’omonimo racconto di Roald Dahl, il film segue l’improbabile
legame tra un bambino e un gigante, il cui carattere è molto
diverso dal suo. Un dramma fantasy emozionale creato con la tecnica
del digitale, Il GGG – Il Grande Gigante Gentile è
un sentito racconto di compagnia. Senza entrare nel merito,
approfondiamo i dettagli del film. SPOILER IN ARRIVO.
Sinossi della trama di Il GGG – Il
Grande Gigante Gentile
Il GGG – Il Grande
Gigante Gentile (qui la recensione) inizia a
Londra in un orfanotrofio. La giovane Sophie si sveglia nelle “ore
delle streghe”, l’ora in cui esce l’uomo nero. Sophie vede un uomo
gigante camminare fuori dalla sua finestra. Il gigante cattura
Sophie e la porta via nella sua patria. Sophie crede che il gigante
la mangerà, ma lui risponde negativamente. Dice che non mangia i
bambini e che ha portato Sophie con sé per paura di essere scoperto
dal mondo esterno. Sophie sente che il gigante non è minaccioso e
lentamente si affeziona a lui.
Il gigante viene chiamato “Grande
Gigante Amico” (BFG) per il suo carattere gentile. Egli rivela che
ci sono giganti più grandi che mangiano i bambini e causano
problemi. Un gigante divoratore di bambini, chiamato
Fleshlumpeater, entra nella casa del BFG e lo maltratta. Gli altri
giganti sono molto più grandi del BFG e lo chiamano “nanetto”.
Quando Sophie e il BFG vanno a raccogliere i sogni, gli altri
giganti li afferrano. Sophie riesce a nascondersi, ma
sfortunatamente si lascia dietro la sua coperta.
Temendo il peggio per Sophie, il
BFG decide di riportarla al suo orfanotrofio, poiché la sua
esistenza è nota ai mangiatori di bambini. Tuttavia, Sophie torna
dal BFG, dove gli altri giganti le danno la caccia. Sophie trova la
casa dell’ultimo umano che ha vissuto con il BFG, e uno degli
oggetti che possiede le fa venire l’idea di sbarazzarsi dei
giganti. Il BFG e Sophie decidono di ricorrere all’aiuto della
Regina. Utilizzando le capacità di creazione di sogni del BFG,
intraprendono una rischiosa avventura per catturare i giganti
maligni.
Il finale di Il GGG – Il Grande
Gigante Gentile: Cosa succede al BFG e a Sophie?
Alla fine, i mostri mangia-uomini
vengono sconfitti e deportati su un’isola remota. La Regina
apprezza il coraggio di Sophie e i suoi sforzi per catturare i
giganti malvagi. Infine, le viene concesso un posto dove stare a
casa della Regina, sotto le cure di Maria. Con la minaccia dei suoi
avversari annullata, il BFG torna al suo mondo natale. Sophie è
ancora legata al BFG attraverso i suoi sogni, in cui vede il
gigante coltivare verdure nel suo orto, a parte gli snozzcumbers.
Forse è questo il sogno che la ragazza coglie nel lago del Paese
dei Sogni.
I sogni sono un motivo ricorrente
nel film che definisce il legame tra Sophie e il BFG. Il gigante
può sentire Sophie dalla sua casa e sorride calorosamente, sapendo
che lei è al sicuro nel comfort dei suoi sogni. Inoltre, in una
scena precedente, il BFG riporta Sophie al suo orfanotrofio quando
i giganti mangia-uomini fiutano la sua esistenza. Non vuole mettere
a repentaglio la vita di Sophie perché è in preda ai sensi di
colpa: la perdita dei suoi precedenti compagni lo perseguita
ancora. Tuttavia, Sophie si fida del gigante e salta dalla
finestra, aspettandosi che lui la catturi. E di certo lui torna a
prenderla. Questo legame affabile regge le emozioni del film Il
GGG – Il Grande Gigante Gentile, che viene servito come un
poetico momento di chiusura.
Che ne è dei giganti
mangia-uomini?
I giganti mangia-uomini sono il
simbolo del comportamento prepotente che ha pervaso la nostra
società. A causa della visibile differenza di dimensioni, il BFG è
sottoposto a una costante sottomissione da parte degli altri
giganti. Inoltre, le loro ignobili abitudini alimentari richiedono
una degna chiusura. L’elemento di umorismo morboso di Roald Dahl si
manifesta dopo la cattura dei mangiatori di bambini. Dopo aver
visto un ritratto della Regina Vittoria in possesso del precedente
compagno umano del BFG, Sophie escogita un piano ingegnoso.
Il BFG crea un incubo e lo fa
credere alla Regina Elisabetta II, che in seguito si rivelerà vero.
In sostanza, Sophie intuisce che un racconto diretto della verità
potrebbe essere assurdo e quindi crea una visione attraverso
l’incubo. Il suo piano funziona: la regina Elisabetta II accetta di
inviare le sue guardie reali nel Paese dei Giganti e di catturare i
giganti. Tuttavia, un contrattempo tardivo costringe Sophie a
seminare lei stessa gli incubi nei giganti.
Mentre la maggior parte dei giganti
si sente in colpa per gli incubi, Fleshlumpeater non ne risente. In
un momento di serendipità, le guardie intervengono all’attacco di
Fleshlumpeater e trattengono tutti i giganti. È interessante notare
che non vengono eliminati. Al contrario, vengono abbandonati su
un’isola remota dove il loro unico cibo è lo snozzcumbers, un
ortaggio dal sapore sgradevole che i giganti odiano. Questo è
esattamente il punto in cui possiamo trovare l’innato umorismo di
Roald Dahl.
Ironia della sorte, le abitudini
alimentari dei giganti, che li rendevano minacciosi, vengono
strappate via e devono sopravvivere nutrendosi di ciò che odiano.
In sostanza, la conclusione è una fine soddisfacente ma non
violenta della prepotenza dei giganti. Sophie e il BFG sono aiutati
nella loro missione dalla Regina, a dimostrazione dell’importanza
del lavoro di squadra, come sottolineato in questo bellissimo
film.
Pedro Almodóvar
– Ironico, dissacrante, fantasioso, colorato,
coraggioso, critico, estroso, geniale. Sono solo alcuni degli
aggettivi che vengono in mente nel descrivere il cinema di
Pedro Almodóvar.
Negli anni ’80 ha incarnato e
magnificamente rappresentato con le sue pellicole la reazione
spagnola ai rigidi schemi della morale franchista, ipocrita e
bigotta. È stato, allora, il più dirompente talento del cinema
iberico ed è, oggi, unanimemente riconosciuto tra i maestri europei
della settima arte. Tra le sue qualità, l’estro assoluto, che gli
consente di creare mondi eccentrici, popolati da personaggi
altrettanto sopra le righe, ma perfettamente coerenti e quindi
credibili, cui il pubblico inevitabilmente si appassiona. E la
capacità di coniugare realismo e immaginazione, grazie alla quale
riesce a trattare temi anche scomodi o scabrosi, utilizzando la
chiave della fantasia con risultati di grande efficacia. Il tutto
senza dimenticare la sua vena critica, ad esempio nei confronti
della religione e della chiesa.
Il genio inconfondibile di Pedro
Almodóvar
Pedro Almodóvar
nasce a Calzada de Calatrava, nella Mancha, ma sul giorno e l’anno
non ci sono certezze. Pare che lui stesso sia sempre stato
piuttosto vago al riguardo – 24 settembre 1949, o 25 settembre
1951? Ad ogni modo, dalla terra di Don Chisciotte si allontana a
otto anni, alla volta dell’Estremadura. Qui frequenta la scuola
presso i frati Salesiani e Francescani. L’esperienza non è certo
delle migliori: è quella da cui trarrà ispirazione molti anni dopo
per il suo La mala educación, e certo ha
una responsabilità nel suo allontanamento dalla religione
cattolica, cui spesso riserverà ironia e sarcasmo nelle sue
pellicole. Nel 1968 Almodóvar lascia la famiglia e si trasferisce a
Madrid, dove fa vari lavori e vorrebbe studiare cinema, ma siamo
ancora nel periodo franchista e la dittatura comporta anche la
chiusura delle scuole di cinema. Così il nostro futuro regista
dovrà formarsi da autodidatta, e intanto cercarsi un impiego che
gli garantisca qualche guadagno. Lo trova alla Compagnia Telefonica
spagnola, dove sarà impiegato per più di dieci anni. Anche
quest’esperienza troverà un’eco nei suoi film. Basti pensare alla
presenza e al ruolo del telefono in Donne sull’orlo di una crisi di
nervi. La lunga permanenza alla compagnia telefonia, però, consente
ad Almodóvar di risparmiare il necessario per acquistare una
macchina da presa Super 8, con la quale comincia a fare le prime
prove di ripresa. Siamo negli anni ’70 e Pedro ha tutt’altro che
abbandonato la passione per cinema e teatro: partecipa ad un gruppo
teatrale, Los Galiardos, e per non farsi mancar nulla, fonda anche
il gruppo musicale Almodóvar e McNamara, e scrive racconti.
Insomma, una doppia vita, quella del nostro in questi anni: di
giorno impiegato, di sera e di notte preso a coltivare le sue
passioni artistiche. Nel frattempo, il franchismo tramonta, e
Almodovar s’inserisce a pieno titolo nella Movida: quel movimento
di cultura che segna il rifiorire della Spagna dopo il periodo
oscuro della dittatura.
Pedro Almodovar, film e filmografia
Dopo i primi cortometraggi, nel
1980 arriva l’esordio nel lungometraggio con Pepi, Luci, Bom e le
altre ragazze del mucchio. Protagonista, un’attrice che
Pedro Almodóvar porterà al successo e vorrà
spesso con lui nelle successive pellicole: Carmen Maura. Un gruppo
di donne per un esordio dissacrante, dove si affrontano temi quali:
sessualità in tutte le sue forme, violenza, perversione, disagio.
Il tutto in maniera assolutamente esplicita, puntando a stuzzicare,
scandalizzandolo, il perbenismo ancora imperante nella Spagna
dell’epoca. Una pellicola di rottura insomma, di grande coraggio
perché pone al centro temi che forse mai prima d’allora erano stati
affrontati in maniera così significativa e diretta.
Due anni dopo, è la volta di
Labirinto di passioni, commedia corale che ruota attorno al sesso.
Oltre a Cecilia Roth, altra attrice prediletta da Pedro
Almodóvar, qui ha inizio il sodalizio tra il regista e
Antonio Banderas, che deve proprio a lui la sua prima
fama. Nel 1983 lo sguardo del regista spagnolo punta invece dritto
sul mondo religioso, che egli però rivisita in chiave grottesca,
con abbondanti dosi di ironia. Esce infatti L’indiscreto fascino
del peccato, dove il regista ritrova Carmen Maura, affiancandole
Julieta Serrano e Marisa Paredes. Anche qui siamo di fronte a un
gruppo di personaggi, in particolare di donne, di suore, che nel
loro convento ne fanno di tutti i colori (sono eroinomani, scrivono
riviste porno ecc…). Un universo grottesco, proprio perché
Pedro Almodóvar rende il convento un
coacervo di vizi, mostrando, in maniera volutamente esagerata, cosa
può celarsi dietro un’apparenza di rettitudine e rigore. Gioca a
frastornare lo spettatore, a scardinare le sue convinzioni e
princìpi, a divertirlo facendo accadere l’improbabile. Nell’84 sarà
ancora Carmen Maura, nei panni della casalinga Gloria, la
protagonista di Che ho fatto io per meritare questo? dove il
regista va ancora alla ricerca di ciò che si cela dietro alle
apparenze di un tranquillo nucleo familiare. Tre anni dopo, il film
che farà conoscere il regista spagnolo anche nel nostro paese: La
legge del desiderio. Omosessualità, incesto, omicidio, molta ironia
e gusto kitsch sono gli ingredienti di questa commedia, che ancora
una volta, come quasi sempre nel cinema di Almodóvar, non può
prescindere dal raccontare dinamiche di gruppo. In questi anni, il
regista spagnolo fonda assieme al fratello Agustín una casa di
produzione cinematografica: El Deseo, con la quale produrrà tutte
le pellicole successive. Il passo, a quanto pare, è fondamentale,
visto che nel 1988 esce il film che lo farà conoscere e apprezzare
a livello internazionale: Donne sull’orlo di una crisi di nervi.
Commedia sofisticata, come l’ha definita lo stesso autore, dove
tutto appare straordinariamente a posto: ambienti, costumi, tutto
esteticamente perfetto e appagante, il che mette ancor più in
evidenza ciò che invece non va.
Il “dramma” infatti, è che gli
uomini continuano a lasciare le donne, come accade alla
protagonista Pepa/Carmen Maura ed anche, attraverso gli intrecci
tipici della commedia, ad altre donne che animano il gruppo al
centro del film. Pepa viene lasciata da Ivan nel più sgradevole dei
modi: con un messaggio lasciato sulla segreteria telefonica. Tenta
di parlare con lui più volte, per sfogare la sua rabbia, ma si
scontra sempre con la solita segreteria. Ivan è l’insensibile
dispensatore di sofferenza, ma è anche un uomo solo, incapace di
una vera relazione e di un confronto adulto. Tanto altro però
accade a Pepa in questa commedia dai ritmi serrati: si vede
arrivare a casa un giovane (Carlos/Antonio
Banderas) – che poi scoprirà essere il figlio del suo
amante – con la fidanzata (Marisa/Rossy De Palma) interessati ad
affittare il suo appartamento. Ma arriverà anche la stravagante
amica di Pepa, Candela/María Barranco, convinta che la polizia sia
sulle sue tracce. Un universo prevalentemente femminile raccontato
nelle sue debolezze e fragilità, ma anche evidenziandone tenacia e
voglia di reagire, senza nascondere una rabbia che, opportunamente
diretta – anche contro gli apparecchi telefonici, come s’è detto –
finisce per essere innocua, ma liberatoria. In Italia il film
ottiene ampi consensi e premi: David di
Donatello come Miglior Film straniero, Ciack d’Oro a
Carmen Maura e Osella per la Miglior Sceneggiatura
a Venezia.
L’anno successivo è la volta di
Lègami!, in cui Pedro Almodóvar sceglie
Antonio Banderas come protagonista, accanto a
Victoria Abril, per indagare diversità e normalità, mettendo in
discussione le certezze di chi guarda. Lo fa però in modo meno
dissacrante e scabroso di quanto si potrebbe prevedere.
Antonio Banderas è un ragazzotto che esce da un
ospedale psichiatrico e decide di sequestrare in casa una
pornostar, legandola al letto, per costringerla a conoscerlo,
amarlo e infine sposarlo. Da una premessa eccentrica si dipana una
trama incentrata sul rapporto complesso tra i due protagonisti.
Ritmo veloce e coinvolgente, humour, ironia, quel tocco visionario
e surreale che non guasta ed è ormai cifra distintiva del regista
spagnolo. Anche il giovane Banderas è ormai lanciatissimo nel
panorama internazionale. Una curiosità: Pedro
Almodóvar ha dichiarato in un’intervista che fu proprio la
visione di questa pellicola a convincerla a intraprendere la strada
del cinema. Il cammino artistico dell’attrice sotto la guida del
regista spagnolo sarà poi lungo e fruttuoso.
Gli anni ’90 si aprono
per Pedro Almodóvar all’insegna di un’altra
commedia corale: Tacchi a spillo. Due donne, madre e figlia (Marisa
Paredes e Victoria Abril). Un uomo: ex amante della prima e marito
della seconda, assassinato. La moglie che si autoaccusa e un
giudice (Miguel Bosé) che indaga. Sembrerebbe un poliziesco, invece
il modo di trattare la materia tipico del regista spagnolo, la
rende una commedia che gravita attorno ai suoi personaggi
femminili, coloratissima, strampalata, amorale, come tanta parte
del cinema di Pedro Almodóvar.
Negli anni a seguire, il regista
continuerà a scegliere le sue attrici predilette (Paredes, Abril,
De Palma). Ma nel ’97 cambia registro, sia per quel che riguarda il
tipo di film, sia, quasi del tutto, per il cast che sceglie.
Protagonista di Carne tremula è infatti, accanto a Javier Bardem e Liberto Rabal, Francesca Neri,
che per la sua interpretazione di Elena si aggiudica il Nastro
d’Argento. Lo stesso premio otterrà il film come miglior pellicola
straniera. Dicevamo un Almodovar diverso, con meno eccessi, che qui
si muove nel registro del dramma, con una storia di destini
incrociati e vite irrisolte. E non disdegna neppure il tema
politico – il film è ambientato a Madrid e fotografa gli ultimi
anni dell’era Franco e il passaggio al post franchismo.
Il trionfo di Tutto su mia madre
A fine anni ’90 e con
l’inizio del nuovo millennio, il regista spagnolo mette a punto e
perfeziona uno stile maturo, in cui affianca al racconto di
un’umanità variopinta ed eccentrica, accenti di grande delicatezza.
Non punta più tanto, o non solo, a sconvolgere e scandalizzare,
quanto a far emergere la parte più delicata e fragile dei suoi
personaggi, come sempre in massima parte femminili. Ed è questo
nuovo tocco delicato e appassionato al tempo stesso, a regalargli
la maggior notorietà e una miriade di riconoscimenti
internazionali, tra cui l’ambitissima statuetta dell’Academy. Esce
infatti nel 1999 uno dei suoi capolavori: Tutto su mia
madre. Il regista sceglie ancora due tra le sue attrici
feticcio: Marisa Paredes e Cecilia Roth, alle quali affianca la
giovane promessa Penelope Cruz, per raccontare una storia dove
riconosciamo i consueti ingredienti del cinema almodóvariano: il
tradimento, donne che fanno fronte da sole alla vita, ambiguità
sessuale, scardinamento dei pilastri della morale tradizionale. Qui
però a prevalere non è l’atmosfera comico-grottesca dei primi
lavori del regista. C’è il dolore per una perdita (quella vissuta
da Cecilia Roth/Manuela, il cui figlio diciassettenne Esteban muore
investito da un’auto), la depressione e il senso di colpa di una
famosa attrice solitaria (Marisa Paredes/Huma Rojo, la cui auto ha
investito Esteban), la bislacca, ma toccante storia d’amore e
dolore tra una giovane suora (Penelope
Cruz/Rosa) e l’ex marito di Manuela, il transessuale
Lola. Non mancano poi i colori accesi prediletti da Pedro
Almodóvar, nella luce di Barcellona, cornice esteticamente
perfetta. Interpretazioni impeccabili, sceneggiatura che funziona a
meraviglia e successo assicurato: la pellicola ottiene l’Oscar e il
Golden Globe come Miglior Film straniero e la Palma d’Oro a
Cannes per la Miglior Regia, consacrando
definitivamente Pedro
Almodóvar nell’olimpo delle star.
Due anni dopo, il successo è
bissato da Parla con lei. Anche qui amore
e dolore, disagio, malattia, tutto raccontato con sublime grazia e
un geniale ricorso al surreale al momento opportuno. Non un gruppo
di protagonisti, ma due uomini e due donne, in situazioni omologhe,
e un intreccio di cui il regista tiene abilmente le fila. Oscar per
la sceneggiatura e Golden Globe come Miglior Film Straniero.
Nel 2004 il regista spagnolo
attinge al proprio passato, e in particolare alla dolorosa
esperienza educativa in collegio, in cui fu testimone di abusi.
Parte da qui La mala educación.
Protagonisti due ex compagni di collegio (Gael
García Bernal/Ignacio e Fele Martinez/Enrique), uno
attore, l’altro regista, che si ritrovano dopo anni con l’idea di
mettere su uno spettacolo su una sceneggiatura che rievoca proprio
i tristi fatti dell’infanzia scolastica, quando Ignacio era vittima
delle morbose attenzioni di Padre Manolo. Segue un intreccio
complicato, che vedrà compiersi il destino di queste due vite
segnate per sempre, in modo indelebile, dall’esperienza
infantile.
Due anni dopo arriva
Volver, in cui Pedro
Almodóvar torna a un suo classico, rielaborandolo in
maniera egregia. Tragicommedia che gravita attorno a un gruppo di
donne, e alla loro incrollabile forza, con la quale affrontano e
superano i momenti bui della vita. Trionfo della figura femminile,
cui rende omaggio innanzitutto col personaggio di Raimunda,
splendidamente incarnato dalla Penelope Cruz, ma anche ritrovando Carmen
Maura. Ancora incetta di premi: Palma d’Oro a Cannes per tutte le
protagoniste femminili, Nastro d’Argento come Miglior Film europeo.
Torna poi a scegliere la Cruz anche per Gli abbracci spezzati
(2009), che però non ottiene lo stesso riscontro della precedente
pellicola.
E siamo a questi giorni, a
quest’ultimo mese, che ha visto il regista spagnolo presentare al
Festival del Cinema di Venezia la sua ultima fatica:
La pelle che abito, in cui ritrova
Antonio Banderas dopo dodici anni e cambia genere,
virando su un dramma che sa di thriller psicologico. Fa
interpretare all’attore un chirurgo plastico che cerca
contemporaneamente di vendicarsi e riportare in vita, almeno in
apparenza, l’amata moglie. Il regista stesso, nel presentare il
film alla stampa romana ne ha ribadito i temi centrali: l’abuso di
potere, l’istinto di sopravvivenza e l’identità, che nessuno ci può
togliere. Il film è nelle sale dal 23 settembre.
Pedro Almodovar: frasi
Trovo molto attraente Gael García Bernal sia come uomo che come
donna.
Penélope Cruz appartiene alla scuola di recitazione
mediterranea, uno stile caratterizzato da carnalità, sfrontatezza,
mancanza di inibizioni, capelli scompigliati, una scollatura
generosa e un modo assai vociante di comunicare. Anna Magnani,
Sophia Loren, Claudia Cardinale, la Silvana Mangano dei primi anni,
persino Elizabeth Taylor e Rachel Weisz furono maestre di questo
stile.
Penélope è capace di tutto, è diventata una donna eterna e
senza età. Le inquadrature iniziali di Carne tremula sono state
concepite apposta per lei. La sequenza dura otto minuti e lo
spettatore ne trae l’impressione che si tratti di una protagonista
del film, anche se poi non ricompare più.
Nel corso della sua lunga carriera
il regista Ridley Scott ha
affrontato quasi ogni genere possibile, dalla fantascienza di
Alien all’epica di
Exodus – Dei e re. Nel
2003 ha invece dato vita a quella che è a tutti gli effetti la sua
prima commedia. Si tratta di Il genio della
truffa, un’opera insolita e inedita nella sua
filmografia, che dimostra una volta di più le capacità del regista
di adattarsi ad ogni storia e sue relative caratteristiche. Scritto
da Nicholas e Ted Griffin,
quest’ultimo anche autore del film Ocean’s Eleven, il film
si configura così come una rocambolesca storia di imprevisti, che
porteranno i personaggi sull’orlo del disastro.
Il film è l’adattamento dell’omonimo
romanzo di Eric Garcia, pubblicato nel 2002 e
divenuto in breve un grande successo. Nel giro di un anno, infatti
questo si è trasformato nel film in questione, arricchito da tutto
il gusto per la messa in scena di Scott come anche da una serie di
preziose interpretazioni. Forse poco noto rispetto ad altri titoli
del regista, Il genio della truffa non sembra avere nulla
da invidiare a questi, rivelandosi un grande esempio di come la
comicità dosata in modo giusto possa rivelarsi un arma estremamente
potente. Particolarmente apprezzato dalla critica, il film sembrava
dunque destinato ad un grande successo al momento del suo arrivo in
sala.
Costato ben 62 milioni di dollari,
Il genio della truffa riuscì tuttavia ad incassare circa
65. Passato dunque in sordina, ha fortunatamente visto negli anni
una crescita di popolarità, fino a diventare un titolo
particolarmente ricercato. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Il genio della truffa: la trama del film
Protagonista del film è Roy
Waller, il quale insieme al socio Frank
Mercer forma un’incallita coppia di truffatori
professionisti. Svolgendo tale attività, Roy manifesta una
sicurezza unica, che non possiede affatto nel resto della sua
quotidianità. Al di fuori del suo lavoro, infatti, si trova a dover
combattere con una serie infinita di paranoie, dall’agorafobia fino
a numerose altre ossessioni al limite della maniacale. Per cercare
di mantenere il controllo di sé e delle sue nevrosi, questi è
solito prendere alcune medicine prescrittegli dal suo medico di
fiducia. Il giorno che però questi non si dimostra reperibile, per
Roy hanno inizio seri guai.
Nel tentativo di risolvere i suoi
problemi, decide allora di contattare la sua ex moglie. Quello che
otterrà, però, non è ciò che si aspettava. Roy scopre infatti di
possedere una figlia mai conosciuta prima, di nome
Angela. Acconsentendo a tenerla con sé per qualche
giorno, la ragazzina si rivelerà da subito entusiasta e attratta
dal vero lavoro del padre, chiedendo di poter partecipare alle sue
truffe e anzi spingendolo a puntare più in alto. Sempre più
paranoico, Roy finisce però con il commettere una serie di errori
che rischieranno di far finire in seri guai sé stesso, il suo socio
e la figlia. Tentare di rimediare sarà l’unica cosa sensata da
fare.
Il genio della truffa: il cast del film
Ad interpretare il ruolo del
protagonista, Roy Waller, vi è l’attore premio Oscar Nicolas Cage.
Questi aveva da poco terminato le riprese di Il ladro di
orchidee, dove interpreta un altro personaggio particolarmente
problematico, affetto da numerose nevrosi. Cage portò dunque un po’
di quell’esperienza nella sua costruzione del protagonista di
Il genio della truffa. Particolarmente apprezzato per la
sua interpretazione, Cage diede così vita ad un altro
caratteristico personaggio, che dimostra una volta di più la sua
grandezza di interprete. Accanto a lui, nel ruolo del suo socio
Frank Mercer, vi è invece l’attore Sam Rockwell.
Oggi premio Oscar per il film Tre manifesti a Ebbing,
Missouri, questi ha per la sua interpretazione in Il
genio della truffa ricevuto la nomination come miglior attore
non protagonista ai Satellite Award.
Star del film è inoltre l’attrice
Alison Lohman, presente nei panni di Angela, la
figlia di Roy. Nonostante avesse già all’attivo qualche apparizione
cinematografica, questo fu il ruolo che la fece conoscere a livello
internazionale. Ottenne la parte dopo essersi presentata
all’audizione vestendo e comportandosi come un’adolescente. Fu
soltanto in seguito che Scott scoprì che l’attrice aveva in realtà
23 anni. Grazie alla sua interpretazione, venne poi scelta per il
ruolo della giovane Sandra Bloom in Big Fish – Le storie di una vita
incredibile. Nel film sono poi presenti gli attori
Bruce Altman nei panni del dottor Harri Klein,
medico di Roy, e Bruce McGill in quelli di Chuck
Frechette, arrogante uomo d’affari vittima di una delle truffe del
protagonista. Infine, nei panni di Kathy, la nuova compagna di Roy,
vi è l’attrice Sheila Kelley.
Il genio della truffa: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Il genio della truffa grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e
Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma
di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere
un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre
presente nel palinsesto televisivo di sabato 10dicembre alle ore 21:20 su canale
Rai 4.
Benvenuti alla Festa
Internazionale del Film di Bangkok. Le piogge torrenziali
hanno causato qualche disagio (Stefania del Kebab è andata dispersa
lungo la fiumana ma qualcuno ha avvistato Christian
Bale che la traeva in salvo) ma noi siamo qui pronti a
lottare per voi. Oggi è la volta buona che c’è un ospite che mi
interessa, il Robert Zemeckis di
Ritorno al Futuro e Chi ha
incastrato Roger Rabbit?. Ok, ha fatto anche un
Beowulf in cui Ray
Winstone (che di base è un barile) mostrava chiappe dure e
finte in Cgi e Angelina Jolie interpretava un
mostro con i tacchi a spillo, ma perché farsi del male? Rimozione,
rimozione è la parola chiave. Che tra l’altro
Zemeckis ci casca a pennello perché dopodomani è il 21
ottobre 2015, il giorno in cui Marty McFly sbarca nel
futuro e secondo la teoria del film (datato 1989) in giro dovrebbe
essere pieno di gente che gioca col volopattino e si veste come un
deficiente. E invece, se ti guardi intorno, all’Auditorium non si
vede nessuno che gioca col volopattino.
Ma vabbè, Zemeckis non poteva
prevedere che i bruschi cambi climatici avrebbero arretrato il
progresso tecnologico di 15 anni, del resto costruire microchip con
l’umidità tropicale e le zanzare che ti si infilano nei circuiti
non è facile.
Oggi comunque il grande Bob presenta
il film su un genio del secolo scorso. No, no, fermi. So cosa state
pensando. Non si tratta di Albert Einstein, che
con la teoria della relatività ha rivoluzionato il modo di
concepire l’Universo e di metterci in relazione con esso. No, non
si tratta nemmeno di Alexander Fleming, che con la
scoperta della Penicillina ha contribuito a curare milioni, ma che
dico, miliardi di persone.
No.
Si tratta di un tizio che nel 1974
ha deciso di camminare su un filo teso tra le due Torri Gemelle
rischiando di spiaccicarsi come un pomodoro maturo. Onestamente non
conosco come è andata a finì la storia nella realtà, ma guardando
il film tiferò che si spiaccichi. Lo merita.
Detto questo, me volete
male. Io è da sempre che confondo tutti sti registi che si chiamano
Anderson, da quello de I Tenenbaum a
quello di The Master a quello di
Mortal Kombat e dei Tre
Moschettieri in versione Steampunk. Per me so’ tutti
la stessa persona. Te chiami Anderson, sei quello. Sarei
capace, come ha fatto una volta Mirko Lomuscio (ma
coscientemente, io no) di portare ad autografare un dvd dell’uno a
uno degli altri. Ecco, m’avete messo in programmazione due di
questi Anderson, uno con un documentario, uno con un incontro. E io
non so quale cazzo dei due andrò ad intervistare. Speriamo che sia
quello di Mortal Kombat almeno gli
propongo un doppio. Io prendo Sub-Zero però, non rompesse il
cazzo.
(Ang)
Buongiorno anche da me
cari affezionati lettori: stamattina mi sono svegliata e credevo di
essere intrappolata dentro Suburra, è da
ieri pomeriggio che un cielo grigio mi accompagna mentre percorro
400 chilometri da una stazione all’altra con
Runtastic. Essì, ho un secondo abbandonato la
Festa del cinema perché avrei pure da lavorare ad
altro – ma non temete, tornerò presto, giusto il tempo di trovare
un abito per la chiusura che non mi posso fa parla’ dietro, non
vorrete che le foto sui giornali abbiano didascalie tipo
‘La matrigna, Valentina Pettinato, vestita
demmerda’ o ‘vestita random’.
Sono comunque in filo diretto con la
sala stampa, per cui continuerò a scrivere indiscrezioni, non
preoccupatevi. Nel mentre state accanto ad Ang che lo vedo un po’
stanchino: tra sale, interviste, presentazioni e redazione ha più
impegni lui a sto festival di Jude Law.
Io proporrei di fare un incontro in
Petrassi dal titolo, ‘Ang, l’animatore della Festa del
Cinema’. Altro che quelli della
Pixar.