In attesa dell’arrivo di “The Woman in Black” nelle sale, la produzione ha lanciato un’interessante iniziativa per i futuri spettatori promossa proprio dal protagonista Daniel Radcliffe.
In attesa dell’arrivo di “The Woman in Black” nelle sale, la produzione ha lanciato un’interessante iniziativa per i futuri spettatori promossa proprio dal protagonista Daniel Radcliffe.
Ancora una volta, si torna a parlare di una trasposizione cinematografica per “L’Ombra dello scorpione”, opus magnum del ‘Re del brivido” Stephen King; più volte presa in considearazione negli anni, l’idea non ha mai trovato una realizzazione compiuta (se si eccettua una miniserie televisiva, risalente a una decina di anni fa). Di un ritorno di fiamma del progetto, ad opera della Warner, si è tornato a parlare da qualche mese: l’idea iniziale di affidare la sceneggiatura alla ‘premiata ditta potteriana Kloves & Yates” non pare però essersi conclusa a buon fine; il principale indiziato per il lavoro, che potrebbe essere realizzato nella forma di una ‘saga’ di più capitoli, come sempre più di moda ultimamente, sembra ora essere Ben Affleck.
Al momento comunque il progetto resta sulla carta: lo stesso Affleck è impegnato nelle riprese di “Argo”, film incentrato su una missione di salvataggio di un gruppo di ostaggi, del quale è regista e protagonista, e non è detto che l’attore e regista accetti di imbarcarsi in un’impresa come quella dell’Ombra dello Scorpione solo alla sua quarta regia. Come gli appassionati (e non solo) ricorderanno , “L’Ombra dello Scorpione” (titolo originale: “The Stand”) narra di un’epidemia che decima la popolazione umana; i sopravvissuti diverranno poi a loro volta le ‘pedine’ del classico ‘eterno scontro tra il Bene e il Male’.
I patiti degli inseguimenti e delle gare al cardiopalma non temano: la saga di Fast and Furious vedrà probabilmente giungere a compimento anche il sesto e settimo capitolo della serie: il successo globale arrivo al quinto episodio appare aver convinto la Universal a continuare a premere l’acceleratore a tavoletta.
Secondo quanto recentemente pubblicato dal Los Angeles Times, non vi è ancora nulla di stabilito, sebbene lo sceneggiatore Chris Morgan avrebbe già presentato qualche idea per collegare tra di loro i prossimi due episodi, Fast and Furious 6 e Fast and Furious 7, che dunque potrebbero essere girati in contemporanea da Justin Lin, nel segno di un procedimento già attuato in passato per altre saghe cinematografiche come Matrix o il signore degli Anelli. Un espediente certo intrigante, quello della realizzazione in contemporanea di due film, ma non esente da rischi: e se il sesto capitolo non dovesse rispondere alle attese?
Che Steven Spielberg e Peter Jackson avessero concordato di ‘dividersi il lavoro’, dirigendo un film a testa dedicato all’eroe dei fumetti belgi era risaputo da tempo; ora però è arrivata la conferma ufficiale dalla parte delo stesso Spielberg, come riporta anche Coming Soon. Spielberg ha spiegato che Sony e Paramount hanno messo a disposizione i soldi per sviluppare la sceneggiatura, preparare gli storyboard ed essere così pronti per dare il via al progetto; il secondo film verrà quindi realizzato in tempi abbastanza brevi: la sceneggiatura è già stata scritta. Il copione è stato curato Anthony Horowitz, il quale ha sviluppato la storia partendo da due avventure del personaggio creato da Hergé: “Prigionieri del sole” e “Le sette sfere di cristallo”.
Il titolo dovrebbe essere “The Adventures Of Tintin: Prisoners Of The Sun”: la storia vedrà Tintin assieme al capitano Haddock alle prese con una misteriosa malattia che colpisce tutti coloro che hanno violato una tomba Inca. Nonostante le dichiarazioni, tuttavia, sussiste qualche dubbio sulle reali possibilità che Jackson diriga questo secondo capitolo: il regista è infatti ancora impegnato con “Lo Hobbit”, che gli richiederà tempo ed energie; tuttavia se non si occuperà del secondo, è abbastanza probabile che Jackson possa sedere dietro alla macchina da presa in occasione dell’immancabile terzo capitolo.
L’Oregon è uno degli stati USA in cui è consentito il suicidio assistito grazie a un referendum popolare del 1994. Ad oggi oltre cinquecento persone hanno usufruito di questa legge per porre fine alla loro esistenza di sofferenza. La legge risponde al principio liberale secondo cui “Nessuna autorità laica o confessionale può decidete per me su una questione così importante”.
Bobby Fischer Against the World è il documentario prodotto da HBO che ripercorre il cammino di uno dei più grandi campioni della storia degli scacchi, nonché riconosciuto da tutti gli americani come il più grande giocatore degli Stati Uniti. Il regista statunitense Liz Garbus ripercorre in maniere impeccabile e a tratti maniacale la vita del enfant prodige Bobby Fischer, dalla sua prima infanzia sino agli ultimi giorni della sua esistenza. Le vicende di Fischer sono ben note al pubblico più avvezzo ma sorprende come la pellicola sia capace di lasciarsi alle spalle i luoghi comuni di una storia così legata al periodo della Guerra Fredda, lasciando al centro della narrazione la vera essenza del personaggio spesso esagerata e completamente folle.
La cosa che emerge predominante e che riesce a dare quella componente di autenticità all’affresco del personaggio è il fatto che Fischer non combatta la Guerra Fredda come un comune soldato statunitense, Bobby combatte la propria di guerra: una guerra contro il suo passato, contro la famiglia, contro le sue nevrosi e contro il successo che tanta insofferenza gli provoca, fino a farlo cadere in un baratro di delirio e onnipotenza. Bobby Fischer Against the World procede chirurgicamente nel descrivere l’ascesa e la caduta del personaggio, in maniera affascinante e commovente. Sotto i suoi colpi da maestro prima cadono le certezze di uno stato come l’URSS, poi il suo antagonista per eccellenza Boris Spassky e in fine se stesso, riuscendo al contempo a diventare una vera e propria leggenda.
Grazie alla sua follia riesce ad essere al di sopra di ogni condizionamento politico, addirittura anche al disopra di ogni individuo che si presenti sulla propria strada. Le testimonianze di amici, colleghi e compagni di vita ne sono la prova. Un bambino che ha fatto della dedizione e della totale abnegazione per la disciplina una ragione di vita ma che nel momento in cui arriva all’apice del successo in così poco tempo, ad una giovanissima età per l’ambiente, perde ogni ragione di vita ed ogni obiettivo. Fino a morire all’età di 64 anni nevrotico e completamente fuori controllo. Particolare inquietante, 64, come il numero di caselle presenti in una scacchiera.
Eva Mendes, sulla bocca di tutti per il suo attuale flirt con Ryan Gosling, parteciperà al nuovo film di Léos Carax, Holly Motors, al fianco di Denis Lavant.
Entertainment Tonight ha mostrato nuove immagini inedite dal set di Breaking Dawn: Parte I. A seguire un altro video ci mostra le dichiarazioni che i protagonisti, Robert Pattinson e Kristen Stewart , hanno rilasciato in merito al film (anche alla scena di sesso) e agli altri loro progetti.
Il film è diretto da Bill Condon, e nel cast ci sono anche Nikki Reed, Kellan Lutz, Jackson Rathbone, Peter Facinelli, Elizabeth Reaser, Michael Sheen e Dakota Fanning.
Ecco i video:
Avremo un’anticipazione di 15 minuti del film al Festival Internazionale del film di Roma, dove a presentare la pellicola sarà presente Nikki Reed.
Fonte: moviesushi
Questo documentario è un viaggio attraverso l’Italia delle case chiuse anni ’50 e dell’evoluzione delle stesse oggi, negli altri paesi d’Europa, sottolineando anche come il mestiere più antico del mondo sia anche il più persistente nelle arti, con immagini di film che sono ambientati del tutto, come Salon Kitty di Tinto Brass, in video anche come esperto, se non di bordelli quanto meno di sensualità e sessualità femminile e film che sono rimaste nell’immaginario cinematografico, come quella del film Roma di Federico Fellini.
I ricordi vengono poi alternati dalla lettura, di fatto l’elemento in più del documentario, delle lettere che le “donne di piacere” delle case di tolleranza, inviarono all’allora senatrice Merlin, madre della legge che abolì le case chiuse.
Sono lettere sofferte, di madri, donne, alcune volte malate, che vivono la professione come un qualsiasi altro lavoro, aldilà di ogni pudicismo, come un mestiere che bisogna saper fare, così come rimarca anche la giovane Safina, starlette del locale Artemis di Berlino in cui si “forniscono servizi” come afferma la ragazza, per i quali si assicura professionalità.
E’ una nuova affermazione di come, questo mestiere, non a torto definito il più antico del mondo, ve ne sono tracce anche in un papiro proveniente dall’Antico Egitto conservato presso il Museo Egizio di Torino, abbia attraversato le epoche e spesso ispirato artisti, romanzieri e pittori, come Henri de Toulouse Lautrec.
Il documentario fa parte della sezione Extra del Festival del film di Roma di prossimo inizio e verrà proiettato in Sala Teatro studio il prossimo 3 Novembre.
Tutti i protagonisti di Missione di pace sono intervenuti ieri mattina alla Casa del Cinema per l’anteprima stampa di Missione di pace, opera prima del regista toscano Francesco Lagi. Insieme al regista e ai produttori, erano presenti anche i protagonisti del film, Silvio Orlando, Alba Rohrwacher, Francesco Brandi, gli sceneggiatori, Marco Pettenello e Filippo Gravina, la produttrice Donatella Botti e la responsabile per Rai Cinema, Caterina D’Amico.
Ridere della guerra si può e non è per forza di cattivo gusto. A dimostrarlo è il regista esordiente Francesco Lagi che, con Missione di Pace, il suo ritratto scanzonato di un convoglio di militari italiani confusi mette da parte eroismo e marzialità per dedicarsi ad aspetti più particolari come l’inconsistenza delle ideologie sia militariste che pacifiste.
Presentato al Festival di Venezia 2011 come Evento Speciale nella sezione Settimana della Critica, Missione di Pace costruisce la sua storia su un doppio livello: quello territoriale percorso dal Capitano Vinciguerra (un sempre convincente Silvio Orlando) alla guida dei suoi uomini attraverso i Balcani con lo scopo di catturare un efferato criminale di guerra, nascosto nell’immaginario corridoio di Grz, e quello più privato, in cui il lo stesso capitano si trova ad affrontare il rapporto da sempre conflittuale con Giacomo (Francesco Brandi), il figlio pacifista che non perde occasione per minare l’autorità paterna dinanzi al suo convoglio.
A chiudere il cerchio di questa vicenda, in cui le due parti del contendere ne escono ugualmente ridimensionare grazie all’utilizzo di un sano senso del ridicolo e del grottesco, è una recluta disorientata che, con lo sguardo puro e delicato della sempre più brava Alba Rohrwacher, cerca di dare ordine ad una realtà volutamente poco credibile formata da mangiatori di orsi, partite a Risiko tra militari e preti ortodossi, carri armati fuori controllo ed un Che Guevara (Filippo Timi) un po’ cialtrone in evidente crisi esistenziale che vaga estasiato tra i reparti dell’Ikea che diventa simbolo dell’attuale inutilità di ogni tipo di criterio ideologico ai giorni nostri.
Missione di pace fa sorridere e riflettere toccando un tema rischioso e complicato come quello delle spedizioni di pace senza però apparire offensivo o troppo pretenzioso. È un piccolo film che però sceglie di non calcare le già conosciute strade della commedia all’italiana per addentrarsi nel territorio del non senso, riuscendo, seppur con piccole difficoltà, a trasmettere un messaggio di leggerezza come poche volte accade al cinema italiano.
Vado a vivere da solo è il film del 1982 di Marco Risi con Jerry Calà, Enzo Salvi, Lando Buzzanca
Giacomo, Giacomino per i genitori iperprotettivi, è un ventiseienne milanese studente fuoricorso. Al suo compleanno mamma e papà gli promettono “qualunque cosa” e lui, colta la palla al balzo, chiede d’andare a vivere da solo. Per i genitori, specie per la mamma, è un autentico dramma. Affitta un appartamento malconcio all’ultimo piano di un palazzo senza ascensore, il cui proprietario è partito per l’India, seguendo una moda diffusa tra i giovani dell’epoca. E lo arreda con mobili di seconda mano, ma con un tocco spiccato di originalità, sia per i colori scelti quanto per gli oggetti strani sparsi qua e là per la casa.
Su tutti, il mitico Wc che suona e s’illumina quando ci si siede sopra. Inizia la sua avventura da scapolo gaudente, ma deve purtroppo sopportare le visite “pedagogiche” dell’invadente signor Giuseppe, ex vicino di casa cacciato dalla moglie. Presto quest’effimera vita viene rotta dall’arrivo di Françoise, amica del proprietario di casa, bella francese alla ricerca dell’uomo giusto, che inizialmente non si accorge dei sentimenti che Giacomino prova per lei e che tenta timidamente di dimostrarle.
Questo film del 1982 segna l’esordio come regista di Marco Risi, che cambierà presto registro nei suoi lungometraggi dedicandosi a film principalmente a sfondo sociale o d’inchiesta. Risi si avvale di attori in quel periodo in pieno successo e popolarità, quali Jerry Calà, nei panni del buffo protagonista Giacomo, Lando Buzzanca, l’invadente vicino signor Giuseppe e di Francesco Salvi, il depresso amico-collega di Giacomo. A loro va aggiunta la graziosissima Elvire Audray, nei panni di Françoise.
Vado a vivere da solo si colloca in quel lungo filone del Cinema italiano costituito da commedie spensierate, partito proprio a inizio anni ’80. Film leggeri, esilaranti, demenziali, talvolta trash e volgari, che presero il posto dei film erotici anni ’70, ormai soppiantati dai film hard. Ma la presente pellicola si differenzia da molte altre di questo calderone perché mai volgare o eccentrica, bensì comica e colorita al punto giusto.
Vado a vivere da solo è quanto mai attuale, dato che tratta una piaga delle attuali generazioni: le difficoltà di lasciare il tetto familiare, vuoi per motivi economici, vuoi per quel (in)sano atteggiamento iperprotettivo dei genitori italiani. Specie quelli del sud. Anzi, si può dire che Risi, coadiuvato nella sceneggiatura dal re delle commedie, Enrico Vanzina, e dallo stesso Jerry Calà, abbia perfino anticipato un fenomeno: quello della proliferazione dei mammoni “alla Giacomino” in Italia, i bamboccioni.
Un film consigliato dunque per chi vuole passare un’ora e mezza spensierata, senza volgarità, impreziosita dalla verve comica di Jerry Calà, con le sue inconfondibili gestualità e mimiche facciali, nonché le sue battute imprevedibili e che sembrano (o forse lo sono davvero) spontanee e fuori copione. Ad aggiungersi all’ilarità di Cala’ ci sono anche la verve di un attore consolidato quale Lando Buzzanca, e la timida spalla di un giovanissimo Francesco Salvi.
Vado a vivere da solo ha avuto anche un sequel: Torno a vivere da solo, nel quale Giacomino è ormai adulto, sposato con due figli, affermato agente immobiliare. Divorzia dalla partenopea moglie Francesca e intraprende una vita da scapolo incallito. Ma ovviamente, anche qui i pasticci non mancano. Un sequel che risente della stanca riproposizione delle caratteristiche del primo film, ma soprattutto, dell’eccessivo lasso di tempo intercorso col primo episodio. Ben 16 anni.
Si chiamerà Twelve Years A Slave il nuovo film della coppia Steve McQueen – Michael Fassbender, che tornano sul luogo del delitto dopo il controverso “Shame”, presentato, che ha guadagnato all’attore tedesco la Coppa Volpi come miglior attore all’ultimo Festival di Venezia; a far parte della partita sarà anche Brad Pitt.
La collaboraizone di Pitt al progetto è cominciata fin dalla fase produttiva, attraverso la sua società Plan B, ma ora sembra confermato che avrà anche un ruolo sullo schermo, sebbene non si sa ancora quale. Il film vedrà protagonista Chiwetel Ejiofor (“I figli degli uomini”, “American Gangster”, “2012”), nei panni di Solomon Northup, un nero libero che nella seconda metà dell’800 arriva a New York per rispondere ad un’offerta di lavoro solo per venire per venire rapito e ridotto in schiavità, appunto per dodici fino a quando la moglie, con l’aiuto di un falegname canadese, porterà il suo caso davanti ai giudici. McQueen e Jonh Ridley hanno adattato la sceneggiatura dall’autobiografia dello stesso Northup. Il film dovrebbe essere realizzato nel 2012, sebbene la data di inizio delle riprese non sia stata ancora comunicata.
Quando il re incontrastato del cinema d’avventura (Spielberg) torna dietro alla macchina da presa e il suo più accreditato erede (Jackson) produce il progetto, è lecito aspettarsi qualcosa di veramente grosso. “Le avventure di Tin Tin: il segreto dell’unicorno” è un film d’animazione realizzato con la tecnica del performance capture che porta sul grande schermo le avventure di un eroe non proprio conosciutissimo qui da noi ma che, con una sola striscia di 24 avventure realizzate dal fumettista belga Hergè (pseudonimo di Georges Prosper Remi) 40 anni fa, è riuscito a diventare un’icona molto popolare, soprattutto in Francia.
È stata pubblicata la prima foto dal set di The Expendables 2 . Nella foto compare anche la new entry, il leggendario Chuck Norris.
Si tratta di un vero colpaccio quello che ha messo a segno la direzione del Torino Film Festival. Ad aprire ufficialmemente la 29esima edizione della manifestazione sarà Moneyball, il film diretto da Bennet Miller, sceneggiato da Aaron Sorkin e interpretato da Brad Pitt.
Il marine Tommy Conlon (Hardy), tormentato da un tragico passato, torna a casa dopo quattordici anni per chiedere a suo padre (Nick Nolte) di aiutarlo ad allenarsi per partecipare a “Sparta”, la più grande competizione di arti marziali della storia. Da ex-prodigio del Wrestling, Tommy si qualifica brillantemente, mentre il fratello Brendan (Edgerton), ex-lottatore diventato professore di liceo, ritorna al ring in un tentativo disperato di salvare la sua famiglia dalla rovina finanziaria. Ma quando lo sfavoritissimo Brendan arriva a confrontarsi con l’inarrestabile Tommy, vedremo una sfida tra fratelli in un climax tra i più avvincenti mai visti sul grande schermo.
Proprio ieri vi avevamo raccontato che tra i prossimi impegni registici di Ben Affleck ci sarebbe potuto essere l’adattamento di The Stand di King, ma a quanto pare il regista dopo l’imminente Argo tornerà a lavoro per un film dedicato al criminale Whitey Bulger. Bulger fu un famoso criminale tra gli anni anni Sessanta e Settanta specializzato nella rapina di spacciatori e personaggi del gioco d’azzardo, finendo per essere usato dall’FBI come informatore. A fare da protagonista al film sarà l’amico fraterno Matt Damon. Non è da escludersi un piccolo ruolo per Ben e Casey Affleck. Lo script è a cura di Terence Winter, autore di Boardwalk Empire, mentre a produrre ci penseranno Ben Affleck e Matt Damon.
Just Jared ha fatto circolare delle foto della bellissima Scarlett Johansson che ancora una volta cambia colore di capelli per ragioni di lavoro. Ecco quindi in Scozia
The Girl with the Dragon Tattoo di David Fincher sta procedendo nella sua campagna promozionale, e la Sony ha reso noto un altro poster del film con i due protagonisti Daniel Craig e Rooney Mara.
Le avventure di Tintin – Il segreto del liocorno (The Adventures of Tintin: The Secret of the Unicorn) è un film del 2011 diretto da Steven Spielberg girato interamente con l’uso del CGI.
Arrivano le primissime foto della troupe dello Hobbit che sta iniziando le riprese ad Hobbiville. Nella foto è possibile ammirare la bellezza dei set ricostruiti dalla troupe di Peter Jackson. A quanto sembra le riprese del film rientrano nuovamente nel vivo, dopo la pausa di alcuni mesi fa.
Potrebbe essere Aaron Sorkin a scrivere la sceneggiatura del biopic su Steve Jobs. Quindi dopo The Social Network, Sorkin potrebbe essere nuovamente assoldato dalla Sony per un nuovo biopic. Sembra che lo sceneggiatore era molto amico di Jobs, quindi si tratterebbe di una scelta più che azzeccata. Non ci resta che attendere ulteriori sviluppi.
Fonte: LA Times
La storia fantastica
Anno: 1987
Regia: Rob Reiner
Cast Cary Elwes (Westley), Robin Wright (la principessa Bottondoro), Mandy Patinkin (Inigo Montoya), André the giant (Fezzik), Peter Falk (il nonno), Chris Sarandon (il principe Humperdink), Billy Crystal (Max dei miracoli)
Sinossi:
Il piccolo Jimmy ha l’influenza e deve stare a letto, e non è molto contento di ricevere la visita del suo nonno, che vuole raccontargli una fiaba sottraendolo agli adorati videogiochi. Ma il nonno inizia a raccontargli la storia di un regno magico e lontano, in cui vivono il garzone Westley e la capricciosa principessa Bottondoro, che scoprono di amarsi. Lui parte per cercare fortuna e viene catturato e ucciso dal perfido pirata Roberts, o almeno questo è quello che crede Bottondoro, che accetta di sposare il perfido Humperdink che vuole ucciderla la prima notte di nozze.
La serie di Angelica – è una serie di film del 1964-1967 diretto da Bernard Borderie con nel cast protagonisti Michèle Mercier (Angelica), Robert Hossein (Joffrey de Peyrac), Jean Rochefort (Desgrez), Giuliano Gemma (Nicola), Claude Giraud (Philippe de Plessis Bellière), Jean Louis Trintignant (Claude Le Petit), Rosalba Neri (la Polacca), Sami Frey (Batschiary Bey), Estella Blain (madame de Montespan), Jacques Toja (Luigi XIV), Roger Pigault (Escrainville), Jean Claude Pascal (Osman Ferradji)
La trama ufficiale di La serie di Angelica
Nella Francia di Luigi XIV la bellissima Angelica, figlia di un nobile rovinato, viene a conoscenza per caso di un complotto per uccidere il re orchestrato dal principe di Condé e riesce a nascondere la fiala di veleno. Alcuni anni più tardi la giovane, infatuata del garzone Nicola, viene costretta a sposare il ricchissimo conte Joffrey de Peyrac, alchimista, zoppo e sfigurato di cui si innamora. Le ricchezze di Joffrey e il fatto che Angelica sa la verità sul complotto in cui era implicato Condé fanno sì che l’uomo sia arrestato,processato e condannato al rogo come stregone.
Angelica si rifugia presso la Corte dei Miracoli di Parigi, dove reincontra Nicola, diventato bandito, che però poco dopo morirà. Decisa a riprendere il suo posto nella buona società, mette su prima una taverna, legandosi brevemente ad un libellista dal tragico destino, e poi un fiorente commercio di cioccolato, che la porterò ad incontrare e a sposare suo cugino Philippe, salvandolo da un’accusa di tradimento legata a quel complotto che aveva sventato da ragazzina.
Philippe però, conscio che Luigi XIV è innamorato di sua moglie, preferisce farsi uccidere in battaglia: Angelica potrebbe cedere alla corte del re, ma il ricordo del suo primo marito, Joffrey de Peyrac, giustiziato senza che il sovrano abbia mosso un dito, si fa vivo. Il re le rivela che Joffrey è ancora vivo, ed infatti la salverà da un tentativo di assassinio ordinato da Madame de Montespan, amante del sovrano.
Angelica parte per il Mediterraneo, dove il marito è diventato pirata, e dove lei stessa è rapita da altri pirati che la vendono come schiava. Riscattata da Joffrey, viene di nuovo rapita e portata nell’harem del re del Marocco, da cui riesce a fuggire con due schiavi. Il marito è sulle sue tracce, e i due potranno finalmente riunirsi.
Quarant’anni prima di Harry Potter fu questa saga cinematografica, ispirata ai romanzi di Anne e Serge Golon (che continuano con nuove avventure per Angelica e suo marito), a far sognare il pubblico di varie età, proponendo, decenni prima delle varie Xena, Buffy, Sidney Bristow, un’eroina capace di appassionare sia il pubblico maschile, con un erotismo soffuso ma presente, e il pubblico femminile, con un mix di storia, avventura e sentimento, sostenuto da una realizzazione impeccabile e da una colonna sonora struggente ed efficace.
Certo, rivisti oggi i film di Angelica appaiono un po’ datati, anche se non quanto i ben più melensi film di Sissi, capaci di travisare un personaggio storico molto più affascinante, ma rappresentano uno dei punti più riusciti del cinema di cappa e spada non solo francese, erede di Dumas padre e capace di reinventarsi con eroine non più ridotte a fare la fanciulla in pericolo o la perfida maliarda, ma protagoniste assolute di una vicenda, tra amore, sesso, duelli, avventure.
Eccellente volano per promuovere i castelli francesi, Versailles in testa, veri scenari della storia, i film di Angelica hanno saputo poi anche conquistare le generazioni successive, grazie a costanti repliche in televisione, appassionando in particolare qui in Italia chi in parallelo amava un’altra eroina alla corte di Francia, la più tragica e sfortunata Lady Oscar.
Purtroppo la protagonista, la bellissima Michèle Mercier, proclamata in anni recenti dagli internauti una delle più belle attrici di sempre accanto a Marilyn Monroe, Ava Gardner, Audrey Hepburn e Brigitte Bardot, non ha avuto particolare fortuna dal ruolo, rimanendone ingabbiata e essendo poi travolta da problemi personali che l’hanno portata oggi a vivere da sola a Cannes, dove riceve ancora lettere e segni di affetto da un pubblico di tutto il mondo e di tutte le età, che ancora la ferma per strada per esprimerle affetto e ammirazione.
Cinque film che presentano un arco narrativo unico, di cui i primi tre decisamente buoni, gli ultimi due, ambientati tra pirati e Nord Africa, più tirati giù e frettolosi (volevano tutti chiudere), ma che alla fine sono da vedere di seguito, come le avventure di eroine più recenti.
La serie di Angelica resta comunque un cult del suo genere, capace di conquistare ed appassionare, di ricostruire un’epoca storica senza annoiare e di raccontare una storia d’amore romantica e senza tempo, con tanto di happy anche se sofferto end.
Paolo e Margherita stanno per sposarsi, manca una settimana al loro matrimonio e per entrambi si prospettano sette giorno impegnativi ricchi di incontri e preparativi. Quello che però Paolo non sa, è che per lui quella sarà la peggiore settimana della sua vita. Sulla scia di Ti presento i miei, e tratto dall’omonima serie inglese arriva al cinema La Peggior Settimana della Mia Vita, con protagonisti Fabio De Luigi e Cristiana Capotondi, circondati da un bel cast variegato e più o meno convincente.
La peggior settimana della mia vita si struttura in capitoli, sette, relativi ai giorni che il protagonista Paolo/Fabio deve affrontare facendo fronte a mille imprevisti organizzati in gang da comica che si susseguono in maniera divertente ma inverosimile.
Nel film ci sono anche Alessandro Siani e Chiara Francini: se il primo, nel ruolo del migliore amico, interpreta sempre più o meno lo stesso personaggio, riproponendo le sue battute in ordine sparso, la Francini, la stalker follemente innamorata dello sposo , si cimenta in un personaggio sopra le righe, che punta molto sulla fisicità e sulla vena comica e autoironica dell’attrice, peccato che a tratti la sceneggiatura non l’aiuti molto a costruire il suo personaggio.
Interessanti le musiche del film, che si muovono su ritmi vivaci e ben si accostano alla trama sconclusionata e scoppiettante. Molti gli equivoci, tanti i pretesti narrativi e forse troppo poche le situazioni davvero divertenti costruiscono una commedia sufficiente, non volgare e grosso modo piacevole. Perla della pellicola è però Monica Guerritore, per la prima volta in un ruolo inconsapevolmente comico che ne conferma le doti di grande interprete. Lei è la madre della sposa, esagitata, sconclusionata e artefice di alcune delle gang più riuscite. Diretto da Alessandro Genovesi.