Il mondo è un luogo bellissimo, popolato da diverse etnie e culture sopra le quali vige un sistema governativo differente per ognuna di esse. Le leggi presenti nei Paesi non sono tutte uguali – come ben sappiamo – e quello che potrebbe essere consentito, ad esempio, in Italia, potrebbe non avere la stessa libertà oltreoceano. Quanto detto vale anche per l’industria cinematografica e, di conseguenza, i film, che non in tutte le nazioni sono accolti in maniera simile.
Di solito, facendo riferimento al genere dell’opera, c’è una classificazione che determina il target a cui questi sono rivolti, ma a volte non basta. Anche là dove sono classificati PG o PG-13, quindi adatti a tutti con accompagnamento adulto o dai 13 anni in su, possono essere comunque film vietati in generale in alcuni Paesi. Un esempio recente lo abbiamo proprio con Barbie, terzo lavoro di Greta Gerwig, che inaspettatamente è stato censurato. Ma, se si volge lo sguardo indietro, ci si accorge che non è l’unico ad esserlo. Incredibile ma vero, ecco gli altri film, classificati PG o PG-13, su cui è stato posto un divieto in alcune nazioni.
Barbie
Iniziamo proprio con Barbie, attualmente nelle sale. La Gerwig porta in scena, attraverso una commedia satirica, l’iconica bambola nata dall’intuzione di Ruth Handler, che affronta un viaggio nel mondo reale insieme a Ken per scoprire cosa c’è che non va a Barbieland. Seppur contenga alcune allusioni o riferimenti umoristi un po’ “spinti”, non è di certo un film che si classifica per soli adulti: per gli States e l’Australia, per esempio, è rispettivamente PG-13 e PG. Eppure in Vietnam Barbie fa parte della categoria di film vietati a causa di una scena che ritrae la linea dei nove tratti di demarcazione su una mappa, segno usato dalla Cina per suggerire che il Paese possiede un territorio che il Vietnam ritiene suo.
Il Principe d’Egitto
Pur essendo una delle pellicole d’animazione più acclamate e apprezzate della Dreamworks, anche Il Principe d’Egitto fa parte dei film vietati. Ciò che rende la notizia assurda però, oltre alla censura, è il fatto che essa sia proprio in Egitto. L’opera animata è una rivisitazione del Libro dell’Esodo della Bibbia, e si sofferma in particolare sulla storia di Mosé, ed è un family movie. In alcuni tratti, il film diventa un po’ cupo e violento, ma le ragioni per cui è stato vietato sono ben altre e risiedono nel fatto che rappresenta il faraone Ramses come un cattivo. In Egitto si discute se questa sia una rappresentazione ragionevole, e c’è abbastanza consenso sul fatto che il faraone sia un leader storico ben rispettato, tanto che per l’appunto è stato messo un divieto sulla sua proiezione.
Il testamento del dottor Mabuse
Fra i film più famosi diretti da Fritz Lang, regista tedesco in attività fino agli anni Sessanta, vi è di sicuro Il testamento del dottor Mabuse, un incredibile thriller classico da vedere almeno una volta nella vita, soprattutto se si è amanti del genere. La pellicola venne distribuita in un periodo molto particolare della storia della Germania, dato che il partito nazista controllava il paese a partire dal 1933 e fino al 1945, periodo in cui cessò la Seconda Guerra Mondiale. In questo lasso di tempo molto lungo – ben dodici anni – Il testamento del dottor Mabuse fece parte dei film vietati, ma non a causa della violenza presente, anche perché molta di questa è in fuoricampo, ma perché la sua storia e i suoi temi vennero interpretati come antinazisti, che in seguito censurarono l’opera mentre proprio i nazisti erano al potere. Lang, invece, emigrò in America proprio nel ’33.
Spider-Man: No Way Home
Il Marvel Cinematic Universe è un bacino pieno di storie avvincenti sui supereroi e, in quanto tale, è da sempre stato indirizzato verso un pubblico adolescente, destinato anche alle famiglie. I film non contengono infatti scene di nudo, troppo violente oppure aventi un linguaggio offensivo, e qualora invece qualcuno ne avesse all’interno sono abbastanza moderate. Anche le sequenze di combattimento non sono mai intense e questo vale anche per Spider-Man: No Way Home, terzo film stand-alone dell’Uomo Ragno. Pur essendo accessibile e inoffensivo, fa parte anch’esso dei film vietati in alcuni Paesi, in questo caso in Cina. Il motivo? La presenza della Statua della Libertà. Non potendola eliminare e non potendo apportare delle modifiche, Spider-Man: No Way Home non fu, alla sua uscita, distribuito.
Lightyear – La vera storia di Buzz
Oltre a Il Principe d’Egitto della DreamWorks, anche Lightyear – La vera storia di Buzz della Pixar ha avuto la stessa sorte in termini di censura. Di solito, le sue opere hanno sempre una classificazione G o PG, almeno in Occidente, eppure Lightyear – La vera storia di Buzz in alcuni Paesi dell’Asia e del Medio Oriente è stato vietato. La ragione è una: la scena del bacio tra due personaggi femminili, che ha portato anche ad una “battaglia” da parte di chi voleva che questo momento fosse proprio tagliato dalla storia. Non essendo stato così e non avendolo voluto neppure classificare in un altro modo, il film non è stato proprio distribuito.
Thor: Love and Tunder
Torniamo al MCU e parliamo di un altro prodotto facente parte della categoria di film vietati: Thor: Love and Tunder. La nuova avventura del Dio del Tuono, non particolarmente apprezzata dai fan per il tono fiacco e privo di spirito, è stata censurata in Malesia. Il motivo è nei riferimenti LGBT della pellicola, anche se una volta distribuito sui servizi streaming, non avendo il governo controllo su essi, il divieto è stato annullato.
Wonder Woman
Dopo aver elencato due film del MCU a cui è stato apposto un divieto, passiamo a uno del DCEU: Wonder Woman, con la splendida Gal Gadot nei panni della guerriera amazzonica Diana. La storia segue i combattimenti della supereroina nella Prima Guerra Mondiale, dopo essersi allontanata dalla sua terra, Themyshira. Il film è stato vietato in Libano, ma non per contenuti violenti o sessuali, bensì proprio per l’attrice protagonista. Le ragioni sono politiche, in quanto Gal Gadot ha prestato servizio nelle Forze di Difesa israeliane e, dato il conflitto in corso tra Libano e Israele, il primo ha deciso di vietare il film a causa della sua partecipazione.
Il grande dittatore
Se pensiamo a Charlie Chaplin, uno dei film che balenano subito in mente è Il grande dittatore, che si discosta per toni e portata dalle opere del comico, molto più leggere e divertenti. In questo caso si trattava invece di un film satirico, in cui Chaplin interpreta un dittatore fittizio, palese controfigura di Adolf Hitler, riconoscibile come una parodia dell’allora leader tedesco, nonostante il paese di riferimento della storia prendesse il nome di Tomania. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Il grande dittatore rientrò nei film vietati in Germania e altri Paesi da essa occupati, anche se poi furono annullati dopo la fine della guerra stessa. Il divieto continuò però in Spagna fino al 1975, a causa del regime spagnolo in cui vi era il dittatore Francisco Franco.
L’isola delle anime perdute
Per quanto L’isola delle anime perdute di Eric C. Kenton sia un horror dai toni drammatici, ad oggi il film del 1932 non sarebbe considerato scioccante o disturbante. Ma nella sua epoca lo fu eccome e non si poteva immaginare di farlo vedere ad un pubblico di minori. Molti Paesi lo videro come un film dal contenuto intenso e alcuni finiro per vietarlo direttamente, come accadde in Inghilterra, Svezia e Norvegia. La trama si incentra su uno scienziato pazzo che compie esperimenti allarmanti su un’isola quasi deserta, e in quegli anni si rivelò una storia molto inquietante oltre che controversa. Nel 2011, L’isola delle anime perdute è stato però riproposto in Inghilterra in versione restaurata e alla fine classificato come PG.
Onward – Oltre la magia
Proprio come Lightyear – La vera storia di Buzz, anche Onward – Oltre la magia (sempre Pixar) è finito nel mirino dei film vietati. Al film, co-scritto e diretto da Dan Scanlon, è stata infatti vietata la distribuzione in alcuni Paesi a causa di alcuni contenuti LGBT. Centro del racconto è il legame fra due fratelli che riescono a riportare in vita temporaneamente il padre; in questo loro percorso si inserisce fra gli altri un personaggio omosessuale, che è stato per l’appunto contestato in Arabia Saudita, Oman, Qatar e Kuwait che hanno deciso di non proiettarlo.