Euphoria 3: cosa è successo ai personaggi dopo il salto temporale tra la stagione 2 e la stagione 3

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Con la conferma ufficiale che Euphoria 3 debutterà su HBO nell’aprile 2026, Sam Levinson ha iniziato a svelare dove ritroveremo i protagonisti dopo il time jump di diversi anni che separa la nuova stagione dal finale della seconda. Le anticipazioni, riportate da The Hollywood Reporter, delineano un panorama frammentato, in cui i personaggi vivono vite molto lontane tra loro, quasi a sottolineare la fine definitiva dell’adolescenza e dei legami scolastici che li avevano tenuti uniti. Da un punto di vista produttivo, questa scelta permette alla serie di gestire più facilmente l’agenda di interpreti ormai diventati star internazionali — Zendaya, Jacob Elordi, Sydney Sweeney — ma rappresenta anche un cambio di rotta narrativo che potrebbe sorprendere (e dividere) il pubblico. Euphoria, infatti, deve gran parte del suo successo alla forza del suo ensemble, alla chimica tra personaggi che funzionavano in modo esplosivo proprio perché costretti a specchiarsi l’uno nell’altro. Separarli significa correre un rischio creativo, ma anche tentare di far evolvere la serie oltre i confini del teen drama tradizionale.

Come ritroveremo Rue, Jules, Maddy, Cassie, Nate, Lexi e gli altri dopo il salto temporale

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La storyline più drastica è senza dubbio quella di Rue, che nella stagione 3 sarà in Messico, impegnata a ripagare il debito con Laurie, la spietata figura del narcotraffico che le aveva consegnato una valigia di droga nella seconda stagione. La scelta di mostrare Rue invischiata in dinamiche criminali, quasi da Breaking Bad, rappresenta una deviazione netta rispetto al tono originale della serie, che pur nella sua estetizzazione estrema aveva mantenuto un rapporto con la realtà emotiva dell’esperienza adolescenziale. Portare Rue nel cuore dell’underground messicano sembra allontanarla proprio dal terreno che aveva dato origine al personaggio: la fragilità quotidiana, la dipendenza come fuga e come autodistruzione, il senso di colpa e il desiderio di salvezza. È una direzione narrativa rischiosa, che potrebbe ampliare lo spettro della serie ma anche snaturarne la centralità emotiva.

Se Rue sceglie la fuga, Jules intraprende un percorso opposto, più introspettivo, trasferendosi in una scuola d’arte per inseguire la carriera di pittrice. È un arco coerente con il personaggio, ma forse meno incisivo di quanto ci si potesse aspettare per una delle figure più sfaccettate e complesse della serie. Le preoccupazioni legate al suo futuro creativo, pur credibili, rischiano di apparire riduttive senza un conflitto più profondo a sostenerle. Tuttavia, ambientare Jules in un contesto accademico potrebbe permettere alla serie di recuperare una parte delle sue radici originali: identità, desiderio, sperimentazione, necessità di reinventarsi.

Euphoria 2

Molto più controverso è il destino di Maddy, che nella stagione 3 lavorerà in una agenzia di talenti a Hollywood, mantenendo una serie di side hustles che secondo alcuni rumor la spingerebbero verso ambienti come strip club o mondi alla Heidi Fleiss. Una scelta narrativa che appare, al momento, come un’occasione mancata. Maddy è sempre stata un personaggio con grande potenziale: manipolatrice, lucida, emotivamente complessa, intrappolata in relazioni tossiche ma capace di intuizioni profonde. Ridurla a un ruolo marginale nell’industria dello spettacolo, che ricalca stereotipi già visti, rischia di impoverirne l’evoluzione. Era facile immaginarla a capo di un proprio business, non come pedina in una struttura di potere che la serie ha già criticato implicitamente.

Più naturale appare invece il percorso di Lexi, che dopo aver messo in scena il suo spettacolo semi-autobiografico nella stagione 2 diventa assistente di uno showrunner televisivo. È un arco credibile, che permette alla serie di mantenere la sua vena meta-narrativa e di approfondire il rapporto tra vita e messa in scena. Lexi incarna infatti il punto di vista dell’osservatrice silenziosa, di colei che filtra, registra, ricostruisce, e che potrebbe addirittura finire per trasformare Euphoria in un’opera auto-riflessiva: non sarebbe assurdo immaginare che la serie stessa, a livello diegetico, sia il risultato del suo sguardo.

Il salto temporale investe in modo radicale anche Nate e Cassie, ora fidanzati e conviventi in un sobborgo, intrappolati in una quotidianità monotona che amplifica le nevrosi già viste nelle stagioni precedenti. Cassie, ossessionata dai social e dalla vita degli altri, vive una frustrazione crescente; Nate, sempre più schiacciato da se stesso e dal suo retaggio familiare, potrebbe diventare una bomba a orologeria nella sterilità della vita domestica. È probabilmente la storyline più promettente della stagione: la loro relazione, già tossica e autodistruttiva da adolescenti, potrebbe tingersi di sfumature ancora più oscure, trasformandosi in una satira amara sul mito della coppia perfetta.

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Sydney Sweeney in Euphoria

Infine, ritroveremo Wally, la cui possibile “dipartita” incombe sulle scelte di Maddie, e molti altri personaggi alle prese con vite che sembrano aver perso il centro emotivo condiviso delle prime stagioni. Euphoria 3 si presenta dunque come un mosaico di percorsi individuali, dove la distanza fisica e psicologica tra i protagonisti diventa un motore narrativo: un tentativo di raccontare la disillusione dell’età adulta, la dispersione dei legami e l’inevitabile frammentazione che segue al trauma e alla crescita. Resta da capire se questa nuova identità saprà mantenere il cuore della serie: la capacità di trasformare caos, dolore e desiderio in un linguaggio visivo e narrativo unico, capace di parlare a una generazione intera.

Redazione
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