Toxic Town, la storia vera: chi ha vinto la causa della città di Corby?

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La nuova miniserie drammatica di Netflix, Toxic Town, racconta l’incredibile storia vera di Corby, una città del Regno Unito che ha dovuto affrontare per decenni una terribile crisi ambientale. Negli anni ’80 e ’90, decine di bambini di Corby sono nati con disabilità fisiche, in particolare malformazioni agli arti, sebbene siano emerse anche altre preoccupazioni mediche. Questa situazione è passata inosservata per anni, finché un gruppo di madri non ha iniziato a riconoscere somiglianze nelle disabilità dei propri figli, sospettando che potessero esserci fattori ambientali in gioco.

In particolare, le madri di Corby sono arrivate a credere che il consiglio comunale della città fosse responsabile, a causa della presunta cattiva gestione della rimozione dei rifiuti tossici da un ex sito siderurgico chiuso e demolito. Sulla base di questi sospetti, le madri hanno avviato una vera e propria causa contro il consiglio con l’aiuto di un team legale. Toxic Town di Netflix rimane piuttosto fedele alla storia vera e il cast interpreta diverse madri di Corby nella vita reale. Ecco come si conclude la vicenda per le madri di Toxic Town e i loro figli.

Le madri di Corby hanno vinto la loro causa in tribunale? La spiegazione dell’esito

Nonostante le difficoltà, le madri di Corby sono state vittoriose.

Questa causa è stata una dura battaglia per le madri di Corby e il loro team legale. Dovevano dimostrare che le sostanze chimiche presenti nel sito avrebbero potuto causare le specifiche disabilità nei loro figli, che tali sostanze avevano raggiunto le loro abitazioni e che vi era stata una negligenza da parte del consiglio comunale. Inoltre, all’epoca non esisteva alcun precedente legale per una causa che collegasse con successo i rifiuti tossici alle disabilità.

Nonostante queste difficoltà, alla fine le madri di Corby hanno vinto. Il consiglio comunale è stato ritenuto responsabile e condannato a pagare un risarcimento significativo. Sebbene l’importo esatto fosse inizialmente sconosciuto, Toxic Town ha confermato che il totale ammontava a circa 14,6 milioni di sterline.

Come gli avvocati delle madri hanno dimostrato la responsabilità del consiglio

Questo caso ha richiesto una strategia attenta.

Come accennato, c’erano diversi fattori in gioco per dimostrare la responsabilità del consiglio nelle malformazioni agli arti e in altre disabilità dei bambini di Corby. All’inizio del processo, il team legale del consiglio ha sostenuto che era improbabile che le tossine fossero giunte fino alle zone residenziali e ha persino fornito prove che i tassi di bambini con disabilità a Corby non fossero più alti rispetto a quelli delle città vicine.

Tuttavia, è emerso che i calcoli presentati dal consiglio erano errati: in realtà, Corby aveva un tasso di difetti alla nascita tre volte superiore rispetto alle città circostanti. Inoltre, il team legale delle madri ha dimostrato che polveri e fanghi contaminati erano stati trasportati su camion dal sito siderurgico alle aree residenziali, aggravando l’esposizione ai rifiuti tossici.

Le testimonianze delle madri sono state cruciali, non solo per descrivere le disabilità dei loro figli, ma anche per raccontare quanto avessero visto con i propri occhi: strati di polvere ovunque e l’impossibilità di aprire le finestre in estate a causa della contaminazione. Alcuni lavoratori del consiglio, come il personaggio fittizio di Ted Jenkins in Toxic Town, hanno testimoniato contribuendo a dimostrare che il consiglio era consapevole della cattiva gestione dei rifiuti.

Perché Tracey Taylor è stata esclusa dalla causa

La tragedia di Tracey non fu inclusa nell’accordo.

Una delle storie più strazianti di Toxic Town è quella di Tracey Taylor, la cui figlia, Shelby Anne, nacque con una grave malformazione cardiaca e morì dopo soli quattro giorni. Inizialmente, Tracey faceva parte della causa, ma gli avvocati decisero di escluderla per rendere il caso più semplice e coerente, dato che le condizioni di sua figlia differivano da quelle degli altri bambini.

Nonostante il dolore per l’esclusione, Tracey continuò a sostenere le altre madri di Corby. La sua testimonianza si rivelò fondamentale per vincere la causa, come mostrato nella serie, in particolare quando insistette sull’importanza della giustizia, nonostante l’avvocato avversario cercasse di sminuire il caso affermando che non riguardava “bambini morti”.

Le implicazioni a lungo termine del caso Corby

Un caso rivoluzionario per la giustizia ambientale.

La causa Corby fu storica, essendo la prima a dimostrare il legame tra tossine trasportate dall’aria e danni ai feti. Ciò ha avuto implicazioni non solo per altre comunità colpite da situazioni simili, ma anche per il concetto più ampio di giustizia ambientale. Ancora oggi, il caso Corby viene citato come un precedente giuridico e come riferimento per la gestione della bonifica dei siti contaminati.

Anche gli standard del settore sono cambiati in seguito a questa vicenda, per prevenire situazioni simili in futuro. Come mostrato nel finale di Toxic Town, ci sono ancora centinaia di siti contaminati simili in tutto il mondo, rendendo la questione estremamente attuale.

Cosa è successo alle vere madri di Corby dopo la causa?

La serie ha collaborato con le protagoniste reali.

Toxic Town è stata realizzata con il supporto delle vere madri di Corby, tra cui Susan McIntyre (Jodie Whittaker), Tracey Taylor (Aimee Lou Wood) e Maggie Mahon (Claudia Jessie). Le tre donne sono ancora vive e molte delle madri coinvolte nella causa sono rimaste amiche. Sebbene l’intera vicenda sia stata tragica, la loro vittoria in tribunale ha rappresentato un incredibile trionfo.

La storia di Corby è toccante e dimostra la forza, la determinazione e l’amore di queste madri. Senza la loro perseveranza, la verità non sarebbe mai venuta alla luce. Come raccontato in Toxic Town, queste donne sono state delle vere eroine, e la loro storia rimane un simbolo della lotta per la giustizia ambientale.

Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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