Circeo: intervista al co-protagonista Angelo Spagnoletti

Angelo Spagnoletti Circeo
Angelo Spagnoletti in Circeo

Arriva in prima serata su Rai 1 il 14, 21 e 28 novembre, la serie Circeo, diretta da Andrea Molaioli da un’idea di Flaminia Gressi, che ripercorre il drammatico evento passato alla storia come il Massacro del Circeo. Svoltosi a partire dal settembre del 1975, non è soltanto una delle pagine più tristemente note della cronaca nera italiana, ma rappresenta anche uno spartiacque nel cammino di emancipazione delle donne italiane. Il caso, che ha saputo scuotere profondamente l’opinione pubblica dell’epoca, è diventato la miccia per il movimento femminista per pretendere la revisione della legge sulla violenza sessuale, considerata allora come un reato contro la morale e non contro la persona.

 

In Circeo si racconta per la prima volta questa storia dalla parte delle donne: le vittime, la sopravvissuta e i loro avvocati. Il dramma, ma ancora di più il processo, la battaglia, la rabbia e la speranza di una sopravvissuta e di tutte le donne. Il tutto mentre sullo sfondo si agita un’Italia sempre più sconvolta dagli scontri politici e dal terrorismo. In Circeo si mescolano personaggi reali ad altri fittizi, attraverso cui si possono così offrire punti di vista nuovi sulla vicenda, cercando di fornire risposte ma anche di porre nuove domande su quanto accaduto. Tra i personaggi scritti appositamente per la serie vi è quello del fotografo Saverio Vitale, interpretato dall’attore Angelo Spagnoletti.

Il mio personaggio, Saverio Vitale, è un fotografo paparazzo che si ritrova un po’ per caso a scattare la foto relativa al massacro. – racconta Spagnoletti – Per caso perché lui di solito fa le foto ai divi però in questo caso ci troviamo in un periodo dove iniziano ad avere una maggiore rilevanza gli omicidi che avvenivano in quel periodo. Avendo bisogno di soldi, Saverio diventa quindi un po’ una specie di avvoltoio, capisce che può sfruttare queste altre foto per ottenere maggiori guadagni e così si ritrova a scattare quella famosissima di questa triste vicenda. Una vicenda dalla quale poi non esce, ma anzi ci si avvicina sempre di più, inizialmente per un proprio tornaconto, per avere esclusive da poter rivendere. Piano piano però inizia ad empattizzare con questa vicenda, a capire che non è giusto lucrarci sopra“.

C’è una scena in particolare, dove sfida gli avvocati difensori, – spiega l’attore parlando ancora del suo Saverio – che considero il “bit del personaggio”, come si dice in gergo. Ovvero quando un personaggio ha un conflitto e trova poi la risoluzione di esso e in un certo senso di sé stesso. Quella è la mia scena preferita. Anche perché Saverio è il punto di vista del popolo. Nella serie c’è quello delle vittime, quello di chi detiene il potere e poi c’è lui, che inizia ad indagare e si fa voce popolare. Quella scena è emblematica perché nessuno pone domande scomode agli avvocati, mentre lui decide di metterli in difficoltà, ponendoli di fronte ad una scomoda verità. Da lì acquisisce una consapevolezza più ampia, capisce di avere una responsabilità, di doversi schierare e di non poter rimanere indifferente a quella vicenda“.

Quella di Circeo è una storia sempre attuale

Spagnoletti offre poi il proprio punto di vista sulla vicenda narrata in Circeo, spiegando che “non solo è una storia attualissima ma è anche necessaria. Fatti come questi accadono ancora oggi. Bisognerebbe parlarne apertamente da tutti i punti di visti, sia femminile che maschile. Purtroppo, vuoi o non vuoi, è il maschio il carnefice di questi eventi. Forse la soluzione è l’empatia. Se un uomo si ritrova, per un qualunque motivo, in una condizione di questo tipo, se riuscisse a rivedere nella vittima la propria madre, sorella, un’amica, sé stesso o comunque un essere umano, penso che non ci possa essere nessuna parte di lui in gradi portare a termine quella violenza”. L’attore continua poi affermando che “credo quindi che bisogna tornare a fortificare e preservare l’empatia, che è alla base dell’amore. L’uomo deve tornare a capire che amare, empatizzare, è un innalzamento del proprio essere, un dovere. Se no diventiamo tutti mostri“.

Circeo Greta Scarano Angelo Spagnoletti
Greta Scarano e Angelo Spagnoletti in una scena di Circeo

Il punto di vista di Circeo

La serie, diretta da Andrea Molaioli, si configura più come un procedurale che non come un crime vero e proprio, proponendo dunque una ricostruzione del processo molto precisa che non lascia dunque troppo spazio agli aspetti più macabri della vicenda narrata. Di questa particolare scelta Spagnoletti spiega che “le sceneggiatrici [Flaminia Gressi, Lisa Nur Sultan e Viola Rispoli] ma anche il regista, hanno volutamente scelto di costruirla in questo modo, differenziandosi quindi da altre opere esistenti che hanno trattato l’argomento [ad esempio il recente La scuola cattolica]. Qui si voleva porre l’attenzione su Donatella, sul suo punto di vista e le sue vicissitudini quotidiane, lasciando quindi quanto più possibile fuori dal racconto la brutale vicenda che l’ha coinvolta e di cui sappiamo già abbastanza. Abbiamo quindi evitato di proporre della violenza gratuita, che quasi mai è funzionale“.

Il ruolo sociale dell’attore e del cinema

Alla luce di quest’importanza del cinema e della televisione nel raccontare certe storie, Angelo Spagnoletti spiega poi ulteriormente la propria idea di “ruolo sociale dell’attore e del cinema”. “Credo molto in una visione più nobile possibile dell’attore, che non può fare a meno della partecipazione sociale. Cito sempre Elio Petri e Gian Maria Volonté perché ritengo che i loro film incarnino appieno l’affrontare il cinema in questo modo, trattando dei contenuti forti in cui credevano e che erano necessari. Quando mettiamo in scena qualcosa non deve essere fine a sé stesso, per quanto è sacrosanto l’intrattenimento che fa distrarre e rilassare, certo, ma ci deve essere anche un cinema più partecipato che parli di un qualcosa di più esteso, che faccia riflettere, che faccia porre domande agli spettatori, è lo scopo più alto“.

Se ciò non avviene il cinema è sterile, non riesce a piantare dei semi che possono poi avere un tornaconto positivo per la società. – continua Spagnoletti – A me personalmente certi film hanno davvero cambiato la vita, il modo di pensare, perché ci sono opere che possono davvero ampliare la visione di sé stessi o del sé stesso in una società e quindi far porre domande sociali più ampie. Penso che un cinema di questo tipo sia necessario perché trovo che non stiamo vivendo un periodo di progresso. Tecnologico forse, ma in quanto ad umanità siamo in evidente regresso, ed è compito del cinema non far essere solo spettatori ma anche parte attiva di qualcosa che riguarda tutti. Negli ultimi anni, purtroppo, si è un po’ perso questo ruolo sociale.

Angelo Spagnoletti, dai The Jackal ad Indiana Jones

Oltre a Circeo, l’attore è stato visto anche nella serie Netflix Generazione 56K, in quella di Prime Video Pesci piccoli. Un’agenzia. Molte idee. Poco budget., entrambe dei The Jackal, ma anche con un piccolo ruolo in Indiana Jones e il Quadrante del Destino, dove ha condiviso il set con Harrison Ford ed è stato diretto da James Mangold, regista e sceneggiatore nominato agli Oscar. Riguardo al percorso intrapreso dalla propria carriera, Angelo Spagnoletti ha raccontato che “sicuramente un progetto mi interessa se ha un personaggio ben scritto, tridimensionale, che si presta ad un’interpretazione profonda. Se poi tutto il progetto ha una sua qualità è un valore aggiunto. Ad oggi ancora non sono in quella fase della carriera in cui ho l’imbarazzo della scelta ma per ora sono stato fortunato e ciò che ho fatto è stato comunque in un certo senso il frutto di scelte, guidate dal desiderio di essere quanto più versatile possibile“.

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