Il Turco: recensione dell’ultima parte della serie con Can Yaman

L'ultima parte della serie si dimostra all'altezza delle aspettative. Can Yaman sorprende con un personaggio che, per temperamento e fisicità, gli calza molto bene

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Hasan Balaban è tornato per la seconda e ultima volta sugli schermi (qui la recensione della prima parte). La parabola del giannizzero rifugiatosi a Moena ha trovato la sua conclusione in una puntata decisamente più esplosiva rispetto alla prima. Il Turco, come sappiamo, prende spunto da un romanzo che affonda le radici in eventi storici del Seicento, e ancora oggi, nel cuore del Trentino, si celebra la Festa del Rione Turchia: un’occasione che intreccia storia e leggenda, ispirata per l’appunto a un soldato ottomano ferito durante il Secondo Assedio di Vienna.

 

Nonostante la serie abbia attraversato rallentamenti e modifiche di programma, il suo arrivo sulla rete generalista – ormai sempre più vicina alle produzioni turche – ha portato una boccata d’aria fresca. Il Turco ha lasciato il segno, e possiamo dirlo senza mezzi termini: è una delle produzioni più riuscite della stagione, pur con qualche sbavatura nella trama.

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Il turco, la trama delle ultime 3 puntate

Hasan Balaban si prepara a difendere Moena insieme agli altri giannizzeri. Ma, prima di poter scatenare una vera e propria guerra, decide di incontrare Marco per sfidarlo a duello. Quello che un tempo era uno dei suoi più cari fratelli, però, pur avendo accettato, ha in serbo una sorpresa. Nel luogo in cui i due si sarebbero dovuti incontrare, manda Skelettwolf, incaricato di ucciderlo e di strappargli dal petto il tatuaggio dell’artiglio, che un tempo rappresentava loro due, Decibal, Yedder e Guido. Il piano di Marco, però, non è solo vendicarsi. Lui vuole diventare un cavaliere valoroso agli occhi del principe vescovo Francesco di Paolo, per poter sposare la figlia. Ed è proprio con lei che organizza un piano studiato: convincere Gloria ad andare con loro a Trento per essere processata come strega, fingendo che lui abbia conquistato Moena.

Il Turco serie
© Mediaset Infinity.

Can Yaman: il suo Hasan Balaban è credibile e magnetico

Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: anche nei nuovi episodi, Can Yaman non delude. Scattante e perfettamente a tempo in ogni scena d’azione, riesce a tenere alta la tensione, dimostrando quanto abbia lavorato per dare al suo Hasan Balaban spessore e intensità. Il giannizzero è uno dei ruoli che gli si cuciono addosso meglio: impavido, passionale, energico. Ma anche segnato da ferite profonde. Il suo è un personaggio stratificato, in bilico fra la fedeltà alla patria, il desiderio di vendetta verso chi l’ha tradito, e un amore travolgente per Gloria, che lo spinge a scelte impensabili. Can calibra ogni emozione con attenzione, rendendo visibile tutto il caos interiore che Balaban vive. E sì, possiamo confermarlo: alla sua prima vera prova drammatica, Can Yaman convince fino in fondo.

Due culture che si incontrano

Gli ultimi episodi de Il Turco alzano poi ulteriormente il ritmo: sono più frenetici, più serrati, più d’impatto. Merito anche delle battaglie, numerose e orchestrate con efficacia, che permettono un coinvolgimento maggiore. Certo, la parte finale, pur carica di pathos, a tratti si perde in passaggi narrativi un po’ confusi, ma nonostante qualche smagliatura di sceneggiatura, questi episodi risultano più incisivi dei primi.

Perché vanno dritti al cuore del racconto: ci sono due popoli, due visioni del mondo, che da nemici imparano a guardarsi con occhi diversi. I turchi e gli italiani, ma ancor prima i cristiani e i musulmani. Si sa, quando entra in gioco la religione, le fratture sembrano inevitabili. Eppure questa storia ci mostra un’altra via: quella in cui anche i popoli più diffidenti riescono a trovare un terreno comune. Perché quando c’è da combattere un nemico più grande – come in questo caso l’oppressione – anche i più lontani riescono a stringersi fianco a fianco.

Quello che perciò viene trasmesso è un messaggio potente, che parla ai popoli di oggi: a chi ancora si scontra per il potere, per ideologia, per paura. Il Turco ci ricorda che, oltre i confini e le bandiere, siamo esseri umani. E che in fondo, più di ogni principio terreno, è il cuore a guidarci davvero.

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Sommario

Con la storia di Balaban e il popolo di Moena, quello che la serie trasmette è un messaggio potente, che parla ai popoli di oggi: a chi ancora si scontra per il potere, per ideologia, per paura. Il Turco ci ricorda che, oltre i confini e le bandiere, siamo esseri umani. E che in fondo, più di ogni principio terreno, è il cuore a guidarci davvero.

Valeria Maiolino
Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano. Articolista su Edipress Srl, per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”.

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