Anatomia di uno scandalo recensione serie tv netflix

Scrivere la recensione di Anatomia di uno scandalo potrebbe sembrare semplice, perché la serie Netflix con Michelle Dockery e Sienna Miller si focalizza principalmente sul tema del consenso in fatto di rapporti sessuali. Un argomento chiaro e fondamentale, eppure molto sfumato. Tuttavia, la serie sviluppata da David E. Kelley e Melissa James Gibson, e basata sul romanzo di Sarah Vaughan, Anatomy of a Scandal, racchiude tutta un ventaglio di argomenti correlati che la rendono estremamente interessante anche se forse non universalmente gradita.

 

La trama di Anatomia di uno scandalo

Per molte serie tv, è fondamentale conoscere lo svolgersi degli eventi, ma nel caso di Anatomia di uno scandalo la trama può essere riassunta in poche parole: un rappresentante del Governo britannico viene accusato di violenza sessuale all’interno delle Camere. Un affare sporco, rischioso e pericoloso per entrambe le parti, una faccenda che potrebbe trascinare nel fango un uomo per bene con la sua famiglia e il suo lavoro, o che potrebbe mettere alla berlina ancora una volta una donna che ha tutto da perdere e che trova il coraggio di denunciare. Come in ogni situazione del genere, purtroppo molto spesso anche nella vita reale, ci sono due versioni della storia, e se i fatti sono univoci e parlano chiaro, il racconto degli stessi prende sempre una parte.

L’aspetto più interessante di Anatomia di uno scandalo è proprio questo: lo spettatore sa chi mente, i fatti vengono mostrati in maniera univoca e oggettiva, eppure, all’interno dell’aula di tribunale, lo spettatore esterno regredisce a partecipante al processo e assiste a interrogatori e arringhe chiedendosi davvero da quale parte si trovi la ragione. 

Merito di questo è chiaramente insito nella scrittura di David E. Kelley e Melissa James Gibson che riesce a dare spessore a ogni personaggio senza mai scendere nel macchiettiamo e nella rappresentazione bidimensionale. A questo si associa poi un cast, tutto inglese ovviamente, che riesce a consegnare allo spettatore delle prove di altissimo profilo, sia che si tratti della sempre impeccabile Michelle Dockery, sia che invece si parli del più discontinuo Rupert Friend che in questo caso è un credibilissimo Mister Whitehouse, funzionario del Governo e marito e padre impeccabile. 

“I Whitehouse sono dei vincenti” è questo che il padre ripete in maniera ossessiva ai suoi figli, ed è questo che i bambini, nella loro purezza, imparano e assimilano. Sono nati con il privilegio del nome e della classe e mai e poi mai possono uscire battuti da un contenzioso, o almeno è questo quello che vengono educati a credere, come suo padre prima di loro, che sin da adolescente ha sempre avuto le spalle sicure della sua posizione. È un concetto centrale della serie che punta il dito contro un privilegio (che coincide poi con quello del maschio bianco etero cis) a discapito di chi non è nato ricco, non è nato bello e, peggio ancora, non è nato uomo. Alla luce di questo, James Whitehouse fa una figura men che misera, soprattutto in confronto alle tre donne che in qualche modo ne determinano la sorte.

Anatomia di uno scandalo sienna miller

Il cast di Anatomia di uno scandalo

In Anatomia di uno Scandalo cast e personaggi vanno a braccetto. La moglie, Sophie, interpretata da Sienna Miller, è la perfetta controparte femminile del privilegio: anche lei nata nelle stesse condizioni di favore e agiatezza, si lascia convincere, e forse le fa comodo, che quei comportamenti, quella vita, quello stile di pensiero possano davvero essere giusti, comportamenti buoni per un uomo buono. Per fortuna l’arco del personaggio è molto articolato, e Miller riesce con una classe che continua a maturare con il tempo, a dare giustizia alla scrittura della sua Sophie. Naomi Scott è invece Olivia Lytton, la stagista che intreccia una relazione clandestina con il suo capo sposato e che non viene ascoltata nel momento in cui gli dice “No”. Lei è colei che ha tutto da perdere, è giovane e di talento, si è fatta coinvolgere in una relazione eticamente sbagliata, e pur tuttavia è colei che avrebbe maggiormente giovato dal silenzio. Ma non ci sta e rischia tutto pur di avere giustizia. Scott non sembra molto a suo agio nel ruolo, ma forse, a dispetto della sua importanza destabilizzante, si tratta del personaggio scritto con meno attenzione, forse perché strumentale a scuotere uno status quo.

 

Chiude questo tris Michelle Dockery, nei panni di Kate Woodcroft, l’avvocato a cui la Corona affida il compito di difendere Olivia e di perorare la sua causa. È lei che deve sostenere l’accusa di stupro contro Whitehouse, è lei che deve abbattere il pregiudizio della giuria che un uomo così affascinante e per bene non può aver commesso un atto così deplorevole. È lei che si deve stagliare contro la forma mentis della società in cui vive. I lineamenti spigolosi di Dockery la rendono fisicamente perfetta per il ruolo, ma sono le sue micro espressioni, il suo talento, la sua postura e la sua tenuta della scena a fare dell’avvocato Woodcroft un personaggio indimenticabile.

Anatomia di uno Scandalo racconta con un punto di vista interessante e approfondito un argomento delicatissimo, quale il consenso, e lo fa sfruttando una dialettica precisa e un modo di mettere in scena gli eventi certosino, avvalorato da un montaggio prezioso e mette bene in evidenza ogni momento, giocando con dissolvenze e sovrapposizioni, scivolamento da un tempo all’altro, da una scena all’altra, senza mai perdere la grazie e il gusto. È possibile guardare in streaming Anatomia di uno scandalo su Netflix.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
anatomia-di-uno-scandalo-miniserie-con-michelle-dockeryAnatomia di uno Scandalo racconta con un punto di vista interessante e approfondito un argomento delicatissimo, quale il consenso, e lo fa sfruttando una dialettica precisa e un modo di mettere in scena gli eventi certosino, avvalorato da un montaggio prezioso e mette bene in evidenza ogni momento, giocando con dissolvenze e sovrapposizioni, scivolamento da un tempo all’altro, da una scena all’altra, senza mai perdere la grazie e il gusto.