12 anni schiavo: la schiavitù secondo Steve McQueen

-

Non c’è niente di peggio, niente di più anticostituzionale, antidemocratico che possa ledere i diritti umani se non privare un essere umano della propria libertà, della possibilità di essere fautore delle proprie scelte e del proprio destino. Proprio perché questi temi sono così attuali (perfino Amnesty International li ha sottolineati nuovamente), una pellicola come 12 Years a Slave (per il mercato italiano 12 Anni Schiavo) tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Solomon Northup, si presenta ancor prima dell’uscita nelle nostre sale come un film rivoluzionario, una di quelle pellicole che riesce a toccare dei punti ancora caldi della nostra Storia più recente.

Già l’anno scorso Quentin Tarantino aveva aperto il discorso- infinito- sul tema della schiavitù con il suo omaggio pulp allo “spaghetti western”, Django Unchained, ponendo per la prima volta come protagonista dell’intera macchina diegetica un personaggio di colore, rompendo forse uno dei tabù latenti di Hollywood.

La polemica ha trovato terreno fertile fino a poco tempo fa, quando in Italia si è scelto di distribuire dei poster pubblicitari di 12 Anni Schiavo con al centro i protagonisti “bianchi”, Pitt e Fassbender, alzando un vespaio di critiche e di accuse di razzismo per aver messo da parte il vero protagonista della vicenda, Solomon Northup (interpretato da un magistrale e pluripremiato Chiwetel Ejiofor), violinista libero dello Stato di New York, che viene ingannato da due falsi impresari, derubato dei documenti, della propria libertà, della propria dignità e venduto come schiavo in Louisiana, passando attraverso vari padroni.

Ambientato negli Stati Uniti pre- secessionisti, il film lancia uno sguardo acuto, crudele, diretto e senza filtri su una tragedia umana e la conseguente lotta alla sopravvivenza che ha permesso ad un uomo comune, privato dei suoi diritti, di sopravvivere all’Inferno anche se a caro, carissimo prezzo.

McQueen ritrova il suo attore feticcio Fassbender e insieme creano un’altra figura mostruosa per quanto è umana, lo schiavista Epps, pazzo e folle; sceglie come protagonista un attore dal prestigioso curriculum teatrale- e dal nome complicato come Chiwetel!-e lo lancia nell’Empireo hollywoodiano; lancia una giovanissima attrice emergente, tale Lupita Nyong’o, che all’improvviso si ritrova in corsa per l’ambita statuetta come miglior attrice non protagonista; e sceglie un produttore come Brad Pitt, che oltre ad essere una stella glam, è anche una star impegnata in prima linea nelle questioni umanitarie. Tutti insieme sono riusciti a lasciare un solco profondo nel panorama cinematografico di quest’anno e- forse- nella storia del cinema in generale.

Non resta che aspettare il prossimo 20 Febbraio per poterlo ammirare nelle sale italiane.

Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Ex bambina prodigio come Shirley Temple, col tempo si è guastata con la crescita e ha perso i boccoli biondi, sostituiti dall'immancabile pixie/ bob alternativo castano rossiccio. Ventiquattro anni, di cui una decina abbondanti passati a scrivere e ad imbrattare sudate carte. Collabora felicemente con Cinefilos.it dal 2011, facendo ciò che ama di più: parlare di cinema e assistere ai buffet delle anteprime. Passa senza sosta dal cinema, al teatro, alla narrativa. Logorroica, cinica ed ironica, continuerà a fare danni, almeno finché non si ritirerà su uno sperduto atollo della Florida a pescare aragoste, bere rum e fumare sigari come Hemingway, magari in compagnia di Michael Fassbender e Jake Gyllenhaal.
- Pubblicità -

ALTRE STORIE

- Pubblicità -