Cry Macho: la spiegazione del finale del film

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Il finale di Cry Macho (qui la recensione) lo consacra come un viaggio molto diverso per Clint Eastwood. Dopo Il corriere – The Mule del 2018, Cry Macho è solo l’ultimo di una lunga serie di film che vedono Eastwood come regista e protagonista. Il regista e attore acclamato dalla critica è infatti tornato alle sue radici western con una storia su un cowboy anziano e un giovane selvaggio in Messico. Il genere western è ciò che lo ha reso un’icona cinematografica, con la trilogia del dollaro di Sergio Leone e una serie di altri successi ben noti di quell’epoca. L’ultima volta che ha recitato e diretto un western è però stato nel 1992 con Gli spietati.

Quasi 30 anni dopo, Eastwood ha dunque dimostra di poter ancora essere il protagonista di un film western, anche se già negli anni ’80 e ’90 interpretava cowboy anziani in film come il citato Gli spietati e Il cavaliere pallido. Un film che stava per essere incluso in questa categoria era Cry Macho, ma Eastwood rinunciò all’opportunità di realizzarlo nel 1988. Di conseguenza, altri attori furono scritturati per la parte, ma i numerosi tentativi di portare la storia sul grande schermo non diedero mai alcun risultato. Alla fine, il film è tornato nelle mani di Eastwood.

Il racconto è ambientato nel 1979 ed ha per protagonista Mike Milo, interpretato da Eastwood, che deve intraprendere un lungo viaggio attraverso il Messico per portare il tredicenne Rafo (Eduardo Minett) lontano dalla madre violenta e amante delle feste e riportarlo dal padre ricco e proprietario di un ranch, Howard Polk (Dwight Yoakam). Naturalmente, molti ostacoli li rallentano, tra cui ladri d’auto, il guasto al loro secondo veicolo e il sicario assunto dalla madre di Rafo. Ecco allora come sono andate a finire le cose per Mike e Rafo e come il finale ha rafforzato l’idea principale alla base del film.

Perché Rafo decide di vivere con suo padre

La storia di Rafo in Cry Macho ha comportato molti cambiamenti, poiché ha cambiato idea più di una volta su dove voleva vivere. Molto tempo dopo aver deciso di accompagnare Mike al ranch di suo padre, Rafo ha affrontato il suo più grande dilemma in Cry Macho quando Mike gli ha detto perché Howard lo voleva. Scoprire che Howard intendeva usarlo come leva nei suoi rapporti con Leta (Fernanda Urrejola) ha comprensibilmente fatto arrabbiare Rafo, che ha dichiarato che non sarebbe andato con Mike. Mike ha cercato senza successo di convincerlo ad andare comunque, ma Rafo non ha ceduto fino a quando gli agenti non li hanno avvicinati.

Rafo alla fine ha messo da parte la sua rabbia, probabilmente dopo aver avuto qualche momento per elaborare ciò che aveva appreso. Inoltre, Mike sembra essere riuscito a convincerlo che, nonostante i difetti di suo padre, questi è una brava persona che desidera davvero riavere suo figlio. Il fatto di pensare che Howard non fosse sincero è stato in gran parte ciò che lo ha trattenuto dall’andare. Il fatto che Rafo conoscesse la verità su Howard ma fosse comunque convinto da Mike, interpretato da Clint Eastwood, a completare il viaggio in Texas la dice lunga sul legame che i due hanno sviluppato nel corso del film. Rafo non sapeva molto di suo padre, ma si fidava profondamente di Mike.

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Perché Rafo regala il gallo Macho a Mike (e cosa significa)

Con una mossa sorprendente, Rafo ha regalato il gallo Macho a Mike, interpretato da Clint Eastwood, durante il loro ultimo incontro al confine. Il fatto che Rafo lo abbia ceduto nonostante il forte attaccamento che aveva per il gallo è stato un momento ricco di significato. Le ragioni che lo hanno spinto a separarsi da Macho possono essere ricondotte al tema sotteso del film, che riguarda la mascolinità. Durante la scena del falò è stato spiegato che Rafo ha chiamato il suo gallo “Macho” per via della sua forza e del suo coraggio, che sono esattamente le caratteristiche con cui Rafo vede se stesso. Nel corso del film, è stato chiarito che il gallo rappresentava le idee di Rafo sull’importanza che un uomo sia forte e “macho”.

Al contrario, Mike riteneva che queste convinzioni fossero obsolete e fuorvianti. Mike ha avuto un’ultima conversazione con Rafo su questo argomento in macchina, dove ha detto che essere macho è “sopravvalutato”. Secondo Mike, mostrare forza e grinta non porta davvero le persone da nessuna parte. Per illustrare questo punto, ha usato l’esempio di un cowboy calpestato da un toro e disarcionato da un cavallo. Quindi, il fatto che Rafo abbia consegnato il gallo a Mike simboleggiava la maturità del personaggio e la sua accettazione del fatto che Mike avesse ragione riguardo ai suoi punti di vista “macho”. Ciò significa che Rafo seguirà un percorso migliore e meno avventato in futuro.

Il finale di Cry Macho prepara il terreno per la storia d’amore tra Mike e Marta

Cry Macho non rivela se tutto sia andato per il meglio per Rafo al ranch di Howard, ma accenna al futuro di Mike dopo gli eventi del film. Alla fine del film, durante la scena finale, il personaggio viene visto ballare un lento con Marta (Natalia Traven), con cui ha avuto una breve storia d’amore quando soggiornavano nel villaggio. Questo spiega perché Mike è rimasto in Messico quando ha incontrato Howard al confine invece di tornare negli Stati Uniti. Non diversamente da Rafo, Mike ha apprezzato la vita tranquilla che hanno vissuto nel villaggio con Marta e i suoi nipoti.

La decisione di Mike di tornare lì suggerisce che ha sostanzialmente seguito il proprio consiglio. Parlando con Rafo in macchina, ha detto che le persone non si rendono conto fino a quando non sono più grandi che non hanno tutte le risposte su ciò che è meglio per loro nella vita, e a volte non arrivano a questa consapevolezza fino a quando non è troppo tardi. Sembra che Mike, interpretato da Clint Eastwood, abbia capito che ciò che voleva era stabilirsi nel villaggio messicano con Marta.

Cry Macho - Ritorno a casa film 2021
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Photo Credit: Claire Folger

In che modo il finale di Cry Macho è diverso dai classici western di Clint Eastwood

Ciò che accade a Mike Milo, il personaggio interpretato da Eastwood, alla fine di Cry Macho non è del tutto inaspettato nel contesto del film, ma vale la pena notare che spicca se confrontato con altri film western interpretati da Eastwood. I western di Clint Eastwood seguono tipicamente una tendenza comune in cui il personaggio principale è un vagabondo forte e capace che tende a rappresentare tutte le convinzioni di Rafo in Cry Macho. Eastwood era un “duro” di Hollywood che incarnava la forza in quei giorni. I personaggi di Eastwood sono sempre forti, pistoleri apparentemente imbattibili che possono sparare più velocemente di chiunque altro e sconfiggere tutti quelli che osano sfidarli.

Era così quando L’uomo senza nome vinse il duello con Angel Eyes di Lee Van Cliff in Il buono, il brutto e il cattivo, ed era vero per tutte le altre sparatorie dei suoi western. Questo vale anche per i suoi film successivi, come Il cavaliere pallido e Gli spietati. In quei film, l’età avanzata non impedisce a Eastwood di sconfiggere i cattivi. Quindi, in un certo senso, Cry Macho sembra un’evoluzione della carriera di Eastwood nel genere western. Ciò si riflette anche nel finale, che offre qualcosa di fondamentalmente diverso per il suo personaggio.

Come già detto, i personaggi di Eastwood sono generalmente solitari e vagabondi misteriosi, e questo non è qualcosa che di solito cambia alla fine del film. Dopo aver salvato la situazione, Eastwood viene solitamente visto allontanarsi a cavallo, pronto per passare alla prossima avventura. Non capita spesso che si sistemi per amore. Il finale di Cry Macho è in netto contrasto con film come Il cavaliere pallido, che si concludeva con l’eroe invecchiato di Eastwood che lasciava le sue amate per parti sconosciute. Ma questa volta, il cowboy ha ricevuto un meritato lieto fine alla sua storia.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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