Non essere cattivo: criminalità e redenzione nell’ultimo film di Claudio Caligari

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Muoio come uno stronzo. E ho fatto solo due film“. È stato Valerio Mastandrea a riportare quest’epica affermazione pronunciata da Claudio Caligari. Malato da tempo, il regista originario di Arona aveva realizzato diversi documentari, ma solo due lungometraggi: Amore tossico, del 1983, e L’odore della notte, del 1998. Nei lunghi anni intercorsi tra di essi, numerosi progetti ideati, sviluppati, proposti ma mai concretizzatisi. Almeno fino al 2015, quando, consapevole di non avere più molto tempo a disposizione, Caligari realizza il suo terzo lungometraggio: Non essere cattivo (qui la recensione). Un film che è la rappresentazione della fine di un mondo e allo stesso tempo un vero e proprio atto di speranza per il futuro.

 

Caligari, dopo quei primi due film, torna infatti a raccontare ciò che rimane di quel mondo pasoliniano così lucidamente mostrato in Accattone e composto da sottoproletari, piccoli criminali e personaggi in fuga dalla schiavitù del consumismo. Un mondo che al momento delle riprese del film non esisteva già più e che per Caligari era il simbolo di un’indicibile sconfitta nei confronti di un conformismo terrificante. Eppure nel fotografare questo momento di passaggio Caligari non perde la speranza e così facendo ha regalato al suo pubblico uno dei film italiani più incisivi e importanti degli ultimi anni, capaci di scuotere le coscienze ed offrire davvero uno sguardo nuovo sulla realtà.

La trama e il cast di Non essere cattivo

Non essere cattivo, dunque, si configura come la conclusione di una trilogia tematica, ma rappresentando più specificatamente un vero e proprio aggiornamento di quanto avveniva Amore tossico, con il quale condivide l’ambientazione: Ostia. L’anno è però ora il 1995 e protagonisti sono Vittorio e Cesare, due giovani delle borgate romane che si conoscono da sempre. Più fratelli che amici, entrambi si dedicano coi loro conoscenti a varie attività illegali nonché al consumo e allo spaccio di stupefacenti, rifiutando la vita da operai e cercando nella droga una via di fuga dai problemi della vita. Ma questa loro esistenza non può continuare ancora a lungo e ben presto saranno costretti a fare delle scelte su chi vogliono diventare e come.

Ad interpretare i due protagonisti, Vittorio e Cesare, ci sono gli attori Alessandro Borghi e Luca Marinelli, che proprio grazie a questo film si sono consacrati come nuove stelle della recitazione italiana. I loro personaggi, che già dal nome rappresentano degli omaggi al Cesare di Amore tossico e al Vittorio di Accattone, diventano nel corso del film due differenti modi di approcciarsi al cambiamento che, senza troppi complimenti, sta divorando quei tempi. Da prima allineati e con lo sguardo rivolto verso lo stesso orizzonte, Vittorio e Cesare iniziano sempre di più a guardare in direzioni opposte, con il primo che tenta di tirarsi concretamente fuori dalla propria quotidianità fatta di piccole attività criminali, e il secondo che invece pur provandoci quel mondo non riesce proprio a lasciarselo alle spalle.

Ma anche la nuova vita apparentemente serena che Vittorio si sta ritagliando presenta delle crepe impossibili da nascondere. Come afferma Francesca Serafini, sceneggiatrice del film insieme a Caligari e Giordano Meacci, Non essere cattivo «è anche il fallimento dell’ideologia del lavoro: il lavoro era uno dei punti di partenza del film. In questo suo terzo film Accattone prova a lavorare, ma se fai il manovale in borgata i soldi non bastano per vivere, l’unico modo è essere cattivo. Caligari fa perdere ai suoi personaggi parte del candore raccontato da Pasolini». Caligari ci pone dunque di fronte a numerose contraddizioni, punti di vista diversi su di un mondo che non sembra fare sconti a nessuno, tantomeno a quella generazione trovatasi a vivere un cambiamento sociologico epocale.

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Non essere cattivo e il suo grido di speranza

Eppure, a differenza dei due precedenti film di Caligari, Non essere cattivo si chiude su una nascita. La vita del regista finisce il 26 maggio 2015, all’età di 67 anni, ma l’ultima immagine cinematografica che egli ha offerto al suo pubblico è quella del volto di un neonato. Un’immagine che, in base alla propria interpretazione del film può assumere tanto connotati positivi quanto negativi. Chi non trova possibilità di redenzione nel racconto di Non essere cattivo, vedrà infatti nel volto di quel neonato soltanto quello di un futuro uomo schiavo di una società sempre più conformista, che poco o nessuno spazio lascia al proprio sviluppo come individuo, ma anzi contribuisce sempre più al formarsi di un imbarbarimento generazionale.

Chi, invece, al termine del film è di parere opposto, potrà ritrovare nel volto di quel pargolo il senso di speranza per un futuro che può avere la forza di discostarsi dal passato dei padri, offrendo loro anche quella redenzione tanto agognata. Caligari non giudica però i propri personaggi, li accompagna esplorando le conseguenze delle loro scelte. Scelte che sono speso e volentieri condizionate da un contesto sociale che già dai tempi di Accattone divorava, masticava e risputava quanti si opponevano a quell’inevitabile diffusione del mondo piccolo borghese. E proprio in questo suo non giudizio, nel suo riconoscere tacitamente che Cesare e Vittorio non sono altro che entrambi delle vittime, che il regista sembra voglia far propendere per questo sguardo ottimista sul volto di un neonato.

Non essere cattivo è ora in streaming su Netflix

Per questa sua forza nel proporre riflessioni sulla fine di un tempo e tutto ciò che tale tramonto ha comportato, ma anche per la bravura dei suoi interpreti, per la regia ricca di dettagli e omaggi (oltre che ad Accattone e Amore tossico, anche a Mean Streets di Martin Scorsese) di Caligari, Non essere cattivo è realmente uno dei film italiani più importanti degli ultimi anni, troppo poco premiato. Grazie ora al suo arrivo nel catalogo di Netflix, è possibile riscoprire questo titolo, che si trova attualmente al 6° posto nella Top 10 dei film più visti in Italia.

Fonte: IMDb, IlManifesto

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