Oscar 2022: un commento a un’edizione da dimenticare

(Foto Afp)

Come ogni anno, come sempre ormai da tempo, anche gli Oscar 2022 si sono svolti senza troppi scossoni né sorprese, i premi sono stati assegnati con la confortante pigrizia che regna sovrana nell’Academy e anche quest’anno proveremo a farci sorprendere il prossimo anno. Non che la tendenza a premi scontati sia sempre un male, ad esempio lo scorso anno, seppure Nomadland e Chloe Zhao erano da tempo dati per vincitori, quel riconoscimento sembrava un augurio, un messaggio d’amore e di conforto per un mondo stretto nella morsa dell’incertezza, oltre che un premio all’eccellenza artistica del film e della regista in sé. 

Oscar 2022 specchio del mood del Paese

Tuttavia quest’anno l’Academy ha deciso di assegnare dei premi che sembrano lo specchio del mood del Paese: si invocano tanto l’amore e la pace, eppure l’unica cosa che davvero fa parlare il pubblico e gli addetti ai lavori è il gesto violento di Will Smith nei confronti di Chris Rock. Il siparietto, tutt’altro che previsto o programmato, è stato senz’altro il momento di maggiore sorpresa di una serata scontata, ma i premi sono invece la migliore cartina di tornasole dello stato dell’Academy e del senso che questi riconoscimenti hanno all’interno dell’industria, senza contare poi il loro valore artistico nella cornice più ampia della settima arte in quanto linguaggio e specchio della contemporaneità. 

La tendenza che viene confermata quest’anno è che gli Oscar tecnici vengono assegnati in massa a un solo film che però non arriva mai alle categorie artistiche, per così dire (dal momento che ogni categoria, secondo chi scrive, richiede doti tecniche e artistiche notevoli), ed è quindi come se i film non potessero essere più contemporaneamente rappresentazioni di grandi capacità tecniche e portatori di arte, contenuto e cultura. Certamente a registi d’altri tempi, come James Cameron o Peter Jackson, questo elemento non piace per niente. E così Dune è effettivamente il trionfatore della serata, con sei Oscar su dieci nomination, tutti premi tecnici, molti dei quali assegnati fuori onda, nel pre-cerimonia, mentre i vip erano ancora sul red carpet a sfilare. E questo per risparmiare tempo, per accorciare la cerimonia, per dare maggiore ritmo alla serata. E così, in una manifestazione che si fregia di premiare l’eccellenza del cinema, premi come Migliore montaggio e Migliore colonna sonora vengono assegnati fuori onda. Il Montaggio considerato come un premio da relegare ai margini. Il Montaggio.

Lo Slap-gate di fronte a un’Academy inerme

Poi non ci sorprendiamo se il miglior film è CODA – I segni de cuore, ma ci arriveremo. E, attenzione, non si sta dicendo che esistono altri premi che possano essere lasciati fuori, perché in generale togliere ai premi, a tutti i premi, lo spazio del palco, degli applausi, togliere loro la ribalta non è il modo giusto per accorciare i tempi. E quindi se Dune porta a casa sei premi, c’è chi come Licorice Pizza (o anche La fiera delle Illusioni, ma in questo caso dispiace meno) che torna a casa a mani vuote, e chi, come King Richard – Una famiglia vincente o Gli occhi di Tammy Faye, vince invece almeno un Oscar alla performance. Will Smith doveva essere allontanato dalla sala, dopo l’eccesso d’ira, e questo è indiscusso, il fatto che abbia passato tutto il suo emozionato discorso di ringraziamento a giustificare il suo gesto, mescolando vita e arte, sovrascrivendo la sua persona al personaggio che ha interpretato, è stato un momento davvero basso per la cerimonia e per tutta la storia degli Oscar. E se un solo gesto non può cancellare una carriera costruita con impegno, suscitando sempre simpatia e rispetto, non si può “lasciar correre” di fronte ad una tale reazione, in nessuna circostanza.

Di grandi attori in brutti film e brutte interpretazioni

Dall’altro alto abbiamo invece Jessica Chastain, attrice straordinaria, tra le migliori della sua generazione, che vince un Oscar alla carriera, e non certo per un film pessimo in cui è in overacting in ogni scena, facendoci rimpiangere persino The 355 o Il cacciatore e la Regina di Ghiaccio. Eppure stiamo parlando della Salomè di Al Pacino, della Madre di Terrence Malick, della Maya di Zero Dark Thirty! 

Niente da eccepire invece sui premi ai migliori attori non protagonisti (Ariana DeBose e Troy Kotsur), entrambi scontati e meritatissimi, ed entrambi portatori di ricchezza, rappresentazione, gioia, amore, ma soprattutto talento cristallino sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles. Lo stesso vale per il meritato Oscar a Jane Campion, prima donna a ricevere due nomination in categoria e qui alla sua seconda statuetta, dopo quella per la sceneggiatura a Lezioni di Piano.

Come si scrive una sceneggiatura cinematografica?

Ma parliamo proprio della sceneggiatura, il premio che in genere si assegna a quei film più ricercati, che non incontrano il grande pubblico per una questione di comunicazione, ma che spesso impressionano l’Academy. Era successo per Spike Jonze, è successo per Quentin Tarantino, e quest’anno poteva succedere per Licorice Pizza, a La persona peggiore del mondo, a La figlia Oscura, e invece si è scelta la via conciliante, quella che cerca di accontentare tutti ma che non premia l’eccellenza, e in fin dei conti non accontenta nessuno: Siân Heder con CODA – I Segni del Cuore batte Gyllenhaal, Hamaguchi e Oe, Campion, Villeneuve. E non ci sono davvero parole per questo evento. Ce ne sono invece per Belfast e per Kenneth Branagh che porta a casa il suo primo premio Oscar per un film che per lui vale molto, in termini di peso emotivo, ma che forse poteva essere premiato per altro, e non proprio per la sceneggiatura, soprattutto nell’anno di Licorice Pizza e de La persona peggiore del mondo. 

Oscar 2022, fieri dei “nostri” perdenti

L’Italia torna a mani vuote dalla sua serata al Dolby: Massimo Cantini Parrini battuto dalla corazzata Jenny Beaver (migliori costumi a Crudelia invece che a Cyrano), Enrico Casarosa e il suo Luca messi all’angolo da Encanto (I Mitchell contro le macchine troveranno la loro giustizia, in questa vita o nell’altra), Paolo Sorrentino che si arrende a Ryûsuke Hamaguchi e al bellissimo Drive My Car, ma da parte del regista resta l’emozione e la consapevolezza (speriamo) di aver regalato al mondo la sua opera migliore, la sua testimonianza che l’arte, la tecnica, il cuore, la vita, il peso dei ricordi e dell’esperienza, lo spirito altissimo e quello più basso insieme, possono creare meraviglia. 

I segni degli Oscar 2022

Il miglior film dell’anno è dunque CODA – I Segni del Cuore. Nell’anno in cui Steven Spielberg compie il miracolo per porta il nome di West Side Story, l’Academy sceglie di premiare Siân Heder e il suo piccolo film, la sua piccola storia che, sebbene sia socialmente importante per via della sacrosanta rappresentazione che promuove, non è assolutamente, in nessun modo, da qualunque lato la si guardi, l’eccellenza della settima arte. Quella degli Oscar 2022 sarà ricordata forse come una delle peggiori edizioni del premio, o forse verrà completamente dimenticata, come accadrà a molti dei film premiati la notte scorsa. 

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