Qui rido io: il film con Toni Servillo e la vera storia di Eduardo Scarpetta

-

Da sempre diviso tra cinema e teatro, nel 2021 il regista Mario Martone ha nuovamente coniugato le due cose con Qui rido io (qui la recensione), con il quale ha portato sul grande schermo il racconto della vita del celebre attore e commediografo Eduardo Scarpetta, vissuto a Napoli tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi due decenni del Novecento. In particolare, però, Martone si concentra sul raccontare un episodio specifico della vita di Scarpetta, quello relativo al processo per plagio di un’opera di Gabriele D’Annunzio.

Un caso che ha dato vita ad un precedente particolarmente importante nel mondo artistico e che qui riproposto permette di riflettere sul concetto di commedia e di autore. La dinastia degli Scarpetta-De Filippo è poi un altro degli elementi centrali del film. Particolarmente articolata e ricca di nomi identici che si ricorrono, questa ha percorso l’intero Novecento. Qui rido io diventa dunque anche il ritratto di un uomo potentissimo al momento del suo declino, con il vasto impero costruitosi intorno che inizia a sfaldarsi e prendere direzioni diverse.

Martone, dunque, va oltre il semplice film biografico per ricostruire un’epoca, i suoi personaggi, i suoi vizi, le sue contraddizioni e il suo lascito artistico. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Qui rido io. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla storia vera di cui narra. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Qui rido io recensione

La trama e il cast di Qui rido io

La vicenda si apre sui primi anni del Novecento, quando Eduardo Scarpetta è un uomo di teatro già affermato e popolarissimo. Le sue repliche di Miseria e nobiltà registrano sempre il tutto esaurito e il successo sembra destinato a non dover finire mai. In questo clima di euforia, Scarpetta si concede però un pericoloso azzardo: realizza una parodia de La figlia di Iorio, tragedia del più grande poeta italiano del tempo, Gabriele D’Annunzio. Per via di tale affronto viene però denunciato e inizia così la prima storica causa sul diritto d’autore in Italia, che scuoterà profondamente Scarpetta e la sua ampia famiglia.

Ad interpretare Eduardo Scarpetta vi è Toni Servillo, premiato poi con il Premio Pasinetti al miglior attor alla Mostra del Cinema di Venezia, dove il film è stato presentato. Maria Nazionale interpreta la moglie Rosa De Filippo, da cui ha avuto i figli Maria e Vincenzo, interpretati rispettivamente da Greta Esposito ed Eduardo Scarpetta, con quest’ultimo che è un reale discendente della famiglia Scarpetta. L’Eduardo Scarpetta protagonista di questo film è infatti il suo trisavolo.

Cristiana Dell’Anna interpreta invece Luisa De Filippo, nipote di Rosa e da cui Scarpetta ha avuto i figli Titina, Peppino ed Eduardo De Filippo, qui interpretati dai giovani Marzia Onorato, Salvatore BattistaAlessandro Manna. Si annoverano poi nel cast anche Antonia Truppo nel ruolo di Adelina De Renzis, Gianfelice Imparato in quelli di Gennaro Pantalena e Paolo Pierobon nei panni di Gabriele D’Annunzio.

Qui-rido-io-cast

La vera storia di Eduardo Scarpetta

Nato nel 1853 e morto nel 1925, Eduardo Scarpetta ha vissuto la sua intera vita a Napoli, dove godeva di una popolarità e un potere indiscussi. Non è però sulla sua formazione che si concentra Martone, bensì su uno degli ultimi episodi della sua vita nonché tra i più indiscutibilmente importanti. Come raccontato anche nel film, intorno al 1904 Scarpetta assiste a Roma ad una rappresentazione teatrale di La figlia di Iorio, dramma in tre atti di Gabriele D’Annunzio.

Rimasto colpito da quell’opera, Scarpetta decide di rendervi omaggio a suo modo, scrivendo una parodia dal titolo Il figlio di Iorio, dove sbeffeggiare il ridondante talento poetico di D’Annunzio, capovolgendone la trama e trasformando gli interpreti maschili in femminili e viceversa. Rosa, la moglie di Scarpetta, espresse tutto il suo dissenso al progetto del marito per la rappresentazione di una parodia che metteva in discussione il clamoroso successo dell’opera di un poeta alla moda e con una così alta considerazione del proprio genio.

Abbandonare le commedie con il personaggio di Felice Sciosciammocca, che tante soddisfazioni artistiche e materiali aveva loro dato, sembrava inoltre un azzardo troppo rischioso. Ma Scarpetta non si lasciò convincere dalla moglie e prima di portare in scena il nuovo testo, come novità rispetto al suo celeberrimo Miseria e Nobiltà, chiederà il benestare di D’Annunzio. Il poeta, stando a quanto riferito, avrebbe apprezzato la parodia di Scarpetta ma temendo ripercussioni sulla credibilità della propria opera negò il consenso alla rappresentazione.

Qui rido io Toni Servillo

Tale consenso, tuttavia, fu comunicato a Scarpetta quando era ormai troppo tardi per sospendere lo spettacolo. Il 3 dicembre del 1904 andò dunque in scena al teatro Mercadante di Napoli Il figlio di Iorio. In platea erano però presenti degli infatuati dannunziani che all’inizio del secondo atto, proprio nel momento dell’entrata in scena di Scarpetta in abiti femminili, iniziarono ad inveire contro l’attore, che fu costretto a far calare il sipario.

Dopo qualche giorno, inoltre, Scarpetta si trovò querelato per plagio e contraffazione da Marco Praga, direttore generale della Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE). La notizia suscitò subito reazioni in campo internazionale e nell’opinione pubblica italiana. Vi fu addirittura l’intervento di letterati come Salvatore di Giacomo a sostegno di D’Annunzio e filosofi come Benedetto Croce a favore di Scarpetta. La contesa di tribunale assunse ben presto i toni di uno scontro letterario fra l’arte alta della tradizione poetica italiana della Figlia di Iorio e quella plebea dialettale e volgarmente sbeffeggiatrice del Figlio di Iorio.

Questo divenne dunque il primo processo in Italia riguardante il diritto d’autore. La causa si protrasse sino al 1908, quando il tribunale emanò una sentenza in cui dichiarava il non luogo a procedere nei confronti di Eduardo Scarpetta perché il fatto non costituiva reato, dando così un’impronta di legittimità a tutte le successive parodie che avrebbero caratterizzato la storia dello spettacolo.

Il trailer di Qui rido io e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Qui rido io grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV, Prime Video, Netflix e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 20 luglio alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
- Pubblicità -

ALTRE STORIE

- Pubblicità -