Scarface: la storia vera dietro il film con Al Pacino

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L’epopea criminale di Brian De Palma del 1983 è, come noto, un remake dell’omonimo film del 1932 diretto da Howard Hawks e basato (vagamente) sul romanzo del 1929 di Armitage Trail (pseudonimo di Maurice Coons). Per il suo film, De Palma arruolò Al Pacino nel ruolo del protagonista, Tony Montana, un ruolo che definì la sua carriera e le diede una spinta ancora maggiore, dato che era già un attore rispettato e conosciuto grazie al suo ruolo ne Il Padrino e Il Padrino Parte II. E dopo essere diventato un personaggio iconico, molti si sono chiesti chi fosse il vero Tony Montana.

Il remake di Scarface racconta infatti la storia di Tony Montana, un rifugiato cubano che arriva a Miami negli anni ’80 e viene presto coinvolto nel business della droga, intraprendendo così una vita criminale, segnata da tradimenti e molta violenza. La popolarità di Tony Montana è cresciuta nel tempo, diventando non solo uno dei personaggi più noti di Al Pacino, ma anche uno dei più popolari nel genere crime e gangster. Dietro questo personaggio, però, ci sono riferimenti a personalità realmente esistite. Montana è infatti solo in parte basato su Tony Camonte, il protagonista del film del 1932, ma Camonte era basato su uno dei più famosi gangster della storia.

Scarface di Brian De Palma è basato su una brutale storia vera

Tony Montana è dunque ispirato al famigerato boss del crimine degli anni ’20 e ’30, Al Capone. Per capire come il temutissimo Capone, che mangiava sigari e indossava la fedora, si sia trasformato in Montana, che sniffava cocaina e brandiva l’M16, è necessario fare un viaggio nel mondo del cinema di un tempo. Come già detto, Scarface di De Palma è in realtà un remake dell’omonimo film del 1932 diretto da Howard Hawks e Richard Rosson con Paul Muni nel ruolo di Tony Camonte, il giovane di umili origini che scala i ranghi illeciti fino a diventare il più grande despota del contrabbando di Chicago.

La sceneggiatura del film, scritta da Ben Hecht, derivava dal romanzo Scarface del 1930 dell’autore di pulp fiction Armitage Trail, che aveva raccontato su carta una storia poco velata dell’ascesa all’infamia di Al Capone. Il soprannome di Capone era infatti “Scarface” (lo sfregiato), un fatto che Trail  aveva senza dubbio appreso vivendo a Chicago negli anni Venti e frequentando personaggi della malavita associati a Capone durante le ricerche del suo libro. Nel film del 1932, Tony Camonte diventa il capo di un’associazione di contrabbandieri, che era la principale attività illegale del vero Capone.

Ma la prostituzione, il gioco d’azzardo, il traffico di droga, l’estorsione e l’omicidio erano solo un piccolo campione delle sue altre “attività secondarie”. Una sequenza particolarmente memorabile del film è un montaggio di Camonte e dei suoi scagnozzi che compiono un massacro dei suoi nemici in tutta la città, una chiara allusione al Massacro di San Valentino del 1929, un evento violento orchestrato da Capone che eliminò sette dei suoi rivali. Anche se considerata scioccante per l’epoca, la versione di Scarface del 1932, ostacolata dal Codice Hays di Hollywood, era limitata nella sua capacità di rappresentare la vera violenza, sinonimo del nome di Capone.

Al Pacino Scarface
Al Pacino in Scarface © 1983 Universal

Al Pacino ha visto un’opportunità per un remake

51 anni dopo, Al Pacino assiste a una proiezione del film del 1932. “Sono andato a vedere quel film e dopo ho chiamato (il produttore) Marty Bregman“, ha ricordato Pacino durante una sessione di domande e risposte del 2011 sulla realizzazione del film del 1983. “Ho detto: ‘Penso che potremmo fare questa cosa. Qui c’è un remake da fare‘”. Ma una nuova versione di Scarface avrebbe avuto bisogno di una storia con un taglio contemporaneo, ed è qui che entra in scena lo sceneggiatore Oliver Stone. Nel film originale, Tony Camonte è un poveraccio che viene dalla parte sbagliata della strada e che supera le sue misere circostanze per emergere come uno dei boss mafiosi più importanti del mondo.

Stone ha avuto l’idea di ambientare la versione aggiornata di Scarface sullo sfondo degli eventi reali della flottiglia cubana del 1980 dalle isole Mariel agli Stati Uniti. Si diceva che una parte significativa degli immigrati che arrivavano in quel periodo fossero ladruncoli e altri individui senza legge, e Stone pensò che avrebbe avuto senso che la nuova versione di Tony Montana, fosse tra quelli inviati dal dittatore comunista Fidel Castro, dando al film un senso di rilevanza e accessibilità in tempo reale. Ed è così che Al Capone, alias Tony Camonte, alias Tony Montana, è diventato un immigrato cubano.

I personaggi di Scarface sono basati sui compagni di Al Capone nella vita reale

Sebbene la versione di Scarface di De Palma sia incentrata sul traffico di droga, la storia di Tony Montana riecheggia dunque quella di Capone, in particolare nel racconto di come Montana rimanga invischiato nel suo universo peccaminoso. Capone, che da giovane era entrato a far parte di una banda di strada all’inizio del 1900, fu preso sotto l’ala di Frankie Yale, un immigrato italiano che presiedeva un cartello criminale dell’epoca della Prima Guerra Mondiale e che si dedicava a una serie di racket, tra cui la prostituzione e l’estorsione. Fu Yale a fare da mentore a Capone e ad aiutarlo a fare carriera nella sottocultura della malavita.

In Scarface, Frankie Vale è Frank Lopez (Robert Loggia), il commerciante d’auto/trafficante di cocaina per il quale Montana commette un omicidio in cambio dello status di straniero legale non residente. Lopez ricompensa Montana con una serie di altri lavori che comportano sparatorie e smembramenti, assicurando così il posto di Montana nell’aberrante impresa commerciale di Lopez. L’amico di Montana durante le sue imprese, Manny Ribera (Steven Bauer), è probabilmente basato sul braccio destro di Capone, Frank Nitti, cugino di primo grado di Capone che servì fedelmente il boss mafioso e che intervenne per mandare avanti le attività criminali dopo che Capone fu imprigionato nel 1932.

Oltre al cugino Frank, Capone mise insieme un gruppo di lacchè per assisterlo e proteggerlo man mano che il suo potere e la sua influenza crescevano. Alcuni dei più noti nella cerchia di Capone erano formidabili teppisti come William White, Murray Humphreys, Marcus Looney, Charles Fischetti e William O’Donnell, che contribuirono a orchestrare alcuni dei più sanguinosi esercizi di influenza e vendetta di Capone. In Scarface, questi scagnozzi sono riuniti in due personaggi principali, Ernie (Arnaldo Santana), l’ex guardia del corpo di Lopez e Nick il Maiale (Michael P. Moran), l’amico di lunga data di Montana che diventa uno dei suoi uomini più duri. Sfortunatamente, sia Lopez che Nick trovano il loro destino alla fine del film, in una rivisitazione a base di droga del massacro di San Valentino di Capone.

Scarface 1983 La caduta di Tony Montana non ha nulla a che vedere con quella di Al Capone
Al Pacino in Scarface © 1983 Universal

I personaggi femminili di Scarface sono in gran parte fittizi

Sebbene gli eventi e i personaggi di Scarface di De Palma siano strettamente allineati al mondo di Al Capone, le storie delle donne nella vita di Tony Montana sono in gran parte romanzate e coincidono a malapena con le figure femminili della vita di Capone. In Scarface, Montana ha una sorella, Gina (Mary Elizabeth Mastrantonio), sulla quale è ferocemente protettivo e che inizia una storia d’amore con Manny, il confidente di Montana. Capone proveniva da una famiglia numerosa, composta da sei fratelli e due sorelle, una delle quali morì prima del suo primo compleanno. L’unica sorella sopravvissuta di Capone, Mafalda, non partecipò molto alla vita del fratello, evitando del tutto i suoi intrecci criminali. In Scarface, Gina viene uccisa da un sicario che vuole colpire Montana, cosa che ovviamente non è mai accaduta nella vita di Capone.

Poi c’è la fidanzata (e poi moglie) di Montana, Elvira (Michelle Pfeiffer), l’amante dell’ex mentore di Montana, Lopez. In Scarface, Montana arriva in America da single e sottrae Elvira al suo viscido benefattore, ma nella vita reale Al Capone aveva una moglie, Mae, che sposò all’età di 19 anni, dalla quale ebbe un figlio e con la quale rimase fino alla morte nel 1947. È ampiamente riconosciuto che Capone abbia avuto una serie di relazioni extraconiugali durante il suo matrimonio, ma il fatto che abbia avuto un’unica amante a lungo termine rimane in discussione. Qualsiasi scappatella Capone possa aver intrapreso con donne diverse dalla moglie, sembra che sia stata discreta e priva dei drammi descritti in Scarface.

Scarface personaggi femminili
Michelle Pfeiffer in Scarface © 1983 Universal

Il declino di Tony Montana non ha nulla a che vedere con quello di Al Capone

Un’altra libertà che Scarface si prende è la rappresentazione del definitivo declino del protagonista. Il film termina con una frenesia di quasi sei minuti di montagne di cocaina bianca, seni nudi, sciamano in stile sandinista e migliaia di proiettili sparati in mezzo a un mare di moquette di velluto rosso e scale a chiocciola, che culmina con il tuffo finale di Montana in una piscina coperta davanti a una sgargiante scultura placcata in oro con la scritta “Il mondo è tuo”. Un bel contrasto con la vera fine della vita di Capone. Nel 1931, Capone fu condannato per il reato poco elegante di evasione fiscale. Dopo essere stato imprigionato ad Alcatraz, fu rilasciato nel 1939 a causa di complicazioni di salute dovute alla sifilide.

L’unico vero parallelo tra la morte di Capone e quella di Montana è che entrambi morirono nelle loro case in Florida: Montana per un attacco nemico e Capone per un attacco di cuore nel 1947. Ironia della sorte, la morte di Capone assomiglia di più a quella di un altro mafioso del cinema di finzione, il Don Vito Corleone di Marlon Brando che, ne Il Padrino, soccombe per un arresto cardiaco nel suo giardino. Ma una morte tranquilla non sarebbe stata sufficiente in Scarface, un film ricordato soprattutto per la sua intensa e prolungata violenza.

Forse l’aspetto più interessante di Scarface, sia dell’originale del 1932 che della versione del 1983, è l’incredibile influenza e la forza di resistenza del famigerato Al Capone, un uomo così abominevolmente immerso nell’illegalità e nella corruzione da aver ispirato un romanzo e numerosi film e da essere rimasto nella coscienza pubblica fino ad oggi. Non si può fare a meno di chiedersi cosa avrebbe pensato Capone della sua rappresentazione da parte di Paul Muni nel film originale, così come della sua reincarnazione da parte di Pacino come signore della droga cubano nel remake. Conoscendo i modi crudeli e nefasti di Capone, è probabile che ne sarebbe stato lusingato e divertito.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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