Watchmen: la spiegazione del finale del film e del fumetto

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La versione a fumetti e quella cinematografica di Watchmen si concludono in modi drasticamente diversi, ma entrambe sono efficaci nel loro contesto. Ideato da Alan Moore e Dave Gibbons, Watchmen ha cambiato il panorama dei fumetti quando è stato pubblicato il primo numero nel 1986, offrendo un racconto maturo e politicamente consapevole di supereroi corrotti e di un vigilantismo corrottosi nel tempo. Dopo aver trascorso oltre 20 anni come un classico di culto nel canone DC, Zack Snyder (regista di 300 e Rebel Moon) è stato incaricato di portare questa grande storia sul grande schermo. Un’impresa che molti ritenevano impossibile.

Ma Snyder ci è riuscito e il film del 2009 (qui la recensione) è oggi considerato un precursore in termini di film di supereroi non adatti alle famiglie, stabilendo lo stile grintoso e oscuro di Snyder che avrebbe poi dato vita a L’uomo d’acciaio e al DCEU. Come spesso accade nella carriera di Snyder, però, anche Watchmen si è rivelato un adattamento molto divisivo, che ha riscosso ampi consensi ma ha contemporaneamente irritato i puristi del fumetto. Ciononostante, il film è diventato un cult a tutti gli effetti, servendo da ispirazione anche per film come Logan – The Wolverine e la serie The Boys.

Nonostante la presenza di supereroi stupratori e peni blu incandescenti, l’elemento di gran lunga più controverso di Watchmen di Snyder è certamente il finale. In quello che era più o meno un adattamento fedele del materiale di partenza, il film ha preso una direzione completamente diversa per il suo atto finale e questo è stato un punto di contesa tra i fan da allora. Sebbene la forza del finale di Snyder sia spesso discussa, tuttavia, entrambe le versioni funzionano bene a modo loro. In questo articolo analizziamo il perché.

Jackie Earle Haley in Watchmen
Jackie Earle Haley in Watchmen. Cortesia di © Warner Bros.

La trama di Watchmen

Ambientata in un 1985 alternativo, in cui la comparsa di vigilanti mascherati e dell’onnipotente Dr. Manhattan ha alterato il corso della storia, la storia originale di Watchmen si colloca sullo sfondo della Guerra Fredda, con le tensioni tra Unione Sovietica e Stati Uniti che hanno lasciato il mondo sull’orlo della devastazione nucleare. Gli eventi principali, però, sono innescati dalla comparsa di un assassino che sembra prendere di mira gli ex vigilanti mascherati. Il caso viene raccolto da Rorschach, uno di questi eroi ancora in attività, che riunisce il suo gruppo di colleghi per indagare sulla cospirazione.

Il finale a fumetti di Watchmen

Alla fine, Rorschach, Gufo Notturno, Spettro di Seta e il Dr. Manhattan risalgono all’identità dell’omicida: il loro ex collega, Adrian Veidt, anche noto come Ozymandias. Ora amministratore delegato della sua società, Veidt ha deciso di intraprendere un’azione decisiva contro l’incombente Terza Guerra Mondiale e spera di unire il mondo in pace e armonia inscenando un attacco alieno che costringa le superpotenze globali della Terra a risolvere le loro divergenze e a riunirsi. Sebbene questo piano possa sembrare promettente sulla carta, il principale punto dolente è che Veidt insiste sul fatto che milioni di persone debbano morire durante l’attacco affinché la finta minaccia venga presa sul serio.

Alla fine, i Watchmen non riescono, o in alcuni casi decidono semplicemente di non fermare il piano di Veidt e l’atto finale del fumetto vede un calamaro gigante creato dai laboratori segreti dell’uomo d’affari scatenarsi su New York sotto forma di invasione aliena. Dinanzi a questa minaccia globale, le due superpotenze cessano di farsi la guerra e iniziano a cooperare in nome della difesa del pianeta terra. La pace architettata da Veidt, però, si regge su fondamenta incerte. Il fumetto – come anche il film – si conclude infatti con la possibile scoperta del diario di Rorschach, che il vigilante ha inviato alla redazione di un giornale prima di andare ad affrontare Veidt e all’interno del quale svela il suo piano, che potrebbe così essere smascherato con una pubblicazione.

Matthew Goode in Watchmen
Matthew Goode in Watchmen. Cortesia di © Warner Bros.

Il finale del film Watchmen del 2009

Il film di Zack Snyder segue essenzialmente la stessa struttura descritta sopra, ma si discosta quando si tratta dei dettagli del piano di Ozymandias. Invece di progettare biologicamente un calamaro gigante da far passare per un invasore alieno, l’Ozymandias del film live-action scatena una serie di esplosioni nucleari nelle principali città del mondo e incastra il Dr. Manhattan come colpevole imitando la firma delle sue radiazioni naturali. L’effetto è per lo più identico a quello dei fumetti: gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica allontanano le loro ostilità l’uno dall’altro e si alleano contro il Dr. Manhattan, anche se a spese di molte vite. Come nei fumetti, alla fine Manhattan capisce la logica del piano di Veidt e accetta il suo nuovo ruolo, lasciando la Terra, presumibilmente, per sempre.

Per alcuni, l’alterazione dell’origine della distruzione di Ozymandias era solo un cambiamento superficiale che non influiva sul tono generale e sulla direzione del finale originale di Watchmen e, considerando quanto gli studi cinematografici amino i lieto fine, è un piccolo miracolo che la cupa conclusione concepita da Moore e Gibbons sia stata mantenuta. Tuttavia, questo non ha impedito un diluvio di critiche da parte dei fan del fumetto che ritenevano che il calamaro alieno fosse un elemento fondamentale del finale di Watchmen. Negli ultimi anni, invece, i critici hanno iniziato a orientarsi nella direzione opposta, sostenendo che il finale del calamaro è sempre stato un po’ ridicolo e che le modifiche apportate da Snyder migliorano effettivamente il progetto originale di Moore.

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La spiegazione del finale: perché entrambe le versioni sono fantastiche

Piuttosto che un finale di Watchmen migliore dell’altro, è forse più corretto dire che sia la versione a fumetti che quella cinematografica sono ideali per i rispettivi medium. Il calamaro psichico di Alan Moore può sembrare involontariamente esilarante per chi non ha familiarità con i fumetti di Watchmen, ma come minaccia che conquista il mondo creata da un ex supereroe, è un’aggiunta quasi perfetta. I fumetti contengono molto più umorismo nero rispetto al film di Snyder e questo gioca a favore del piano di Ozymandias. In modo gloriosamente autoreferenziale, il cattivo assume un team di artisti per progettare l’alieno simile a un calamaro e poi usa le sue ricchezze per trasformarlo in realtà.

In termini di ammonimento sui supereroi (e i fumetti erano molto meno lusinghieri del film a questo proposito), questo finale permette a Watchmen di commentare sia l’ego gonfiato degli eroi, sia la natura volubile dei potenti politici del mondo. Inoltre, una creatura aliena è visivamente molto più efficace sulla pagina di quanto lo sarebbe una serie di esplosioni. Dopo aver costruito gradualmente nel corso di 12 numeri, Watchmen meritava un climax adeguatamente drammatico, e una serie di esplosioni non avrebbero avuto lo stesso peso sulla carta stampata che sul grande schermo, dove sono disponibili le dimensioni aggiuntive del suono e del movimento.

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Billy Crudup in Watchmen
Billy Crudup in Watchmen. Cortesia di © Warner Bros.

Una creatura luminosa e stravagante, invece, rappresenta una minaccia molto più impattante, in grado di suscitare sorpresa e disgusto nel lettore. Per quanto il finale di Watchmen sia fantastico nei fumetti, semplicemente non avrebbe funzionato sul grande schermo. La rappresentazione grintosa del mondo concepito da Zack Snyder sarebbe stata irrimediabilmente danneggiata dall’apparizione di un mostro ultraterreno nell’atto finale e avrebbe causato uno stridente cambiamento di tono, soprattutto per chi non sapeva cosa aspettarsi. Il calamaro, inoltre, avrebbe dovuto essere una creazione in CGI e, anche a distanza di un decennio, i film di supereroi faticano ancora a trovare il successo con cattivi nati da una massa di effetti speciali.

Spostando la colpa sul Dottor Manhattan, invece, il film di Watchmen adotta il tipo di approccio basato sul personaggio a cui i lungometraggi sono più adatti e si rifà alle insicurezze e al venir meno dell’umanità di Manhattan, un tema esplorato in entrambe le versioni della storia. Incastrare il supereroe blu elettrico per un crimine che non ha commesso non solo aggiunge un’ulteriore sfumatura al suo già tragico arco narrativo, ma assicura anche che il piano di Ozymandias sia di natura più personale, in particolare sfruttando le capacità di un ex amico e la paura che circonda la sua stessa esistenza.

Si potrebbe forse sostenere che la versione live-action della cospirazione di Ozymandias abbia più senso logico che nei fumetti. Nel formato del fumetto, è molto più facile testare i confini del realismo e della logica e i lettori sono disposti a sospendere più facilmente la loro incredulità. Tuttavia, le trame devono essere strutturate in modo più rigoroso sullo schermo e c’è un senso naturale nel fatto che Veidt usi il potere di Manhattan per creare una minaccia globale, che richiede meno spiegazioni rispetto al finale dei fumetti. Chi desiderava vedere il calamaro alieno sullo schermo, però, è stato soddisfatto dalla miniserie del 2019, dove si ha un flashback che propone proprio questo iconico momento del fumetto.

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Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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