Andrew Scott racconta Estranei: “Parla di un uomo che vuole amare ed essere amato”

All of Us Strangers Andrew Scott Paul Mescal Estranei

Dopo essersi affermato nel mondo della serialità grazie a titoli di culto quali Sherlock in cui interpreta Moriarty e Fleabag nei panni di “Hot Priest”, Andrew Scott ha finalmente trovato il ruolo che potrebbe imporlo anche al cinema. Insieme a Paul Mescal è infatti protagonista di Estranei, il nuovo melodramma di Andrew Haigh che sta riscuotendo enorme successo di critica, meritatamente. Ispirato molto liberamente dal romanzo di Taichi Yamada, il film racconta di Adam (Scott), un uomo oppresso dai rimpianti di un passato che proprio per questo non riesce a vivere con pienezza la storia d’amore con Harry (Mescal). A New York abbiamo intervistato proprio Andrew Scott, che per questo ruolo ha ottenuto la nomination ai Golden Globe.

 

Come è arrivato alla parte? Aveva già letto il romanzo da cui è stato adattato?

Non conoscevo il libro, deve essere molto bello dal momento che ha ispirato Andrew; ne ha adattato una sceneggiatura davvero esaustiva nella delineazione dei personaggi e nella profondità della storia. Il mio compito è stato semplicemente quello di dare forma alla visione del regista, cercare di stabilire le priorità nell’assorbire le informazioni dal testo. Per questo ho deliberatamente evitato di leggere il libro di partenza prima di girare il film. Il romanzo è comunque molto diverso dalla nostra sceneggiatura.

Come Andrew Scott e Andrew Haigh hanno deciso di costruire il personaggio di Adam?

Fin dalle prime discussioni con Andrew abbiamo concordato che Adam era un personaggio che non doveva essere “recitato”, sarebbe andato troppo sopra le righe. L’approccio scelto è stato quello di comporlo adoperando le esperienze vissute da me e da Andrew durante la nostra gioventù, nel rapporto con i nostri genitori e con la nostra omosessualità. Nei precedenti film che ho ammirato molto Andrew è riuscito a far recitare i suoi attori con totale autenticità, proprio adoperando questo metodo.

Secondo lei cosa rende Estranei un dramma così emozionante?

Penso che il film riesca a parlare a molte persone perché possiede il tono e la malinconia che tutti abbiamo quando ci svegliamo da qualche sogno che magari ci sta cullando. Estranei sposa in qualche modo l’elemento metafisico con quello psicologico, e lo fa con una finezza narrativa ed emotiva che ho amato. La nostra mente lavora spesso su dei livelli che vanno oltre la logica. Qualche volta io ad esempio mi ritrovo a immaginare conversazioni con amici o conoscenti che non vedo da anni. Immagino accada a molte persone, un processo che spesso ti porta dentro uno stato emotivo molto particolare.

Come ha lavorato nel rendere omogenea la commistione di generi che Estranei propone?

Per me il nucleo del film parla di un uomo che vuole amare ed essere amato. All’inizio della storia non ci riesce perché in qualche modo il suo sviluppo emotivo è bloccato, è stato troncato quando era ancora troppo giovane. È arrivato ad un punto della sua vita in cui si interroga su quale sarebbe stato il suo rapporto con i genitori, le domande che si pone continuano in qualche modo a perseguitarlo e se riuscisse in qualsiasi modo a ottenere delle risposte, ecco che allora potrebbe aprirsi all’amore verso il prossimo, verso un altro uomo.  All’inizio avevo percepito quella di Adam come una condanna piû che come un dono, poi pian piano ho visto l’effetto che il personaggio faceva sugli spettatori e ho capito che riescono ad immedesimarsi in lui perché più o meno inconsciamente decide di aprirsi al suo dolore, affrontarlo e superarlo facendo leva sulle sue capacità. Se continui a nasconderti, ad evitare di guardare in faccia i tuoi fantasmi, non riuscirai ad andare avanti nella vita, e questo è un qualcosa che Adam capisce nel corso della storia. Si tratta di un arco narrativo molto importante, complesso da sviluppare ma assolutamente emozionante una volta che ci siamo riusciti.

Andrew ScottCosa vorrebbe il pubblico facesse proprio guardando il suo film?

Viviamo in una società in cui sei quasi costretto a darti un’etichetta che ti contraddistingua: devi scegliere chi essere in base alla tua sessualità, al colore della pelle, ai tuoi gusti personali ecc. Estranei riesce a superare queste etichette e parlare a un pubblico disparato: tutti hanno avuto dei genitori, oppure sono stati figli. Temi come l’amore, la perdita, il lutto e il modo in cui si manifesta, sono realmente universali.

C’è stata una sequenza del film che l’ha impegnata più delle altre a livello fisico o psicologico?

La scena d’addio tra Adam e i suoi genitori è stata un vero e proprio tour de force emotivo. Andrew ha voluto girarla di fretta, sull’onda dell’atmosfera che si era creata sul set. Vi sono così tanti sentimenti anche contrastanti tra loro che devono essere espressi ma anche contenuti, lasciati sfumare. Avere due colleghi di talento come Claire Foy e Jamie Bell con cui recitare è stato un enorme vantaggio per me, siamo riusciti a metterci immediatamente sulla stessa lunghezza d’onda.

- Pubblicità -