Al cinema dal 5 dicembre, dopo l’anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2024, arriva L’Orchestra Stonata (qui la recensione), di Emmanuel Courcol, che racconta una storia di famiglia, amicizia e soprattutto amore per la musica.
Quando al celebre direttore d’orchestra Thibaut viene diagnosticata la leucemia, un test del DNA per trovare un donatore di midollo osseo rivela che è stato adottato. Thibaut rintraccia e incontra così il fratello biologico Jimmy, un operaio che suona il trombone in una banda musicale locale a Lille. Quando la banda perde il suo direttore, Thibaut subentra come sostituto e i fratelli apprendono di più sulle circostanze che hanno plasmato le rispettive vite, condividendo la passione e la vocazione per la musica.
In occasione del festival Capitolino, abbiamo incontrato il regista e sceneggiatore Emmanuel Courcol e la sceneggiatrice, Irène Muscari, alla sua prima prova con la scrittura per il cinema.
Intervista a Emmanuel Courcol e Irène Muscari, il regista e la co-sceneggiatrice de L’Orchestra Stonata
Quanto è importante il contesto sociale quando si ha un’ambizione artistica?
Emmanuel Courcol: “L’importanza del contesto sociale viene principalmente dall’educazione che si riceve, artistica e scolastica. Ma ancora prima, in ambienti sociali più sfavoriti, spesso non si hanno neanche le ambizioni, si vive in un contesto in cui neanche viene in mente di poter ambire a determinate carriere. L’ambiente che ti circonda fa sì che neanche si possa avere un sogno o pensare in grande. Nel film, i due fratelli hanno entrambi un grande talento musicale, ma Jimmy nella sua vita non ha mai pensato di poter trasformare il suo talento naturale in un lavoro, non ha mai pensato che sarebbe potuto diventare un grande artista o un direttore d’orchestra. Il primo limite è l’autocensura.”
Irène Muscari: “A contatto con Thibaut, Jimmy comincia a sognare di fare qualcosa di diverso. Per lui il ventaglio delle possibilità si allarga improvvisamente ed è il fratello che gli offre questa prospettiva, però il problema è che la vita non aspetta. Se a tre anni sei stato messo in una casa di accoglienza invece che davanti a un pianoforte, a 30 anni non puoi pensare di arrivare a suonare nell’Orchestra di Lille, perché troppo tardi.”
L’Orchestra Stonata è stato scritto a quattro mani, ma com’è nata l’idea del film?
Irène Muscari: “L’incontro è avvenuto sul precedente film di Emmanuelle, Un triomphe (qui la recensione del remake italiano, Grazie Ragazzi), che racconta la storia di un regista di teatro che va a lavorare in un carcere e monta una messa in scena di Becket, Aspettando Godot, e con questa compagnia insolita va in tournée. Dal momento che io lavoro in un istituto carcerario, e mi occupo di attività culturali per i detenuti, Emmanuelle mi ha chiesto una consulenza scientifica per la sceneggiatura di quel film. E durante il montaggio di Un triomphe, mi ha parlato di questa idea di far incontrare due mondi musicali diversi, primo germe della storia di L’Orchestra Stonata. Io lavoro tanto con le orchestre sinfoniche e conosco molto bene la musica classica, e lui è un grande melomane. Abbiamo cominciato a parlarne, gli ho portato l’idea dell’innesco che gira intorno alla malattia e pian piano è nata la storia. La creazione artistica è un processo molto delicato. Noi siamo una coppia nella vita e siamo fatti per vivere insieme, ma questo non vuol dire che siamo fatti per lavorare insieme. Invece il nostro confronto si è rivelato proficuo anche lavorativamente parlando, ci intendiamo benissimo e abbiamo gli stessi obbiettivi. Vogliamo parlare di determinismo sociale e di quello che l’approccio alla pratica artistica può offrire alle persone per evolversi. Questi argomenti ci stanno a cuore.”
Per quello che riguarda
l’aspetto musicale, nel film c’è tanta musica di diversa
estrazione, alta e bassa, come l’avete scelta?
Emmanuel Courcol: “Abbiamo cominciato da quello che sono i nostri gusti musicali, ma abbiamo avuto un consulente per il film che è anche il compositore della colonna sonora originale e del pezzo di musica sinfonica che si sente alla fine del film, Michel Petrossian. Il brano di Aznavour e il Bolero li avevamo scelti sin dall’inizio, ma abbiamo cercato di essere dalla parte del pubblico pur proponendo una musica orchestrale contemporanea, che si sente molto poco nel cinema di oggi. Anche scegliendo un brano di Beethoven, abbiamo optato per un pezzo poco conosciuto. Abbiamo cercato di mettere insieme diverse anime.”
Irène Muscari: “Emmanuelle mi ha molto aiutata con la sua esperienza. Ma mi ha lasciata anche esprimermi perché c’era molta empatia. Da un punto di vista formale per il primi tempi è lui che ha strutturato la storia, per me l’inizio del lavoro è stata la parte più difficile perché non ero capace di avere una visione globale del film, ma ho imparato ormai e infatti abbiamo già scritto il prossimo film. Adesso il processo è più rapido, ho dall’inizio una visione globale del lavoro. Per quello che invece riguarda il metodo, scriviamo contemporaneamente, abbiamo lo stesso testo davanti e ci lavoriamo insieme, lo scambio è in diretta rispetto alla scrittura.”
Emmanuel Courcol è stato anche attore, prima di passare dietro alla macchina da presa. Come si lavora con degli attori quando si conosce la condizione psicologica dello stare davanti alla macchina da presa?
Emmanuel Courcol: “Il fatto di essere stato attore mi dà dei vantaggi da regista, perché so cosa si prova quando si sta davanti alla macchina da presa, so cosa vuol dire stare dalla parte degli attori. Ho un comportamento empatico e solidale con i miei interpreti e do loro fiducia. Voglio metterli in condizione di avere spazio per provare e anche tempo per sbagliare. Questo l’ho imparato sul set. Voglio si sentano liberi di fare proposte e di avere la possibilità di aggiustare quello che non va bene, gli errori si possono riparare. In questo modo risparmio molto tempo.”
Distribuito da Movies Inspired, L’Orchestra Stonata è in sala dal 5 dicembre.