Avrebbe dovuto dirigere Scream VII Christopher Landon, ma ha infine abbandonato il progetto per via di problematiche sorte nel corso della realizzazione. Un vero peccato, dato quello che aveva già dimostrato con Auguri per la tua morte e che ribadisce ancor di più con il nuovo Drop – Accetta o rifiuta, ovvero di essere abilissimo nel muoversi del territorio del thriller, costruendo immagini e sequenze capaci di far dimenticare anche qualche leggerezza nella sceneggiatura. Con il nuovo film – scritto da Jillian Jacobs e Chris Roach (autori di Obbligo o verità e Fantasy Island) – entriamo infatti all’interno di un perverso gioco che, con pochi elementi, riesce a tenere in tensione per tutti i suoi 95 minuti di durata.
La trama di Drop – Accetta o rifiuta
Protagonista del film è Violet (Meghann Fahy, vista in The White Lotus), una madre vedova al suo primo appuntamento dopo anni. Arrivata nel ristorante di lusso dove si svolgerà la serata, si sente sollevata dal fatto che il suo accompagnatore, Henry (Brandon Sklenar, visto in 1923), è più affascinante e bello di quanto si aspettasse. Ma la loro intesa inizia a incrinarsi quando Violet inizia a essere irritata e poi terrorizzata da una serie di messaggi anonimi al suo telefono. La cosa prende infatti una brutta piega quando il misterioso disturbatore le fa capire che se non farà quello che dice, suo figlio verrà ucciso. Per Violet, ha così inizio il più inaspettato degli appuntamenti romantici.
Christopher Landon si diverte e convince con Drop – Accetta o rifiuta
Che la tecnologia si oggi la principale fonte di ispirazione per i generi thriller e horror è indubbio. Al di là di una serie come Black Mirror, film come Unfriended, M3GAN o il recente Companion sono solo alcuni degli esempi possibili su come queste tipologie di film stiano proponendo nuovi brividi appoggiandosi a realtà ormai diffuse e note a tutti, raccontandoci così anche delle degenerazioni della nostra società. Drop – Accetta o rifiuta fa altrettanto, proponendosi però non tanto con un commento sociale (che comunque c’è) quanto come un puro divertissement, conduncendoci all’interno di un giallo da risolvere a colpi di messaggi, meme e telecamere di sorveglianza.
Ecco allora che Landon dà sfogo alla sua creatività, modellando la messa in scena per rendere quanto più dinamico e accattivante possibile un film che si svolge grossomodo in un unico ambiente. Tra virtuosismi con la macchina da presa, giochi di luci ed efficaci scritte in sovraimpressione che ci permettono di sapere cosa viene scritto a Violet, siamo portati ad entrare sempre più nel vivo della situazione, iniziando a provare la stessa angoscia della protagonista. Perché ognuno dei presenti nel ristorante può essere il responsabile di quanto sta accadendo e così lo sguardo si impegna a fare attenzione ad ogni dettaglio in cerca della soluzione.
Landon si diverte così a proporre suggerimenti ma anche depistaggi, facendo bene attenzione a dosare gli ingredienti di questo thriller affinché il ritmo e la tensione non vengano mai meno. Riesce a farci sospettare di tutti (merito anche di convincenti interpretazioni, soprattutto di di Fahy e Sklenar), talvolta in modo non propriamente genuino, ma sempre con l’obiettivo di mantenere con sé quell’attenzione dello spettatore catturata sin dai seducenti titoli di testa del film. E come si diceva, si passa così anche sopra alcune ingenuità nella sceneggiatura, alcuni punti di essa che non tornano e anche sopra alcuni più ampi buchi. Perché qui più che mai l’importante non è il cosa, ma il come.
Un film che riflette sull’abuso di potere
Ma Drop – Accetta o rifiuta non è tutto muscoli e niente cervello, anzi. Il film, sin dalle primissime scene, stabilisce l’intenzione di parlare di violenza all’interno delle relazioni, di soprusi, di incapacità di reagire ai propri oppressori. È quello che caratterizza Violet, uscita da una relazione tossica che l’ha portata ad un passo dalla morte. Seppur non in modo esplicito e anzi apparentemente slegato da questo tema, il resto del film si basa sul suo ritrovarsi nuovamente in una situazione di subordinazione rispetto a qualcuno che la controlla in ogni sua mossa e la comanda minacciando ciò che lei ha di più caro. Così facendo la protagonista è costretta a confrontarsi con il proprio passato, cercando però di non rifare gli stessi errori.
Si tratta di un aspetto che, come già detto, rischia di passare in secondo piano rispetto alla brillante confezione con cui Landon impacchetta il tutto, ma è quel valore in più che permette al film di dotarsi di una carica ulteriore. Proprio alla luce di ciò, è difficile non pensare con malinconia a cosa avrebbe potuto realizzare con Scream VII (che con Drop – Accetta o rifiuta presenta diverse analogie, a partire dall’assassino che gioca con la propria vittima), ma ci si può rincuorare nel vedere questo suo nuovo film, che diverte, spaventa e, guardando a più riprese ad un modello come Alfred Hitchcock, porta in modo intelligente a stare col fiato sospeso in vista della risoluzione finale.
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Drop - Accetta o rifiuta
Sommario
Christopher Landon si conferma abilissimo nel costruire i propri thriller, dotandoli di una tensione e di un fascino estetico mai fine a sé stesso che rendono la visione un vero piacere.