Midway: recensione del film di Roland Emmerich

Il regista "catastrofico" riporta la Seconda Guerra Mondiale sul grande schermo, con protagonisti di prim'ordine. Dal 27 novembre al cinema.

midway recensione

Midway racconta la storia degli accadimenti militari che si sono svolti nell’arco temporale dal 1941 al 1942 durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo l’improvviso bombardamento della base americana a Pearl Harbor, avvenuto nel ’41 da parte della Marina Imperiale Giapponese, l’esercito degli Stati Uniti aveva accusato sensibili perdite in termini di mezzi e uomini, evento che alimentò la fierezza dell’Impero Giapponese che con tale mossa fece virare fortemente ogni strategia attuata da quel momento in avanti. La flotta americana organizza così una controffensiva concretizzata per gradi ed episodi distinti – che determineranno la cosiddetta Guerra del Pacifico – sotto il comando dell’ammiraglio Chester Nimitz (Woody Harrelson) a cui era stato affidato l’incarico proprio in conseguenza del disastro di Pearl Harbor.

 

Ed è con minuziosità di dettagli e susseguirsi ordinato di passaggi bellici che il regista tedesco Roland Emmerich racconta quei mesi tesi e drammatici, che a tratti sembrano quasi essere documentaristici, non dal punto di vista dello stile, ma dall’occhio che tenta di offrire nel presentare i fatti.

Midway riporta al cinema la Seconda Guerra Mondiale

Il tratto di storia narrato getta forte risalto sulla reattività del governo statunitense, anche e soprattutto in un contento di grande svantaggio, ma è proprio questo che più ama mostrare il regista, sequenza dopo sequenza.

Non è certo nuovo sotto la luce del sole l’incondizionato appoggio viscerale di gran parte della cultura americana nei confronti della propria storia, in particolare all’interno della Seconda Guerra Mondiale e, in assoluto, rispetto alla percezione che in media c’è della Nazione da parte dei cittadini. Ed è naturalmente inevitabile che Midway abbia il suo fondante punto di forza principalmente su questo. Roland Emmerich lo sa, ed è lì che ruota il perno del suo gusto personale nel raccontare, con un determinato tipo di cinematografia, l’America agli americani (e al mondo).

Il regista di Stargate, Independence Day, Il Patriota, The Day After Tomorrow e 2012, non lascia di una virgola la sua smodata passione per gli effetti speciali montati e fatti esplodere alla perfezione, senza la men che minima esclusione di colpi, anzi. Ogni distruzione serve perfettamente la scena raccontata, e persino gli elementi storici arrivano al momento appropriato per caricare della giusta potenza gli scoppi successivi.

Un cast di superstar

Il punto per Emmerich è dunque giocare sì con la macchina da presa, con ogni rotazione e rivoluzione possibile e immaginabile, quasi a trovarsi in un videogame, ma al contempo arrivare a dare uno spaccato della storia USA, decisamente drammatico, nel quale si veda senza ombra di dubbio e una volta di più, la propulsione innescata dalla volontà a rialzarsi per affondare il nemico. In questo è ideale il cast, che vede nomi virili e tutti d’un pezzo come Dennis Quaid, Aaron Eckhart, Luke Evans e Ed Skrein, insieme a Mandy Moore nei panni della moglie ferma ma comprensiva del pilota Dick (Skrein).

Ciò che dunque risulta essere davvero inaffondabile alla fine è il desiderio a credere davvero in se stessi, alla potenza della propria identità patriottica, a qualunque costo, persino al sacrificio della propria vita per il bene della propria Nazione. Valori che oggi sembrano quasi fuori dal tempo, ma che posti sotto forma di immagini, giungono ad attivare una memoria incredibilmente familiare.

- Pubblicità -