I film il cui fulcro tematico è l‘apocalisse o ciò che ne consegue sono senza dubbio fra quelli che, a livello emozionale, riescono a scuotere maggiormente il pubblico. Uno stato d’animo irrequieto e pieno di tensione può però scaturire molto di più se ci si trova davanti a storie dall’aspetto realistico, in grado quindi di creare un ponte empatico più solido fra i personaggi e la narrazione e colui che fruisce del contenuto. Sono quelli che, volente o nolente, tendono ad agitarlo di più e, combinando azione, realismo e impatto emotivo ne stimolano una totale immedesimazione. Ma quali sono i migliori e più realistici film sull’apocalisse? Quelli per cui, alla fine, sarà difficile dormire? Nonostante si muovano spesso nei territori del genere fantascientifico, alcuni film presentano infatti storie e dettagli perfettamente calati nella realtà. Scopriamo quali sono.
Io sono leggenda
Iniziamo a parlare di film apocalittici e lo facciamo con Io sono leggenda, thriller in cui ad essere protagonista è il medico Robert Neville, interpretato da Will Smith. Il film, diretto da Francis Lawrence e uscito nel 2007, si incentra per l’appunto su Robert, un uomo sopravvissuto a un misterioso virus che ha ucciso quasi tutti gli uomini sul pianeta, trasformandoli in vampiri. La sua missione? Trovare una cura, affinché possa salvare la Terra da un destino infausto. Ciò che rende il racconto avvincente è proprio l’immunità del protagonista, che deve affrontare un lungo e intricato percorso per poter vedere la luce in fondo al tunnel, mentre deve salvaguardarsi dai mutanti (chiamati Darkseekers) che sono assetati di sangue.
Train to Busan
Ci spostiamo ora in Corea con Train to Busan, film di genere azione/thriller/horror, diretto da Shin-yeong Jang e uscito nel 2016. Anche qui come motore centrale della narazione c’è un virus, il quale si sta diffondendo nel paese. Il Governo coreano, affinché non ci siano conseguenze irreparabili, decide di dichiarare la legge marziale. Sul treno diretto a Busan ci sono però dei cittadini che sono riusciti ad evitare l’epidemia, ma che adesso devono lottare per la propria sopravvivenza. Train to Busan, pur avendo i classici zombie come protagonisti, riesce a renderli comunque più emotivi e realistici. Inoltre, il pubblico sa quanto sanno i passeggeri sugli eventi, e questo contribuisce all’immedesimazione. Il film, poi, spiega l’origine del virus con sottili accenni senza fornire mai troppe informazioni, facilitandone così la credibilità.
World War Z
Un altro prodotto che rientra nella cerchia dei migliori film apocalittici realistici e credibili è World War Z diretto da Marc Forster, con Brad Pitt nei panni del protagonista Gerry Lane. Centro del racconto sono ancora una volta gli zombie, per un thriller davvero d’effetto. Il virus, che in questo caso si estende come un’epidemia, non trasforma però gli infettati in creature fameliche e, pur diventando feroci e confusi, non si nutrono di altri essere umani come accade invece con gli zombie stereotipati. Questo, più che altro, provoca un aumento della rabbia e il bisogno di infettare ogni essere vivente, una buona giustificazione per una malattia che colpisce il cervello. World War Z è, tra l’altro, trasposizione cinematografica del romanzo World War Z. La guerra mondiale degli zombie di Max Brooks.
La ragazza che sapeva troppo
Continuiamo con La ragazza che sapeva troppo, diretto da Colm McCarthy e facente parte del gruppo di film apocalittici distopici. La pellicola è un adattamento dell’omonimo romanzo dell’autore Mike Carey, e come fulcro della storia troviamo ancora gli zombie. Siamo quasi nei territori di The Last of Us, visto che la misteriosa infenzione che attacca il cervello proviene da un fungo mutato, l’Ophiocordyceps unilateralis. Ciò che rende la pellicola alquanto sconvolgente è il fatto che le donne in gravidanza, se infette, danno alla luce dei bambini ibridi, i quali però riescono a controllare la loro fame di carne e devono perciò affrontare un’esistenza nella quale, pur senza alcuna colpa, vengono visti come dei mostri.
Cargo
Con Cargo siamo ancora nei thriller apocalittici, e alla direzione abbiamo due registi: Ben Howling e Yolanda Ramke. Nell’Australia di Andy e Kay, coppia sposata da anni, è arrivato un virus che trasforma gli esseri umani in zombie entro 48 ore, e si sta diffondendo con molta rapidità. La loro missione è quella di proteggere la figlia Rosie, affinché non venga infettata. Il film regala picchi emotivi molto alti, soprattutto quando Andy viene contagiato e inizia a subire dei cambiamenti sia fisici che mentali, ma nonostante questo lotta contro sé stesso per tenere la bambina al sicuro. Ciò che rende Cargo affascinante è il suo saper parlare del devastante effetto apocalittico senza però rinunciare all’aspetto famigliare, che poi si rivela essere cuore dell’intera opera.
28 giorni dopo
28 giorni dopo non è solo un film apocalittico, ma è anche un horror d’effetto. Diretto da Danny Boyle, ha come protagonista un giovane Cillian Murphy nei panni di Jim, un uomo che, risvegliatosi dal coma in seguito a un incidente stradale, si rende conto di essere circondato da persone infettate da un potentissimo virus che le trasforma in assassini spietati. Nonostante segua il classico stereotipo degli zombie, 28 giorni dopo regala comunque dei personaggi molto realistici e un senso di estrema inquietudine, derivante da una desolata e spoglia Londra, che rende l’opera ancora più affascinante e spaventosa.
Snowpiercer
Snowpiercer è, fra i film sull’apocalisse menzionati fin’ora, quello che non contiene zombie o altre strane creature. La pellicola è diretta da Bong Joon-ho, ed è tratta dalla graphic novel Le Transperceneige, un fumetto di genere sci-fi/apocalittico ideato da Jacques Lob e Jean-Marc Rochette. Al centro della storia un dramma molto più reale di quanto si possa immaginare, che riguarda una guerra fra classi sociali. La Terra si è congelata e coloro che sono sopravvissuti devono vivere segregati in un treno che circumnaviga il pianeta. Questo innescherà un duro scontro fra ricchi e poveri, causato dalle diverse condizioni di vita derivanti dal rispettivo ceto d’appartenenza. Una delle carte vincenti di Snowpiercer è il riuscire ad equilibrare elementi fantastici con commenti sociali di estrema attualità.
I figli degli uomini
Nel 2006 debutta I figli degli uomini, film del regista Alfonso Cuaron, considerato uno dei lavori migliori che ha come tema l’apocalisse, in quanto vanta una trama che può considerarsi fra le più realistiche e, come nel caso di Snowpiercer, non tratta di alcun mostro, ma pone al suo centro solo l’umanità nella sua essenza più totale. Siamo nel 2027 e la razza umana è a rischio estinzione, a causa della sterilità delle donne. La scienza, pur impegnandosi, non riesce a risolvere il problema. A Londra sembra arrivare una speranza con una donna di nome Kee, la quale è riuscita a rimanere incinta senza alcun problema. La città è però invasa da frange nazionaliste che vorrebbero espellere tutti gli immigrati, e questo di conseguenza minaccia l’incolumità della donna. Ad aiutare Kee saranno Theo e l’ex moglie rivoluzionaria Julian, che faranno di tutto per proteggerla e salvare il mondo.
It Comes at Night
It Comes at Night è un film sull’apocalisse di genere horror diretto da Trey Edward Shults che contiene al suo interno più di un mistero, generando un’atmosfera inquietante e a tratti insopportabile per chi ne fruisce. Più che focalizzarsi sull’apocalisse, di cui non siamo a conoscenza delle ragioni che l’hanno provocata, It Comes at Night si concentra su due famiglie che, essendo sopravvissute, sono costrette a vivere sotto lo stesso tetto per tentare di tenere a bada il male esterno. Ciò che rende la storia avvincente, facendo diventare il film un horror psicologico, è il senso di paranoia che lo permea, fino a dimostrarci come, in realtà, siano gli uomini ad essere più pericolosi di qualsiasi creatura o agente esterno.
The Road
Concludiamo con The Road, uno dei film sull’apocalisse più sconcertanti e pesanti della categoria. Diretto da John Hillcoat, il racconto segue il viaggio in un mondo post-apocalittico di un padre e un figlio, i quali non hanno un nome, ma vengono chiamati con “uomo” e “ragazzo” per rappresentare la totalità dell’umanità che combatte in un paesaggio inquietante, rendendo il tutto ancora più realistico. Nel loro cammino, il padre dovrà sempre stare in guardia per proteggere il bambino da attacchi di cannibali che li minacciano lungo la strada, e il sud, dove li dovrebbe accogliere un ambiente ospitale in cui vivere, sembra davvero difficile da raggiungere. The Road è tratto dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy, il quale vinse proprio con quest’opera il Premio Pulitzer nel 2007.