Midnight Mass: recensione della serie tv di Mike Flanagan

Mike Flanagan ritorna su Netflix con una nuova serie horror, dalle tinte lugubri e sovrannaturali.

Midnight Mass recensione serie tv netflix

L’ultima fatica di Mike Flanagan è finalmente approdata su Netflix dal 24 Settembre: Midnight Mass si propone la sfida di replicare il successo strepitoso ormai connaturato alle opere seriali di Flanagan (The Haunting of Hill House e Bly Manor), che dimostrano di riuscire a coniugare l’impatto da cinema mainstream con una visione autoriale. La nuova serie riprende sicuramente alcune propensioni narrative e visive delle precedenti, pur stanziandosi prettamente su un’assimilazione personale ed emotiva degli stilemi orrorifici prediletti dal regista.

 

Midnight Mass: il progetto imponente di Mike Flanagan

Protagonista di Midnight Mass è Riley Flynn (Zack Gilford) che, dopo aver provocato da ubriaco la morte di una giovane ragazza in un incidente stradale, ha scontato quattro anni di carcere e, successivamente, è tornato a vivere assieme alla sua famiglia nella desolata Crockett Island. La vita di questa comunità isolata e intransigente subirà uno scossone all’arrivo del nuovo prete, Padre Paul (Hamish Linklater) che sembrerà portatore di miracoli e misteriosi eventi sovrannaturali e il quale si rivolge ai membri della piccola comunità come se li conoscesse da sempre: tra loro incontriamo non solo la famiglia di Riley – composta da Annie (Kristin Lehman), Ed (Henry Thomas) e Warren (Igby Rigney)-, ma anche la dottoressa Sarah Gunning (Annabeth Gish) e sua madre (Alex Essoe), affetta da demenza senile; la figlia del sindaco, Leeza (Annarah Cymone) rimasta paralizzata in un incidente; il nuovo sceriffo (Rahul Kohli), di religione musulmana, e suo figlio Ali (Rahul Abburi); Erin Greene (Kate Siegel), una donna incinta tornata a vivere nella casa di sua madre dopo il matrimonio con un marito violento; l’alcolista Joe Collie (Robert Longstreet) e la devota Bev Keane (Samantha Sloyan), fedele spalla del reverendo.

Flanagan ha dichiarato che Midnight Mass era in cantiere da ben 10 anni e, scovando attentamente nella sua filmografia, possiamo individuare plausibili indizi: ne Il gioco di Gerlad, infatti, vediamo inquadrato un libro fittizio intitolato proprio Midnight Mass, che sarebbe scritto da Maddie Young, sorda protagonista di Hush – Il terrore del silenzio. Flanagan inoltre dirige personalmente ognuno dei 7 episodi da cui è composta la serie, a differenza di Hill House, e il salto registico qualitativo è notevole.

Midnight Mass castMidnight Mass esplora innumerevoli nuclei tematici, iponimi di un macro tema piuttosto elaborato: fervore religioso e tormenti, devozione e senso di colpa, misteri e miracoli sono dicotomie connaturate alla vita dei cittadini di Crockett, emblema della comunità fiabesca degenerata, lasciata appassire da una sinfonia decadente, come se un metaforico Pifferaio magico avesse toccato con mano ogni abitazione del territorio, derubandolo di ogni fonte di gioia e speranza.

L’approccio che Flanagan aveva già precedentemente adottato per incorniciare la suddivisione narrativa in capitoli di Doctor Sleep, ritorna in Midnight Mass, a testimonianza di come il regista ambisca ad innovare il prodotto seriale, concependo ciascun episodio come atto, capitolo, di un libro da sfogliare. Scelta, questa, piuttosto interessante se visualizzata tenendo in considerazione gli intenti registici di Flanagan, ma che, tuttavia, va a discapito del ritmo narrativo serrato che aveva caratterizzato Hill House. Indubbiamente si tratta di una decisione stilistica e congeniale all’economia narrativa, eppure difficilmente i primi episodi indurranno il pubblico al binge watching.

Midnight Mass trama e cast
Cr. EIKE SCHROTER/NETFLIX © 2021

Midnight Mass e il cinema-seriale di Flanagan

Midnight Mass rivela tutte le carte della concezione di cinema-seriale elaborata da Flanagan: un’epopea discendente e intrinsecamente umana, declinata attraverso un uso sapiente della macchina da presa e del montaggio, che vada ad appigliarsi alla sensorialità umbratile dello spettatore. La superstizione, tema cardine della narrazione, si nutre di pregiudizi, timori irrazionali e credenze irreprensibili che fanno parte della vita quotidiana e che non faticheranno ad arrivare al cuore dello spettatore, benché le tempistiche con cui queste riflessioni vengono lasciate fluire non ricalchino il consueto, e ottimale, utilizzo del minutaggio da parte di Flanagan.

Vera rivelazione di Midnight Mass è l’interpretazione di Linklater, magnetico e carismatico nella rappresentazione di un personaggio cardine della comunità, che convoglia il fervore religioso con un inquietante colpevolezza di fondo di difficile decodifica. Egli riesce a incarnare effettivamente lo spirito dell’opera di Flanagan, che si fonda su nuclei di pensiero, momenti, basati sull’immersione in una realtà assoluta e filtrata dalla coscienza individuale del soggetto, piuttosto che sulla fattualità della vicenda.

Midnight Mass episodi
Cr. EIKE SCHROTER/NETFLIX © 2021

L’accezione di horror con cui si presenta Midnight Mass è sicuramente meno spettacolarizzata rispetto a quella di Hill House e Bly Manor, ma certamente altrettanto disturbante: il racconto di Flanagan indaga le tensioni sopite dietro al volto di ciascun fedele della comunità, il concetto di misericordia cristiana visto sotto una lente conturbante e dicotomie opprimenti che vengono caratterizzate già a partire dalla messa in scena e dalla encomiabile fotografia.

E’ doveroso citare l’influenza dell’ormai riconoscibile sodalizio implicito tra Flanagan e un maestro dell’horror quale Stephen King. L’influenza tematica e stilistica di quest’ultimo è infatti evidente nell’immaginario di Flanagan, che riesce a inserire riflessioni sul perdono, famiglia e libero arbitrio all’interno della serie, marcati dal comune denominatore del racconto horror. E’ proprio l’impiego delle geometrie e della cornice caratteristica del racconto orrorifico a marcare nel cinema mainstream: l’utilizzo dell’horror come veicolo è ormai purtroppo quasi esclusivamente una qualifica del cinema indipendente, e Flanagan risulta uno dei pochi registi in grado di fondere la bellezza visiva dell’horror con una visione autoriale personale.

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