The Chronicles of Riddick: la spiegazione del finale del film con Vin Diesel

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The Chronicles of Riddick (qui la recensione) è il secondo capitolo della saga iniziata con Pitch Black (2000) e rappresenta un’espansione ambiziosa dell’universo narrativo costruito attorno alla figura enigmatica di Richard B. Riddick, l’antieroe solitario interpretato da Vin Diesel, feroce e sopravvissuto a un passato oscuro. Se il primo film era un survival horror spaziale, questo sequel si configura invece come uno sci-fi epico che mescola mitologia spaziale, estetica dark-fantasy e dinamiche politiche imperiali. Il finale del film, cupo e sorprendente, cambia però completamente lo statuto del personaggio principale e apre una nuova dimensione narrativa e tematica che merita di essere analizzata in profondità.

La trama di The Chronicles of Riddick

Il film si apre con una minaccia cosmica: i Necromonger, un esercito oscuro e fanatico che viaggia da un pianeta all’altro convertendo o sterminando ogni civiltà che incontra, sono arrivati a Helion Prime, un mondo civilizzato e illuminato. Riddick, braccato da mercenari, scopre di essere l’ultimo sopravvissuto della razza dei Furian, un popolo guerriero che il Lord Marshal dei Necromonger ha tentato di sterminare decenni prima perché temeva una profezia: un Furian avrebbe causato la sua caduta. Il viaggio di Riddick in questo film è quindi doppio: da un lato, fugge come sempre da chi lo vuole morto; dall’altro, è costretto ad affrontare il proprio destino, scritto nelle stelle o nel sangue.

La spiegazione del finale

Nel terzo atto del film, Riddick riesce quindi a infiltrarsi all’interno della nave ammiraglia dei Necromonger, la Basilica, per affrontare il Lord Marshal (Colm Feore), un essere semi-divino che ha la capacità di separare la propria anima dal corpo e muoversi a velocità ultraterrene. Riddick è motivato dalla vendetta, ma anche da un senso crescente di responsabilità, soprattutto dopo la morte di Kyra (Alexa Davalos), l’unica persona che rappresentava un legame emotivo con il suo passato. Kyra, precedentemente nota come Jack in Pitch Black, è qui diventata una guerriera prigioniera dei Necromonger, e muore nel tentativo di ribellarsi al loro giogo.

Vin Diesel e Alexa Davalos in The Chronicles of Riddick
Vin Diesel e Alexa Davalos in The Chronicles of Riddick © 2003 Universal Studios. All rights reserved.

La sua morte segna dunque una svolta interiore in Riddick, che fino a quel momento aveva mantenuto un atteggiamento distaccato e cinico verso la causa più ampia del conflitto. La battaglia tra Riddick e il Lord Marshal è quindi uno scontro fisico e simbolico tra due visioni opposte del potere: il totalitarismo misticizzato dei Necromonger contro l’individualismo anarchico di Riddick. Nel corso dello scontro, Riddick riesce a colpire il Lord Marshal solo grazie all’intervento di Vaako (Karl Urban), il comandante dell’esercito necromonger, che vede l’occasione di avanzare nella gerarchia se il suo signore muore. Il colpo di grazia lo infligge però Riddick, trafiggendo il Lord Marshal con due lame.

A quel punto, accade qualcosa di inatteso: i Necromonger, fedeli al loro codice gerarchico religioso, si inginocchiano tutti davanti a lui. Una delle regole sacre del loro ordine è: “Tieni ciò che uccidi”. Riddick ha ucciso il loro leader ed è dunque lui il nuovo Lord Marshal. Il momento in cui Riddick siede sul trono del Lord Marshal è però un momento del tutto privo di gioia. L’antieroe solitario è infatti stato ricompensato con ciò che ha sempre disprezzato. È un vincitore suo malgrado, che porta il peso di un potere che non ha chiesto, ma che il destino gli ha imposto.

Uno dei temi centrali del film, e che trova compimento nel finale, è infatti il conflitto tra destino e autodeterminazione. Riddick ha passato la vita a rifiutare ogni tipo di autorità, affermando solo la propria volontà e il proprio istinto di sopravvivenza. Ma la profezia Furian lo insegue, e alla fine si compie: lui è l’unico in grado di uccidere il Lord Marshal. Il paradosso è che proprio nel tentativo di evitare il destino, Riddick lo compie (esattamente come accade ad Edipo nella celebre tragedia greca). Questo porta a una domanda centrale: siamo padroni del nostro cammino o solo strumenti di qualcosa di più grande?

Judi Dench e Colm Feore in The Chronicles of Riddick
Judi Dench e Colm Feore in The Chronicles of Riddick © 2003 Universal Studios. All rights reserved.

Il finale di The Chronicles of Riddick è dunque un ribaltamento potente e malinconico del classico schema narrativo dell’eroe. Invece di essere premiato con la pace, l’amore o la libertà, Riddick viene incoronato re di un impero che rappresenta tutto ciò che ha sempre combattuto. L’ultimo Furian diventa il nuovo Lord Marshal non per ambizione, ma per destino. E così, l’uomo che ha sempre camminato da solo nell’ombra si trova sotto i riflettori, prigioniero di un ruolo che non ha chiesto. Un finale che trasforma un film d’azione fantascientifico in una tragedia filosofica travestita da epopea. Un trono guadagnato con il sangue, ma intriso di solitudine. Un potere assoluto, ma profondamente vuoto.

Ad ogni modo, il finale non chiude la storia di Riddick, ma la rilancia su un piano nuovo. L’ascesa al potere è solo l’inizio di un nuovo conflitto: cosa farà ora? Governerà? Distruggerà? Cercherà di cambiare i Necromonger dall’interno o li abbandonerà? Questo interrogativo viene esplorato solo parzialmente nel film successivo, Riddick (2013), dove il protagonista viene tradito dalla flotta dei Necromonger e lasciato a morire su un pianeta, solo per poi dar vita ad un racconto che si muove verso altre direzioni. Pertanto,  il finale del film del 2004 resta a suo modo autoconclusivo nella sua ambiguità. Al momento è in sviluppo anche un quarto film, Riddick: Furya, che potrebbe però riprendere il discorso sul destino del personaggio.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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