Dune – Parte due: recensione del film di Denis Villeneuve

Al cinema dal 28 febbraio, il film porta avanti il racconto legato a Paul Atreides riproponendo la spettacolarità del primo film, soffocando però le emozioni.

Dune - Parte Due recensione film
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Il duca Leto Atreides – interpretato nel film del 2021 Dune da Oscar Isaac – è stato eliminato in quanto intendeva governare Arrakis secondo le regole del cuore. È quanto viene pronunciato dall’Imperatore Shaddam IV di Christopher Walken in Dune – Parte due, il tanto atteso sequel ora finalmente al cinema. Un’affermazione che può tranquillamente essere estrapolata dal suo contesto e utilizzata come una chiave di lettura dell’intero film, il quale mette da parte “le regole del cuore” per fare ampio sfoggio del controllo estetico e tecnico. Cosa che certamente sazia l’occhio, ma fa risultare piuttosto arido emotivamente l’intero film.

 

Il regista Denis Villeneuve (Arrival, Blade Runner 2049) ci riporta dunque nell’universo immaginato negli anni Sessanta dallo scrittore Frank Herbert, adattando insieme a Jon Spaihts la seconda e la terza parte del primo romanzo del Ciclo di Dune. Nel far ciò, disponendo di un budget ancor più imponente di quello avuto per il precedente film, Villeneuve tiene fede alle sue promesse di dar vita ad una Parte due concepita come un’epica opera di guerra, in contrapposizione alla Parte Uno invece più contemplativa. Alla ricercatezza estetica si aggiunge dunque qui una maggior dose di azione, ma la saga continua appunto ad apparire così controllata da soffocare ogni emozione.

La trama di Dune – Parte due

Dune – Parte due riprende lì dove il precedente film si interrompeva. In seguito alla sua fuga nel deserto di Arrakis insieme a sua madre Lady Jessica e ai Fremen, Paul Atreides inizia a tramare la sua vendetta contro il malvagio barone Vladimir Harkonnen e di conseguenza contro l’imperatore Shaddam IV che ha con lui ordito il piano per distruggere casa Atreides. Prima, però, Paul dovrà imparare a conoscere approfonditamente lo spirito del deserto, proseguendo la sua formazione come Fremen e accettando il proprio ruolo di “Mahdi”, ovvero il messia profetizzato dal popolo del deserto. Nell’assumere tale potere, dovrà tuttavia compiere scelte estremamente dolorose.

Dune - Parte Due Timothée Chalamet Austin Butler
Timothée Chalamet e Austin Butler in una scena di Dune – Parte due.

L’epopea visiva di Dune

Dune è senza dubbio la grande saga di fantascienza dei nostri tempi (assieme ad Avatar di James Cameron). Lo è per le ambizioni che Villeneuve dimostra nelle sue idee di messa in scena; per la sua ostinata fedeltà al romanzo di Herbert; per la sua ricerca dell’elemento materiale accanto all’effetto speciale in CGI; per il suo pretendere il meglio dal comparto del sonoro, della scenografia, della fotografia e da ogni altro aspetto tecnico; per il suo dimostrare i forti richiami al presente di un racconto composto ormai circa sessant’anni fa; ma soprattutto per il suo essere un’opera con precisi intenti autoriali rivolta però ad un pubblico di massa.

Bastano queste caratteristiche a rendere Dune – inteso nella sua totalità – un’opera da elogiare, in quanto si pone degli obiettivi indubbiamente affascinanti e non alla portata di tutti. Villeneuve – ormai da identificare insieme a Christopher Nolan quale autore capace di apportare la propria autorialità al film di genere e ancor di più al blockbuster – dedica evidentemente anima e corpo al dar forma all’iconografia duniana, riprendendo con Dune – Parte due i discorsi estetici e narrativi del film precedente e puntando con maggior vigore su una spettacolarità visiva che senza troppe sorprese dimostra di avere pochi eguali al giorno d’oggi.

Con questo nuovo Dune – Parte due si compie dunque un viaggio nei luoghi sacri di Arrakis, negli spigolosi e cupi palazzi del potere, si attraversano imponenti anfiteatri per gladiatori e vasti campi di battaglia, il tutto rigorosamente al galoppo dei mastodontici vermi della sabbia. E ancora, entusiasmanti campi lunghi, eloquenti primi piani, sperimentazioni visive: Villeneuve propone un più vasto campionario di scenari che spezza in parte la monotonia iconografica del precedente film, rendendo ulteriormente affascinante un mondo già dimostratosi convincente nel 2021 e che difficilmente mancherà di entusiasmare lo spettatore interessato a ritrovare tali aspetti.

Dune - Parte Due sandworm
I Vermi delle Sabbie in una scena di Dune – Parte Due.

L’evoluzione di Paul Atreides

Altrettanto stimolante è poi ciò che Dune – Parte due vuole narrarci, facendo prevalere ulteriormente l’aspetto politico e religioso dell’opera di Herbert riguardo tematiche come lo sfruttamento delle risorse, il soggiogamento con la paura di un popolo e la cieca convinzione di quest’ultimo nell’arrivo di un Messia in grado di ripristinare il paradiso terrestre. Tematiche con più richiami al nostro contemporaneo che non a quello in cui Herbert scrisse Dune e di cui facciamo esperienza attraverso lo sguardo di un Paul Atreides che, seppur in modo brusco, compie un ulteriore evoluzione come eroe tormentato e ambiguo, in modo forse diametralmente opposto a ciò che era suo padre.

Un mondo di emozioni soffocate

Come si accennava in apertura, questo grandioso sfoggio estetico e il suo maniacale controllo portano Dune – Parte due a riproporre quello che era anche il principale “difetto” del primo film, ovvero un eccesso di rigore che smorza il coinvolgimento emotivo. Non bisogna però pensare che Villeneuve sia un regista freddo e distaccato, né che i personaggi del film siano privi di un loro complesso mondo interiore, ma l’ambizione di restituire tutto nel modo più preciso, fedele e sorprendente possibile soffoca il cuore, così come Paul soffoca i propri sentimenti per Chani.

Non sorprende dunque che proprio in quest’ultima sia facile identificarsi. Spettatrice impotente della perversa grandezza a cui Paul si sta abbandonando, Chani si rivela essere il cuore ferito e messo da parte del racconto, un aspetto che Zendaya restituisce con struggente trasparenza grazie ad uno sguardo corrucciato, labbra tremolanti o sospiri che valgono più di mille parole. Proprio come Chani, anche lo spettatore – o almeno quello che si riconoscerà in tale punto di vista – vedrà compiersi un’opera straordinaria dove non c’è però spazio per quell’imperfezione che dona anima e umanità e dove difficilmente ci si sente coinvolti a tal punto da temere per la vita dei protagonisti.

Dune - Parte Due Zendaya
Zendaya nel ruolo di Chani in una scena di Dune – Parte Due

Certo, proprio questa asetticità la si potrebbe intendere come lo specchio di ciò che progressivamente avviene al protagonista e al suo mondo (ricordando la motivazione per cui Leto Atreides è stato eliminato), ma di certo la concentrazione richiesta per due ore e quaranta allo spettatore è una prova non da poco, considerando la complessità narrativa del racconto. Non che Dune – Parte due dovesse dotarsi di quegli elementi ludici e puerili di cui spesso i blockbuster odierni fanno un abuso, ma di certo si richiede molto senza che emotivamente si restituisca poi tanto.

Ne è un esempio il modo in cui viene gestita la relazione tra Paul e Chani, con scelte che seppur si potrebbero difendere in quanto fedeli al romanzo, cinematograficamente spezzano il viaggio verso un climax che avrebbe altrimenti potuto risultare molto più incisivo. Forse è anche proprio la disomogeneità con cui vengono scritte e gestite le varie sequenze del racconto (si veda anche il modo in cui viene frettolosamente dichiarato l’inizio e la fine della battaglia) ad inficiare sulla formazione di uno spettro emotivo più complesso e duraturo del semplice rimanere estasiati dalla bellezza visiva.

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Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
dune-parte-due-denis-villeneuveCon Dune - Parte due Denis Villeneuve dà nuovamente prova delle sue capacità nel realizzare veri e propri blockbuster d'autore, dando forma ad un film visivamente ineccepibile conseguenza di una grande capacità di controllo stilistico. Un controllo fin troppo rigido però, che soffoca quelle emozioni che avrebbero potuto lasciare qualcosa in più nel cuore dello spettatore della semplice bellezza delle immagini.