Ne Il Piccolo Principe in una città colorata esclusivamente di toni di grigio, quasi in bianco e nero, una piccola bambina prodigio mira ad entrare in un’importante (ma tristissima) accademia e mettere in cassaforte un futuro di successo. Supportata dalla madre, che organizza e controlla in modo minuzioso ogni minuto del suo tempo tramite un enorme tabellone magnetico, la piccola segue rigorosamente gli schemi per crescere come la società impone, in modo standard e regolato. Nell’isolato però, accanto alla nuova casa dei due personaggi, vive un signore alquanto strambo, estroverso e apparentemente anarchico.

 

Un anziano aviatore dal pollice verde che colleziona vecchi giocattoli, dischi in vinile e ama alla follia il suo aereo ad elica, ormai ridotto un rottame. È il suo spirito libero e saggio che fa conoscere alla piccola la meraviglia e i colori accesi de Il Piccolo Principe, la favola visionaria di Antoine de Saint-Exupéry.

Mescolando grafica computerizzata e stop motion, Mark Osborne (già co-regista di Kung Fu Panda) inserisce la storia originale del principe bambino all’interno di un universo immaginario e oscuro, laddove tutto è tremendamente schematizzato, prevedibile e freddo. Una concezione artistica che, nonostante sia estrema e stilizzata, è in realtà abbastanza verosimile rispetto alla società contemporanea che ci circonda.

Il Piccolo Principe film

Vi è dunque una critica feroce ai modelli d’insegnamento, ai genitori ossessionati dalle regole (quando non sono del tutto assenti) e un mondo del lavoro ostile alla creatività. Temi di un universo adulto che si insinuano fra le pieghe di un discorso più diretto rivolto ai più piccoli: non si deve aver paura di crescere, l’importante è ricordarsi di essere stati bambini per conservare la medesima purezza d’animo. Il risultato è un’opera emozionante e appassionante, dall’alto tasso educativo e allo stesso tempo divertente. Dopo una prima parte delicata e poetica, arriva una seconda quasi interamente votata all’azione e allo spettacolo. Due stili differenti che in parte cozzano fra loro e spezzano l’incantesimo, rompendo un equilibrio altrimenti perfetto.

La fattura de Il Piccolo Principe è comunque di altissima qualità, soprattutto alla luce del supporto di studios come la Paramount, la Warner Bros., la Wenstein Company, di una cura particolare al look generale e il contributo musicale di Hans Zimmer insieme a Richard Harvey. La colonna sonora infatti è ricca di sfumature e contrasti, sa bene come far nascere una risata oppure ribaltare completamente lo scenario e accompagnare una lacrima lungo la guancia. Fondamentale anche lo stellare cast di doppiatori, che nella versione inglese vanta nomi del calibro di Jeff Bridges, Rachel McAdams, Paul Rudd, James Franco, Benicio Del Toro, Paul Giamatti e Marion Cotillard, che presta la voce anche alla versione francese del film. Da vedere categoricamente insieme a tutta la famiglia.

Il Piccolo Principe
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