Un presentimento oscuro attanaglia i protagonisti del film The Beast di Bertrand Bonello, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023. Una bestia pronta a scatenarsi, un’esitazione che provocherà una catastrofe: Léa Seydoux e George MacKay incarnano due anime unite da più passati, che cercano un modo di comunicare nel presente per potersi aprire al futuro in uno dei film più interessanti di Venezia 80.
La trama di The Beast: ripulendo le emozioni del passato
Nella Parigi del 2044, dove l’intelligenza artificiale ha sostituito gli esseri umani in pressoché ogni campo, Gabrielle e Louis (Léa Seydoux e George MacKay), che sentono di conoscersi senza essersi mai visti, si sottopongono a un procedimento per “ripulire” il loro DNA dalle emozioni superflue, rivivendo le loro vite precedenti da amanti sfortunati: nel 1910, come membri dell’alta società parigina della Belle Époque all’alba della storica alluvione della Senna, e nella Los Angeles del 2014, dove lei è un’attrice in erba e lui un misogino che ne diventa ossessionato.
Le emozioni del futuro
Nel futuro descritto da Bonello, il 67% della popolazione è disoccupata: per dedicarsi a percorsi professionali di un certo livello, infatti, bisogna disfarsi di ogni emozione, estrarre ogni trauma e paura che ci hanno segnati nel passato dal nostro DNA. I personaggi di The Beast vivono in un mondo ormai completamente automatizzato, eppure, non fanno altro che parlare di emozioni: si dicono che l’ansia rende vive, si confrontano con la paura che l’amore porta con se, vivono scenari in cui devono affrontare lutti, si cercano e non si trovano, o incidenti spiacevoli.
In ogni immersione purificante, il pattern di vita dei protagonisti è dunque sempre lo stesso, con dettagli che si adattano però alle diverse realtà temporali. Si corteggiano, si allontanano, cercano di incontrarsi per scacciare questo infasto presentimento che passa di rimbalzo dall’uno all’altro. Ogni volta, però, sembra di dover ricominciare da capo, di non arrivare mai davvero alla soluzione del loro malessere e di quei sentimenti che non si riescono proprio a mettere a tacere.
Tra melodramma e fantascienza
Con The Beast, Bonello riadatta dunque la fantascienza al melodramma, in un gioco di specchi, possibilità mancate e senso di allerta, in cui una singola esitazione potrebbe pregiudicare l’intero corso della storia. Una visione che non incontrerà il favore di tutti, che è facile confondere con una complessità egoriferita. D’altronde, come la Bestia del titolo, il film di Bonello mette il pubblico di fronte alla stessa scelta dei suoi protagonisti, che oppone le emozioni alla performance, in un incontro tra passato, presente e futuro repentino quanto i suoi cambi stilistici.
Lea Seydoux si presta a un’interpretazione che riecheggia quella di Scarlett Johansson in Under the Skin di Jonathan Glazer, adattandosi a ogni cambio di registro che l’alternanza temporale porta con se. Si passa dall’atmosfera bohémien del 1914, che ricorda l’House of Tolerance di Bonello, a una parte ambientata in una Los Angeles del 2014 – molto The Neon Demon – per tornare al futuro prossimo nel 2044, qualcosa di non molto distante a ciò a cui ci ha abituati Black Mirror. George MacKay, che ha sostituito Gaspard Ulliel dopo la morte del giovane attore, si mette alla prova con un ruolo insidioso, dimostrando non solo di saper reggere il confronto con una veterana come la Seydoux, ma anche di accompagnare l’arco della sua amata coerentemente, sfuggevole, inquietante, innamorato o angosciato a seconda delle circostanze.
Volutamente imponente nella dimensione estetica e strutturale, The Beast racconta un’idea di cinema estremamente personale, che attrae e respinge in ugual misura, confondendoci e disseminando la trama di indizi nella sua parte iniziale per poi esplodere in un terzo atto da amare od odiare. Bertrand Bonello ne è consapevole, non ha mai forzatamente cercato di arrivare al cuore degli spettatori con i suoi film. Tuttavia, aggiungendo un certo livello di emotività alla vicenda di Gabrielle e Louis, confeziona il suo film più maturo, che vuole essere ricordato, sopravvivere all’annientamento tecnologico e diventare memoria.
The Beast
Sommario
Bertrand Bonello confeziona il suo film più maturo, che vuole essere ricordato, sopravvivere all’annientamento tecnologico e diventare memoria.